Eccoci qui, con il calendario appena girato su un nuovo anno, il 2025.
C’è un’energia palpabile nell’aria, un senso di imminente cambiamento che va oltre i soliti buoni propositi di gennaio. Questo non è un anno qualunque; sento, e credo che anche tu lo percepirai, che il 2025 sarà un vero e proprio punto di svolta, un momento in cui il futuro, quello che fino a ieri era relegato ai romanzi di fantascienza, inizierà a materializzarsi concretamente nella tua vita, nel tuo modo di lavorare, di pensare, persino di interagire con il mondo che ti circonda.
Il 2024 è stato un anno di scintille, di assaggi potenti di ciò che stava per arrivare. Abbiamo assistito al duello tra titani dell’intelligenza artificiale, con OpenAI e Anthropic a dettare il ritmo, a mostrarci le prime vere meraviglie di questa tecnologia. Ma poi, proprio quando sembrava che il campo fosse delineato, ecco che Google, come un gigante silenzioso che si sveglia dal suo sonno, ha deciso di mettere sul tavolo le sue carte migliori.
E, lasciamelo dire, che carte!
Il rilascio di gemini 2… ragazzi, qui non si scherza.
Non voglio sembrare iperbolico, ma l’impatto che questo modello ha avuto su di me è stato paragonabile a quello che si prova quando si assiste a una vera e propria innovazione dirompente.
Non parliamo solo di un piccolo passo avanti, ma di un salto quantico.
Quella finestra di token così ampia non è solo un dettaglio tecnico per addetti ai lavori; significa che Gemini è in grado di mantenere il filo di conversazioni incredibilmente complesse, di ricordare il contesto anche dopo scambi prolungati. Immagina di poter discutere un progetto articolato, ricco di sfumature, con un’intelligenza artificiale che non solo capisce ogni passaggio, ma che è anche in grado di ricollegare idee espresse ore prima.
Eccolo la il collaboratore incredibilmente efficiente, con una memoria prodigiosa sempre a disposizione.
E la qualità delle risposte?
Non si tratta più di risposte formulate in modo meccanico, parliamo finalmente di output che dimostrano una comprensione profonda, una capacità di sintesi e di elaborazione che fino a poco tempo fa avremmo considerato impensabile per una macchina. È come se, improvvisamente, l’intelligenza artificiale avesse acquisito una nuova dimensione, una capacità di “pensare” in modo più fluido e articolato.
Ma le vere scintille di questo 2025 non si limitano alle performance di un singolo modello linguistico.
Pensa a Google Deep Research.
Fino ad ora, la ricerca online è stata un processo attivo, in cui noi, utenti, digitavamo parole chiave, navigavamo tra link, cercavamo di discernere le informazioni rilevanti dal rumore. Deep Search promette di ribaltare completamente questo paradigma. Immagina di poter formulare una domanda complessa, che magari richiederebbe la consultazione di decine di fonti diverse, e di ricevere una risposta sintetica, precisa, frutto di una “lettura” e di un’analisi fulminea di un’enorme quantità di informazioni.
Non stiamo parlando solo di comodità; stiamo parlando di un cambiamento radicale nel modo in cui accediamo alla conoscenza.
E poi c’è il progetto Mariner.
Qui, il confine tra realtà e fantascienza si fa ancora più labile. L’idea di un’intelligenza artificiale che interagisce direttamente con la tua interfaccia digitale, che muove il cursore del mouse, che esegue azioni al posto nostro… è qualcosa che fino a poco tempo fa avremmo visto solo nei film. Le implicazioni sono enormi e a quanto pare, a breve basterà installare un estensione su Chrome per starci dentro con tutte e due le scarpe.
Ma, ed è un “ma” fondamentale, in tutto questo fermento tecnologico, non dobbiamo mai perdere di vista l’elemento umano. Ed è qui che voglio essere particolarmente chiaro, soprattutto per chi guida un’azienda, per chi ha la responsabilità di prendere decisioni strategiche.
L’intelligenza artificiale non è un sostituto dell’intelligenza umana.
Non è una bacchetta magica che trasforma l’incompetenza in eccellenza.
È, e deve rimanere, uno strumento.
Un moltiplicatore di capacità, come dicevo prima.
Se non hai una solida base di competenze, se non hai una visione chiara, l’intelligenza artificiale non potrà creartela dal nulla. Al contrario, se hai una chiara direzione, se hai delle abilità consolidate, l’AI può diventare un acceleratore incredibile, permettendoti di raggiungere i tuoi obiettivi in modo più rapido ed efficiente.
Mi torna in mente una frase particolarmente azzeccata di Raffaele Gaito, che trovo incredibilmente attuale: “Non sarà l’intelligenza artificiale a metterti fuori gioco, ma qualcuno che la sa usare meglio di te”.
Ecco allora il punto cruciale.
La vera sfida del 2025 non è temere l’intelligenza artificiale, ma imparare a domarla, a integrarla nelle nostre attività in modo intelligente e strategico. Dobbiamo smettere di vederla come una minaccia e iniziare a considerarla un’opportunità straordinaria per potenziare le nostre capacità.
Per le aziende, questo significa tracciare una linea guida chiara: l’obiettivo primario deve essere quello di utilizzare l’intelligenza artificiale per fare meglio e più velocemente ciò che già si sa fare. Non bisogna cadere nella tentazione di rivoluzionare tutto dall’oggi al domani, ma piuttosto individuare quei processi, quelle attività che possono beneficiare immediatamente dell’apporto dell’AI. Una volta raggiunto questo primo traguardo, allora possiamo iniziare a esplorare nuove frontiere, a utilizzare l’intelligenza artificiale per affrontare sfide più complesse, per innovare.
È un percorso graduale, ma è l’unico che ci permetterà di integrare l’AI in modo efficace e sostenibile, senza farsi travolgere dall’onda del cambiamento.
Ok Roberto ma lato SEO che si fa?
Lato SEO, come ho già ribadito qui e qui la chiave consisterà:
- Onsite: nell’avere un sito veloce che riesce a tenere i tuoi utenti ingaggiati in pagina per più tempo possibile.
- Offiste: nel far parlare meglio e di più del tuo brand lavorando sull’associazione “Brand X” esperto di “Y”.
Partiamo dall’onsite.
Non è più solo una questione di caricamento veloce, anche se come dicevo un attimo fa quello resta cruciale, sia chiaro. Si tratta di creare un’esperienza che tenga incollato il tuo visitatore alla pagina perché questo “tempo di permanenza” e il livello di “ingaggio” con la pagina sono diventati segnali potentissimi per i motori di ricerca.
E questo, credimi, ha un peso sempre maggiore nel posizionamento.
Quindi, dimentica i contenuti superficiali e punta dritto al cuore dell’interesse del tuo lettore.
Passiamo all’offsite. Qui il gioco si fa ancora più interessante, perché si tratta di costruire la tua reputazione, la tua autorevolezza nel mare magnum del web.
Occorrerà sempre di più fare link building e digital PR di qualità, non avere qualche link qua e là per intenderci; ora devi far sì che il tuo brand venga percepito come un’autorità nel tuo settore e per farlo devi far passare il concetto che “Brand X esperto di Y”.
Devi diventare la fonte di riferimento, quella a cui gli altri si rivolgono quando hanno bisogno di informazioni su un determinato argomento. L’intelligenza artificiale sta imparando a riconoscere le voci autorevoli, quelle che hanno una storia, una competenza dimostrata in favore del EEAT. Quindi, concentrati nel costruire relazioni con altre realtà del tuo settore, partecipa a discussioni, crea contenuti di valore che vengano condivisi e citati.
Hai presente quando parlavamo di Deep Search e della capacità di analizzare decine di siti in pochi secondi?
Ecco, immagina Google che setaccia il web alla ricerca delle migliori risposte per i suoi utenti.
È fondamentale che le fonti che trova siano di qualità, autorevoli, verificate. Perché se l’AI si nutre di informazioni scadenti, le risposte che fornirà saranno scadenti. E questo non va bene per nessuno, né per Google, né per gli utenti.
Quindi, la qualità del contenuto diventa non solo importante, ma vitale. Devi creare contenuti originali, approfonditi, che offrano un reale valore aggiunto. Non copiare, non riempire pagine di parole vuote, ma concentrati nel fornire risposte concrete, soluzioni ai problemi, approfondimenti significativi.
Capisci cosa intendo? Il paradigma sta cambiando.
Non si tratta più solo di “piacere” all’algoritmo devi puntare (senza se e senza ma) nel diventare una fonte di conoscenza affidabile in un ecosistema dove l’intelligenza artificiale ha bisogno di nutrirsi di informazioni di qualità per funzionare correttamente.
Insomma, lato SEO nel 2025 e oltre, la parola d’ordine è autorevolezza.
Diventa la fonte, crea contenuti che le persone amino e con cui interagiscano, costruisci una solida reputazione online. In questo modo, non solo sarai ben posizionato sui motori di ricerca, ma diventerai anche un punto di riferimento per il tuo pubblico, creando una relazione di fiducia che va ben oltre il semplice posizionamento.
E a proposito di cambiamento, non possiamo ignorare le prossime evoluzioni nel campo della robotica.
Per anni, abbiamo guardato a Optimus di Tesla come l’incarnazione del robot umanoide del futuro. E sicuramente, il lavoro che stanno facendo è impressionante. Ma ciò che sta emergendo in parallelo è altrettanto affascinante, se non di più.
Hai presente quei video in cui si vedono questi arti robotici realizzati con materiali innovativi, come il silicone riempito d’acqua?
Questi sistemi, controllati da piccoli pistoni che modulano la pressione dell’acqua, sono in grado di compiere movimenti incredibilmente precisi e delicati. È un approccio completamente diverso rispetto ai robot rigidi e meccanici a cui siamo abituati.
Questa nuova generazione di robot, più “morbidi” e adattabili, potrebbe aprire scenari completamente nuovi, soprattutto in settori come la medicina, l’assistenza alla persona e la manifattura. Forse non li vedremo in massa nel 2025, ma è chiaro che la direzione è tracciata e che nei prossimi anni assisteremo a sviluppi sorprendenti.
Quindi, come possiamo prepararci concretamente a questo 2025 così denso di promesse e di sfide?
Il mio consiglio, spassionato e diretto, è di iniziare a sperimentare.
Non avere paura di “sporcarti le mani” con l’intelligenza artificiale. Inizia a utilizzarla come un assistente personale nelle tue attività quotidiane. Prova a delegarle compiti ripetitivi, come la stesura di preventivi, la ricerca di informazioni, la sintesi di documenti. Vedrai quanto tempo potrai risparmiare e quanto potrai concentrarti su attività che richiedono il tuo pensiero critico e la tua creatività.
La cosa fondamentale è non perdere mai di vista la visione strategica. L’intelligenza artificiale è un potente strumento, ma la bussola dobbiamo tenerla in mano noi. Siamo noi a dover definire gli obiettivi, a tracciare la rotta. L’AI può aiutarci a navigare più velocemente, a evitare gli ostacoli, ma la destinazione finale dobbiamo sceglierla noi.
Mentre ci avviamo verso questo nuovo capitolo, ricordiamoci che il futuro non è un destino ineluttabile, ma qualcosa che costruiamo giorno dopo giorno, con le nostre scelte e le nostre azioni.
L’intelligenza artificiale è una forza potente, ma il suo impatto dipenderà da come noi decideremo di utilizzarla.
Il 2025 sarà l’anno in cui passeremo dalla fase dell’entusiasmo e della curiosità alla fase della maturità e della consapevolezza. Non è più tempo di chiedersi “se” l’intelligenza artificiale cambierà le nostre vite, ma “come” possiamo plasmare questo cambiamento per creare un futuro migliore per tutti.
Questo 2025 ci aspetta, carico di opportunità per chi saprà coglierle con intelligenza, curiosità e, soprattutto, con una visione strategica ben definita. Prepariamoci a scrivere insieme questo nuovo capitolo della nostra storia.
Dunque ed in sintesi, ora più che mai #avantitutta!
“Wow, sembra un film di fantascienza! Pronto a sperimentare!”
“Non vedo l’ora di vedere robot danzanti!”
“2025, pronto a farmi sorprendere ogni giorno!”
“Ah, il 2025! Spero solo che l’AI non decida di farmi il caffè, è già complicato!”
“2025 sembra un vero e proprio sci-fi che bussa alla porta! Mi chiedo solo se il mio assistente AI avrà più pazienza di me durante le riunioni. Spero di non doverlo affrontare in un duello di brainstorming!”
“Intelligenza artificiale o magia nera?!”
“Il 2025 mi fa pensare a quando da bambino sognavo i robot, ma ora mi chiedo: chi porterà il caffè? 😂 Scherzi a parte, sono curioso di vedere come l’AI cambierà davvero le nostre vite!”