Secondo Semrush il 70% delle query su ChatGPT sfugge agli schemi di Google
📌 TAKE AWAYS
- Deep Research trasforma il concetto di ricerca sul web, offrendo report dettagliati e analisi approfondite in risposta a richieste complesse.
- Il lancio accelerato di Deep Research è una risposta diretta alla crescente competizione globale nell’ambito dell’intelligenza artificiale, in particolare alla sfida posta dalla cinese DeepSeek.
- Secondo Semrush, il 70% delle query su ChatGPT non rientra negli schemi tradizionali dei motori di ricerca come Google.
Deep Research di ChatGPT ridefinisce la ricerca online, offrendo report dettagliati e analisi basate su fonti verificate.
Il 70% delle query su ChatGPT sfugge agli schemi di Google, spingendo verso nuove strategie SEO e marketing digitale.
Hai presente quando devi fare una ricerca online per la tua azienda? Ore passate a saltare da una pagina all’altra di Google, a filtrare informazioni spesso poco attendibili, a sentirti perso in un labirinto di link e dati.
Ecco, Deep Research nasce per mandare in soffitta questa tortura. Non è semplicemente una “ricerca” come la intendiamo oggi, ma un vero e proprio servizio di intelligence digitale integrato in ChatGPT.
Pensa a un team di analisti esperti, ma racchiuso in un algoritmo, pronto a setacciare il web per te. La promessa è chiara: ricerche complesse, dettagliate, con una precisione che finora potevi solo sognare.
Ma perché dovrebbe interessarti tutto questo, concretamente? Perché Deep Research promette di farti risparmiare tempo e denaro. Come? Immagina di dover analizzare il mercato dei tuoi competitor, individuare nuove tendenze nel tuo settore, scovare dati di mercato rilevanti per le tue strategie.
Con Deep Research, invece di passare notti insonni davanti allo schermo, potresti semplicemente “dare in pasto” la tua richiesta a ChatGPT e ottenere un report dettagliato, completo di fonti verificate e analisi approfondite.
Non più briciole di informazioni sparse qua e là, ma un vero e proprio tesoro di dati pronti all’uso. E se i tuoi concorrenti iniziano a usare strumenti del genere e tu no? Beh, rischieresti di rimanere indietro e di perdere terreno. Quindi, drizza le antenne: Deep Research non è un gadget, ma un potenziale game-changer per il tuo successo online. Se vuoi saperne di più, non ti resta che continuare a leggere.
Come funziona questo “007” digitale?
Ok, ora entriamo un po’ più nel dettaglio tecnico, ma senza farti venire il mal di testa, promesso. Immagina di arruolare ChatGPT come tuo agente segreto personale, con la missione di recuperare informazioni importanti per il tuo business.
Come lo “addestri” a questa missione? Semplice: gli fornisci un “briefing”, proprio come faresti con un vero agente. Questo “briefing” può essere un testo, una domanda precisa, ma anche immagini o file di altro tipo. L’IA di OpenAI, grazie al modello o3-mini che fa girare Deep Research, analizza il tuo “briefing” per capire esattamente cosa stai cercando.
A questo punto, l’agente 007 entra in azione: ChatGPT si immerge nel web, navigando tra siti, database, documenti online, proprio come un investigatore che segue piste e indizi. Non aspettarti una risposta in un battito di ciglia, come con una ricerca su Google. Deep Research si prende il suo tempo, dai 5 ai 30 minuti, per elaborare una risposta degna di questo nome.
E cosa ti restituisce questo agente segreto? Un report riassuntivo, un vero e proprio dossier informativo, che non solo ti dà la risposta che cercavi, ma ti spiega anche il “dietro le quinte” della ricerca. Ti mostra le fonti che ha utilizzato, i siti che ha consultato, i dati che ha analizzato.
Sembrano passati anni dal lancio di SearchGPT, non ti sembra?
E non finisce qui: OpenAI sta lavorando per arricchire questi report con immagini e grafici, per rendere le informazioni ancora più chiare e immediate.
Mi raccomando però, ricorda che anche Deep Research può avere “allucinazioni”, inventare fatti, confondere fonti autorevoli con pettegolezzi. Ma, diciamocelo, anche Google a volte ci restituisce risultati discutibili, no? Come sai, il fact-checking non se la passa bene, di questi tempi…
Ma come mai OpenAI ha accelerato i tempi su DeepResearch?
OpenAI ha fretta: la battaglia geopolitica è nel vivo
Ti ricordi la Guerra Fredda? Quando gli USA e l’Unione Sovietica si sfidavano nella corsa allo spazio? Ecco, immagina la stessa tensione, ma con un nuovo campo di battaglia: l’intelligenza artificiale.
E in questa “guerra”, OpenAI non vuole certo farsi trovare impreparata, specialmente dopo il lancio di DeepSeek, l’IA cinese che ha fatto tremare la Silicon Valley.
Per OpenAI, (e per il governo USA) DeepSeek è diventato il nemico da battere.
E la risposta di Sam Altman, CEO di OpenAI, è stata immediata, quasi rabbiosa: Deep Research è un modo per dire “ci siamo ancora, siamo noi i più forti”.
Non è solo una questione di business, di quote di mercato, ma di supremazia tecnologica. L’intelligenza artificiale è diventata un asset strategico, un fattore di potenza per le nazioni. Chi domina l’IA, domina il futuro. E in questa partita, la Cina sta giocando un ruolo da protagonista, con aziende come DeepSeek che avanzano a velocità supersonica.
È una battaglia geopolitica che si gioca a colpi di algoritmi e modelli linguistici, specialmente dopo l’investimento del governo Trump in Stargate.
E tu, imprenditore che operi online, sei indirettamente coinvolto in questa partita, perché le tecnologie che nascono da questa competizione influenzeranno il tuo modo di fare business, di comunicare con i tuoi clienti, di posizionarti sul mercato. Quindi, non sottovalutare la portata di questa “guerra dell’IA”, perché le sue conseguenze si faranno sentire anche sul tuo fatturato.
Anche in questo senso, va letta l’ultima decisione di OpenAI…
Ricerca libera per tutti: OpenAI abbatte il muro
ChatGPT Search, fino a ieri, era un po’ come un locale esclusivo, con la scritta “ingresso solo su invito”.
Per entrare, bisognava registrarsi, creare un account, “essere ammessi” al club.
Ma da oggi, il buttafuori è sparito. OpenAI ha deciso di aprire le porte a tutti: non serve più registrarsi, non serve più avere un account per utilizzare la funzione di ricerca di ChatGPT.
Vai su chatgpt.com e sei dentro, libero di fare le tue ricerche, senza vincoli.
Perché questa svolta improvvisa? La risposta è semplice: massimizzare la diffusione, conquistare il mercato. OpenAI ha capito che per competere davvero con Google, per diventare una vera alternativa ai motori di ricerca tradizionali, doveva rendere ChatGPT Search accessibile a chiunque, in modo immediato e gratuito.
È una mossa audace, un guanto di sfida lanciato direttamente a Mountain View. Rendendo la ricerca libera e immediata, OpenAI punta a far diventare ChatGPT un punto di riferimento per milioni di utenti, a intercettare un flusso di ricerche sempre più ampio, a scalfire il monopolio di Google.
Certo, Google ha ancora una quota di mercato schiacciante (basta guardare i ricavi dell’ultimo trimestre del 2024!), ma la mossa di OpenAI potrebbe cambiare le carte in tavola, soprattutto se sempre più persone scopriranno la comodità e la potenza di ChatGPT Search.
Il panorama della ricerca online sta cambiando, le IA stanno rivoltando il marketing digitale, nuove piattaforme stanno emergendo, i tuoi potenziali clienti cercano informazioni non solo su Google, ma anche su ChatGPT. Quindi, preparati a diversificare le tue strategie di visibilità online, a non puntare solo sulla SEO tradizionale, ma a considerare anche le nuove frontiere della ricerca basata sull’IA.
E i dati di Semrush lo confermano, come vedrai tra un attimo.
Semrush spulcia ChatGPT: la lente d’ingrandimento sui comportamenti degli utenti
Un recente studio firmato da Statista e Semrush ci sbatte in faccia una realtà inequivocabile: il mercato dell’IA generativa vale già 67 miliardi di dollari e si prevede una crescita annua del 24,4% fino al 2030. Numeri da capogiro, che testimoniano come l’intelligenza artificiale sia una realtà, ormai.
Proprio in virtù di questo mi piacerebbe riportarti i dati emersi da una ricerca di Semrush del 3 febbraio 2025 su come gli utenti (e quindi, i tuoi potenziali clienti) interagiscono con ChatGPT.
Gli esperti di Semrush hanno preso la lente d’ingrandimento e hanno analizzato oltre 80 milioni di righe di dati clickstream globali raccolti nella seconda metà del 2024.
Cosa sono i dati clickstream? Ogni singolo movimento di un utente mentre naviga online: ogni pagina visitata, ogni click, ogni secondo speso su un sito. La “scia digitale” che ogni utente lascia dietro di sé mentre naviga nel web.
Grazie a questa mole impressionante di dati, Semrush ha potuto rispondere a domande del tipo: quali sono le richieste che gli utenti fanno a ChatGPT? Dove vanno a navigare dopo aver interagito con il chatbot? Quante volte gli utenti attivano la funzione “Ricerca Web” di ChatGPT?
Ricerche più lunghe senza “Ricerca Web”, più brevi quando è attiva
Uno dei primi dati che emerge dall’analisi di Semrush è la lunghezza delle richieste che gli utenti fanno a ChatGPT. E qui la sorpresa: quando la funzione “Ricerca Web” è disattivata, le richieste tendono ad essere molto più lunghe e dettagliate, con una media di 23 parole e picchi che arrivano fino a 2.717 parole! Sembra quasi che gli utenti, sapendo che ChatGPT attinge solo alle sue “conoscenze interne”, si sforzino di fornire più contesto e dettagli nelle loro domande, quasi a voler “guidare” l’IA verso la risposta desiderata.
Al contrario, quando la “Ricerca Web” è attiva, la lunghezza delle richieste crolla drasticamente, con una media di sole 4,2 parole e un massimo di 301. Questi numeri, secondo Semrush, suggeriscono che gli utenti cambiano approccio: quando sanno che ChatGPT può “navigare” sul web, tendono a fare domande più concise e dirette, un po’ come farebbero con una tradizionale ricerca su Google.
Pensaci: è come se si aspettassero che ChatGPT, grazie alla “Ricerca Web”, sia in grado di “interpretare” richieste più brevi e andare subito al punto. Interessante, no? Questi dati ci dicono che gli utenti stanno imparando a “dialogare” in modo diverso con ChatGPT, adattando le loro richieste a seconda delle funzionalità attivate.
ChatGPT rompe gli schemi, Google resta “navigazionale”
Ma la vera “bomba” arriva quando si analizza l’intento di ricerca degli utenti. Nei motori di ricerca tradizionali come Google, l’intento di ricerca si divide in quattro categorie principali: navigazionale (trovare un sito specifico), informazionale (imparare qualcosa), commerciale (ricercare prodotti) e transazionale (effettuare un acquisto).
Ebbene, ChatGPT sembra rompere questi schemi. Solo il 30% delle richieste analizzate da Semrush rientra in queste categorie tradizionali.
Il restante 70%? Richieste uniche, mai viste prima nei motori di ricerca classici, che suggeriscono come gli utenti stiano trovando nuovi modi per risolvere problemi e cercare informazioni grazie all’IA.
Questo “70% misterioso” rappresenta un vero e proprio territorio inesplorato per noi professionisti del web. Cosa cercano davvero gli utenti in ChatGPT che non trovano in Google?
Potrebbe trattarsi di intenti legati al problem-solving, al brainstorming, a richieste esplorative che non rientrano nelle categorie tradizionali. In pratica, ChatGPT non è solo un altro motore di ricerca, ma uno strumento diverso, che gli utenti utilizzano per scopi diversi.
Analizzando il 30% di intenti “categorizzabili”, Semrush ha notato un’altra differenza rilevante rispetto a Google: su Google prevale l’intento navigazionale, mentre su ChatGPT è più forte l’intento informazionale. Ciò significa che gli utenti vanno su Google soprattutto per trovare siti specifici, mentre utilizzano ChatGPT maggiormente per imparare, per approfondire argomenti, per ottenere risposte “ragionate” e non solo link a siti web.
Il 70% “ignoto” di ChatGPT è la sfida per noi SEO
Quel 70% di intenti “ignoti” è una vera e propria sfida, ma anche una grande opportunità per chi si occupa di SEO e marketing digitale. Se gli utenti utilizzano ChatGPT per scopi diversi rispetto a Google, dobbiamo ripensare le nostre strategie, capire come intercettare questi nuovi bisogni, come ottimizzare i nostri contenuti per essere “trovati” anche da ChatGPT.
Come sottolinea Chris Long, esperto di marketing digitale:
Ottimizzare per i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) diventerà una competenza indispensabile per qualsiasi SEO in futuro.
Chris Long
Ma è già una skill imprescindibile del presente, aggiungo io!
Te la dico semplice: dobbiamo fare in modo che le informazioni chiave sui nostri brand siano accessibili, disponibili e “prioritarie” per i LLM.
Contenuti ben strutturati, siti web e knowledge graph entities che fanno parte dei dati di training delle IA: queste sono alcune delle cose da fare affinché ChatGPT e i suoi simili ci trovino e ci mostrino agli utenti.
A questo proposito, mi pare interessante citare anche Michael King, Founder e CEO di iPullRank secondo cui:
La ricerca conversazionale è più un canale di branding che di performance.
Michael King
Significa che non dobbiamo misurare il successo su ChatGPT in termini di traffico diretto al sito web, ma in termini di visibilità del brand, di mindshare. Essere presenti e “citati” da ChatGPT è un modo per rafforzare la brand awareness, per posizionarsi come fonte autorevole agli occhi degli utenti. Anche nei social:
Ma in tutto ciò, cosa pensavi? Che Big G restasse a guardare? Nient’affatto, anche a Mountain View d’altronde hanno il loro Deep Research!
Google risponde a OpenAI: Gemini 2.0 è disponibile per tutti
Mentre OpenAI “liberalizza” la ricerca di ChatGPT, Big G rilancia rendendo Gemini 2.0 disponibile per tutti. Sì, hai capito bene, non solo per abbonati.
La famiglia di modelli linguistici di Google si allarga e si potenzia: Gemini 2.0 Flash, il modello “workhorse” ad alta efficienza, diventa disponibile in versione aggiornata per sviluppatori e utenti comuni, promettendo performance migliorate e velocità fulminea.
Ma non è tutto: Google introduce anche Gemini 2.0 Pro, in versione sperimentale, un modello ancora più potente, pensato per performance di coding eccezionali e richieste complesse, e Gemini 2.0 Flash-Lite, il campione di economicità, che offre una qualità superiore al predecessore 1.5 Flash, mantenendo velocità e costi contenuti.
Tutti i modelli Gemini 2.0 supporteranno input multimodali, come specifica Google, aprendo la strada a interazioni sempre più ricche e versatili, con link chiari e fonti trasparenti.
Insomma, non è più un mistero: a Mountain View hanno intenzione di spodestare ChatGPT nel 2025!
Da parte mia, prometto di aggiornarti sulla saga OpenAI vs Google che si fa sempre più entusiasmante. Tutto ciò impatterà sul tuo business, non puoi più far finta di nulla.
Anche perché, nell’era agentica, la SEO tradizionale non basta più.
Preparati ad accogliere gli agenti IA: il tuo sito web parla la loro lingua?
Ora che gli agenti AI stanno imparando a usare il computer come noi, navigando, cliccando e interagendo con le pagine web, è tempo di chiederti: il tuo sito web è pronto per accoglierli?
Questi “robot” intelligenti navigano sul tuo sito non come crawler tradizionali, ma come veri e propri utenti, capaci di interagire con pulsanti, campi di testo, menu.
Per far sì che la “visita” di questi agenti AI sia proficua (per loro e per te!), devi ripensare un po’ l’architettura del tuo sito, adottando un vero e proprio “agent-responsive design”.
Cosa significa? Semplice: strutturare il tuo sito in modo che sia facilmente interpretabile e “navigabile” dall’IA.
Elementi interattivi ben definiti e accessibili, navigazione coerente e prevedibile, niente pop-up invadenti o richieste di login che possano “confondere” l’agente IA durante la sua “missione”.
Attenzione però, perché ottimizzare per le IA è un processo in continua evoluzione: gli agenti IA non sono ancora perfetti, anzi, tutt’altro!
Le statistiche parlano chiaro: un buon 34% delle richieste dei crawler IA finisce in errore, solo Gemini di Google e AppleBot riescono a “digerire” Javascript, e in generale i crawler IA sono ancora 47 volte meno efficienti dei crawler tradizionali come Googlebot.
Nonostante questo, il loro volume di traffico è in crescita, arrivando a rappresentare circa il 28% del volume di Googlebot.
Quindi, la direzione è chiara: accogliere gli agenti AI, ma con intelligenza, trovando il giusto equilibrio tra accessibilità e protezione. Ne va della visibilità del tuo sito web! Dimentica i tempi in cui si bloccavano tutti i bot a prescindere: ora devi far vedere i tuoi contenuti alle IA “buone”, quelle che possono portare valore al tuo sito e al tuo business.
Se vuoi sapere come fare contatta qui la mia agenzia.
Deep Research di ChatGPT: Domande & Risposte
Cos’è Deep Research di ChatGPT?
Deep Research è un nuovo servizio di OpenAI integrato in ChatGPT che offre ricerche dettagliate e complesse, restituendo report approfonditi e basati su fonti verificate. È progettato per semplificare la ricerca online, sostituendo il tradizionale metodo di navigazione tra link e pagine di Google.
Come funziona Deep Research?
Deep Research funziona come un team di analisti virtuali. L’utente fornisce un “briefing” sotto forma di testo, domanda, immagine o file. L’intelligenza artificiale analizza la richiesta e setaccia il web per raccogliere informazioni, generando un report dettagliato con dati e fonti attendibili. Il processo può richiedere dai 5 ai 30 minuti.
Perché OpenAI ha accelerato lo sviluppo di Deep Research?
OpenAI ha accelerato il lancio di Deep Research per competere con DeepSeek, l’IA cinese che sta avanzando rapidamente. Il settore dell’intelligenza artificiale è diventato una vera e propria competizione geopolitica, e OpenAI, con il supporto del governo USA, mira a mantenere la supremazia tecnologica.
Finalmente una ricerca che non mi fa impazzire!
Ma quindi, se Deep Research è così figa, posso finalmente smettere di fare notti in bianco a cercare info? 🤔
Dipende da che info cerchi la notte 😀
“Finalmente meno stress!”
“Non vedo l’ora di provarlo, sembra top!”
“Ma che figata!”
“Wow, sembra proprio la svolta che aspettavo!”
Ma chi non sogna un agente segreto digitale? 😄
“Finalmente un aiuto!”
Ma dai, sembra una bomba! Finalmente un modo per farci risparmiare tempo e fatica, lo proverò subito!