L’intelligenza artificiale ha accelerato un processo già in atto da diversi anni. Per combatterlo, Big G raddoppia sull’E-E-A-T
Siamo entrati in una nuova era.
L’evoluzione delle intelligenze artificiali in ambito di generazione dei testi ha fatto passi da gigante, specialmente con la recente introduzione di modelli linguistici come GPT-4. E il web si sta riempendo come non mai di contenuti generati da robot.
Figata, vero?
Alcune istruzioni, un click e il bot ti scrive un intero contenuto in tempo zero. Peccato che queste ‘intelligenze’ artificiali non sono così intelligenti. E tra i loro punti deboli maggiori c’è la scarsa capacità di riconoscere fonti corrette da fonti inesatte o, peggio, completamente sbagliate. Per non parlare di quando le AI generative si inventano informazioni di sana pianta, scrivendo testi che non hanno alcun senso. Come quando chatGPT ha spiegato i passaggi per friggere il caffè e il tè…
Insomma, un gran casino che rischia di diventare ancora peggio con l’introduzione della SGE da parte di Google.
Ma che roba è questa SGE?
Si tratta dell’acronimo di Search Generative Experience e costituisce un sistema di risposta alle ricerche sul motore nel quale gli output generati dall’AI compariranno al di sopra dei classici risultati mostrati in SERP, come illustrato nel seguente video.
In sostanza, più spazio all’intelligenza artificiale. Il che potrebbe essere un bene, se l’AI non fosse ancora così maledettamente imprecisa. Ma così non è, e per questo motivo il concetto di E-E-A-T si sta rivelando sempre più cruciale.
E-E-A-T: un fattore di ranking? No (o, forse, sì)
E-E-A-T sta per:
- experience (esperienza);
- expertise (competenza);
- authoritativeness (autorevolezza);
- trustworthiness (affidabilità).
Questo è il ‘metro’ con il quale Google valuta la qualità dei contenuti web e dice “Ok, questo sito e questo autore sono autorevoli, la loro esperienza e competenza garantisce la pubblicazione di informazioni corrette e degne di fiducia”.
“Quest’altro, invece, è un signor nessuno e pubblica fesserie. Penalizziamolo”.
Ora, è importante sottolineare che l’E-E-A-T è un metro che non è numericamente quantificabile come, ad esempio, i famigerati Core Web Vitals e, perciò, non costituisce un fattore di ranking. Per lo meno, non direttamente.
Tuttavia, l’E-E-A-T può influire indirettamente sul ranking stesso perché, di fatto, gli algoritmi di Google vengono addestrati a valutare esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità a partire da ‘segnali’ come:
- i link in ingresso, che pesano di più se vengono da un sito con alta reputazione;
- le menzioni, che hanno maggiore valore se sono su un sito autorevole e/o appartenente alla stessa nicchia;
- la diffusione di un contenuto sui social media;
- la quantità di ricerche ‘secche’ su una chiave di brand;
- la presenza di informazioni chiare di contatto e sui processi d’acquisto;
- la quantità e qualità delle recensioni su fonti terze indipendenti (tra cui anche i social media).
E noi consulenti SEO sappiamo bene che questi segnali fanno parte integrante dei fattori che influiscono sul ranking.
Segnali E-E-A-T | Efficacia |
---|---|
Link in ingresso (pesano di più se vengono da un sito con alta reputazione) | ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ |
Quantità e qualità delle recensioni su fonti terze indipendenti (tra cui anche i social media) | ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ |
Menzioni (hanno maggiore valore se sono su un sito autorevole e/o appartenente alla stessa nicchia) | ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ |
Quantità di ricerche ‘secche’ su una chiave di brand | ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ |
Diffusione di un contenuto sui social media | ⭐ ⭐ ⭐ |
Presenza di informazioni chiare di contatto e sui processi d’acquisto | ⭐ ⭐ ⭐ |
Inoltre, Google stesso ha più volte sottolineato l’importanza dell’E-E-A-T. Ne ha parlato nelle Search Quality Rater Guidelines fin dal 2014 (ai tempi dell’E-A-T, con una E in meno). E la centralità di questi fattori è destinata ad aumentare esponenzialmente, a sentire le parole di Gary Illyes che, durante il podcast Search Off The Record, ha rivelato che in futuro l’E-E-A-T- sarà sempre più determinante per ottenerel’indicizzazione dei propri contenuti da parte di Google.
Experience e expertise: l’esperienza e la competenza dell’autore
Nelle sue linee guida, Google lo dice chiaro e tondo: la competenza dell’autore ‘pesa’ sul giudizio di qualità del contenuto e, a questa, si aggiunge l’experience, ovvero il fatto che chi ha prodotto quel contenuto abbia effettivamente una lunga esperienza di vita su quel determinato argomento.
Certo, questo dato è sicuramente interessante, perché riporta gli autori al centro della ribalta dopo una lunga e straziante eclissi. Ma cosa si intende esattamente per competenza dell’autore?
È Google stesso a fornire degli esempi, e ancora una volta lo fa nelle Search Quality Guidelines:
- un articolo di medicina che dà consigli sulla salute dovrà essere scritto da persone o organizzazioni accreditate o con un’appropriata competenza medica;
- i consigli finanziari, legali, fiscali, ecc. devono provenire da fonti affidabili;
- le pagine di consigli su argomenti come la ristrutturazione della casa (che può costare migliaia di euro e avere un impatto enorme sulla vita di una persona) o i consigli su questioni parentali (che potrebbero influire sulla felicità famigliare) dovrebbero provenire da fonti esperte di cui gli utenti si possono fidare.
In altre parole, il curriculum dell’autore diventa importante anche per valutare la credibilità del contenuto, soprattutto su temi ‘sensibili’ come quelli delle pagine Your Money or Your Life.
Ok Robi, ma io ho un blog che parla di canne da pesca. Che tipo di credenziali potrò mai presentare?
Ti fermo subito. Il concetto di competenza non si limita alle esperienze e ai riconoscimenti professionali.
Google specifica, infatti, che anche le pagine relative agli hobby (es. fotografia, suonare la chitarra) richiedono un certo livello di expertise, la quale chiaramente non viene misurata con gli stessi standard con cui si definisce la competenza in campo medico! Citando le Quality Guidelines:
Alcuni argomenti richiedono una competenza meno formale. Molte persone scrivono recensioni estremamente dettagliate e utili su prodotti e ristoranti o condividono consigli ed esperienze di vita su forum, blog, ecc. Queste persone comuni possono essere considerate competenti in argomenti di cui hanno esperienza di vita. Se sembra che la persona che crea il contenuto abbia una lunga esperienza di vita che rende possibile ritenerla competente sull’argomento, valuteremo questa “esperienza quotidiana” e non penalizzeremo la persona/pagina web/sito web per non avere un’educazione “formale” o una preparazione specifica su quel tema.
È chiaro, tuttavia, che più scrivi su un argomento più diventerai competente agli occhi del motore di ricerca. Questa, insomma, è l’ennesima motivazione strategica per puntare alla verticalizzazione e alla nicchia. Essere generalisti paga sempre meno, sia in termini di business che in campo SEO.
Hai un blog o un progetto web? Prova a porti queste domande:
- mi sto rivolgendo ad un target ben preciso?
- Il mio piano editoriale si concentra su una serie di topic ben delineati? E li esplora a 360 gradi?
- Sto valorizzando gli autori dei contenuti per fargli conquistare credibilità agli occhi di Google?
Ricorda però, testualmente da linee guida, qualunque sia la tua condizione di partenza, Google cerca di premiare i contenuti che hanno richiesto maggiore sforzo per essere prodotti.
L’autorevolezza e l’affidabilità dell’autore e del sito web
Trattiamo insieme gli altri elementi del paradigma E-E-A-T, authoritativeness e trusworthiness, perché in fin dei conti sono due facce della stessa medaglia. Entrambi, infatti, sono intimamente legati alla reputazione.
Cosa si intende per reputazione? È Google stesso a fornirci la risposta:
La reputazione di un sito web si basa sull’esperienza degli utenti, così come sull’opinione di persone che sono esperte sull’argomento del sito web.
Se diamo retta alle indicazioni che Google dà ai suoi quality rater nelle Linee Guida, tra i fattori che contribuiscono a testimoniare la buona nomea del sito web ci sono:
- le recensioni positive dei clienti su siti terzi e indipendenti (soprattutto per i siti aziendali e per gli shop);
- riferimenti e menzioni all’interno di articoli di news, pagine Wikipedia, articoli informativi di qualità e indipendenti dal sito web;
- raccomandazioni e menzioni degli esperti di settore;
- premi e riconoscimenti.
Ovviamente tutto questo funziona anche al contrario. Se la tua azienda è stata al centro di un’indagine per frode, se hai molta ‘bad press’ sul groppone, se il tuo account è infestato di recensioni negative… beh, come pensi che reagirà Google?
Vabbè Roberto, ma io ho un negozio che vende infradito di legno a Bagnara Calabra. Nessuno scrive di me sui giornali… e nessuno mi lascia recensioni online 🙁
Beh, per prima cosa sappi che anche la più ‘sfigata’ delle attività può lavorare sulle recensioni e puntare a crescere sulla SEO locale. Al di là di questo, Big G sa benissimo che non tutti vengono menzionati nei titoli di prima pagina! Infatti nelle Linee Guida si specifica che:
Molte piccole imprese locali o organizzazioni comunitarie hanno una bassa “presenza sul web” e si affidano al passaparola, non alle recensioni online. Per queste piccole imprese e organizzazioni, la mancanza di reputazione non deve essere considerata un’indicazione di bassa qualità della pagina.
Insomma, vai tranquillo. Google non ti punirà se non ci sono informazioni su di te online. Ma neanche ti premierà, e questo potrebbe essere un problema.
Ehi, fermo lì. Prima ti ho parlato di reputazione del sito web e dell’autore… e non me sono dimenticato!
Il fatto è che alla reputazione dell’autore si applicano in linea di massima gli stessi ragionamenti. In altre parole Google usa le stesse fonti anche per misurare l’autore, fonti che, se hai notato, sono molto utili anche per determinare la competenza dello scribacchino in questione.
L’E-E-A-T come base per una presenza online di qualità
Ora, come hai potuto leggere l’E-E-A-T è un concetto vecchio, soprattutto per un ambito come quello del web che avanza con una rapidità straordinaria e che lascia indietro a mangiare la polvere tutti quelli che non riescono a rimanere costantemente aggiornati e ‘sul pezzo’.
Si parla di 2014: un’eternità di tempo fa!
Eppure, siamo qui, a parlarne ancora una volta, perché l’uso (meglio, l’abuso) dell’AI generativa sta accelerando esponenzialmente quel processo di produzione di massa di contenuti senza arte né parte tanto per ‘fare numero’, buttando qua e là parole chiave sperando di attirare traffico. Insomma, quello che, ancora oggi, propongono tanti marketer al pollo di turno.
Questi contenuti di infima qualità, ormai sfornati a ritmi mai visti, stanno infettando il web e l’E-E-A-T rappresenta un possibile antidoto contro di loro. Un modo per correre ai ripari, per fare in modo che progetti come l’SGE di Google possano offrire agli utenti informazioni affidabili facendo in modo che le intelligenze artificiali applicate alle ricerche accedano solo a dati affidabili e di alta qualità. Un modo per garantire alle persone che navigano sul web di trovare davvero quello che cercano e non immondizia.
È questa la strada che Google sta cercando di percorrere da diversi anni e chi vuole fare business online non può far finta di nulla.
Oggi serve una solida presenza sul web, una presenza reale, imperniata sui valori di esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità. Sono necessarie strategie di lungo respiro incentrate sulla produzione di contenuti di qualità e sulla costruzione di una forte Brand Authority e di una reputazione robusta. Strategie come quelle che offro nel mio servizio di link building 🙂 . Quest’ultima, in particolare, è tra le armi più efficaci per potenziare la propria presenza online e spingere in alto l’autorevolezza di un business.
Chi ignora tutto questo è fuori dai giochi.
In conclusione
L’importanza dell’E-E-A-T (experience, expertise, authoritativeness, trustworthiness) nel valutare i contenuti web sta diventando sempre più cruciale. Google valuta la competenza, l’esperienza, l’autorevolezza e l’affidabilità come segnali importanti per determinare la qualità delle pagine. E, anche se l’E-E-A-T non è in senso stretto un fattore di ranking poiché non è quantificabile numericamente, influisce indirettamente sul posizionamento perché gli algoritmi di Big G prendono in seria considerazione questi segnali nella valutazione complessiva della qualità.
Tutto questo diventa sempre più rilevante ora, nel contesto dell’intelligenza artificiale e dell’era dei contenuti generati da robot. Gli autori e i siti internet che sapranno dimostrare competenza, esperienza, autorevolezza e affidabilità avranno più chance di essere favoriti nel posizionamento in SERP.
Pertanto, concentrarsi sulla verticalizzazione, sulla specializzazione e sulla costruzione di una reputazione solida diventa adesso ancora più fondamentale per combattere efficacemente la battaglia del web marketing.
Se vuoi potenziare la tua presenza online e costruire una strategia SEO efficace per il tuo progetto fammi un fischio 😉
🏆 Take Aways…
- L’evoluzione delle intelligenze artificiali, come GPT-3.5 e GPT-4, ha portato a una maggiore generazione di contenuti da parte dei robot.
- Le intelligenze artificiali hanno punti deboli, come la difficoltà nel riconoscere fonti corrette e nel generare informazioni sensate.
- La Search Generative Experience (SGE) di Google sta introducendo un sistema in cui gli output generati dall’IA appariranno sopra i risultati di ricerca, ma l’IA attuale è ancora imprecisa.
- Il concetto di E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) è cruciale per valutare la qualità dei contenuti web.
- Anche se l’E-E-A-T non è un fattore di ranking numerico, i segnali associati ad esso influiscono indirettamente sul posizionamento dei contenuti.
- L’esperienza e la competenza dell’autore sono importanti per valutare la qualità del contenuto, anche su argomenti specifici o relativi agli hobby.
- Google valuta la reputazione del sito web e dell’autore basandosi sull’esperienza degli utenti e sull’opinione di esperti sull’argomento.
- L’E-E-A-T diventerà sempre più determinante per l’indicizzazione dei contenuti da parte di Google in futuro.
- Concentrarsi su una nicchia specifica e verticalizzare i contenuti può contribuire a migliorare la competenza dell’autore agli occhi dei motori di ricerca.
- Google cerca di premiare i contenuti che richiedono maggiore sforzo nella produzione.
- L’autorevolezza e l’affidabilità sono legate alla reputazione del sito web e dell’autore, entrambe importanti per valutare la qualità dei contenuti.