Gli agenti IA diventano interlocutori diretti tra utenti e siti web: per conquistarli servono contenuti ottimizzati, dati leggibili e una struttura pensata appositamente per loro
📌 TAKE AWAYS
- La confusione regna sovrana sul termine “agente IA”, ma la distinzione chiave è tra semplici esecutori (AI Agent) e sistemi autonomi, adattivi e capaci di ragionamento (Agentic AI).
- I nuovi intermediari tra il business e i consumatori sono sempre più spesso agenti IA. La ricerca dimostra che questi sistemi leggono annunci, analizzano testi e prendono decisioni in base alla chiarezza e alla rilevanza semantica delle informazioni.
- Gli agenti IA non si limitano a leggere: navigano, scelgono, acquistano. Ottimizzare significa prevedere come un algoritmo interagirà con il sito, e non solo come lo troverà.
Gli agenti IA stanno cambiando il marketing e la SEO: non basta più convincere gli utenti, ora serve parlare anche alle macchine che decidono per loro.
Scommetto che hai sentito nominare questi ” agenti IA”. Forse in qualche articolo letto di sfuggita, o magari ne ha parlato quel consulente super tecnologico che ti prometteva mari e monti (e fatture salate).
Sam Altman di OpenAI è convinto che “entreranno nella forza lavoro” praticamente domani, come ha scritto nel suo blog.
Satya Nadella di Microsoft qui dice che già li vede a sostituire pezzi del lavoro intellettuale.
Insomma, sembra che stia per arrivare uno tsunami di automazione intelligente.
Il problema è che se chiedi a dieci esperti cosa sia un Agente IA, rischi di ottenere undici definizioni diverse.
La stessa OpenAI, in una settimana, è riuscita a definirli prima come “sistemi automatizzati che compiono task autonomamente” e poi, nella documentazione tecnica, come semplici “LLM con istruzioni e strumenti”.
Come se non bastasse, una loro manager ha candidamente ammesso che per lei “assistenti” e “agenti” sono la stessa cosa. Capisci bene che siamo in alto mare.
Microsoft prova a mettere un po’ d’ordine, dicendo che gli agenti sono specialisti, le “nuove app” del futuro IA, mentre gli assistenti fanno cose più generiche.
Anthropic, un altro colosso dell’IA, getta la spugna e ammette che la definizione è variabile, spaziando da sistemi totalmente autonomi a esecutori di procedure fisse.
È come cercare di definire la parola amore: tutti ne parlano, ma ognuno ha la sua visione…
Le aziende, però, come sai bene, badano più al sodo, a cosa vogliono realizzare, che alle etichette precise, come scrive anche Forbes.
Ryan Salva, pezzo grosso di Google ex-GitHub, confessa a TechCrunch di “odiare” la parola “agente” perché ormai è “quasi senza senso”.
E Jim Rowan di Deloitte avverte: questa ambiguità crea “aspettative disallineate” e rende difficile capire se questi agenti funzionino e portino soldi. Un bel pasticcio, non c’è che dire.
Ma fermati un attimo.
Prima di cestinare tutto come l’ennesima bolla tech, aspetta.
Sotto questa coltre di nebbia, qualcosa di potente sta davvero prendendo forma, ed è qualcosa di dirompente, come ti accennavo già qui.
Per afferrarlo, però, dobbiamo fare dei distinguo fondamentali.
Perché l’era agentica è già arrivata e se gestisci un business online devi assolutamente capire di che si tratta e come potrà incidere sulla tua attività.
AI Agent VS Agentic AI (no, non sono la stessa cosa)
Sentirai parlare, spesso a sproposito, di “AI Agent” e di “Agentic AI” (o IA Agentica).
Non sono sinonimi, e la differenza è abissale, come spiega bene Lori MacVittie di F5.
Immagina l’AI Agent come un assistente molto efficiente, ma con i paraocchi. Segue regole precise, esegue compiti specifici che gli vengono assegnati, all’interno di confini ben definiti.
Pensa al chatbot del servizio clienti che ripete risposte pre-confezionate, o al sistema che installa automaticamente gli aggiornamenti software quando glielo dici tu. Fa bene il suo lavoro, ma non prende iniziative, non impara più di tanto e non si adatta a situazioni impreviste. È automazione guidata.
L’Agentic AI, invece, è un’altra storia. È progettata per essere autonoma, per capire il contesto e agire di conseguenza senza aspettare ordini specifici per ogni passo.
È capace di percepire cosa succede attorno a sé, ragionare e decidere la strategia migliore per raggiungere un obiettivo. Impara dai suoi errori, si adatta se le cose cambiano, può persino modificare i suoi piani in corsa.
Pensa a un sistema di difesa informatica che non si limita a seguire le regole, ma modifica le regole in tempo reale perché ha rilevato un nuovo tipo di attacco. Oppure a un sistema che ottimizza da solo le risorse della tua rete aziendale per farla andare più veloce.
Capisci il salto?
L’AI Agent esegue ordini. L’Agentic AI prende decisioni.
Ecco, questa capacità di agire in autonomia è il vero cuore della rivoluzione (o della minaccia, a seconda dei punti di vista).
Il marketing digitale nell’era agentica
“Tutto molto intrigante,” starai pensando, “ma io vendo scarpe online/offro consulenze legali/gestisco un B&B. Cosa me ne importa di questi robot?”
Importa, eccome. Perché questi agenti, intelligenti o meno che siano, stanno diventando i nuovi intermediari tra i tuoi potenziali clienti e il tuo business.
Una ricerca illuminante, condotta da Andreas Stöckl e Joel Nitu presso l’Università di Scienze Applicate dell’Alta Austria (sì, la ricerca seria si fa anche fuori dalla California!), ha indagato proprio questo.
Hanno preso tre dei più noti “cervelli” IA – GPT-4o di OpenAI, Claude Sonnet 3.7 di Anthropic e Gemini 2.0 Flash di Google – e li hanno messi alla prova con compiti reali, come prenotare un hotel online per conto di un utente.
I risultati sono dinamite pura per chiunque faccia marketing digitale oggi.
Hanno scoperto che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli agenti non ignorano affatto la pubblicità. Anzi, ci interagiscono. Ma il modo in cui lo fanno è molto interessante.
Il vero colpo di scena è arrivato con il formato: sebbene i banner classici ricevessero qualche click, erano le parole chiave pertinenti nel testo visibile degli annunci a spostare davvero l’ago della bilancia.
Molto più delle belle immagini o degli slogan emozionali. Un testo chiaro, ricco di termini rilevanti per la ricerca dell’agente, si è dimostrato incredibilmente efficace, soprattutto con modelli come GPT-4o e Claude. Quest’ultimo, addirittura, tendeva a “ripetere” frasi promozionali degli annunci nelle sue risposte!
E non si tratta solo di annunci. La ricerca ha martellato su un altro punto chiave: l’importanza dell’informazione ben strutturata sulla pagina.
Dati come prezzi, specifiche, località, presentati in modo chiaro e facilmente interpretabile da una macchina, sono diventati cibo prelibato per questi agenti.
Te lo dico meglio: più i tuoi dati sono “machine-readable”, meglio è.
Inoltre, i ricercatori hanno notato differenze significative nel comportamento: GPT-4o è apparso il più “deciso” e coerente, scegliendo quasi sempre un’opzione specifica e portando a termine il compito.
Gemini, invece, si è dimostrato più “indeciso”, spesso limitandosi a presentare una lista di possibilità.
Il succo del discorso?
Stiamo entrando a gamba tesa nell’era del “marketing to machines”.
Per farti notare da questi nuovi “clienti” artificiali, dovrai ripensare la tua strategia.
Non basterà più creare contenuti belli per gli occhi umani.
Dovrai iniziare a produrre contenuti e dati:
- ricchi di parole chiave pertinenti, anticipate rispetto alle possibili richieste che un utente potrebbe fare al suo agente;
- strutturati in modo impeccabile, quasi maniacale, perché le macchine possano leggerli e capirli senza ambiguità (pensa a Schema.org elevato alla potenza, feed di prodotto perfetti, API chiare);
- focalizzati sulla chiarezza e sulla leggibilità automatica, che potrebbero diventare persino più importanti del design accattivante.
In pratica, il tuo sito web deve imparare a parlare fluentemente “la lingua agentica”.
E deve farlo in fretta.
Per farlo deve affidarsi a un’agenzia SEO aggiornata che studi già da tempo le implicazioni della rivoluzione agentica nel marketing digitale.
Allarme rosso per la SEO tradizionale: chi si ferma è perduto
Se le AI Overviews di Google ti hanno già fatto sudare freddo per il traffico al tuo sito, preparati.
L’avvento degli agenti IA rischia di essere uno tsunami, come avverte Dave Davies su Search Engine Land.
L’impatto sulla SEO sarà amplificato, non solo perché gli stessi professionisti SEO useranno questi strumenti per lavorare meglio e più velocemente, ma soprattutto perché dovremo ottimizzare per gli agenti degli altri.
Quella che abbiamo iniziato a chiamare GEO (Generative Engine Optimization) è solo l’antipasto.
Ora si tratta di andare oltre l’ottimizzazione per un motore di ricerca, sia pure potenziato da IA.
Dobbiamo pensare a come ottimizzare per sistemi che agiscono, che usano strumenti, che navigano interfacce, che prendono decisioni basate sulle informazioni che trovano (o non trovano) sul tuo sito.
L’esempio che fa Davies è folgorante.
Immagina di chiedere al tuo agente IA (di Google, Apple, chiunque sia) di trovarti delle scarpe per un matrimonio imminente.
L’agente potrebbe controllare il tuo calendario, il meteo, chiederti cosa indossi, conoscere le tue preferenze e la tua taglia, cercare opzioni online che arrivino in tempo, magari trovare un negozio fisico vicino come piano B, presentarti le scelte o persino completare l’acquisto, e infine suggerirti altri articoli utili.
Ora, seguimi un attimo e pensa al tuo business.
Se vendi quelle scarpe, come fai a essere sicuro che l’agente scelga proprio le tue?
Sei tra le opzioni che considera “migliori”?
Da dove ha preso l’informazione? Ha scansionato il tuo sito come fa Google, ha letto un feed di prodotti da Google Merchant Center, o ha magari “navigato” attivamente il tuo e-commerce?
E, a proposito, il tuo sistema di filtri per taglia, colore, stile è abbastanza intuitivo per un algoritmo o lo manda in tilt?
E se vendi ombrelli, come fai a entrare nei suggerimenti dell’agente se quel giorno è prevista pioggia?
Soprattutto, come diavolo tracci una vendita o un contatto generato attraverso un percorso così complesso e mediato?
Perdonami, ti ho tempestato di domande, ma queste sono le riflessioni che vengono spontanee a chi, come me, mastichi pane e SEO ogni giorno.
La faccenda, come vedi, si complica enormemente.
Stiamo parlando di un’interazione profonda, che va ben oltre il semplice click su un link.
Richiede che tutta la tua infrastruttura digitale – sito, dati di prodotto, forse persino API dedicate – sia pronta a dialogare con questi intermediari artificiali.
Tecnologie emergenti come il Model Context Protocol (MCP) di Anthropic potrebbero aiutare, ma aggiungeranno nuovi livelli di complessità tecnica.
Siamo già nell’era agentica, come ti scrivevo già qui.
La velocità con cui si sta sviluppando questa tecnologia è dirompente.
La domanda che ti pongo dunque è:
vuoi davvero restare a guardare mentre i tuoi competitor si attrezzano per questo nuovo mondo?
Oppure hai intenzione di approfittare di questa grande opportunità all’orizzonte?
Se la risposta è quella che penso, non c’è altra strada che affidarsi a un’agenzia SEO che lavori per rendere il tuo sito autorevole agli occhi degli agenti IA.
Gli agenti IA del futuro sono già qui
Mentre noi siamo qui a interrogarci, i giganti tech e le startup più agguerrite non stanno certo dormendo.
IBM, per esempio, vede negli agenti la “nuova frontiera”.
Alessandro La Volpe, AD di IBM Italia, parla di creare assistenti specializzati per compiti aziendali – analisi di mercato, gestione bandi, ottimizzazione della produzione – puntando al 2030, così ha dichiarato a Wired.
La loro strategia si basa sui modelli “Granite”, relativamente compatti e ottimizzati, e sulla piattaforma Watsonx, con un occhio di riguardo all’etica e alla trasparenza.
Un esempio concreto è Dante AI, l’assistente virtuale che ha aiutato l’azienda Computer Gross a gestire picchi di richieste clienti, basato proprio su tecnologia IBM.
Dall’altra parte del mondo, in Cina, la startup Zhipu AI ha lanciato AutoGLM Rumination, un agente gratuito che promette di svolgere compiti complessi come pianificare viaggi o scrivere report, vantando un’efficienza notevole grazie ai suoi modelli proprietari. Si mette in diretta competizione con altri attori locali, alcuni dei quali già a pagamento.
E poi ci sono le startup innovative come Simular AI, fondata da ex ricercatori di Google DeepMind come Ang Li.
Il loro agente, chiamato s2, è affascinante perché adotta un approccio “ibrido”: usa modelli potentissimi come GPT-4o o Claude per il ragionamento generale, ma affida compiti specifici – come capire cosa c’è su una pagina web o usare un’app – a modelli più piccoli e specializzati.
Questa strategia sembra pagare: s2 sta ottenendo risultati di punta nei benchmark che misurano la capacità degli agenti di usare computer e smartphone, superando persino l’agente “Operator” di OpenAI in alcune task complesse. Impara continuamente dall’esperienza, registrando azioni e feedback.
Non dimenticare poi i progetti già noti, come il già citato Operator di OpenAI, Proxy Lite di Convergence AI, Project Mariner di Google o l’agente per lo shopping di Perplexity.
E sta emergendo anche un’idea interessante: la collaborazione uomo-macchina.
Progetti come CowPilot, un’estensione per Chrome sviluppata alla Carnegie Mellon University (da Jeffrey Bigham e Faria Huq), permettono a un umano di intervenire e aiutare l’agente in caso si blocchi mentre svolge i suoi compiti (come prenotare voli, fare acquisti, ecc.).
I primi test suggeriscono che questa sinergia potrebbe essere più efficace dell’uomo o della macchina presi singolarmente. Forse il futuro non è solo automazione cieca, ma un’intelligenza aumentata e condivisa.
Il tuo sito deve parlare agli agenti IA: la SEO deve evolvere, ieri
Eccoci al dunque. Dopo questo viaggio tra definizioni incerte, ricerche accademiche, scenari quasi fantascientifici e corse agli armamenti tecnologici, cosa rimane per te, imprenditore con i piedi per terra che deve far tornare i conti?
Il messaggio è forte e chiaro: gli agenti IA non sono più un’ipotesi remota.
Sono qui, stanno imparando, e diventeranno sempre più i veri “navigatori” del web, agendo per conto dei tuoi clienti.
Sono affamati di informazioni precise, strutturate, testuali, e la loro “esperienza utente” si basa sulla capacità di comprendere e utilizzare i dati che trovano.
Ciò, senza dubbio, cambierà radicalmente il modo in cui le persone scoprono, confrontano e acquistano prodotti e servizi online, rendendo obsoleta gran parte della SEO come l’abbiamo conosciuta.
Ottimizzare solo per le parole chiave nei motori di ricerca classici o per l’appeal visivo non basterà più.
I SEO dovranno pensare a come rendere ogni aspetto della tua presenza online – dal codice del sito, ai dati di prodotto, alla struttura delle informazioni – perfettamente “digeribile” e “utilizzabile” dalle IA.
Significa raddoppiare gli sforzi su dati strutturati (Schema.org diventa vitale), curare in modo maniacale i feed di prodotto, considerare la creazione di API, e analizzare come un agente interagisce con il tuo sito, non solo come lo vede un crawler.
Sembra una montagna da scalare?
Forse lo è. Ma è anche una prateria di opportunità.
Chi saprà adattarsi per primo, chi imparerà a “dialogare” efficacemente con questi nuovi attori digitali, avrà un vantaggio competitivo che potrebbe fare la differenza tra prosperare e scomparire.
Cosa fare, quindi?
La mia risposta è che non puoi affrontare questa sfida da solo.
Tentare il fai-da-te ora sarebbe come cercare di costruire un’automobile senza sapere nulla di meccanica.
Hai bisogno di un consulente SEO aggiornato, che non si limiti a ripetere le pratiche di ieri, ma che studi attivamente questi cambiamenti, sperimentando nuove tecniche e capendo le implicazioni profonde per il tuo business.
Devi rivolgerti a un’agenzia SEO in grado di ottimizzare la tua presenza online non solo per i dieci link blu di Google, ma per le risposte generate dall’IA, per le ricerche vocali e conversazionali, e soprattutto per i nuovi agenti IA.
La partita della visibilità online si sta spostando su un terreno nuovo e molto più complesso. Non puoi permetterti di giocarla con le regole vecchie.
Il futuro del tuo business dipende dalle scelte che farai oggi.
Non aspettare che sia troppo tardi. Contatta qui la mia agenzia.
Le Big Tech investono sugli agenti IA: Domande & Risposte
Qual è la differenza tra un AI Agent e un’Agentic AI?
Un AI Agent è un assistente che esegue compiti specifici seguendo regole precise, senza capacità di apprendere o adattarsi. Un’Agentic AI, invece, è progettata per essere autonoma: analizza il contesto, prende decisioni, si adatta e impara dai propri errori. La prima esegue ordini, la seconda prende iniziative.
Come cambierà il marketing digitale con l’arrivo degli agenti IA?
Gli agenti IA stanno diventando nuovi intermediari tra clienti e aziende. Non ignorano la pubblicità, ma premiano contenuti testuali chiari e ricchi di parole chiave pertinenti. Diventa fondamentale fornire dati ben strutturati e facilmente leggibili dalle macchine per rimanere competitivi.
Perché la SEO tradizionale potrebbe diventare obsoleta?
Con l’avvento degli agenti IA, ottimizzare un sito non significa più solo posizionarsi nei motori di ricerca, ma anche renderlo leggibile e navigabile da sistemi autonomi che prendono decisioni. Bisognerà curare feed, dati strutturati, API e UX pensando al comportamento degli algoritmi, non solo degli utenti umani.