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Cosa sono i Core Web Vitals e perché dovresti occupartene subito

Tutti, tutti, ma veramente tutti stanno parlando di Core Web Vitals. D’un tratto sono diventati il tema caldo della SEO 2021.

Eh sì, perché Google ha di fatto ufficializzato l’importanza dei Core Web Vitals in termini di Ranking, inserendo nella Search Console un’area dedicata all’esperienza sul sito web e ai segnali web essenziali (traduzione in italiano di Core Web Vitals).

Ora, già in tempi non sospetti ho parlato dell’importanza della user experience per la SEO.

Sono un mago?

Posso vedere il futuro?

No, semplicemente era chiaro che a Mountain View si stessero muovendo sempre più in quella direzione.

Tralasciando le mie previsioni, la vera domanda ora è:

Tu che cosa puoi fare?

Come puoi migliorare il tuo rapporto con i Core Web Vitals (e, di conseguenza, l’esperienza utente) sul tuo sito?

In questo articolo vediamo velocemente cosa sono i Core Web Vitals, a cosa servono ma, soprattutto, come lavorarci su per migliorare le prestazioni e il posizionamento.

Dai che si parte!

meme divertente sui core web vitals

Cosa sono i Core Web Vitals

I Core Web Vitals sono indicatori usati da Google per misurare il tempo di risposta, la stabilità e la qualità della navigazione su una pagina web.

I segnali web essenziali sono nati per aiutare a misurare e ottimizzare l’esperienza di navigazione legata soprattutto all’ambito mobile. Col tempo il mobile è diventato sempre più importante e, contemporaneamente, Google ha iniziato a puntare sempre più sull’esperienza degli utenti; non stupisce quindi che oggi i Core Web Vitals siano da considerare assolutamente centrali per il posizionamento.

Sui Core Web Vitals sono state scritte intere bibliografie. Non voglio quindi fermarmi ad approfondire più di tanto la logica e le definizioni, ma piuttosto segnalarti nel concreto come è possibile intervenire per migliorarli.

Partiamo dall’inizio.

Leggi anche: Tutta la verità sulla selezione delle parole chiave

Come puoi misurare i Core Web Vitals del tuo sito web?

Beh, c’è uno splendido tool di Google che fa proprio questo, PageSpeed Insight. Provalo subito: inserisci nella barra di ricerca la tua homepage… e preparati a piangere.

Molte pagine web ottengono un punteggio in area rosso fuoco (sotto il 49) che è decisamente problematico per il posizionamento.

Ma cosa significano le metriche che trovi sotto?

E come puoi agire davvero per migliorare il punteggio? Ora lo vediamo.

I segnali web essenziali sono essenzialmente 3:

  • FCP | First Contentful Paint
  • LCP | Largest Contentful Paint
  • CLS | Cumulative Layout Shift

Gli altri indicatori (Speed Index, Time to Interactive e Total Blocking Time) sono legati alla velocità, e quindi dipendono di fatto dai tre parametri elencati sopra. Andiamo ora ad approfondire le metriche.

First Contentful Paint

Questo parametro misura e verifica che gli elementi di pagina immediatamente visibili si carichino in tempi ragionevoli.

Se ottieni un punteggio basso vuol dire che la pagina è lenta o perché sta caricando troppe risorse o perché il server non sta servendo i contenuti abbastanza rapidamente.

In altre parole se vuoi intervenire qui devi capire bene su che tipo di sito stai ragionando, ma anche interrogarti sulle tue reali competenze sull’ ottimizzazione dei server.

Il punto resta che se ci mette troppo a rendersi utilizzabile, ci metterà troppo anche a posizionarsi!

Largest Contentful Paint

Questo segnale misura quanto l’utente deve attendere prima che venga caricato l’elemento più grande (più largo) del tuo layout. Anche qui la lentezza potrebbe dipendere dal server, ma pure dal tema scelto per il sito.

In ogni caso per migliorare questo segnale bisogna intervenire sull’elemento più grande della pagina e modificare. Attenzione però, non è un’attività adatta agli improvvisati! Per fare qualcosa di utile dovresti almeno avere delle conoscenze base sulla struttura del tema… E la capacità di modificarlo senza fare casini.

Cumulative Layout Shift

Con questo indicatore si misura se gli elementi serviti in pagina stanno fermi, in pratica se non si spostano quando l’utente va a cliccare.

Google non vuole che il tuo utente clicchi per sbaglio qualcosa d’indesiderato, calcola dunque se questo accade e ti penalizza se lo fai!

Come capire se hai problemi con i Core Web Vitals?

Come abbiamo detto, puoi testare le pagine del tuo sito web con il tool di Google. Certo è che se hai un sito da 50, 70, 100 pagine la cosa inizia a diventare complicata…

Ed è per questo, di fatto, che Google ha aggiunto la sezione della Search Console dedicata ai segnali web essenziali.

Se la maggior parte dei tuoi URL viene marcata nella Search Console come scadente … beh, forse dovresti farti delle domande.

Magari non hai mai interpellato un sistemista? O forse hai comprato un tema su Themeforest (o simili)?

Beh, scusa Roberto, che problemi hanno i temi di Themeforest?

I temi in sé non hanno nessun problema.

Però quelli più “grossi” e con più opzioni di fatto caricano sul tuo sito un sacco di roba che a te non serve. Per aumentare la velocità e rispettare i parametri indicati da Google dovresti quindi andare a ripulire tutto quello che non è necessario.

Un lavoraccio, lo so!

Un problema di cui non si parla molto poi è che non sempre le misurazioni fornite ad oggi da Search Console sono precisissime.

Io ad esempio mi sono trovato in alcuni casi con risorse segnalate dai tool che apparentemente dovevano essere più grandi dello schermo di pagina… Salvo poi ricontrollare e rimisurare attraverso i fogli di stile e scoprire che no, non era vero.

Sai però qual è la vera rogna?

Che anche un giudizio negativo non esatto va ad intaccare negativamente il ranking!

È necessario dunque iniziare a ripensare veramente a come costruiamo i siti, asciugare tantissimo e tentare di tenere una struttura puntuale, che fornisce solo ed esclusivamente quello che serve caricare.

A chi rivolgerti per migliorare i Core Web Vitals

Ci sono varie figure che possono aiutarti a combattere la tua battaglia con i segnali web essenziali:

  1. Un sistemista (che si occupi anche di server)
    Questo professionista può aiutarti a capire se il tuo hosting ha caratteristiche adatte ad ottenere un buon punteggio. Qualche esempio di “domande giuste”:

    Il tuo sito in italiano ha base server in Italia? Utilizzi l’http2? Le tue policy a livello di cache sono efficaci?

    Se vuoi approfondire ti consiglio di leggere qui: Hosting veloce? Così puoi sceglierne uno SEO Friendly.
  2. Uno sviluppatore
    Con uno sviluppatore puoi capire se è possibile intervenire lato tema o se è meglio prendere una decisione drastica e passare a Google AMP.

    Google AMP è infatti un ottimo “tampone” sui Core Web Vitals: essendo una tecnologia proprietaria di Google nel 90% dei casi fa esattamente quello che Google si aspetta. Inoltre di solito puoi implementare le AMP senza cambiare server, il che è ovviamente un vantaggio.
    Il problema con le AMP è che ci sono forti limitazioni a livello di layout (e lead generation)… ma questo lo approfondiamo tra poco.
  3. Consulente SEO
    Potevo non citare l’esperto SEO? Il compito di un consulente in questo caso è veramente importante. È lui infatti che deve dirigere il processo di ottimizzazione, armonizzare il tutto e assicurarsi che il team tecnico lavori in modo funzionale al posizionamento. Insomma, la pace dei sensi!

Leggi anche: Hotlinking & WordPress: Come proteggersi dagli hotlink e perché

Le AMP possono risolvere i Core Web Vitals?

Cerchiamo di fare chiarezza su questo punto: AMP e Core Web Vitals NON si sostituiscono a vicenda.

È vero che hanno la stessa funzione, nel senso che i segnali essenziali nascono per promuovere la navigazione da mobile, proprio come le AMP.

Ed è vero che, come abbiamo detto prima, tradurre le pagine in versione Google AMP può salvare un sito in “zona Profondo Rosso” senza dover rifare tutto da zero.

(Detto questo, nello stesso sito possono coesistere una versione mobile e una versione AMP, senza fare a cazzotti)

Ci sono però dei problemi da prendere in considerazione quando parliamo di AMP. Tanto per iniziare, un sito con AMP non è che non deve più guardare all’esperienza dell’utente e ai segnali web essenziali in toto, tant’è che i Core Web Vitals interessano anche la navigazione desktop, sebbene in misura minore.

Le AMP poi vanno benissimo… se si riesce a preservare la lead generation.

Google AMP ha infatti fortissime limitazioni a livello di comportamento sui form e percorsi di acquisizione lead. E, lascia che te lo dica, questo non è un caso.

Google immagina un futuro roseo in cui di fatto i siti scompariranno, limitandosi ad essere ricchi database che lui può leggere e interpretare, magari per fornire direttamente la risposta agli utenti.

Questo ovviamente a noi non piace, perché è sui siti che generiamo i contatti organici.

C’è una linea (per quanto sottile) tra fare siti che “piacciono” a Google e lavorare gratis per lui. Dobbiamo quindi trovare un equilibrio tra le prerogative tecniche che ci chiede Big G e i nostri percorsi di acquisizione.

Riassumendo, le AMP possono quindi essere una soluzione a livello tecnico, ma è necessario studiare attentamente se permettono di mantenere attivi i percorsi di generazione lead e vendite.

Non esiste una risposta universale, tutto dipenderà dal tipo di sito web su cui sta lavorando.

È certo però che il web sta cambiando radicalmente e bisogna ripensare completamente la struttura dei siti web. Che questo voglia dire ragionare finalmente in ottica mobile first, che voglia dire AMP o che voglia dire ottimizzazione dei Core Web Vitals è indifferente.

Ma devi capire che qui si stanno riscrivendo le regole del gioco. La user experience sarà sempre più centrale e la barra si sposterà sempre più in alto. Un buon posizionamento diventerà impensabile senza un sito veloce, snello, efficiente.

Quindi, dimmi: sei pronto per il cambiamento?

Tre dritte per migliorare la velocità del tuo sito

Te l’ho detto e te lo ripeto: i Core Web Vitals sono un argomento complesso, e per lavorarci su seriamente hai bisogno di persone con forti competenze tecniche.

Detto questo, un pochino di esperienza io ho ormai l’ho accumulata. Ti dico quindi che ci sono tre fattori che molto spesso provocano rallentamenti e su cui per fortuna è abbastanza facile intervenire. Prima di entrare negli aspetti più complessi prova quindi a dare un’occhiata a questi, e vedi se riesci a migliorare almeno un po’ le prestazioni…

  1. Lavora sui font.
    Spesso i font creano problemi nei tempi di caricamento perché sono richiamati dall’esterno (o dal server). Esistono però dei font che sono immediatamente leggibili da qualsiasi browser, quindi il mio consiglio è di usare quelli. E la galleria di Google Font? In questo caso anche la creatura di Mountain View ci delude: anche i font di Google rallentano drammaticamente la pagina, soprattutto se utilizzi la libreria standard con 5 varianti di “peso” dei caratteri (che contano come 5 font diversi). Se proprio ci tieni al tuo font Google, carica solo due pesi: normale e grassetto – 200 e 600.
  2. Alleggerisci le immagini.
    In tantissimi casi, le immagini sono veri e propri macigni che schiacciano le performance del tuo sito web. Lavorare sulle dimensioni e usare il formato webP può fare miracoli per la velocità (ne ho parlato in questo articolo)
  3. Occhio alle integrazioni.
    Il tag di Facebook, il tag di Analytics, la chat di Active Campaign e di WhatsApp, Hotjar… tuta questa roba pesa. E spesso pesa da sola 10 volte più della pagina! Il mio suggerimento è quindi capire cosa ti serve davvero nel percorso di conversione. E poi asciugare, asciugare, asciugare.

Queste che ti ho elencato rappresentano una minima parte delle ottimizzazioni su cui può lavorare. Spesso purtroppo i problemi sono molto più complessi e seri, e in questi casi – te lo dico onestamente – non si scappa: devi rifare il sito.

L’alternativa è iniziare a regalare posizioni ai tuoi competitor, che ti aspettano al varco come avvoltoi mentre tu trascini la stanca carcassa del tuo sito senza vedere la luce in fondo al tunnel.

La verità è che siamo entrati definitivamente in una nuova era del web. Le alternative le sai, ce le insegna Darwin: adattarsi o estinguersi.

E tu che cosa pensi di fare?

PS. Se hai bisogno di un supporto, di un consiglio o di uno sguardo tecnico sul tuo sito, sai dove trovarmi.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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