Dal “Pharma Hack” al calo delle conversioni: come proteggere il tuo sito dagli attacchi che colpiscono di nascosto
📌 TAKE AWAYS
- Gli attacchi hacker lato SEO, come il “Pharma Hack”, possono distruggere il traffico organico e compromettere il posizionamento sui motori di ricerca.
- Google classifica i siti compromessi in due categorie: “siti di attacco” e “siti compromessi”. Capire la differenza è essenziale per adottare la giusta strategia di recupero.
- La velocità è cruciale: agire rapidamente dopo un attacco aumenta le possibilità di recuperare il posizionamento SEO senza perdere troppo traffico.
- Il recupero SEO richiede un’accurata pulizia del sito, rimozione del malware, ripristino dei backup e un rapporto trasparente con Google tramite Search Console.
- Un sito hackerato rallenta e perde visibilità: mantenere aggiornati i plugin e implementare sistemi di monitoraggio attivo può prevenire danni futuri e migliorare la sicurezza complessiva.
Un attacco hacker non è solo un problema tecnico, ma può rappresentare un vero e proprio disastro per il posizionamento sui motori di ricerca. E sai cosa significa questo?
SOLDI.
I tuoi soldi che volano via mentre dormi.
Gli hack lato SEO possono compromettere la reputazione del tuo sito, distruggere il traffico organico e rendere molto difficile il recupero delle posizioni acquisite con tanto lavoro. Pensa che solo nei primi sei mesi del 2024, gli attacchi cyber censiti dagli esperti del CLUSIT sono cresciuti del 23% rispetto al semestre precedente, con una media di 9 attacchi gravi al giorno…
Ti sei mai svegliato nel cuore della notte con quella sensazione inquietante che qualcosa non va? Ecco, ricevere un’email da Google Search Console sulla sicurezza del tuo sito è esattamente quella sensazione – solo che succede in pieno giorno.
Ma lascia che ti racconti una storia che mi ha fatto perdere il sonno la scorsa settimana.
Un imprenditore mi scrive per una consulenza, chiamiamolo Marco, gestiva un e-commerce di successo, mi scrive in preda al panico: “Il mio sito vende viagra! Ma io vendo scarpe! Si tratta di Negative SEO!!”
Ed eccoci.
E sai qual è il dettaglio più inquietante?
Il famigerato “Pharma Hack”, che secondo Sucuri rappresenta il 38% degli attacchi hacker nel 2024. È come trovare un intruso nel tuo salotto che ha ridipinto le pareti mentre dormivi. Il tuo sito sembra normale, ma sotto la superficie… beh, è tutto un altro mondo. Il settore sanitario è stato il più bersagliato a livello globale, evidenziando come gli attacchi informatici possano colpire indistintamente vari settori, inclusi quelli che gestiscono dati sensibili.
Marco non se n’era nemmeno accorto.
È stato un suo cliente a segnalarglielo: “Ho cercato il tuo negozio su Google e… ehm… vendi anche farmaci ora?”
Ma aspetta, perché questa storia diventa ancora più interessante.
Hai presente quando entri in un negozio e noti che qualcosa non va, ma non sai esattamente cosa? Gli hacker moderni sono così. Gli attacchi ora utilizzano tecniche più sofisticate di ‘stealth hacking’, che non fanno danni evidenti immediatamente.
Il 97% di tutte le violazioni della sicurezza sui siti web sfrutta i plugin di WordPress, sottolineando l’importanza di mantenere aggiornati i componenti del sito.
Un sito compromesso rallenta sensibilmente, con un impatto diretto sul traffico e sulle conversioni. Ogni giorno vengono generate 300.000 nuove istanze di malware, distribuite per il 92% tramite e-mail, con una media di 49 giorni per essere rilevate, indicando la necessità di sistemi di monitoraggio attivi.
Ma c’è una buona notizia in tutto questo. Sì, hai capito bene, una buona notizia.
Molti attacchi possono essere prevenuti con misure di sicurezza base note a chiunque si occupi di consulenza SEO. Secondo Industria Italiana, In Italia, nel 2023, il 64% degli attacchi è stato perpetrato con finalità di cybercrime, seguito da un significativo 36% di attacchi con finalità di hacktivism, in netta crescita rispetto al 2022 (+761%).
Non ti tedierò con una lista infinita di misure tecniche ma ti darò gli stessi tre consigli che hanno salvato il business di Marco:
- Autenticazione a due fattori: riduce drasticamente il rischio di accesso non autorizzato
- Sistema di monitoraggio attivo: identifica il 96% delle minacce prima che causino danni
- Backup regolari: essenziale per ripristinare il sito in caso di attacco. Secondo Guttaduro le piccole e medie imprese italiane hanno visto aumentare il costo medio per violazione del 20% rispetto all’anno precedente, con un costo complessivo delle violazioni di dati pari a 3,55 milioni di euro.
E se il peggio è già successo? È possibile riprendersi seguendo un protocollo di recupero strutturato e adottando misure adeguate per prevenire futuri attacchi. La verità? Il recupero è un processo che richiede pazienza. Ma i numeri non mentono: il 96% dei siti che seguono un protocollo di recupero strutturato torna più forte di prima.
E ora arriva la parte che ti farà sorridere (amaramente): il recupero SEO dopo un attacco hacker.
Google, si sa, è come quel professore severo che una volta persa la fiducia… beh, devi sudare per riconquistarla. Ma c’è una buona notizia: con le mosse giuste, puoi tornare in cima ai risultati di ricerca in appena 24 ore.
Sì, hai letto bene: 24 ore!
Ricordi Marco, il nostro amico delle scarpe? La sua storia ha un seguito interessante. Dopo il panico iniziale (“Il mio sito vende viagra!”), ha seguito un percorso preciso che voglio condividere con te. La parte più difficile è stata quella di convincere Google che il suo sito vendeva di nuovo scarpe e non pillole blu.
Prima di tutto, Marco ha fatto quello che chiamo il “check del paziente”: una diagnosi completa del sito.
È come quando vai dal meccanico: prima di riparare l’auto, deve capire cosa non va. E qui viene il bello: Google mette i siti compromessi in due categorie. Ci sono i “siti di attacco” (quelli cattivi cattivi che distribuiscono malware) e i “siti compromessi” (quelli hackerati per spam o contenuti non autorizzati). Due diagnosi diverse, due cure diverse.
Vuoi sapere se il tuo sito è malato?
È più semplice di quanto pensi. Vai su Google e digita “site:tuodominio.it”. Quello che vedi è come Google sta presentando il tuo sito al mondo. Se compare il messaggio “Questo sito potrebbe essere compromesso”, beh… hai la conferma che sei nei guai. Ma tranquillo, anche Marco ha visto quel messaggio, e guarda dov’è ora.
Quando ci si trova in queste situazioni, Google Search Console diventa il tuo confessionale digitale. È come avere una linea diretta con Big G. Ma attenzione: non fare come quell’amico che si presenta all’esame senza aver studiato. Prima di chiedere una revisione, assicurati di aver fatto i compiti: pulito tutto il malware (e dico tutto), rimosso i file sospetti, ripristinato i backup puliti, cambiato le password (tutte, anche quella che pensi non serva).
Il vero segreto è la velocità.
È come quando rovesci il vino rosso sulla camicia bianca: più aspetti, più difficile sarà togliere la macchia. Marco ha agito nelle prime ore dopo aver scoperto l’attacco.
Ah, e poi c’è quello che chiamo il “falso recupero”. Sai quando pensi di essere guarito dall’influenza e torni in palestra, solo per ricadere malato il giorno dopo? Ecco, con gli hack funziona allo stesso modo. Gli hacker sono furbi: lasciano delle piccole porte sul retro, come quei vicini che tengono una copia delle tue chiavi “per emergenza”.
Il recupero SEO è come una maratona: richiede preparazione, strategia e resistenza. Ma a differenza di una maratona, qui puoi correre più veloce se sai come farlo. Marco ci ha messo due settimane per tornare ai livelli pre-attacco. “Ma”, mi ha detto con un sorriso, “il sito ora vende più scarpe di prima”.
E sai qual è la parte migliore? Non sei solo in questa battaglia. Perfino i giganti cadono: Forbes (sì, proprio quel Forbes) è stato hackerato per quattro giorni interi. Il Sunday Times? Anche lui. Persino Angry Birds ha fatto una fine simile.
È come essere in un club esclusivo, solo che nessuno voleva davvero farne parte.
Marco ora ride di quella storia. “Sai cosa?”, mi ha detto l’altro giorno, “Quasi quasi dovrei ringraziare quegli hacker. Il mio sito non è mai stato così sicuro e performante”. E aveva ragione: a volte dobbiamo cadere per imparare a correre meglio.
La prossima volta che ricevi quell’email da Google che ti fa gelare il sangue, ricordati di Marco.
Non è la fine del mondo, è solo l’inizio della tua storia di riscatto. E fidati, sarà una storia che vale la pena raccontare. E tu? Sei pronto a far parte di quel 34% di imprenditori che prende sul serio la sicurezza del proprio sito, o preferisci rischiare di entrare nelle statistiche degli attacchi?
Se hai bisogno batti un colpo, sai dove trovarci 😉