Le nostre impronte digitali
Una buona guida seo può sicuramente aiutarti a capire come gestire centinaia di parole chiave ma qui andiamo decisamente olte… Hai presente quelle scene allucinanti in cui Neo e i suoi compagni riescono a vedere il mondo di Matrix attraverso delle velocissime ed incomprensibili liste di numeretti verdi sullo schermo di un pc?
Sì, sicuramente sai di cosa sto parlando: se così non fosse, ritagliati due ore abbondanti per guardare il capolavoro cinematografico di Larry e Andy Wachowski. Fermati al primo film: guardare i due sequel sarebbe in buona parte una perdita di tempo. Ma torniamo a noi: quello che i protagonisti di Matrix scorgevano era un mondo virtuale fatto di montagne di dati.
Ebbene, quell’universo artificiale non è poi così diverso dal nostro mondo attuale, iperconnesso alla rete e proprio per questo pieno di dati, o meglio, di impronte digitali. Proprio così: tu, io, le persone, le organizzazioni, persino le cose – diamine, anche la tua nuova lavatrice è connessa alla rete – non fanno altro che lasciare dietro di sé una scia lunghissima di dati.
È l’era dell’Internet of Things, e i business privi di pianificazione strategica, che non sapranno utilizzare al meglio il mare magnum di dati che li circonda, sono destinati ad un triste naufragio. Ma cosa devi sapere prima di iniziare a sfruttare i Big Data in maniera vantaggiosa per la tua attività imprenditoriale? Seguimi fino in fondo, lo scoprirai tra una manciata di minuti, giusto il tempo di arrivare alla fine di questa pagina.
Sfruttare i dati generati online
Le impronte digitali sono il nostro futuro, ma non tutti l’hanno ancora capito. Come ha fatto Amazon a diventare Amazon? Jeff Bezos ha avuto una straordinaria idea commerciale, certo, e per fare quello che ha fatto lui – ovvero mollare il suo lavoro sicuro sulla Sixth Avenue per fondare nel proprio garage un’impresa di e-commerce – ci vuole un bel po’ di coraggio.
Eppure una buona idea di partenza e una bella dose di audacia non sono sufficienti per spiegare il successo della sua creatura, né quello di tutti gli altri colossi digitali leader nei rispettivi settori.
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Come hanno fatto dunque a raggiungere quelle vette prima inviolate? Te lo dico io – ma lo hanno detto anche altri, per cui puoi fidarti doppiamente: hanno saputo sfruttare a proprio favore i dati generati online dai clienti, dai prodotti, dalle organizzazioni e dai processi.
Essere in grado di analizzare tutte queste informazioni nascoste nei Big Data per sbloccare le migliori opportunità imprenditoriali oggi è vitale, e lo sarà ancora di più domani, quando l’Internet delle cose avrà finito di connettere il tuo spazzolino da denti al tuo smartphone.
È un mondo di informazioni, e i dati sono tutto
Sì forse, tu non punti a diventare il prossimo Jeff Bezos. Ma se vuoi che la tua attività possa essere davvero competitiva in questa nuova era iperconnessa, quello che devi fare è iniziare a guardare al mondo circostante attraverso una lente digitale, e iniziare a capire e a sfruttare tutti i dati di insight di cui la rete è generosa dispensatrice.
Padroneggiare i Big Data vuol dire prima di tutto cambiare la propria cultura aziendale.
Devi capire che i dati sono tutto, e che tutto è informazione. Ti suona un po’ arrogante, un po’ pretenzioso? Ebbene, guardati intorno. Guarda il tuo figlio più piccolo, lì sul divano, mentre gioca con una console collegata alla rete. Vai in cucina, e vedrai tua moglie che prepara una torta con lo smartphone in mano, seguendo a menadito la ricetta di quella blogger davvero in gamba. O viceversa, torna nella stessa cucina e becca tuo marito mentre rovina una torta seguendo le istruzioni di un blogger incapace.
E ancora: esci dal poggiolo, e guarda tutta la gente che cammina scrivendo messaggi su WhatsApp, o che cerca la strada giusta con Google Maps, o che mentre aspetta l’autobus compra un cappotto leggero su Privalia, che tanto sta arrivando la primavera. Guarda il modo in cui lavori, socializzi, giochi, comunichi, e vedrai che i dati sono da ovunque e sono tutto, perché praticamente qualsiasi nostra azione genera dati, e lo farà sempre di più. Le più grandi industrie non sono cieche, lo hanno già capito, e già da tempo sfruttano i Big Data per migliorare la propria produzione, vendere di più e incontrare maggiormente il gusto dei propri clienti.
Quindi, ecco la prima cosa che ti devi mettere in testa: i dati sono tutto.
Ti sembra di parlare di fuffa? Ecco un esempio pratico sui Big Data
Il problema, quando si parla di Big Data, è che si tende spesso a parlare di qualcosa di astratto: di fatto è un po’ come descrivere il mare ad una persona che ha vissuto tutta la vita in un disperso paesino di montagna dove tutt’al più ha potuto vedere una fontana e qualche pozza. Per capire cos’è il mare devi ficcarci dentro i piedi, sentire l’odore di salsedine, correre sul bagnasciuga, comprare il cocco-bello, graffiarti i piedi sugli scogli… Ma come far capire tutto questo al pastore Serafino? E come far capire a te l’importanza dei Big Data?
Ci provo con un esempio, riportandoti uno tra i più pratici utilizzi dei Big Data degli ultimi tempi: il protagonista di questa storiella è Walmart, la più grande catena al mondo operante nella grande distribuzione organizzata (parliamo di circa 2 milioni di impiegati e 20.000 punti di vendita, la Conad in confronto è un’impresucola a conduzione familiare). Non deve di certo sorprenderti che un tale gigante del retail abbia capito per tempo il valore del data analytcs: quelli di Walmart si sono infatti accorti prima di molti altri che studiare i dati nel loro complesso anziché in singoli set poteva dare dei risultati inaspettati.
Nel 2012 – all’approssimarsi del funesto Uragano Sandy – la Cio di Walmart Linda Dillman si mise a studiare tutti i dati a propria disposizione per cercare di prevedere la domanda delle provviste di emergenza in vista dell’arrivo del ciclone. Guardando al passato si rese conto che, insieme alle torce e agli equipaggiamenti di emergenza, negli anni precedenti c’era stata una crescita esponenziale nelle vendite delle Pop Tarts alla fragola, merendine confezionate che tutto farebbero pensare tranne che ad un ciclone in arrivo. Eppure i dati parlavano chiaro: così, all’avvicinarsi del violentissimo Uragano Sandy, i negozi vennero riforniti di montagne di Pop Tarts, le quali vennero vendute in tempi brevissimi. Come ha spiegato Naveen Peddamail, Senior Statistical Analyst di Walmart, «il nostro obiettivo è di avere le informazioni sui nostri business il più velocemente possibile, così da poter entrare subito in azione ed eliminare ogni ritardo. Parliamo di analisi proattiva e reattiva». Grazie ai Big Data, inoltre, quelli di Walmart dichiarano di aver ridotto il tempo medio dei loro processi di problem solving dalle 2-3 settimane iniziali a circa venti minuti!
Migliorare la tua offerta attraverso i dati
Se non vengono utilizzati nel modo giusto i Big Data non possono portarti ad una maggiore comprensione del tuo mercato e dei tuoi clienti. Leggere questi dati non è come leggere il giornale davanti ad un cappuccino: devi quindi imparare a catturarli, a catalogarli, a confrontarli nel tempo, ad analizzarli e a testarli, per poi agire in modo efficace su di essi.
Non è semplice, ma non lo è stato nemmeno per le grandi aziende, per lo meno non all’inizio. Eppure, in questo modo, grazie all’analisi di tali dati, esse sono riuscite a valutare con maggiore precisione i desideri dei clienti rispetto al passato, arrivando così a fornire i prodotti e i servizi giusti al momento giusto e nel posto giusto.
Non potevano fare altrettanto prima della rivoluzione digitale, e non potrai nemmeno farlo tu prima di metterti al passo con gli analytics. Una volta che padroneggerai tutte queste tecniche e questi strumenti, potrai iniziare anche tu a costruire del senso a partire dai dati, per dare maggiore significato alle più stravaganti e paradossali richieste del tuo mercato.
In quest’articolo ti ho parlato di come promuovere un prodotto sfruttando le best practices digitali. Come sarebbe però il tuo lancio Digitale se potessi avvalerti della conoscenza dei comportamenti, delle reali esigenze e dei desideri dei tuoi futuri clienti?
Ecco, i dati servono proprio a darti questo vantaggio.
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Non puoi fermare la digitalizzazione
Di certo la rivoluzione digitale in corso non ha smosso di un millimetro le realtà già nativamente digitali come Amazon, Google o Uber.
Al contrario, ha messo in ginocchio interi settori che pensavamo incrollabili, come per esempio il giornalismo su carta. Ma il fatto che la trasformazione digitale sia un passo difficile per il tuo business non significa affatto che non sia necessario compierlo, anzi: sfruttare sapientemente i dati vorrà infatti dire ridurre i costi, velocizzare la produzione e migliorare la qualità dei tuoi risultati. E questo vale per tutti i settori, dal manifacturing alla sanità, fino al banking: ogni tipo di business si trova oggi di fronte a questo varco.
Questa trasformazione ci sarà in ogni caso, con o senza di te: non puoi fermarla, puoi invece decidere di cambiare il tuo modo di fare business, e quindi prosperare; oppure puoi restartene immobile, cercando di non venire travolto da tutti i concorrenti che invece avranno abbracciato il processo di digitalizzazione.
E no, questa seconda opzione non contempla un futuro roseo.
Ecco perché i Big Data possono migliorare il tuo business
Più informazioni si hanno, maggiore è la possibilità di risolvere un problema. Detto questa, pensa per un attimo al fatto che, attraverso il processo di digitalizzazione degli ultimi anni, si stima che in poco più di un decennio siano stati prodotti più dati di quanti ne siano stati prodotti a partire dall’era preistorica fino al 2000. Quanti problemi può risolvere la tua azienda padroneggiando questi dati e quanto conosci oggi del processo d’acquisizione di queste informazioni?
E non parlo solo di informazioni strutturate contenute nei tuoi database, ma parlo di email, tweet, log file, dati di navigazione, transazioni, file audio, immagini, interazioni sui social, dati ricevuti dai sensori (IoT), e chi più ne ha più ne metta. Mai prima d’oggi gli imprenditori hanno avuto tra le mani uno strumento come questo per intravedere delle nuove opportunità e, al contrario, scansare dei clamorosi buchi nell’acqua. Cosa vorrà il tuo consumatore domani? Come sarà il tuo mercato? Attraverso l’analisi di questi dati avrai quanto di più vicino ad una previsione corretta del futuro, e l’organizzazione sul lungo termine non sarà più una lotteria.
Ma non è tutto qui: attraverso i Big Data puoi offrire dei prodotti migliori di giorno in giorno, alzando sempre più l’asticella dell’efficienza. Questo è quello che sta facendo la Rolls-Royce, che ha dotato i propri motori per aerei di sensori in grado di rilevare qualsiasi mutamento nel funzionamento: gli ingegneri hanno così a disposizione in tempo reale tutte le informazioni possibili, per migliorare i prodotti già esistenti e quelli in fase progettuale. E questo apre un ventaglio di opportunità pazzesco, in termini di qualità, di diagnostica, di manutenzione in remoto, di efficienza, e di sviluppo.
Personalizza le tue campagne, i tuoi prodotti, i tuoi servizi
Una parte crescente dei tuoi clienti è nata con un joystick tra le mani ed è cresciuta con lo smartphone sotto gli occhi. I consumatori del nuovo millennio non solo utilizzano le nuove tecnologie, ma interagiscono con esse, raffinando ogni singola esperienza attraverso le proprie necessità e i propri gusti.
Proprio così: al giorno d’oggi il consumatore è abituato ad un’offerta personalizzata, o meglio, personalizzabile. Quando avrai accettato che i dati sono tutto, e che analizzandoli e manipolandoli puoi reinventare il tuo modus operandi e persino anticipare il mercato di domani, allora capirai anche che i tuoi prodotti, i tuoi servizi e le tue campagne pubblicitarie possono essere personalizzati sia a livello del singolo individuo che di bacino di utenti. E farai questo non attraverso degli studi empirici e quindi fallibili, ma con una montagna di dati alla mano in grado di garantire la correttezza delle tue scelte imprenditoriali.
Conclusione
Stando all’osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence, in Italia il valore del mercato Analytics è oggi di 905 milioni di euro: la crescita stessa di questo mercato non fa altro che confermare l’obbligo per le imprese di trasformarsi in data driven company. Questo è quanto: citando ancora Matrix, «pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo».
E tu, cos’hai deciso?
Sei pronto a cambiare il tuo modo di pensare e a sfruttare l’immensa opportunità dei Big Data?
Hai già pensato a come offrire un offerta e una comunicazione personalizzata capace di garantire un esperienza vicina ad ogni tipologia di cliente?
Poi non dire che non te l’avevo detto 😀