Con un sistema che rimanda da una pagina di ricerca all’altra, molti utenti restano intrappolati nell’ecosistema Google, mentre i creatori di contenuti vedono contrarre le visite e con esse le loro fonti di guadagno
📌 TAKE AWAYS
- Molti dei link presenti in AI Overview reindirizzano verso altre query di ricerca Google, non verso siti editoriali. Questo sistema trattiene l’utente nell’ecosistema Google, riducendo il traffico diretto ai siti web.
- Le AI Overviews spesso restituiscono dati obsoleti o imprecisi. Gli algoritmi, basati su modelli predittivi linguistici, tendono a formulare risposte plausibili ma non necessariamente corrette o aggiornate.
- Il calo di visibilità sui motori di ricerca dimostra l’urgenza di adattare le strategie di ottimizzazione. Emergere oggi significa non solo essere primi nei risultati classici, ma anche comparire (e possibilmente essere citati correttamente) nelle AIOs.
Google inserisce link interni nelle sue AI Overviews, riducendo il traffico verso i siti esterni.
I creatori di contenuti rischiano forti perdite di visibilità.
Anche per questo motivo devi dotare il tuo sito di una strategia SEO che tenga in considerazione AIO.
Immagina la scena. Sei lì, davanti al tuo schermo, hai appena fatto una ricerca su Google.
In cima, troneggia una bella risposta generata da AI Overview.
Ti sembra utile, riassume quello che cercavi. Noti delle parole sottolineate nel testo.
Clicchi.
E dove ti porta?
Sorpresa!
Non sul sito di un esperto che ha scritto un articolo dettagliato sull’argomento, non su un blog che magari ha proprio la soluzione che cercavi.
No.
Ti porta su un’altra pagina di risultati di ricerca di Google.
Questa non è fantascienza, né un bug. È una feature, come amano dire a Mountain View, annunciata su Search Engine Land il 10 aprile 2025, dopo circa un mese di test.
Google, tramite un portavoce, ci ha tenuto a far sapere che questa novità serve “per aiutare le persone a esplorare più facilmente gli argomenti e scoprire siti web rilevanti”.
Hanno aggiunto che è simile alla funzione “Le persone hanno cercato anche” e che i loro test – ovviamente – hanno dimostrato che agli utenti piace tantissimo.
Praticamente come chiedere all’oste se il vino è buono…
Ah, e non preoccuparti, Big G ci tiene a far sapere anche che i link verso siti esterni (quelli veri, di noi comuni mortali) restano prioritari quando “ritenuti utili” e che anzi, “aumenteranno”.
Su quest’ultimo punto, permettimi un sopracciglio alzato alla Carlo Ancelotti.
Ecco come AI Overviews ti tiene “imprigionato” nel suo loop
Hai presente quegli incubi in cui cerchi di uscire da casa ma ogni porta ti riporta nella stanza precedente?
Ti viene l’ansia, cerchi di scappare dal labirinto, ma niente da fare. Rimani intrappolato, senza scampo.
Ecco, al netto dell’esagerazione della metafora, succede così anche su AI Overview.
Se clicchi sopra i link, vieni reindirizzato a una nuova pagina di ricerca Google specifica per quel termine. Accanto, a volte, compaiono delle piccole icone a forma di link: quelle, e solo quelle, portano a siti esterni, i cosiddetti “editori terzi”.
Per capirci: il link grosso e sottolineato nel testo ti fa rimanere nel recinto di Google; l’iconcina piccola e discreta ti fa uscire.
Una differenza sottile, ma determinante.
Lily Ray, un’esperta del settore SEO, ha condiviso su X un esempio da manuale: un’AI Overview con ben 31 link interni che rimandavano ad altrettante ricerche Google.
Trentuno!
Capisci cosa significa?
La giustificazione ufficiale è che così si evita la “fatica” di dover riscrivere una nuova domanda.
Non preoccuparti però, da Mountain View rassicurano che la priorità va sempre ai link esterni (ma solo quando sono “sicuramente utili all’utente”).
Ok, tutto molto bello, ma chi decide cosa è “molto utile”?
E con quale criterio?
Non è dato saperlo.
Ora, sarò malizioso io, ma come sottolinea Barry Schwartz, giornalista esperto di motori di ricerca, forse c’è un’altra spiegazione.
Forse Google sta ancora cercando un modo efficace per far soldi con queste AI Overviews.
E quale modo migliore se non mandarti su altre pagine di risultati, magari meno “inquinate” dall’IA ma belle piene di annunci pubblicitari a pagamento?
Più pagine visiti, più ricerche “fai” (anche se indotte), più aumentano le metriche interne di Google (volume di ricerca, pagine viste) e più possibilità ci sono che tu clicchi su un annuncio.
Così, possono continuare a dire agli inserzionisti che il traffico è in crescita e, contemporaneamente, giurare e spergiurare agli editori che il loro traffico è una priorità.
Un capolavoro di equilibrismo, non c’è che dire.
E indovina un po’? Anche Microsoft Bing, l’eterno secondo, ha iniziato a fare la stessa cosa.
Ma funziona bene, almeno? Spoiler: non sempre
Come se non bastasse il labirinto di link interni che rischia di trasformare la ricerca in un gioco dell’oca, c’è un altro problema:
l’affidabilità delle risposte generate dall’intelligenza artificiale.
Perché, diciamocelo, l’obiettivo di Google è fornire risposte rapide e precise, no?
Ecco, sul “precise” potremmo dover aprire un capitolo a parte.
Lo sottolinea con una certa verve polemica Barry Adams, un altro esperto SEO molto seguito, in un post su LinkedIn che ha fatto parecchio discutere.
Adams racconta di aver chiesto a Google quanti fossero gli anglofoni in India.
L’AI Overview ha sparato un numero: 129 milioni.
Peccato che, come ha scoperto Adams con un click (su un link vero, verso Wikipedia, per la precisione), quel dato fosse basato sul censimento del 2011, quindi vecchio di 14 anni!
Ma il bello deve ancora venire.
La stessa pagina di Wikipedia, posizionata come primo risultato organico subito sotto l’AI Overview incriminata, riportava una stima ben diversa e più aggiornata: 228 milioni di anglofoni, quasi il doppio.
Ricapitoliamo: sulla stessa pagina dei risultati, Google ti dà una risposta IA palesemente datata e, subito sotto, il link alla fonte che la smentisce clamorosamente.
L’opinione di Adams, in questo caso, è tranchant: questi sistemi, i Large Language Models (LLM) che stanno dietro le AI Overviews, sono “incredibilmente stupidi”.
Altro che intelligenza artificiale. Per Adams, chiamarli “IA” è “comicamente inappropriato”.
Non c’è nulla di intelligente, sono “predittori avanzati di parole”, bravissimi a mettere insieme frasi che suonano plausibili, ma fondamentalmente inadatti a fornire informazioni basate su fatti verificabili, come dovrebbe fare un motore di ricerca.
Ora, prendiamo con le pinze il parere un po’ estremista di Adams, ma la questione non è trascurabile.
NewsGuard, un sito di giornalismo, molto ben informato su questioni digitali, ha identificato 1.254 siti web di notizie e informazioni generati in gran parte da intelligenze artificiali, senza o con scarsissimo controllo umano.
Big G ha dichiarato guerra a questo tipo di contenuti, ma la strada è ancora lunga…
Questi siti sono spesso progettati per sembrare testate giornalistiche legittime, ma pubblicano contenuti generici e, in molti casi, notizie false.
I tempi in cui AI Overview suggeriva di mettere la colla nella pizza sono lontani, d’accordo, però non possiamo ignorare questi problemi.
Cosa rischi se non aggiorni la tua SEO (anche per le AIOs)
Mentre Google si autocelebra per questa magnifica innovazione che migliora l’esperienza utente (parole loro), c’è un’intera categoria di persone preoccupate: gli editori, i blogger, i creatori di contenuti, i piccoli e medi imprenditori che su quei contenuti hanno costruito un business.
Un’inchiesta di Bloomberg ha acceso i riflettori su alcuni scenari allarmanti.
Te ne cito qualcuno.
Morgan McBride, proprietaria del sito Charleston Crafted, dedicato a progetti fai-da-te per la casa, a marzo 2024 posava sorridente per una pubblicità di Google che celebrava come il motore di ricerca avesse aiutato la sua attività a crescere.
Un mese dopo, quando l’annuncio era appena uscito, il traffico proveniente da Google sul suo sito era crollato di oltre il 70%. Non si è più ripreso.
La sua ipotesi?
La gente trovava le risposte direttamente nelle AI Overviews, senza bisogno di cliccare sul suo sito. E non è un caso isolato.
Bloomberg ha intervistato 25 tra editori e professionisti del settore: il verdetto è unanime e spaventoso. L’introduzione delle AI Overviews, unita a cambiamenti algoritmici che sembrano favorirle, ha causato crolli di traffico fino al 90% per molti siti indipendenti
Capisci cosa significa perdere il 90% del traffico per un sito che vive di pubblicità o di vendite generate da quel traffico?
Significa la morte.
Google, ovviamente, nega. Dice che è “fuorviante generalizzare” basandosi su “esempi individuali”.
Sostiene che il traffico può fluttuare per mille motivi: stagionalità, interessi degli utenti, aggiornamenti algoritmici “regolari”. Peccato che non forniscano dati concreti per smentire le accuse.
Jake Boly, fondatore di That Fit Friend (recensioni di scarpe da allenamento), si chiede:
Non capisco come Google pensi che questo sia sostenibile. Se fai scappare tutti gli appassionati e i piccoli editori, saremo invasi dallo spam e dai pochi grandi player che possono permettersi di pagare per giocare.
Jake Boly,
Ecco, su questo bisogna riflettere, a parer mio.
L’unica cosa che so per certo è che oggi se si vuol essere visibili occorre dotarsi di una strategia SEO degna di questo nome. Altrimenti si rischia davvero l’invisibilità.
Come dice l’esperto di marketing digitale Ryan Law su Ahrefs, possiamo chiamarlo come vogliamo: GEO (Generative Engine Optimization), LLMO (Large Language Model Optimization), AEO (Answer Engine Optimization)…
Alla fine si tratta di adattare e aggiornare le strategie SEO anche per motori di ricerca IA come AIO (AI Overview)!
I contenuti ben scritti, pertinenti e pubblicati su siti autorevoli funzionano sia per i motori di ricerca tradizionali che IA. Unica differenza: per IA e LLM contano molto anche le menzioni non linkate, come ricorda George Nguyen su Wix.
Ma tutto rientra comunque nelle competenze SEO. In pratica, se ti affidi a consulenti SEO aggiornati, il tuo sito, non solo sarà coperto, ma accrescerà la sua rilevanza e autorevolezza.
AI Overviews: spada di Damocle o opportunità?
Google, per anni, ha martellato gli editori con la necessità di creare contenuti di alta qualità, basati su esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità (il famoso mantra “EEAT“).
E ora?
Molti creator che hanno seguito quasi religiosamente queste linee guida si vedono superati da forum come Reddit e Quora, da grandi portali generalisti, o peggio, da siti di dubbia qualità.
Laura Longwell del blog Travel Addicts denunciava come Google suggerisse consigli su spiagge vicino a Philadelphia presi da… un’azienda di deposito bagagli e una scuola guida.
“L’idea che questo si basi su esperienza o competenza è ridicola”, commenta sarcastica.
La situazione è così tesa che Google, nell’ottobre 2024, ha invitato una ventina di creator nella sua sede a Mountain View.
Secondo i presenti, i rappresentanti di Google si sono scusati, hanno ammesso che quei siti rappresentavano proprio il tipo di contenuto “utile” che volevano promuovere.
Ma poi è finita lì: nessun impegno, nessuna garanzia di recupero.
Similarweb, analizzando 67 siti di piccoli editori su richiesta di Bloomberg, ha confermato cali di traffico in tutte le categorie esaminate (moda, viaggi, fai-da-te, cucina).
I cali più vistosi?
Nel settore viaggi, proprio dove Google ha implementato robuste funzioni IA.
Google contesta questi dati, dicendo che il campione non è rappresentativo. Ma la tendenza sembra chiara.
Come se non bastasse, Google sta testando una nuova funzione per le ricette che riassume i contenuti dei food blogger direttamente nei risultati di ricerca.
Ai creator coinvolti nel progetto pilota viene offerto un compenso, ma irrisorio rispetto alle perdite pubblicitarie.
Raptive, una media company che rappresenta 5.700 creator, stima che se questa funzione venisse implementata su larga scala, il traffico verso i blog di cucina potrebbe dimezzarsi.
Lisa Bryan del sito Downshiftology riassume la paura diffusa:
Google sta recidendo il rapporto che abbiamo con le nostre community e il nostro pubblico.
Lisa Bryan
La storia di Dave Bouskill e Debra Corbeil, la coppia dietro al blog di viaggi The Planet D, è emblematica.
Lanciato nel 2008, il blog è arrivato a dipendere per il 90% dal traffico di Google.
Ecco, questo è un errore che non devi commettere. Ricorda: devi diversificare, non esiste solo Google!
Dopo l’introduzione delle AI Overviews, infatti, il loro traffico è crollato del 90%, così come le entrate.
Hanno dovuto licenziare lo staff e alla fine hanno smesso di aggiornare il blog.
La beffa?
Vedere le AI Overviews di Google “scimmiottare” i loro consigli di viaggio, a volte usando persino il loro slang canadese.
Ora, per sopravvivere, hanno spostato i loro sforzi su YouTube. Ironia della sorte, un’altra proprietà di Google.
Ma cosa puoi fare per non finire come Dave e Debra?
Se desideri, non solo sopravvivere, ma approfittare delle AIOs, devi rivolgerti ad agenzie SEO che lavorino concretamente per il successo del tuo business.
AIO è anche in Italia, ormai, non farti trovare impreparato!
L’ottimizzazione nell’era delle AI Overviews richiede nuove strategie e competenze
L’introduzione dei link interni nelle AI Overviews è solo l’ultimo tassello di una strategia che sembra sempre più orientata a tenere gli utenti all’interno dell’ecosistema Google, fornendo risposte dirette (spesso generate attingendo ai contenuti altrui) e riducendo la necessità di cliccare su link esterni.
Meno click, meno traffico diretto. Meno traffico diretto, meno opportunità di conversione, meno vendite, meno visibilità per il tuo brand. È un’equazione semplice e preoccupante.
Il punto non è demonizzare l’IA o Google in sé. La tecnologia avanza, le abitudini degli utenti cambiano.
Cosa fare, allora?
Disperarsi non serve. Ignorare il problema, nemmeno.
La visibilità online oggi non è più solo una questione di “essere primi su Google” nel senso tradizionale.
Significa capire come funziona AI Overviews, come il tuo brand può emergere anche in questo contesto, come ottimizzare i tuoi contenuti non solo per i motori di ricerca classici, ma anche per essere “citato” (e magari linkato correttamente!) dalle panoramiche IA.
Secondo Pedro Dias, autorevole SEO brasiliano, con l’IA emerge un nuovo paradigma: accanto alla “instant search” veloce e semplice, cresce la “slow search”, più complessa e approfondita, svolta da agenti IA.
Il futuro sarà dunque meno centrato sulle parole chiave e più sull’organizzazione e l’ottimizzazione dei contenuti.
È un lavoro complesso, che richiede competenze specifiche e aggiornate, specie oggi che, dopo l’update di marzo 2025, AIO è così rilevante anche da noi in Italia.
Non è più il tempo del “fai da te” sperando nella buona sorte algoritmica.
Oggi più che mai, affidarsi a consulenti SEO che comprendano a fondo queste dinamiche si rivela vitale per chiunque gestisca un business online.
Esperti che possano aiutarti a rendere il tuo brand visibile e a portare traffico qualificato al tuo sito.
Perché una cosa è certa: il mondo della ricerca online è cambiato.
Chi si adatta e capisce le nuove regole del gioco ha una possibilità di prosperare. Chi rimane fermo, rischia di essere travolto. Tu da che parte vuoi stare?
Se hai scelto di essere visibile, contatta qui la mia agenzia.
AI Overview linka pagine di ricerca di Google (non solo siti esterni): Domande & Risposte
Cosa sono le AI Overviews di Google e come influenzano il traffico web?
Le AI Overviews sono riassunti generati dall’intelligenza artificiale di Google in cima ai risultati di ricerca. Spesso includono link che reindirizzano verso altre ricerche Google invece che verso siti esterni. Questo sistema riduce il traffico ai siti web, penalizzando creatori di contenuti e editori che dipendono dalla visibilità sui motori di ricerca per guadagnare.
Le risposte generate dalle AI Overviews sono affidabili?
Non sempre. Le risposte delle AI Overviews possono basarsi su dati vecchi o imprecisi. Diversi esperti SEO hanno segnalato casi in cui le informazioni fornite erano obsolete o addirittura smentite dai risultati presenti subito sotto nella stessa pagina di ricerca. Questo solleva dubbi sull’affidabilità di questi strumenti nel fornire informazioni corrette.
Come possono i siti web adattarsi all’introduzione delle AI Overviews?
Per adattarsi, è necessario aggiornare le strategie SEO tradizionali includendo approcci mirati come la Generative Engine Optimization (GEO). È fondamentale creare contenuti di alta qualità, ottenere menzioni anche senza link e affidarsi a consulenti SEO esperti, in grado di migliorare la visibilità anche nei nuovi ecosistemi di ricerca basati su intelligenza artificiale.
Meno visite = meno guadagni. Ma davvero Google ci sta danneggiando intenzionalmente? Ho i miei dubbi.
Meglio monitorare i log server. Dati reali, non supposizioni.
Forse serve più markup strutturato, ma non quello “canonico”. Proviamo vie traverse.
AIO: Contenuti chiari e brevi, più link interni. Testare.
Ok, Sofia. I link interni aiutano, sì. Meglio usare ancore precise per indirizzare subito alla parte giusta.
Meno traffico? Vedremo i bilanci a fine anno.
Nuovi tool per validare lo schema.org! Super!
Bene validare. Ma serve davvero a portare più utenti sul sito?
Forse no. Però codice più pulito, sito più veloce! Woo!
D’accordo, la visibilità cala. Aggiungerei che testare diverse tipologie di contenuto (video brevi, infografiche) potrebbe aiutare a “bucare” l’AI Overview e portare più click al sito.
Concordo sul calo di traffico. Da sviluppatore, noto che serve markup più preciso (schema.org) per “aiutare” l’AI a capire meglio i contenuti. Più lavoro, ma forse paga.
Il “traffico intrappolato” è una scusa. Serve marketing VERO. Contenuti che spacchino e parlino CHIARO al mio pubblico, non a Google.