Perplexity, finanziata anche da Jeff Bezos, punta a offrire risposte più rapide, affidabili e mirate, mettendo in discussione il dominio di Big G
📌 TAKE AWAYS
- Il mercato degli Agenti IA ha raggiunto i 6,8 miliardi di dollari nel 2024, con una previsione di crescita del 30,3% fino al 2034.
- Non basta più ottimizzare per Google: ora è necessario strutturare i contenuti in modo semanticamente ricco e accessibile agli Agenti IA.
- Gli Agenti IA non si limitano a suggerire contenuti, ma possono interagire direttamente con i siti web tramite API, effettuando ricerche, comparazioni e persino acquisti per conto degli utenti.
Perplexity Deep Research sfida Google con un motore di ricerca IA che fornisce risposte rapide e affidabili.
Per questo, oltre la SEO tradizionale, occorre puntare anche sulla AEO (Answer Engine Optimization) per la visibilità online del tuo brand.
Perplexity, non contenta di stare a guardare Google e OpenAI contendersi l’egemonia dell’IA, venerdì 14 febbraio 2025, ha lanciato la sua arma segreta: Deep Research.
Se hai un déjà vu è del tutto normale. Anche Google, lo scorso dicembre 2024, aveva chiamato così la sua ricerca avanzata per Gemini. E OpenAI come avrà chiamato il suo agente di ricerca “profonda” lanciato il 2 febbraio 2025? Prova a indovinare… Ma Deep Research, no? Che domande!
Sembra quasi una sfida a chi urla più forte “RICERCA PROFONDA!”
Il messaggio è chiaro: tutti vogliono offrire risposte più dettagliate, con citazioni serie e affidabili, pensate per un uso professionale, non per chiacchiere da bar con un chatbot.
Perplexity stessa, nel suo post di lancio, non ha dubbi: Deep Research “eccelle in una serie di compiti di livello esperto, dalla finanza al marketing alla ricerca sui prodotti”. Insomma, preparati, perché la “ricerca profonda” è diventata l’ultima ossessione dell’IA. E non è un caso che si chiamino tutte e tre allo stesso modo: il livello della competizione è altissimo, e la posta in gioco… beh, quella è il futuro della ricerca online!
Ma Perplexity sta seriamente minacciando il potere di Big G, per quanto riguarda la ricerca online? Per ora non credo proprio. Come sai bene, Google detiene una quota di mercato che sfiora il 90%, per cui il suo potere sembra ben saldo, che dici?
D’altronde Perplexity è “solo” una startup con meno di 147 dipendenti (come riportato da Bloomberg), annidata in un coworking di San Francisco… Eppure la sua ambizione è smisurata, forte anche di finanziamenti eccellenti come SoftBank e Nvidia. Un esempio pratico? Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha investito ben 74 milioni di dollari nella startup (la somma più ingente raccolta da una startup di ricerca su Internet negli ultimi anni).
Il risultato? La valutazione di Perplexity è schizzata a 9 miliardi di dollari! Mica male per una startup nata appena nel 2022, non credi?
La visione del fondatore Aravind Srinivas
Ma cosa rende Perplexity così speciale? Non è semplicemente un chatbot in stile ChatGPT, ma un motore di ricerca di nuova generazione, che combina la potenza dell’intelligenza artificiale conversazionale con la capacità di setacciare e analizzare il web in modo approfondito. Potremmo definirlo un “motore di risposte”, come lo definisce lo stesso CEO di Perplexity, Aravind Srinivas, che con una punta di ironia ha dichiarato:
Se puoi rispondere direttamente alla domanda di qualcuno, nessuno ha bisogno di quei 10 collegamenti blu.
Aravind Srinivas
E sembra che questa visione stia conquistando sempre più utenti e investitori. Perplexity infatti ha 15 milioni di utenti attivi al mese, per cui non stiamo parlando di una meteora…
Ma vediamo un po’ la sua storia. Fondata da Srinivas insieme a Denis Yarats, Johnny Ho e Andy Konwinski, non è nata dal nulla. Il team fondatore vanta una solida esperienza nel campo dei sistemi backend, dell’intelligenza artificiale e del machine learning, maturata in aziende come Google, OpenAI e Facebook.
Questa competenza si riflette nella tecnologia di Perplexity, che si distingue per la sua interfaccia conversazionale intuitiva, che permette di interagire con l’IA in modo naturale, ponendo domande di follow-up e ottenendo chiarimenti sui risultati. E se attivi la funzione Copilot, basata su modelli linguistici avanzati come GPT-4 e Claude 2, la ricerca diventa ancora più interattiva e precisa, quasi come avere un assistente di ricerca personale.
E per chi, come noi imprenditori, ha bisogno di focalizzare la ricerca su fonti specifiche, Perplexity offre la funzione Focus, che permette di restringere il campo a ambiti come “Accademico” (per estrarre contenuti da articoli scientifici), “Scrittura”, “Wolfram”, “YouTube” o “Reddit”, garantendo risultati ancora più pertinenti e mirati. E non dimentichiamo l’estensione per browser Chrome, una vera chicca per chi lavora online: immagina di voler analizzare un sito web di un competitor. Con l’estensione di Perplexity, puoi circoscrivere la ricerca a quel sito specifico, lasciando che l’IA faccia il “lavoro sporco” di analisi e sintesi dei contenuti, risparmiandoti ore di navigazione manuale.
L’obiettivo di Perplexity, in definitiva, è quello di proporsi come un’alternativa più efficiente e user-friendly ai motori di ricerca tradizionali, offrendo risposte dirette, concise e verificabili, citando sempre le fonti da cui provengono le informazioni. Un approccio che mira a superare i limiti dei motori di ricerca classici, spesso “intasati” di pubblicità, link poco pertinenti e siti web che nascondono le informazioni dietro muri di clickbait. Ma che succede ora con Deep Research?
Deep Research: l’arma segreta di Perplexity per conquistare il mercato
E ora veniamo alla novità della startup di San Francisco: Deep Research, la funzionalità “freemium” di Perplexity. Presentata come un vero e proprio servizio di intelligence digitale, Deep Research è progettata per affrontare ricerche complesse e analisi approfondite, automatizzando processi che richiederebbero ore e ore di lavoro manuale.
Immagina di dover condurre un’analisi di mercato approfondita per il lancio di un nuovo prodotto: con Google, dovresti setacciare manualmente decine di siti web, scaricare report, confrontare dati, estrapolare informazioni chiave e poi assemblare il tutto in un documento coerente. Con Deep Research, invece, puoi semplicemente formulare la tua domanda in modo dettagliato e lasciare che l’IA faccia il resto.
In un tempo che varia dai 2 ai 4 minuti, Deep Research esegue decine di ricerche, legge centinaia di fonti, ragiona sui dati e affina la sua strategia di ricerca in modo iterativo, proprio come farebbe un ricercatore esperto. Il risultato finale è un report completo e dettagliato, che non solo risponde alla tua domanda, ma ti fornisce anche un’analisi ragionata delle informazioni, citando le fonti utilizzate e presentando un riassunto delle evidenze chiave.
E per dimostrare le capacità di Deep Research, Perplexity l’ha sottoposto a benchmark rigorosi, ottenendo risultati impressionanti. Nel “Humanity’s Last Exam”, un test che valuta la conoscenza dell’IA in oltre 100 materie diverse, Deep Research ha raggiunto un’accuratezza del 21,1%, superando modelli linguistici avanzati come Gemini Thinking (18.3%), o3-mini (15.7%), o1 (14.1%) e DeepSeek-R1 (12.5%).
E nel benchmark SimpleQA, che misura la capacità di rispondere a domande fattuali, Deep Research ha sfiorato la perfezione, con un’accuratezza del 93.9%, distanziando nettamente modelli concorrenti. E tutto questo in tempi record: la maggior parte delle ricerche con Deep Research viene completata in meno di 3 minuti, un vero fulmine rispetto alle ore che impiegherebbe un essere umano.
Perplexity ha deciso di rendere Deep Research gratuito per tutti gli utenti, almeno nella versione base. Gli utenti Pro, quelli abbonati per intenderci, invece hanno accesso illimitato a Deep Research, oltre ad altri vantaggi come query illimitate con Copilot, possibilità di caricare file e immagini, e selezione del modello AI preferito (GPT-4 o Claude 2). Una mossa pensata ovviamente per insidiare Gemini e ChatGPT e attirare gli utenti delle IA, sempre più curiosi.
Anche Bezos scommette su Perplexity: sarà solo un “fuoco di paglia”?
Ma perché un gigante come Jeff Bezos dovrebbe puntare su una startup come Perplexity? La risposta è semplice: la startup di Srinivas può essere un potenziale game-changer nel mercato della ricerca online.
E Bezos non è il solo a crederci. Anche altri importanti fondi di venture capital hanno deciso di scommetterci: Institutional Venture Partners (IVP), NEA, Sequoia Capital e Bessemer Venture Partners, insieme a investitori strategici come Nvidia e Databricks.
La lista di investitori eccellenti è stellare: Yann LeCun (chief AI scientist di Meta), Jeff Dean (Google Chief Scientist), Susan Wojcicki (ex CEO di YouTube, venuta a mancare ad agosto 2024), Elad Gil (noto investitore e imprenditore di successo), Clément Delangue (CEO di Hugging Face) e molti altri…
A questo punto la domanda che sorge spontanea è: Perplexity ha davvero le carte in regola per competere con Google e scalzarlo dal trono della ricerca online?
Difficile a dirsi. Ma, paradossalmente, essere una piccola società potrebbe giocare a suo favore.
La velocità e l’agilità di una startup, infatti, le permettono di innovare più rapidamente e di adattarsi ai cambiamenti del mercato, a differenza dei colossi tech, spesso più lenti e macchinosi. Poi, la focalizzazione su un prodotto specifico, la ricerca basata sull’IA, che le consente di concentrare risorse ed energie in un’unica direzione, a differenza dei giganti tech, che devono gestire una miriade di prodotti e servizi. Infine, la qualità del suo “motore di risposte”, che sembra essere apprezzata da una nicchia di utenti “early adopter”, soprattutto tra i professionisti del settore tech.
I numeri, per ora, sono incoraggianti: Perplexity ha raggiunto i 53 milioni di visite al sito web e alle app mobile a novembre 2024, partendo da appena 2,2 milioni nel dicembre 2022, con una crescita mensile che sfiora il 20%.
Perplexity ha registrato 5,2 milioni di download nel quarto trimestre del 2024, raddoppiando i numeri del trimestre precedente, a quanto riporta DemandSage.
Nell’ottobre 2024 ha registrato un fatturato di 50 milioni di dollari, con un modello di business basato su abbonamenti a pagamento e sulla vendita della sua tecnologia AI ad altre aziende. Numeri ancora lontani da quelli di Google, ma che testimoniano un trend di crescita esponenziale e un potenziale dirompente, come ti dicevo qui.
Ma per Perplexity, non è proprio tutto rosa e fiori…
Perplexity “gioca sporco”? Le accuse di plagio non si fermano
Ma il successo di Perplexity è offuscato da un’ombra: le accuse di plagio e violazione del copyright, lanciate da diverse testate giornalistiche americane, tra cui Forbes, Wired e The Verge.
Nel mirino è finita in particolare la funzione Pages, che permette di creare pagine web riassuntive su argomenti specifici, attingendo a contenuti provenienti da diverse fonti online. Secondo le accuse, Perplexity utilizzerebbe contenuti tratti da articoli di giornale, blog e altre fonti autorevoli, spesso senza una corretta attribuzione delle fonti e talvolta aggirando i paywall che proteggono i contenuti a pagamento.
Forbes è stata una delle testate più danneggiate, denunciando casi di riproduzione quasi integrale di articoli esclusivi, con attribuzioni minime e difficilmente visibili, e persino l’utilizzo di immagini e illustrazioni originali create dal team di Forbes, leggermente modificate e ripubblicate su Perplexity Pages. Anche CNBC e Bloomberg hanno segnalato casi simili, con contenuti ripresi e rielaborati da Perplexity senza una corretta citazione delle fonti originali.
Le accuse sono gravi e sollevano interrogativi etici fondamentali sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa nel campo della ricerca e dell’informazione. Da un lato, Perplexity si difende sostenendo di essere un “aggregatore di contenuti” e di citare sempre le fonti da cui trae le informazioni, fornendo link di attribuzione dopo ogni frase generata dall’IA.
Il CEO Srinivas ha promesso di migliorare la visibilità delle fonti e di esplorare partnership per la condivisione dei ricavi con gli editori. Dall’altro lato, le testate giornalistiche si sentono derubate del loro lavoro e del loro valore, e temono che l’IA generativa possa minare il giornalismo di qualità e la sostenibilità del settore dell’informazione.
La polemica è esplosa con forza, tanto da spingere Amazon ad avviare un’indagine interna su Perplexity, per verificare eventuali violazioni dei termini di servizio di Amazon Web Services (AWS), la piattaforma cloud su cui si appoggia la startup.
Secondo quanto riportato da Associated Press, una portavoce di Amazon, Samantha Mayowa, ha confermato l’avvio di una valutazione delle informazioni ricevute da Wired, sottolineando che “i termini di servizio di Amazon proibiscono attività abusive e illegali e i nostri clienti sono responsabili del rispetto di tali termini”.
E non dimentichiamo l’avvertimento di Deborah Turness, imprenditrice ed editorialista di BBC News, che ha lanciato l’allarme sul rischio di “distorsione” nell’informazione generata dall’IA.
A differenza della disinformazione intenzionale, infatti, la distorsione avviene quando un’IA genera risposte basate su fonti esistenti, ma con errori, omissioni o interpretazioni errate, rendendo difficile distinguere i fatti reali dalle inesattezze.
Una ricerca condotta dalla BBC sui principali assistenti AI, tra cui Perplexity, ha rivelato che oltre la metà delle risposte analizzate conteneva errori significativi, un quinto delle risposte basate su articoli BBC riportava falsità evidenti, e più del 10% delle citazioni tratte dalla BBC erano alterate o inesistenti.
Un campanello d’allarme che ci ricorda che, nonostante le promesse dell’IA, dobbiamo sempre mantenere un approccio critico e verificare le informazioni che riceviamo, soprattutto quando provengono da fonti non umane.
Answer Engine Optimization (AEO): come conquistare Perplexity Deep Research
Ma cosa significa tutto questo per noi imprenditori e consulenti SEO?
È presto detto: se i nostri potenziali clienti iniziano a cercare informazioni non solo su Google, ma anche su Perplexity e altri motori di risposta basati sull’IA, dobbiamo ripensare le nostre strategie di visibilità online e adattarle a questo nuovo scenario. Anche perché, il traffico proveniente dalle IA, potrebbe portare più conversioni rispetto a Google…
Per questo si parla di Answer Engine Optimization (AEO), l’evoluzione della SEO tradizionale, che mira a ottimizzare i contenuti per i motori di ricerca IA, ovvero i cosiddetti motori di risposta come Perplexity.
L’obiettivo non è più solo scalare le SERP di Google, ma diventare la fonte autorevole che Perplexity sceglie per rispondere alle domande degli utenti. Semplice a dirsi; ma come fare?
Per emergere nella “conversazione” di Perplexity la parola d’ordine è autorevolezza. Inizia dalle comunità online, dove le persone si confrontano e cercano risposte. Perplexity, infatti, dà un gran valore a ciò che emerge da queste conversazioni: Reddit, Quora, forum specializzati, persino i social media.
Esserci in modo attivo, rispondere alle domande con competenza, offrire soluzioni concrete, condividere la tua esperienza. Tutto questo crea un passaparola positivo, aumentando la tua credibilità e, di conseguenza, le “citazioni” da parte della community. Pensa alle recensioni entusiaste, alle discussioni vivaci e agli scambi di valore.
Ma non basta “parlare con la gente”. Perplexity, come un lettore esigente, presta molta attenzione anche alle fonti da cui provengono le informazioni. Vuole “sentire” voci autorevoli. Ecco perché è essenziale farti notare in contesti considerati affidabili: portali di settore, interviste con esperti, collaborazioni con influencer che hanno credibilità nel tuo campo. Pubblicare articoli su testate riconosciute, farti citare da riviste specializzate, comparire su blog influenti… ogni “sigillo di garanzia” da fonti autorevoli aumenta esponenzialmente le tue chance di essere considerato una fonte di riferimento da Perplexity.
E poi, ovviamente, c’è la qualità dei contenuti. Perplexity non è un lettore distratto: premia i testi chiari, ben organizzati, che vanno dritti al punto e rispondono alle esigenze concrete degli utenti. Sforzati di usare un linguaggio semplice, immediato, senza perdersi in tecnicismi inutili. Pensa a come rendere le informazioni il più accessibili possibile: tabelle, grafici, immagini… tutto ciò che facilita la comprensione, sia per le persone che per l’intelligenza artificiale. E una strategia vincente è quella di creare una sezione FAQ super-dettagliata, una vera miniera di risposte alle domande più frequenti del tuo pubblico.
Infine, il bello è che puoi usare Perplexity stesso come “assistente” per orientare la tua strategia. Sfruttalo per esplorare le domande più comuni nel tuo settore, per scoprire quali sono le fonti autorevoli che vengono citate più spesso, per capire cosa cercano davvero gli utenti. E poi, crea contenuti che vadano oltre, che offrano risposte ancora più complete, più pertinenti, che colmino i “vuoti” informativi che magari hai individuato.
Se vuoi sapere come essere sempre più visibile anche sui motori di ricerca IA, contatta la mia agenzia!
Perplexity Deep Research: Domande & Risposte
Cos’è Perplexity Deep Research?
Perplexity Deep Research è una funzionalità avanzata lanciata da Perplexity il 14 febbraio 2025. Si tratta di un motore di ricerca AI ottimizzato per fornire risposte dettagliate e affidabili, con citazioni verificate, rivolto a professionisti che necessitano di approfondimenti su temi complessi.
In che modo Perplexity sfida Google?
Perplexity si propone come un’alternativa più diretta e user-friendly ai tradizionali motori di ricerca. A differenza di Google, fornisce risposte concise e strutturate senza pubblicità invasive. Grazie a finanziamenti da investitori di rilievo come Jeff Bezos, sta crescendo rapidamente, con una valutazione di mercato che ha raggiunto i 9 miliardi di dollari nel 2024.
Quali sono le principali funzionalità di Perplexity Deep Research?
Perplexity Deep Research offre analisi automatizzate su argomenti complessi in pochi minuti, esaminando decine di fonti affidabili. Include la funzione Focus, che permette di filtrare i risultati per categorie specifiche come ambito accademico, YouTube o Reddit. Inoltre, gli utenti Pro possono sfruttare Copilot per ottenere risposte più interattive e dettagliate.
“Rivoluzione in vista!”
Wow, sembra che Perplexity stia davvero cercando di far tremare Google! Ho provato un paio di ricerche su di essa e devo dire che le risposte sono state sorprendenti. Ma sarà in grado di mantenere questo slancio? 🤔
Ma dai, non sapevo di Bezos dietro Perplexity! Ho provato Deep Research e le risposte sono davvero utili, chissà se reggerà la prova!
“Non vedo l’ora di testarlo, pare interessante!”
“Curioso di provarlo!”
Sembra interessante! Ho sempre avuto problemi con Google, magari è ora di dare una chance a Perplexity!
“Ho provato Deep Research, risposte rapide e precise, wow!”
“Finalmente un’alternativa!”
“Non avevo idea di Bezos dietro Perplexity! Sarà interessante vedere se riesce davvero a sfidare Google. 🤔”
“Curioso di vedere se supera Google, dai!”