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Perché Google non penalizza i contenuti generati dall’IA (ma la vera domanda è un’altra)

Pensi che Google penalizzi i testi scritti con l'intelligenza artificiale? Forse stai guardando il problema dalla prospettiva sbagliata. Non è l'uso dell'IA a determinare il successo dei contenuti online, ma la capacità di creare contenuti che realmente coinvolgano il tuo pubblico e rispondano alle loro esigenze. Vuoi sapere come fare la differenza nel mare di informazioni presenti in ogni dove?

La vera questione è un’altra, ed è sempre la stessa: perché eviti di affrontare l’unica domanda che conta davvero? Come creare contenuti che realmente coinvolgano e interessino il tuo pubblico?

… Il traffico è crollato. Probabilmente Google mi ha penalizzato perché abbiamo usato l’intelligenza artificiale per scrivere i testi!

Mai come in questo periodo mi vengono poste domande tecniche sul fatto che Google penalizzi o meno i testi scritti con l’intelligenza artificiale, a conferma del fatto che continuiamo a preferire di gran lunga guardare il dito invece che la luna.

Mi spiace infrangerti un sogno ma la risposta breve è che NO, Google non penalizza i testi scritti con l’IA e lo ha dichiarato già tempo fa

Google valuta il valore di un contenuto in base a quanto bene soddisfa le esigenze degli utenti. E qui entra in gioco il suo famoso principio E-E-A-T: Esperienza, Competenza, Autorevolezza e Affidabilità.

Negli ultimi anni ho visto molti imprenditori illudersi che basti riempire un blog di articoli per ottenere traffico e conversioni, ma troppo pochi si fermano a chiedersi come creare contenuti che rispondano alle domande reali dei propri clienti.

Prima di parlare di tecnica, bisognerebbe capire che le persone cercano risposte su Internet e che pertanto dovremmo essere in grado di offrirgliele nel modo più efficace possibile.

Questa è la vera sfida!

Non si tratta solo di scrivere per pubblicare qualcosa, come se fosse un obbligo prescritto dal medico; ciò che serve è comunicare, costruire un dialogo genuino e spontaneo con il proprio pubblico.

Eppure, mai come oggi con l’intervento dell’IA, vedo aziende che pubblicano come se non ci fosse un domani, contenuti solo per il gusto di farlo, senza preoccuparsi che questi siano davvero interessanti, coinvolgenti o utili per chi li legge. Eppure la gara del “chi pubblica di più vince” è finita da un pezzo!

Secondo una ricerca di Statista, oggi Google elabora 5,9 milioni di ricerche al minuto
Per capirci, 5,9 milioni di ricerche al minuto corrispondono a circa 8,5 miliardi di ricerche al giorno. O 3,1 trilioni di ricerche all’anno…

Premesso che viene il mal di testa solo all’idea (e che ti sfido a scriverlo in numeri)… Sai che significa questo per te?

Questo significa che il tuo contenuto rischia di perdersi in un mare di informazioni, se non riesce a distinguersi per valore e pertinenza.

Pensa a quante volte ti sei imbattuto in articoli online alla ricerca di un’informazione, trovando mucchi di parole inutili: contenuti che non lasciano nulla, che non ispirano, che non offrono soluzioni concrete e che, soprattutto, non ti permettono di ricordare né dove li hai trovati né tanto meno chi li ha pubblicati.

Questo è esattamente ciò che devi evitare.

meme sui contenuti generati con l'IA | Roberto Serra SEO

Il tuo obiettivo deve essere creare contenuti che facciano la differenza, che aggiungano valore, che risuonino con chi li legge al punto da spingere il lettore a voler capire chi li scrive. Perché la verità è che trovare contenuti di REALE valore oggi è un gran casino!

Riguardo al come fare, tutto parte dal conoscere le domande dei tuoi clienti (e la buona notizia è che tu le conosci già).

Mi sorprende sempre quando, durante la pianificazione del calendario editoriale, un imprenditore mi chiede: “A quali domande possiamo rispondere con questi contenuti?”

Spesso dimentichiamo tutte le domande che i nostri clienti ci pongono ogni giorno, offline: dubbi, paure, perplessità che dovrebbero guidare la nostra strategia di contenuti.

Conoscere ciò che i clienti vogliono sapere ci offre un vantaggio enorme. Immagina di poter anticipare le loro domande, di rispondere ai loro dubbi prima ancora che li esprimano apertamente. Questo crea fiducia, autorevolezza e ci distingue dalla concorrenza.

Invece di creare contenuti mediocri basati su parole chiave, potremmo offrire risposte dettagliate e autentiche alle loro domande. Questo non solo migliora il nostro posizionamento su Google, ma costruisce anche un ponte di fiducia tra noi e il nostro pubblico.

Quando un cliente trova le risposte che cerca sul nostro sito, è più propenso a rimanere, a esplorare, a considerarci come un punto di riferimento. E tutto inizia con la comprensione profonda delle loro esigenze e delle loro domande.Ma per fare questo, dobbiamo essere disposti ad ascoltare. Raccogliere feedback, fare domande, essere presenti.

Non possiamo limitarci a indovinare o a seguire le tendenze del momento. Ogni settore, ogni pubblico è diverso, e solo attraverso un’analisi attenta possiamo davvero capire cosa funziona per noi.

Oggi come ieri, la verità è che non c’entra una mazza con il COME SI FA, ma tutto con il PERCHÉ lo fai. Quindi smettiamola con questa storia delle penalizzazioni per i testi scritti con l’IA! Il problema ha radici ben più profonde…

Conoscere le domande è importante, ma se non hai una strategia nessuno leggerà mai niente di ciò che scrivi.

Che ti piaccia o no, oggi l’attenzione delle persone è frammentata come il vetro di una bottiglia caduta a terra.

La soglia di attenzione si sta abbassando costantemente, e questo cambia radicalmente il modo in cui dobbiamo comunicare. Se vuoi acquisire clienti parlando a chi non ti conosce, non ha senso pubblicare sui social media papiri lunghi e complessi, aspettandoti che un perfetto sconosciuto si interessi a ciò che hai da dire (che spesso è la solita minestra riscaldata che ripetono tutti).

Per questo motivo, è fondamentale che i contenuti siano inseriti all’interno di una strategia chiara e ben definita.

I social media dovrebbero essere usati per catturare l’attenzione con messaggi semplici e diretti, magari con una call to action che inviti le persone a visitare il nostro blog o sito web. In un ambiente più “protetto” e meno distratto, come il nostro sito, possiamo offrire contenuti più approfonditi e instaurare una relazione più significativa con il pubblico.

statistiche sulla soglia d'attenzione e i canali di distribuzione dei contenuti | Roberto Serra SEO

Personalmente, utilizzo i social media per veicolare i primi messaggi, con call to action semplici come l’iscrizione alla newsletter o la lettura di un articolo. E lo faccio in modo programmato usando Postpickr (se vuoi qui ho un coupon sconto per provarlo), senza dover stare lì ogni giorno a pubblicare manualmente. Quando invece scrivo articoli approfonditi per il blog o per la newsletter, investo tempo ed energia, sapendo che avrò attenzione da parte del lettore.

Capito dove voglio arrivare?

Non puoi pretendere di catturare l’attenzione di qualcuno che non ti conosce con testi chilometrici su Facebook o Instagram. Devi adattarti ai tempi e ai canali. Usa i social per agganciare, e poi porta le persone dove puoi davvero fare la differenza.

È importante adattare i contenuti al canale in cui vengono pubblicati. Se creo un articolo approfondito, potrei estrapolare tre o quattro video da un minuto su questo argomento da condividere sui social. L’obiettivo di questi video brevi è di stimolare l’interesse e portare le persone a leggere l’articolo completo sul mio sito. Solo così posso sperare che si iscrivano alla newsletter o che interagiscano ulteriormente con il mio brand. Inoltre, portandoli sul sito, ho l’opportunità di raccogliere dati e implementare strategie di remarketing.

Se parli a persone che non ti conoscono, scrivere, fare video senza tener conto della soglia d’attenzione di ciascun canale, nel 99% dei casi è semplicemente inutile.

Se non pianifichi non ottieni niente

La comunicazione efficace richiede una pianificazione attenta. Non basta creare contenuti a caso e sperare che funzionino. È necessario comprendere le domande dell’audience, le loro abitudini di ricerca, e offrire contenuti pertinenti e di valore, inseriti al momento giusto, nel posto giusto, all’interno di una strategia coerente.

La domanda che devi farti è una: stai adottando questo approccio nella tua comunicazione?

Oppure stai ancora commissionando articoli a freelance, aspettando che qualcosa accada? Spesso vedo anche agenzie che adottano questo atteggiamento, rivendendo contenuti standardizzati senza una vera strategia dietro. Ma in un mercato così competitivo e con un’attenzione così limitata, non possiamo più permetterci di lasciare le cose al caso.

La vera sfida non è aggirare gli algoritmi o trovare scorciatoie tecniche. La vera sfida è creare contenuti di valore, che coinvolgano il nostro pubblico e rispondano alle loro esigenze reali. È costruire una relazione basata sulla fiducia e sull’autenticità.

In modo programmato e misurabile.

E questo richiede impegno, passione e una strategia ben definita.

Capito questo poi, scrivili come ti pare, con l’intelligenza artificiale, con quella naturale o con quella di chi ti pare. Il punto non sta là.

La prossima volta che leggi un contenuto scritto per la tua Azienda, chiediti:

  • sto davvero rispondendo alle domande dei miei clienti?
  • Sto offrendo valore?
  • Come misuro se funziona o meno?

Perché alla fine, sono le persone che fanno la differenza, non le tecniche…

Dunque, se ci fossero ancora dubbi, la risposta è NO.
A Google non gli frega niente del fatto che utilizzi GPT per scrivere i tuoi testi.

Gli frega del fatto che il tuo sito offra risposte capaci di generare segnali utente.

Vuoi iniziare a fare seriamente?
Scrivimi due righe, sai dove trovarmi.
#avantitutta

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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