Con le AIO, Google porta il settore Search nel futuro per direttissima: quale destino per il fatturato del tuo sito o e-commerce?
Cercare di capire come mantenere la visibilità del tuo sito web nelle nuove AI overviews di Google può sembrare un incubo. (“qualcuno ha detto a Google che ormai sembra il Freddy Krueger del web marketing?”)
Come se la visibilità nelle vecchie SERP non fosse già una sfida, ora sembra esserci una preoccupazione ancora maggiore per la possibile perdita di traffico e fatturato causata dallo stravolgimento in atto nei risultati di ricerca di Google.
Ma se ti dicessi che invece di pensare di chiudere bottega è proprio questo il momento di restare assolutamente lucidi e analizzare nel dettaglio ogni scenario per capire come incunearsi nei nuovi spazi di visibilità?
Vedi, in questo scenario non so come ti collochi tra allarmisti e catastrofisti, ma oggi sono qui per mostrarti che al di là del panico c’è probabilmente una terza via per restare competitivo con la tua azienda nel nuovo ecosistema Google.
AI Overviews di Google: non è l’ora del panico ma delle analisi
Nel marketing come nella vita c’è una sola legge che domina incontrastata: tutto è mutamento.
Sono arrivate le cosiddette AI Overviews, ovvero le panoramiche generate da intelligenza artificiale in risposta alle ricerche degli utenti su Google. Senza mezzi termini, si tratta di una vera e propria rivoluzione per come, da utenti, abbiamo sempre concepito la ricerca online e, a quanto pare, niente più sarà come prima.
Chiariamoci, io non mi sono mai illuso, nemmeno per un secondo, che le SERP potessero restare per sempre quelle che sono state negli ultimi decenni. Gli iconici 10 link blu dei risultati di ricerca esistono dal 98’ e, come alcuni già facevano notare, sono rimasti in nostra compagnia anche per troppo tempo.
Ora è giunto il tempo del mutamento. Un mutamento che per tanti imprenditori sembra essere arrivato all’improvviso, come il sonoro ceffone di una ragazza che sorprende il suo uomo a guardare un’altra donna per strada, risvegliandolo dal sogno.
Nessuno può dire di essere arrivato al 100% pronto ai cambiamenti in atto sui motori di ricerca (e non solo) portati dall’intelligenza artificiale, nemmeno gli addetti ai lavori.
Nonostante ciò, è chiaro che sia nostra responsabilità (anzitutto per chi come me fa il consulente SEO e lavora per la visibilità sui motori di ricerca), analizzare con pazienza e sangue freddo ciò che si profila all’orizzonte, per due motivi:
- cogliere le nuove opportunità di business per le aziende derivanti dal nuovo scenario;
- aiutare i clienti a limitare eventuali danni, facilitando l’inevitabile processo di adattamento che deriva dal radicale cambio nell’esperienza di ricerca degli utenti in rete.
Personalmente, dunque, panico e catastrofismi vari li lascerei ai guru improvvisati di cui il web tracima. Per quelli è sempre bastato anche un “semplice” core update per trasformare ogni illusione di ranking su Google in una scena horror versione SEO (soprattutto al momento dell’analisi dei dati su traffico e posizionamento 😅).
Conoscerle per emergere (se ci riesci): ecco come funzionano le AI Overviews nel dettaglio
Partiamo quindi con l’analisi dei cambiamenti nel motore di ricerca di Google per comprendere nel dettaglio in cosa consiste l’evoluzione portata dalla Search Generative Experience.
Stando a quanto affermato proprio dal colosso americano, le overviews consentiranno di:
- Porre nuovi tipi di domande, più complesse e descrittive;
- Comprendere più rapidamente le basi di un argomento, con collegamenti a risultati pertinenti per eventuale approfondimento;
- Procedere più facilmente a nuovi step di ricerca, facendo domande di follow-up, conversando con Gemini, o provando passaggi successivi indicati proprio dal motore di ricerca.
Le overviews raccolgono contenuti rilevanti da tutto il web per fornire una risposta riassuntiva e con fonti alla tua ricerca.
Il processo alla base è detto RAG (retrieval-augmented generation), un sistema che consente di pescare informazioni da database di enormi proporzioni per poi rielaborare i dati in risposte coerenti e organizzate.
Il tutto è alimentato da una varietà di modelli di linguaggio tra i più potenti mai sviluppati da Google, come MUM, PaLM2 e, appunto, Gemini.
Il risultato è un’interfaccia (va detto, ancora in fase sperimentale) che sembra progettata appositamente per “ingabbiare” l’utente al suo interno, creando un’esperienza di ricerca semplificata, durante la quale lo sforzo dell’utente è ridotto al minimo ed è Google a pilotare il processo di acquisizione delle informazioni.
Search will do the work for you with AI Overviews
Sundar Pichai
Le AI Overviews non vengono offerte per tutte le tipologie di ricerche. Dai test effettuati su oltre 100k queries da SE Ranking, sembra siano state generate in circa il 55% dei casi (in alcuni settori molto di più), e quando presenti si compongono di diversi elementi interattivi che cambiano a seconda della domanda di partenza.
Tuttavia, il succo non cambia, qualsiasi utente dopo aver inserito la prima query di ricerca si trova a portata di singolo click una serie di possibilità quali:
- opzioni di approfondimento (tra cui anche la visita diretta ad un sito web pertinente o uno di quelli usati come fonte da Google per generare la risposta)
- altre domande di approfondimento;
- talvolta sono integrati video, infografiche o immagini utili a dare la risposta migliore;
- o anche la possibilità di avviare una conversazione con Gemini inerente l’argomento della query;
Attenzione, va detto che il sistema, sebbene molto promettente ha ancora delle lacune e commette errori. Ma la sensazione, che è quasi una certezza, è che a livello di esperienza l’utente possa continuare il processo di ricerca e approfondimento all’infinito senza nemmeno digitare più ulteriori queries: Google prende il timone e sembra voler fare tutto da solo.
Facciamo un primo esempio:
Questa è una delle panoramiche di base generate dall’IA su una ricerca di tipo informazionale sul presidente Roosvelt. Già qui si nota come siano presenti:
- 3 siti web che hanno fatto da fonte, sulla destra, e nei quali l’utente potrebbe andare ad approfondire;
- La possibilità di richiedere un follow-up, che offre agli utenti la possibilità di continuare una conversazione basata sulla loro query di ricerca iniziale. Questa funzionalità consente di porre ulteriori domande o esplorare argomenti correlati senza dover ricominciare da capo;
- vari pulsanti con le domande per approfondire o spaziare in argomenti correlati.
Se invece facciamo un altro tipo di ricerca informazionale chiedendo a Google di spiegare il procedimento per fare il pane… Beh, è evidente come l’AI sia in grado di fornire la risposta da sola, stavolta senza nemmeno visualizzare di default le fonti:
Per visualizzare siti web di approfondimento è necessario cliccare sulla freccetta che ho evidenziato nello screenshot.
I siti mostrati nelle AIO, generalmente, sono quelli che occupano la top 10 dei classici risultati di ricerca (si, le vecchie SERP in qualche modo esistono ancora, ma per trovarle mediamente bisogna effettuare almeno 3 o 4 scroll verso il basso).
E se passiamo al “transazionale”, ovvero alle query più succose lato business perché esprimono un intento di acquisto più o meno diretto, cosa accade?
Dall’organizzazione della risposta si intuisce chiaramente che è Google a guidare l’esperienza di acquisto, selezionando una serie di modelli e siti web verso i quali suggerisce all’utente di procedere per effettuare eventualmente un acquisto.
Infine, cambiano moltissimo anche i risultati di tipo local come è possibile notare qui:
Qui addirittura visualizziamo altri elementi mai visti in precedenza, quali:
- una barra laterale con ogni tipo immaginabile di filtro per affinare la ricerca;
- un elenco di 3 shop con foto;
- Google Maps navigabile in live e in bella vista sulla destra.
Ok, come hai visto ci sono un sacco di cose mai viste prima, ma tutte queste novità nelle pagine dei risultati di ricerca non sono che la punta di 20 iceberg: è l’inizio di una nuova era in cui tutti gli strumenti di Google saranno sempre più integrati con le sue tecnologie di intelligenza artificiale sviluppate in-house.
Per capire nel dettaglio di cosa sto parlando, ti basti guardare il video di presentazione realizzato da Google in occasione dell’evento I/O 2024, che in 60 secondi fa davvero venire la pelle d’oca:
E allora, è la morte dei siti web!? I tre possibili scenari all’orizzonte secondo me
A prima vista è chiaro che data la posizione delle Overview e il modo in cui queste sono organizzate, il primo pensiero che viene in mente è: “ma in tutto questo che fine fanno i click al mio sito web”? (Con il secondo pensiero che quasi certamente sarà “Google, mortacci tua e de’ chi nun te lo dice”).
Oggettivamente è presto per dirlo, fin troppo presto per trarre delle conclusioni che abbiano un qualche valore. Ma fino ad ora cosa sappiamo?
Da alcuni report da parte di proprietari di siti web USA, sappiamo che la perdita di traffico in alcuni casi è arrivata al 90% rispetto a prima.
Tuttavia, sia Google, sia alcuni osservatori autorevoli dichiarano che i link ai siti web presenti nelle AIO sarebbero passibili di ricevere addirittura più click rispetto alla classica top 3 delle SERP tradizionali.
Ma a prescindere da questi dati e osservazioni preliminari, probabilmente gli scenari che abbiamo di fronte possono essere riassunti come segue:
#️⃣SCENARIO | 🔎DESCRIZIONE | 🎯IMPATTO SEO |
---|---|---|
1 | Gli utenti potrebbero trovare affascinante l’output fornito dall’AI, ma svanito l’entusiasmo iniziale è anche possibile che sviluppino una sorta di “cecità” alle AIO, scorrendo oltre per andare verso altre risorse in SERP. | Significativo all’inizio, ma destinato a calare rapidamente. |
2 | Ora come ora, le Overviews non sembrano rappresentare un forte miglioramento dell’esperienza. Il prodotto è ancora lontano dall’essere perfetto e soffre di due principali problematiche: le cosiddette “allucinazioni” (fatti inventati o palesemente falsi) e l’uso di fonti inaffidabili (si veda l’uso smodato di Reddit all’interno di varie finestre di risultato). | Se le persone rimangono costantemente deluse dai risultati, perderanno rapidamente fiducia e torneranno a fonti più affidabili. |
3 | La terza possibilità è che le persone adorino le AIO, preferendole ai risultati di ricerca tradizionali. Ottenere risposte dirette e riassunti tematici piuttosto che saltare tra vari siti web potrebbe tradursi in un miglioramento oggettivo dell’esperienza di ricerca su Google. | Se ciò accadesse è altamente probabile che buona parte dell’aspetto informazionale della ricerca finisca per generare molto meno traffico verso i siti web. Tuttavia, in questo scenario si potrebbero delineare anche nuove opportunità per alcuni siti, ma con requisiti di qualità più elevati e strategie diverse. |
La mia opinione sul futuro del Search e come restare rilevanti nel nuovo contesto di ricerca
Riassunto di tutto quanto detto sin qui: certezze nessuna.
Per quanto mi riguarda in questo scenario ritengo assolutamente necessario essere attendisti. Ciò non significa fermare i lavori sui propri siti aziendali o e-commerce, sia chiaro.
Se sei già instradato su un percorso di qualità nella creazione dei contenuti che comunicano la tua azienda/prodotto/servizio, amen continua così. Tutto il lavoro svolto per dare valore all’utenza e ai tuoi potenziali clienti, non sarà mai sprecato.
Dal punto di vista SEO (o GEO – generative experience optimization – come qualcuno inizia a dire), non c’è molto di diverso da fare rispetto al passato, anche se proverò a breve a darti le mie considerazioni a riguardo sulla direzione da intraprendere se hai un’azienda che si muove anche nel digital.
Che poi, guarda caso, è quello che ha detto anche Google. In uno dei contenuti sul suo blog, il colosso di Mountain View si è mostrato assolutamente netto nei confronti di quelli che pensavano di iniziare a parlare delle nuove “top 10 di segretissime tecniche per pochi eletti per rankare nelle AIO”, dicendo:
In pratica: non c’è niente di particolare da fare, a detta di Google, per provare ad apparire nei link di approfondimento consigliati presenti nelle Overviews = se mi piaci ti ci metto, altrimenti hasta la vista.
Aspetta, aspetta, come dici?
“Robbè, e che ca**o, ci sarà pure qualcosa che posso inventarmi per essere il prediletto del dio della ricerca in rete”
Beh, si, non lo nego. Non a caso è da un pezzo che vado ripetendo quelli che per me sono i pilastri del nuovo paradigma del Search (a costo di sembrare a volte un 93enne che ripete sempre le stesse robe come un disco rotto, ma tant’è 😅).
- Focus sulla creazione di contenuti di qualità: non parlo solo di contenuti testuali, oggi è bene che la tua azienda produca diversi contenuti eccellenti da caricare su tutte le diverse piattaforme, non solo il sito web. Materiale video, audio e immagini che il tuo pubblico ami ricevere e che avrà crescenti possibilità di essere usato da Google nelle sue AIO in futuro.
- Uso dei dati strutturati per migliorare la comunicazione del significato delle pagine del tuo sito con i motori di ricerca e avere più chance di apparire nei vari box, snippet e overviews.
- Manda collegamenti (in modo ragionato e dove necessario) a fonti autorevoli e ricerche inerenti gli argomenti che tratti nei contenuti. Cita autori e fonti autorevoli nelle tue pagine.
- Offri chiari segnali di affidabilità rendendo palese che gli autori delle pagine del tuo sito sono esperti in ciò che trattano.
- E regola n° 1: lavora sempre sul BRAND, che oggi come non mai è il presupposto “doloroso” ma assolutamente necessario perché tu possa avanzare qualsiasi pretesa di visibilità all’interno del nuovo contesto dei motori di ricerca, e non solo (anche attraverso un la scelta di un buon servizio di link building e digital PR).
Concludo, cercando di dare in maniera severa ma giusta un punto di vista riassuntivo in merito a tutto l’amba aradam che sta succedendo…
In sostanza, penso che Google abbia calato definitivamente la sua mannaia su tutti coloro che fino ad oggi si sono barcamenati un po’ a caso nel tentativo di tirare fuori due spicci in ambito digital marketing.
Sto parlando sia dei professionisti (o sedicenti tali) sia delle aziende che in passato sono state partecipi del settore senza strategie consolidate e budget adeguati.
Lungi da me lanciare giudizi negativi sulle scelte altrui. Ma è un dato di fatto che Google, piaccia o meno, stia portando il web in una direzione elitaria: per chi desidera promuoversi e avere visibilità nel nuovo contesto ci sarà da impegnarsi molto di più (e con budget, temo, molto più elevati).
Il mio consiglio? Non improvvisare, non pensarci nemmeno.
Se come imprenditore non hai tempo e modo di strutturare le nuove strategie necessarie per fronteggiare un Google che si è fatto più criptico di Saw – L’enigmista, puoi pensare di affidarti a chi ha passato più tempo a decifrare gli algoritmi di Google che a dormire la notte: piacere, Roberto Serra (sì, sono un nerd dei motori di ricerca… lo ammetto 🥲).
🏆 Take Aways…
- Le AI Overviews rappresentano un cambiamento significativo nell’accesso alle informazioni su Google, offrendo panoramiche generate dall’IA che possono alterare la visibilità tradizionale dei siti web.
- Nonostante il potenziale impatto sul traffico web, le AI Overviews possono anche presentare nuove opportunità per i siti che si adattano e offrono contenuti di alta qualità e pertinenti.
- Gli utenti potrebbero inizialmente essere affascinati dalle AI Overviews, ma la loro efficacia e accoglienza a lungo termine dipenderanno dalla capacità di Google di fornire risultati affidabili e di qualità.
- Per mantenere la rilevanza nel nuovo contesto di ricerca di Google, è essenziale che le aziende si concentrino sulla produzione di contenuti di alta qualità, sull’uso di dati strutturati e sul rafforzamento del proprio brand.