Ci sono momenti in cui la storia non avanza a passo lento, ma fa un balzo improvviso in avanti.
Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo sbarca su un nuovo continente, allargando improvvisamente gli orizzonti dell’umanità.
Nel 1543 Niccolò Copernico dimostra che la terra gira attorno al sole e non viceversa.
I primi macchinari automatizzati danno avvio alla rivoluzione industriale, sancendo la fine di un mondo e all’inizio di un altro.
Allo stesso modo, l’avvento di Google MUM potrebbe segnare ufficialmente l’inizio di una nuova epoca, l’era delle macchine intelligenti.
Pensi che stia esagerando?
Forse, ma ti assicuro che non sono troppo lontano dalla realtà.
Il nuovo algoritmo di Google marca un totale cambio di paradigma, che modificherà per sempre il modo in cui intendiamo la SEO… e forse il mondo stesso.
Seguimi, ora ti spiego cosa intendo.
Google MUM, l’intelligenza artificiale e le query complesse
Partiamo dall’inizio. MUM è un acronimo che e sta per Multitask Unified Model.
(“Multitask” è una parola fondamentale, ma ci torneremo tra poco).
Nel suo blog ufficiale, Google ha definito MUM “la nuova pietra miliare dell’intelligenza artificiale per comprendere meglio le informazioni”.
Rispetto al fratello maggiore BERT, Google MUM ha moltiplicato a dismisura le connessioni neurali dell’algoritmo. Per farti capire cosa intendo, si stima che il nuovo algoritmo sia circa 1000 volte più potente del precedente. E se già Google BERT aveva mosso giganteschi passi in avanti nell’ambito dell’intelligenza artificiale e del machine learning, Google MUM è decisamente molte spanne sopra.
Ok, ma cosa vuol dire questo in pratica?
Google MUM si muove in maniera rapidissima tra le entità del Knowledge Graph. E grazie a questa velocità riesce ad elaborare risposte a query complesse da fornire direttamente all’utente.
È Google stesso a fornirci un esempio di cosa significa rispondere a query complesse.
Fino ad oggi se volevamo andare a fare un’escursione sul monte Fuji potevamo prepararci attraverso una serie di ricerche mirate, quindi chiedendo a Google (ad esempio):
- L’altezza dei vari picchi
- La temperatura media in una certa stagione
- La difficoltà dei sentieri
Non potevamo però domandare a Google un’opinione prettamente umana, del tipo: “Ho già fatto altre arrampicate. Devo fare qualcosa di particolare per prepararmi a questa escursione?”.
Solo un esperto arrampicatore può rispondere a questa domanda, giusto?
Sbagliato. Perché Google MUM può farlo.
Anzi, Google MUM ti potrebbe illustrare direttamente cosa devi fare, potrebbe spiegarti direttamente le particolarità della passeggiata in ogni stagione e, infine rivelarti se le scarpe da trekking che hai a casa vanno bene per il sentiero che hai scelto.
E quando dico “direttamente” intendo che non sarai rimandato a un risultato di ricerca, ma sarà Google a formulare da sé la risposta!
Roberto, ma è impossibile! Come fa una macchina a esprimere un parere così specifico?
Eh, qui entrano in gioco l’intelligenza artificiale e la famosa parolina di cui ti parlavo all’inizio: multitasking.
Prima di lasciar viaggiare la fantasia e creare scenari fantascientifici con macchine parlanti e androidi che conquistano il mondo, cerchiamo di capire meglio cosa voglio dire.
Google MUM: apprendimento multitasking e multilingua
La vera svolta di Google MUM è che il nuovo algoritmo riesce a recuperare e rielaborare informazioni a partire da un’infinità di sorgenti. In pratica Google scandaglia il suo enorme bagaglio di contenuti, apprende da 75 lingue diverse e poi ti restituisce la risposta nella tua lingua specifica.
Come se non bastasse, ora l’algoritmo riesce a carpire informazioni da diverse tipologie di contenuti: testi, immagini e (in un prossimo futuro) audio e video.
Il frullatore assimila tutto questo, fa un mix e poi ti fornisce una risposta puntuale per qualsiasi query, anche le più complicate. In pratica Google fa quello che fino ad oggi faceva il copywriter, ma con un livello di personalizzazione impensabile per un essere umano.
Inizi a capire quante informazioni vanno elaborate per dare le risposte che Big G propone?
Ma non è ancora tutto. Perché, sempre nello stesso articolo, il caro Google ci dice che potrai fotografare le tue scarpe da trekking e chiedergli se sono adatte per scalare il monte Fuji… e lui ti saprà rispondere.
Eh sì, un domani Google potrebbe aiutarti a fare la valigia, scegliere il taglio di capelli o fare il regalo perfetto alla tua dolce metà!
Attenzione, perché da qui si aprono davvero degli universi.
Tanto per iniziare Google sta portando a compimento una certa dinamica predatoria che avevamo già notato in passato. Eh sì, perché il motore di ricerca ammette candidamente che andrà a “saccheggiare” i contenuti online in 75 lingue diverse per fornire direttamente una risposta a query complesse… alla faccia di noi poveri cristi che creiamo contenuti di 2000 parole per ottenere clic e traffico organico.
Il secondo punto su cui voglio richiamare la tua attenzione è l’enorme assunzione di responsabilità che compie Google nel momento in cui dichiara in prima persona cosa è meglio fare.
Fino ad ora Google è stato un vero e proprio motore di ricerca. Tu inserivi la query e lui distribuiva i risultati scritti dagli umani in ordine di pertinenza e rilevanza. Da qui ai prossimi anni, invece, Google potrebbe ambire a diventare un motore di risposta, in grado di fornirti direttamente la soluzione ai tuoi problemi.
C’è una bella differenza, no?
Naturalmente gli amici di Cupertino ci tengono a sottolineare che useranno responsabilmente la loro nuova creatura… certo, d’altra parte sono solo una multinazionale miliardaria che di fatto governa il mondo. Cosa mai potrà andare storto?
Ma tralasciamo per ora l’enorme questione etica e concentriamoci sulla SEO.
Te lo dico senza mezzi termini: questa qui è una dichiarazione di guerra.
Content creator vs Google, umani vs macchine.
Io credo (spero) che non dobbiamo dichiararci sconfitti in partenza. La ricetta per contrastare le macchine a mio avviso può essere una e una soltanto: diventare più umani.
In che senso?
Ora ti spiego 🙂
Le ricadute di Google MUM sul content marketing
Tiriamo le fila di quanto detto finora.
Con l’avvento di Google MUM dobbiamo prepararci a competere in SERP con un nuovo, potentissimo concorrente: Google stesso.
Ecco perché è necessario ripensare il concetto stesso di contenuto.
Come ripeto ormai da anni, tutti i media devono diventare centrali nel fornire una risposta che sia globalmente la migliore possibile sul web. La differenza è che ora non devi solo essere il migliore tra i risultati nella tua lingua, ma tra i contenuti serviti in 75 lingue diverse!
E questo vuol dire che non possiamo più permetterci di focalizzarci solo sul copy, ma che dobbiamo necessariamente dedicare la dovuta attenzione agli altri media (immagini, video, audio).
Per quanto riguarda il copy, invece, come minimo dobbiamo esplorare a fondo i subtopic. L’asticella si alza a dismisura e noi dobbiamo essere in grado di fornire una risposta davvero a 360 gradi, una risposta migliore di quella che può dare Google.
L’ho detto e lo ripeto: dimenticati le parole chiave e tutte le sciocchezze che ti hanno raccontato sul SEO copywriting. Qui bisogna lavorare seriamente sull’intento di ricerca e poi investire per enfatizzare tutto quello che ci differenzia dalle macchine.
Secondo me, tale differenza sta nella fiducia degli utenti e nell’empatia che possiamo sviluppare con loro.
Se ancora non ti fosse chiaro, adesso non hai più chance. Devi, e dico devi, iniziare a scrivere per comunicare, non solo per posizionarti.
Ma devi anche puntare sul tono di voce, un argomento che ancora oggi guardando sul web sembra sconosciuto ai più. Insomma, è necessario far spiccare la personalità e il ragionamento, perché questi sono gli elementi che ci distinguono dai robot.
Almeno, questo è quello che penso io 🙂
Sono convinto che il primo effetto di Google MUM sarà fare una bella piazza pulita. I contenuti spazzatura verranno annientati come teneri fiorellini davanti a una trebbiatrice. Tra l’altro il recente update anti spam ci conferma che Google si sta muovendo proprio in questa direzione, quindi non ci sono molti dubbi sulle sue intenzioni.
Ma l’autenticità, la capacità di descrivere ed emozionare non ce la toglie nessuno.
(O almeno non ce la toglie nessuno per ora, visto che Google sta facendo progressi enormi anche sull’analisi del sentiment, quindi non ci metterei proprio la mano sul fuoco)
Leggi anche: La scrittura SEO ha devastato il web, è ora di finirla e qui ti spiego perché
I computer ci ruberanno il lavoro?
Scommetto che se sei un copywriter a questo punto ti stai mettendo le mani nei capelli. Perché certo, bella l’autenticità e l’empatia, ma qui stiamo arrivando al punto in cui le macchine possono scrivere al posto tuo.
Tieniti forte, perché sto per darti due notizie. Una cattiva e una buona.
Partiamo da quella cattiva: le macchine possono già scrivere al posto tuo.
E no, non mi riferisco a Google, ma a dei bellissimi software a pagamento già disponibili sul mercato.
Tool basati sull’ AI come il PAS Framework di Jarvis partono dall’analisi di tonnellate di contenuti e riescono a riprodurre in automatico alcuni dei più noti schemi del copywriting (ad esempio l’AIDA o lo schema Problem/Agitate/Solution).
E, onestamente, lo fanno anche piuttosto bene! Ti permettono ad esempio di selezionare il tono di voce, di provare diversi framework…
Puoi farti un’idea di quanto questo tool è accurato facendo un giretto su Youtube, oppure andando a recuperare una delle mie ultime live nel Gruppo Facebook Scrittura Visibile.
Ora, se non hai ancora avuto un infarto, arriva la buona notizia.
Se sei un copywriter puoi vedere questi tool come un nemico… o come un prezioso alleato.
Perché infatti non usare questi strumenti per scrivere con meno fatica e ottimizzare i tempi di produzione? Potresti lasciar fare il lavoro sporco alle macchine e concentrarti così su ciò che davvero produce valore:
- L’analisi e il ragionamento iniziale
- La cura del linguaggio e l’uso delle metafore
- Lo storytelling e il contesto narrativo
A mio parere, dunque, quello che devi fare è lavorare ancora di più sullo scarto, sulla particolarità che rende la tua scrittura (la scrittura di un umano) migliore di quella di una macchina.
Non credo che i tool di scrittura automatica basati sull’AI elimineranno la figura del copywriter, proprio come i tool per la SEO non hanno fatto fuori i consulenti SEO.
Se ci aspettiamo che siano i tool a dirci cosa fare siamo belli che fregati. Quella è la morte del marketing. Neanche i super-razzi di Jeff Bezos vanno da soli: c’è sempre bisogno di un umano che li programmi per farli volare.
Tornando alla scrittura e alla SEO, penso che oggi più che mai sia essenziale imparare ad essere rilevanti, a rendersi visibili. Google sarà sempre più un concorrente, è vero, ma Google non può funzionare senza i contenuti scritti dagli umani. Ecco perché dobbiamo imparare a capire a fondo gli utenti, a scrivere per rispondere davvero alle loro domande. Come diceva Darwin, la scelta è tra evolversi o estinguersi.
(Se ti interessa questo tema, ti consiglio di dare un’occhiata al corso di Scrittura Visibile, che si focalizza proprio su questi argomenti).
Come hai visto in questo articolo ho provato a mettere in fila un po’ di riflessioni sul futuro delle professioni digitali, della SEO, del copywriting e di Google.
Il mio obiettivo non era darti delle risposte inconfutabili, ma piuttosto portarti al dunque, al nodo cruciale.
Ora che sai come stanno le cose (e ti garantisco che questo è solo l’inizio), lascia quindi che ti faccia una domanda:
Come renderai i tuoi contenuti migliori di quelli prodotti dalle macchine?
Penso che questo sia un bello spunto di riflessione. Se ti va scrivi un commento qui sotto e fammi sapere cosa ne pensi.