Pensi che i tuoi competitor siano agguerriti?
Mettiti comodo.
In questo caso studio ti mostrerò esattamente la strategia che ho utilizzato per superare Google su Google – oh mio Dio questo è pazzo – riuscendo a convincerlo di come la mia guida SEO fosse in tutto e per tutto migliore della sua.
Eccoti lo scenario iniziale.
Hai passato intere settimane, forse mesi o addirittura anni – ciao nonna – a leggere checklist SEO per cercare di convincere Google che le tue pagine fossero quelle da preferire nella speranza di vedere aumentare le visite al sito.
Poi però arrivano loro, i tuoi concorrenti, che peggio di come fece quella lattina di coca cola che ti esplose in faccia mentre ti accingevi a fare il “tipo sexy” con lei, in meno di un nanosecondo, ti rovinano la festa mettendo un granitico sottotitolo “fine” al divertimento.
Tutto parte da qui: loro sono li a prendere click al posto tuo, sono agguerriti e tu credi di averle provate tutte.
Ma diciamoci la verità…
Fissare il monitor manco fossi un esperto di telecinesi o scrivere quella parola su Google, ogni giorno, “sperando” di vederla salire non rappresenta propriamente una “giusta strategia di posizionamento sui motori di ricerca”.
Se vuoi che funzioni davvero, qualunque strategia di posizionamento tu intenda utilizzare non può non tenere conto dei concorrenti presenti su Google. Se vuoi avere davvero successo – e so che lo vuoi – devi capire esattamente chi sono, in che modo sono arrivati la e quali attività ti possono garantire maggiori possibilità di superarli.
Ma partiamo dall’inizio.
Perché questo caso studio?
Mai come in questo settore la parola d’ordine è spesso “learning by doing” ovvero, imparare facendo.
La SEO infatti è una disciplina che per potersi manifestare in tutte le sue opportunità necessita di un’infinita quantità di pratica ed esperienza sul campo. Ci sono in gioco conoscenza, esperienza e persino tecniche di neuromarketing!
Poter “provare se funziona” rappresenta pertanto una grande opportunità che nel quotidiano mi permette di comprendere in che modo il motore di ricerca reagisce agli stimoli e ai differenti contesti.
Nello specifico questo caso studio SEO intende mettere in discussione le sempre presenti “voci di corridoio” che da anni rimbombano in tutti quei siti nei quali si parla di SEO troppo spesso solo per sentito dire. Nel caso specifico intendo dimostrare che, a differenza di quanto leggerai dovunque sul web:
- Qualunque ottimizzazione tecnica (meta tags etc…) a livello di codice è da considerarsi secondaria se non confermata da un’esperienza dell’utente positiva.
- Il concetto di autorevolezza – trust – non si realizza solo a livello di dominio ma anche, e forse soprattutto, a livello di pagina.
- L’evoluzione della ricerca sulla rete search mette da parte il concetto di “parola chiave” così come lo conoscevamo sino a poco tempo fa in favore della semantica, dei concetti e della comprensione dell’intento di ricerca.
Le caratteristiche specifiche della keyword oggetto di questo case study SEO, la chiave di ricerca “Guida SEO”.
La scommessa dietro questo caso studio SEO.
Quando ho pensato di posizionare questa parola l’ho fatto principalmente per due motivi:
- perché intendevo ottenere visibilità su un pubblico di “meno esperti” con l’obiettivo di farmi conoscere allo scopo di vendere i miei servigi…
- per mettere alla prova il mio metodo di posizionamento sfidando il competitor N°1 di tutti i SEO del mondo: Google in persona – ok magari “persona” è un pelo troppo azzardato ma immagino tu abbia comunque capito.
Chiarito il “perché lo hai fatto” andiamo ora a scoprire in sintesi i dettagli della parola chiave oggetto di questo case study SEO.
Le pagine concorrenti indicizzate.
La chiave secca “Guida SEO” conta +7 Milioni e cinquecento pagine indicizzate su Google – mica 4 gatti! – e come vedremmo dopo abbiamo in competizione parecchi siti rilevanti compreso niente po’ po’ di meno che Google.com con la sua guida introduttiva all’ottimizzazione per i motori di ricerca. Anvedi!
I siti che competevano in SERP.
Sempre in merito alla competizione organica i siti posizionati su questa SERP sono tutti di alto profilo e la stra-grande maggioranza di questi – fatta eccezione del mio – godevano pure di una discreta anzianità di dominio, di un incredibile profilo backlinks nonché di url di tipo exact match!
Questi elementi – che da soli basterebbero a scoraggiare il più coraggioso tra gli spartani – sono certamente rilevanti perché tra le altre cose aggrediscono il mito dell’anzianità di dominio raccontato da tanti come principale ed indissolubile elemento d’attribuzione di ranking.
La riuscita di questo posizionamento, tra le altre cose, dimostra infatti che un sito tutto sommato recente, quando ben lavorato in ottica SEO, può certamente competere e talvolta primeggiare anche quando i siti in SERP sono più anziani ed il livello di competizione si mostra a prima vista molto alto.
Il costo per Click della keyword ed il suo valore di mercato.
Lungi dall’essere una chiave particolarmente cara – me neanche troppo economica – questa ha un costo di € 1,62 per singolo click, è acquistata per lo più da grandi Aziende che si occupano della rivendita di sevizi SEO professionali.
Il volume di ricerche mensili su chiave secca è pari nello specifico a 320 ricerche mensili e possiamo dunque determinare che il valore di mercato di questa chiave – una volta raggiunta la prima posizione – è stimato in € 6.220,00 annui, €518.00 mensili.
Per calcolare il valore di mercato della chiave non faccio altro che moltiplicare il costo per click per il numero delle ricerche organiche mensili effettuate sulla rete search, successivamente moltiplico il risultato per 12, ovvero per il numero di mesi che ci sono in un anno – ma va! ATTENZIONE: Tieni presente che se volessi determinare il valore di mercato dell’intera operazione di posizionamento dovrei aggiungere il valore di tutte le parole correlate per le quali la pagina si posiziona come ad esempio i sinonimi (vedi ad esempio “manuale seo”) oltre che tutte le varie keyword di tipo long tails (parole chiave a coda lunga). In questa sede però, con l’obiettivo di fornirti un quadro il più chiaro possibile, preferirò limitarmi all’analisi della chiave secca.
La strategia di posizionamento.
Inutile dirti che anche in questo caso – ebbene sì – gran parte del successo è arrivato grazie all’applicazione di alcune – 3 nello specifico – di quelle poche ma importanti cose che nella SEO funzionano delle quali però – guarda caso – in pochi parlano.
Ok, eccoci, andiamo nel dettaglio.
Vuoi capire come ho fatto a superare Google su Google? Eccoti le 3 mosse principali che sulla base di questa esperienza hanno fatto la differenza.
1. L’arricchimento della pagina obiettivo tramite le specifiche schema.org che tanto piacciono a Google Rank Brain.
Oggi come oggi pensare alla SEO come ad un’accozzaglia di parole ripetute con l’obiettivo di “infinocchiare” il motore di ricerca di turno non porta altro se non la dimostrazione di quanto gli esseri umani tengano davvero poco al proprio tempo.
Visto che prima o poi tutti dobbiamo morire – si, moriremo tutti – ti chiedo dunque: vuoi davvero sprecare il tuo tempo a fare cose completamente inutili solo perché “lo hai letto su internet”?
Diciamocela tutta, se vuoi comprendere come posizionare con successo le tue pagine, guadagnare traffico e generare vendite e sei ancora la a pensare che posizionarsi su Google significhi in qualche modo “imbrogliarlo” faresti bene a seguire questi 3 semplici step:
- Step 1: prendi una taglierina molto affilata – va bene anche un coltello per la carne
- Step2: incidi nella tua scrivania in maniera indelebile questo promemoria “Se faccio il furbo prima o poi Google lo scoprirà e saranno dolori”
- Step3: trova già da ora una giustificazione “credibile” da corrispondere a quel qualcuno che sentiti gli strani rumori molto probabilmente varcherà la soglia del tuo studio e nel guardarti sudare con il coltello in mano, intento ad incidere messaggi a Google sulla tua scrivania… Non potrà che pensare che tu – ciao è stato bello – abbia smarrito completamente la ragione.
Fatto? Molto bene, nascondi le prove. Possiamo andare avanti.
Siamo onesti.
Se vogliamo tornare seri non possiamo che parlare di Google al netto della comprensione della sua infinita potenza di calcolo.
Senza entrare troppo nel dettaglio ti basterà sapere che risale al 2016 l’impiego del primo computer quantistico da parte di Google – si trattava di un DWave – e che esattamente in questo momento, intelligenza artificiale, machine learning e un’infinita potenza di calcolo e apprendimento in tempo reale sono oggetto di continui investimenti su intere divisioni da parte di Big G.
Frutto di questa avanzatissima ricerca nasce appunto uno tra i più sofisticati elementi d’attribuzione di ranking, il sempre più presente Google Rank Brain.
Vuoi guadagnare traffico da Google? Che ti piaccia o no dovrai vedertela proprio con lui e sai qual è l’obiettivo dichiarato di questo potentissimo elemento decisore? La comprensione dell’intento di ricerca dell’utente e l’attribuzione della miglior risposta possibile.
Cerco di essere più chiaro.
Qualche tempo fa Google lavorava per capire se quando scrivevi “vite” ti stessi riferendo alla pianta che fa l’uva o alla vite del tuo avvitatore. Lontano anni luce da questa comprensione basica del contesto oggi Google non solo capisce cosa intendi quando scrivi quella parola ma va ben oltre: cerca di restituirti la migliore risposta al “motivo” che ti spinge a fare quella o un’altra ricerca.
Per fare questo però impiega un incredibile potenza di calcolo e tutte queste risorse sono centellinate, ragione per cui prima di dedicarsi davvero a te Big. G vuole assicurarsi di non perdere tempo.
Domanda: Come fare dunque, al netto di un contesto tanto avanzato, a convincere il motore di ricerca a preferire le tue pagine?
Risposta: In questo caso studio ho capito che, per quanto scontato, uno degli elementi principali, proprio al fine di “rassicurare” Google in merito alla bontà delle tue pagine è il seguente: metterlo in condizione di evitare i fraintendimenti e di sprecare conseguentemente risorse.
Come fare? Assicurandoti in primis di agevolarlo nella piena – corretta – comprensione delle informazioni che gli stai fornendo.
Pensaci, è la base: se vuoi che ti preferisca dovrai quanto meno assicurarti che capisca ciò che gli stai dicendo no?
Ti sembrerà assurdo ma ad oggi la stra grande maggioranza dei siti web che trovi su internet continua a fare di tutto per complicare la vita a Google. Strutture errate, contenuti duplicati, totale assenza di indicazioni specifiche per il motore di ricerca rappresentano – per tua fortuna – ancora la situazione tipo della grande maggioranza dei tuoi concorrenti!
In un contesto di questo tipo per il solo fatto di trasferire correttamente i concetti limitando le incomprensioni e i fraintendimenti puoi trarre incredibili benefici.
Domanda: Esiste dunque un “linguaggio macchina” che puoi utilizzare per rendere le tue pagine perfettamente comprensibili a Google arricchendole a più non posso senza distruggere il corpo di testo con inutili ripetizioni o informazioni spiacevoli per l’utente?
Risposta: Assolutamente sì! Nel 2011 proprio per questa ragione è nato il vocabolario schema.org con l’obiettivo di fornire agli smanettoni del web l’opportunità di parlare al motore di ricerca in maniera diretta e senza indebolire l’esperienza di lettura e navigazione dell’utente.
Parliamo di un vocabolario tramite il quale puoi fornire, senza che l’utente si accorga di nulla, un’infinità di informazioni aggiuntive al motore di ricerca agevolandolo così nella comprensione dei tuoi contenuti. I vantaggi dell’implementazione di questo vocabolario nelle tue pagine sono tantissimi ma in sintesi i principali sono:
- La possibilità di distribuire i tuoi contenuti come risposte nei dispositivi di ricerca vocale.
- Una più rapida indicizzazione.
- Una migliore distribuzione dei tuoi contenuti come risposte alle query inerenti all’argomento trattato sulla rete Search.
Uno dei segnali più interessanti nelle attività di posizionamento di questa keyword è arrivato appunto proprio a seguito dell’implementazione di un grande numero di dati strutturati aggregati.
Curioso di vedere tutte le informazioni schema.org che passo a Google nella pagina Guida SEO?
Se vuoi puoi curiosare utilizzando lo strumento di test di Google tramite il quale puoi verificare qualunque pagina su internet semplicemente incollando la URL.
TAKE AWAY: Probabilmente ora starai pensando che per utilizzare schema.org per convincere Google a preferire le tue pagine così da portargli traffico occorra essere dei mega esperti di programmazione corretto?
Ecco, la buona notizia è che non è affatto così e grazie ad alcune impostazioni davvero semplici e alla portata di tutti – ciao nonna! – puoi anche tu caricare in pochi minuti le tue pagine di golosissime informazioni alle quali il motore di ricerca non potrà proprio resistere.
Vuoi saperne di più? ti consiglio di dare uno sguardo al mio Corso SEO, la lezione dedicata a Rank Brain nella quale, tra le altre cose, ti mostro esattamente che strumenti usare per implementare automaticamente i dati strutturati anche se non sei un esperto di programmazione scongiurando il rischio di cadere nella trappola dei mille plugin che poi funzionano male o solo in parte.
2. La gestione dei link secondo il metodo delle pagine di supporto e delle pagine obiettivo.
Mai come in questo caso la corretta implementazione delle pagine di supporto e delle pagine obiettivo si è rivelata davvero preziosa. Se devo proprio dirtela tutta sono rimasto davvero stupito nel vedere quanta spinta potessero fornire le pagine di supporto alla pagina obiettivo.
A dirtela tutta però inizialmente pareva che non ci fosse verso. La guida infatti, pubblicata a Marzo 2017 ha iniziato a salire in top 3 solo a marzo 2018 dopo ben 12 mesi.
L’aspetto singolare di questa vicenda resta certamente la perfetta corrispondenza temporale a seguito delle pubblicazioni delle diverse pagine di supporto che ci confermano non solo la bontà ma anche l’efficacia di questo metodo “sempre verde”.
Psss..Non conosci ancora la differenza tra pagine di supporto e pagine obiettivo? In questa mia lezione ti mostro tutto, clicca qui!
Interessante inoltre come al netto delle mille capriole fatte sul piano dell’ottimizzazione tecnica siano bastate di fatto solo 17 pagine di supporto per sparare in top 3 questa pagina!
È stato davvero sorprendente ed In questo senso, a dirti la verità, prima di incominciare avrei scommesso su ben altri numeri, altro che 17, immaginavo più di dovermi spingere verso le 170 in una vera e propria crociata!
Sebbene 17 articoli di supporto non siano le centinaia che potevo immaginare o supporre ognuno di questi mi ricorda come spesso – molto spesso – nel fare le cose ci si rende conto che la maggior parte dei competitors, apparentemente la dopo chissà quale maratona, spesso viene giù semplicemente per il fatto di aver instaurato un’attività che – mai come in questo caso – supera di poco il classico approccio “regolare”.
Mai come in questo caso mi ha risuonato in mente come “fare” sia spesso più importante del “pensare”.
Diciamoci la verità.
Quante volte ti sei ritrovato a leggere, pensare per ore per poi trovarti all’atto pratico a non avere il tempo di fare alcunché? Come dice il buon vecchio Mark Zuckerberg – vecchio manco più di tanto – il motto del giorno è stato “Meglio fatto che perfetto”!
TAKE AWAY: Sfrutta SEMPRE a tuo vantaggio le pagine di supporto. La loro corretta implementazione resta molto probabilmente la più potente ottimizzazione Onpage che tu possa fare.
3. L’ascolto dell’intento di ricerca dell’utente e la conseguente applicazione del metodo d’inserimento di co-occorrenze semanticamente pertinenti all’interno del contenuto.
Semantica, co-occorrenze e pertinenza sono parole che sempre più spesso si legano alla SEO.
Da quando – non a caso – Rank Brain,l’intelligenza artificiale e il machine learning hanno di fatto rivoluzionato completamente il modo del motore di ricerca di comprendere ed interpretare le query degli utenti, nella SEO ci si trova sempre più spesso ad avere a che fare con l’intenzione sottintesa dell’utente più che con query direttamente transazionali.
Leggi anche: Google BERT (spiegato facile)
Le parole di per sé non sono più sufficienti perché oggi Google capisce ciò che le persone vanno cercando e di conseguenza restituisce risultati in molteplici modi e su una quantità sempre più crescente di dispositivi.
Uno dei più grandi errori fatti quando ho iniziato l’attività di posizionamento della parola chiave “Guida SEO” è stato infatti per l’appunto quello di pensare alla singola parola come tale.
Di tutta risposta Google – che probabilmente aveva inteso inizialmente una sovra ottimizzazione on-page sulla keyword secca – non ne voleva assolutamente sapere di concedere spazio e visibilità alla pagina.
Più spingevo e meno funzionava.
Ad un certo punto stavo per mollare ma poi è successo qualcosa. In preda al “mo’ che faccio?” andai a spulciare per l’ennesima volta la SERP che mi si presentava così.
Noti niente?
in primis i siti che si posizionavano per quella specifica query avevano delle date totalmente distribuite in un non ben chiaro periodo. Segnale da poco se non fosse che tutto questo metteva fortemente in discussione uno degli assunti principali del mio lavoro, ovvero il fatto che fosse indispensabile indicare chiaramente l’anno come riferimento temporale.
All’epoca avevo costruito tutto l’impianto credendo che l’utente medio cercasse le “novità”, o meglio una guida SEO aggiornata e che nel fornirgli questo avrei molto probabilmente vinto d’astuzia.
Peccato che bastarono pochi minuti per rendermi conto di come tutto questo non fosse però supportato da alcun dato di fatto.
Guardando la SERP mi resi conto infatti di quanto fosse invece molto più probabile che l’utente medio intento a scrivere la query “Guida SEO” non fosse appunto alla ricerca delle novità ma, al contrario, si trovava a cercare le basi, quelle stampate granitica-mente dagli albori di Google ad oggi.
Ebbene sì: con grande probabilità questo tipo di utente non sapeva nemmeno che anno dopo anno tutto cambiava in continuazione. Era un novizio agli albori, un utente alla ricerca di capire cosa fosse questa cosa chiamata SEO.
In un batter d’occhio ho rimesso nuovamente tutto in discussione e spostando la domanda “cosa cerca l’utente medio” verso il “perché cerca proprio questo” in un batter d’occhio ho potuto vedere spalancarsi le porte delle SERP.
Da ciò ne ha poi conseguito l’inserimento di elementi facilitatori come ad esempio le immagini con grandi scritte o il video ad inizio articolo.
Grazie a questa intuizione – e agli elementi facilitatori basici inseriti nel contenuto – l’apprezzamento di Google nei confronti di questa pagina sono letteralmente schizzati alle stelle.
TAKE AWAY: Prima di realizzare un qualunque contenuto scrivi le principali parole che intendi intercettare su Google e poniti la domanda: per quale ragione l’utente sta scrivendo proprio questo?
Sfrutta i suggerimenti di Google Suggest a tuo vantaggio per comprendere i principali temi celati dietro la tua parola chiave e utilizza queste informazioni per costruire una pagina fantastica.
Non scordarti che proprio a questo scopo puoi acquisire un incredibile quantità di informazioni anche grazie ai suggerimenti che trovi a fine SERP nelle ricerche correlate.
Se fai attenzione noterai infatti che questi due elementi, per quanto possano condividere un gran numero di parole, offrono talvolta interessanti punti di vista supplementari.
Di questi ed altri “punti d’ascolto” capaci di aiutarti a fare colpo su Google in un nanosecondo ne parlo su scrittura visibile, se vuoi curiosare trovi la url cliccando qui
E mo’ che lo sai.. FAI!