Il sistema analizza il comportamento degli utenti nella SERP per selezionare i risultati più promettenti, segnando l’addio definitivo alla SEO fatta solo di keyword e link in entrata
NavBoost è uno dei sistemi più sofisticati attraverso cui Google valuta il comportamento degli utenti nei risultati di ricerca, giocando un ruolo fondamentale nella selezione preliminare delle pagine più promettenti; comprendere a fondo come funziona e quali segnali analizza — dal CTR al tempo di permanenza, fino al pogo-sticking e alle interazioni “sottili” — è oggi essenziale per chiunque voglia adottare una strategia SEO solida, moderna e capace di resistere ai continui aggiornamenti dell’algoritmo. In questo articolo approfondisco le logiche dietro NavBoost, i rischi delle tecniche manipolative e come costruire una presenza digitale efficace, duratura e in linea con le reali aspettative di Google.
Nel mondo della SEO, se ne sentono di tutti i colori e per chi come noi lavora in un’agenzia SEO dalla mattina alla sera una cosa è certa: Google non è più (se mai lo è stato) quel motore ingenuo che si basava solo sulle parole chiave e su due link messi in croce. Oggi è una macchina complessa, e uno dei pezzi del puzzle che continua a far discutere parecchio è NavBoost.
Cos’è ‘sto NavBoost e Perché Dovrebbe Interessarti?
In parole povere, NavBoost è uno dei sistemi che Google usa per capire se i risultati che ti mostra ti piacciono davvero. Non guarda solo se la tua pagina parla di “scarpe rosse” quando uno cerca “scarpe rosse”. No, va oltre. Analizza come noi utenti interagiamo con i risultati di ricerca. Ci clicchiamo? Quanto tempo restiamo sulla pagina? Torniamo indietro su Google subito dopo, scuotendo la testa?
Ecco, NavBoost tiene traccia di ‘sta roba.
È venuto fuori un po’ più ufficialmente durante quel processo antitrust contro Google (sai, quando mettono i pezzi grossi a testimoniare) e poi con quei documenti interni che sono “magicamente” spuntati fuori nel 2024.
La sostanza è questa: i segnali di come usiamo la SERP contano, eccome.
Ah, e c’è anche il suo “collega”, chiamato Glue. Mentre NavBoost si concentra sui classici link blu, Glue guarda come interagiamo con le altre cose nella SERP: mappe, immagini, featured snippet, ecc. Google, insomma, vuole capire tutto di come ci comportiamo davanti ai suoi risultati.
Ma veniamo a noi, come funziona NavBoost in soldoni?
Immagina Google come un osservatore attento. Quando fai una ricerca e clicchi su un risultato, NavBoost prende appunti:
- Hai cliccato? Bene. Ma è stato un clic “buono” o “cattivo”?
- Good Click: Hai cliccato, sei rimasto un po’ sulla pagina, magari hai navigato altre sezioni. Sembra che tu abbia trovato quello che cercavi. Pollice in su! 👍
- Bad Click: Hai cliccato, ma sei tornato su Google dopo 3 secondi? Mmm, forse quella pagina non era la risposta giusta. Pollice in giù. 👎
- Last Longest Click: Hai cliccato su diversi risultati, ma sull’ultimo ci sei rimasto un bel po’? Probabilmente quello era il risultato top per te. Bingo! ✨
Google si tiene questi dati per circa 13 mesi (prima erano 18). Non li usa per decidere direttamente chi sta primo e chi secondo nel ranking finale. Pensa a NavBoost più come a un buttafuori all’ingresso della discoteca SERP: fa una prima selezione. Dice: “Ok, tu sembri interessante, tu forse, tu… nah, puzzi di ‘bad click’, stai fuori”. Solo chi passa questa prima selezione viene poi analizzato più a fondo dagli altri algoritmi di ranking.
Andrea Terranova
Amministratore SIPEF SRL
Risultati oltre le aspettative. Una svolta esponenziale che ci ha aperto ai mercati esteri.
Capisci l’importanza? Se NavBoost ti “boccia”, sei fuori dai giochi principali.
Poi fa altre cose furbe:
- Culling: “Potatura”, in pratica. Se ci sono milioni di risultati possibili, NavBoost ne taglia via un bel po’, tenendo solo quelli che sembrano più promettenti per quella specifica ricerca.
- Slices (Fette di Dati): Capisce se cerchi da Milano o da Palermo, da cellulare o da PC, e adatta i risultati. Ecco perché la SEO Local è fondamentale e i risultati cambiano da dispositivo a dispositivo!
Ci sono però segnali chiave che fanno drizzare le antenne a NavBoost, ecco dunque cosa guarda nello specifico ‘sto sistema’.
Spoiler: Un po’ di cose, tutte legate a come ci comportiamo:
- CTR (Click-Through Rate): Quanta gente clicca sul tuo risultato quando lo vede? Se il tuo titolo e la tua descrizione fanno schifo, avrai un CTR basso e a Google non piacerà.
- Azioni sulla Pagina: Cosa fa la gente dopo aver cliccato? Naviga? Compila un form? O scappa?
- Qualità del Sito: Il tuo sito è veloce? Facile da usare? O è un incubo del 1998? (Ricordi il mio mantra sull’importanza della velocità e dell’UX?)
- Rilevanza: Il contenuto risponde davvero alla domanda dell’utente?
- Contesto: Dove si trova l’utente? Che dispositivo usa?
- Tempo di Permanenza (Dwell Time): Quanto resta sulla pagina? Segno che il contenuto è interessante.
- Pogo-sticking: L’utente clicca, torna subito indietro su Google e clicca su un altro risultato? Brutto segno.
- Bounce Rate: La gente entra e scappa subito? Non va bene (anche se il bounce rate va interpretato con intelligenza, dipende dal tipo di pagina).
- Interazioni “sottili” (roba più da Glue): Anche solo passare il mouse sopra un risultato (hover), scrollare la pagina, ecc., dà segnali a Google.
Morale della favola? Google non si beve più le fesserie. Vuole vedere che gli utenti sono contenti del tuo risultato. E qui entra in gioco l‘E-E-A-T (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità). Devi dimostrare di essere bravo, affidabile e che la tua pagina offre un’esperienza utente coi fiocchi.
Ok Roberto, figo. Ma quindi? Cosa cambia per la mia seo?
Bella domanda! Cambia parecchio l’approccio, se ancora non l’avevi capito:
- Il CTR Organico è ORO: Non basta essere in prima pagina. Devi far venire voglia di cliccare. Scrivi titoli e meta description che spaccano, che fanno capire subito il valore che offri. Usa le giuste parole chiave, ma rendile sexy!
- L’Esperienza Utente NON è un optional: Sito lento? La gente scappa (bad click!). Difficile da navigare? La gente scappa. Contenuti illeggibili? La gente scappa. Ottimizza tutto: velocità, usabilità, mobile-friendliness. Devi far sentire l’utente a casa.
- Contenuti di Valore REALE: Rispondi alle domande degli utenti. Davvero. In modo completo, chiaro, utile. Anticipa i loro bisogni. Non scrivere fuffa solo per riempire pagine. Pensa all’intento di ricerca.
- Struttura del Sito e Link Interni: Aiuta Google (e gli utenti!) a capire di cosa parli e a navigare facilmente. Una buona struttura riduce i “bad clicks”.
- Mobile First (ma Davvero!): Ormai è scontato, ma lo ripeto. La maggior parte delle ricerche avviene da mobile. Il tuo sito deve essere perfetto su smartphone.
- Brand Awareness: Se la gente riconosce il tuo brand nella SERP, è più probabile che clicchi. Lavorare sul brand aiuta anche la SEO.
In sintesi: la SEO non è più solo tecnica, è soprattutto capire e soddisfare le persone. NavBoost ce lo sbatte in faccia.
E I furbetti? Software e servizi per “fregare” Google (spoiler: finisce male)
Ora, lo so. C’è sempre chi cerca la scorciatoia. E il mercato offre (o millanta) soluzioni:
- Software SEO “Seri”: Parliamo di Semrush, Ahrefs, Moz, SEOZoom, ecc. Questi sono i tuoi migliori amici. Ti danno dati, analisi, ti aiutano a capire dove migliorare. NON manipolano nulla, ti danno gli strumenti per lavorare bene.
- Tool AI per la SEO: Surfer SEO, Frase, GPT… Possono aiutare a creare e ottimizzare contenuti, se usati con intelligenza. Ma se pensi di usarli per sfornare tonnellate di articoli spazzatura generati automaticamente solo per il ranking… beh, Google ti sgama e ti penalizza (lo dice chiaro e tondo nelle sue linee guida).
- SERP Scraper/Simulator: Utili per analizzare la concorrenza o vedere come apparirà il tuo snippet. Strumenti di analisi, non di manipolazione.
- Software di Manipolazione Diretta (quelli “loschi”): Promettono di spararti in prima pagina usando traffico finto (bot) o altre magie nere. Ragazzi, state alla larga. Google investe milioni per sgamare ‘sta roba. Rischi solo penalizzazioni da cui potresti non riprenderti più.
Maurizio La Cava
Founder MLC Presentation Design
Prima ci affidavamo ad un una grande Agenzia Americana, poi abbiamo scoperto L’agenzia SEO Serra e non l’abbiamo più lasciata
Il Caso SerpClix: Pagare la gente per cliccare funziona?
Un esempio di cui si parla è SerpClix. In pratica, pagano persone vere (i “clickers”) per:
- Cercare una parola chiave su Google.
- Trovare il tuo sito nella SERP.
- Cliccarci sopra.
- Restarci per un po’ (tipo 60 secondi), magari visitando un’altra pagina per sembrare più “naturali”.
L’idea è: pompo artificialmente il CTR e il tempo di permanenza, così Google pensa che il mio sito sia super rilevante e mi fa salire.
Funziona? Costa? È Rischioso?
- Funziona? Qualche risultato temporaneo, su parole chiave poco competitive, lo puoi anche vedere. Ci sono case study (spesso fatti da loro stessi o affiliati) che lo dicono ma io personalmente ho fatto dei test e posso confermare. Ma la stragrande maggioranza dei SEO seri, me compreso :D, ti dirà che è un fuoco di paglia. Appena smetti di pagare (o anche prima), tutto torna come prima, se non peggio. Google non è stupido, analizza i pattern nel tempo.
- Costa? Sì, e neanche poco. Hanno piani mensili o pacchetti di “crediti”. Il costo per clic non è sempre trasparente e dipende da dove vuoi i clic (USA costa di più). Paghi per un traffico che non converte e che è, diciamocelo, finto.
- È Rischioso? Assolutamente sì. Anche se usano persone vere, i pattern di clic possono sembrare innaturali a Google. Stai giocando col fuoco. Rischio altissimo di penalizzazioni manuali o algoritmiche. Tradotto: il tuo sito sparisce da Google. Ne vale la pena? Secondo me, MAI.
Cosa ne pensa la community SEO (quella seria)?
Online trovi di tutto, ma il consenso tra i professionisti è chiaro:
- Scetticismo: L’efficacia a lungo termine è praticamente nulla.
- Rischi Altissimi: È giocare alla roulette russa con il tuo sito.
- Dati Sporchi: Ti ritrovi con le statistiche di Analytics sballate, non capisci più come si comportano i tuoi utenti veri.
Ma veniamo a cosa dice Google riguardo la manipolazione di Navboost (Mazzate e penalizzazioni).
Le linee guida di Google (le “Google Search Essentials”) sono chiarissime: NON SI BARA.
Vietano esplicitamente:
- Contenuti generati automaticamente solo per il ranking (occhio all’AI usata male!).
- Cloaking (mostrare cose diverse a Google e agli utenti).
- Testo o link nascosti.
- Doorway pages (pagine finte che reindirizzano altrove).
- Link schemes (compravendita o scambio di link farlocchi).
- Keyword stuffing (riempire la pagina di parole chiave senza senso).
- Traffico non valido/artificiale: E qui rientrano sia i bot sia i clic pagati tipo SerpClix.
Se ti beccano (e prima o poi lo fanno), arrivano le penalizzazioni:
- Algoritmiche: Il tuo ranking crolla all’improvviso.
- Manuali: Un dipendente Google ti “segna” e sono dolori. Puoi anche finire fuori dall’indice.
Recuperare da una penalizzazione è un processo lungo, difficile e a volte impossibile. Senza contare che possono anche bannarti da Google Ads.
Tralasciando quanto dica Google possa corrispondere o meno al vero qui però una cosa è certa: Se vuoi risultati veri e duraturi, devi fare le cose per bene.
- Contenuti da Paura: Utili, originali, che rispondono alle domande meglio dei tuoi competitor. Ricerca keyword fatta bene, ma scrittura naturale. Aggiornali! Usa immagini, video… rendili interessanti!
- Tecnica Impeccabile: Sito veloce, navigabile, mobile-friendly, URL puliti, link interni intelligenti, dati strutturati (Schema.org) quando servono.
- Link Building di Qualità : Qui non improvvisare e se vuoi approfondire sappi che possiamo offrirti un servizio di link building su misura per la tua Azienda.
- Esperienza Utente (UX) al Centro: Rendi la vita facile e piacevole a chi visita il tuo sito. Design pulito, leggibilità, zero elementi fastidiosi.
Studi? Esperimenti? Cosa sappiamo davvero?
Su NavBoost, molto viene dai leaks e dalle testimonianze (di cui abbiamo parlato ampiamente). Non ci sono studi accademici pubblicati da Google, ovviamente. Ma l’impatto sull’importanza dell’UX è evidente. Sugli esperimenti di manipolazione CTR: sì, grazie a dio li abbiamo fatti e confermano che puoi avere un picco temporaneo, ma che svanisce in fretta e il rischio di penalizzazione è dietro l’angolo. Non porta traffico di qualità né conversioni.
Tabella comparativa (rapida): SerpClix e alternative (con un pizzico di realtà)
Caratteristica | SerpClix | ClickSEO.io / SERPSEO.io | SearchSEO |
---|---|---|---|
Tipo di Traffico | Persone pagate per cliccare | Promettono “traffico organico reale” (dettagli da verificare) | Promettono “traffico bot organico” (IP residenziali = bot mascherati?) |
Obiettivo Dichiarato | Gonfiare il CTR (sperando che Google ci caschi) | Migliorare ranking (CTR, tempo visita, bounce) | Migliorare ranking (CTR, tempo visita, bounce) |
Costo (Indicativo) | Non proprio economico, sistema a crediti | Piani da ~$30/mese (costo per “visita” basso) | Dicono “12 volte meno di SerpClix” (costo per clic basso) |
Tempo di Visita | ~60 secondi (impostato) | Fino a 5 minuti (personalizzabile) | Fino a 5 minuti (personalizzabile) |
Bounce Rate | Tendenzialmente alto (spesso 1 pagina) | Dicono personalizzabile (per sembrare reale) | Dicono personalizzabile (da 0 a 100%) |
Targeting Geo | Sì | Sì | Sì (tanti paesi) |
Tracciabile? | Sì (ma è traffico “dopato”) | Sì (registrato in Analytics etc.) | Sì (registrato in Analytics/GSC) |
Rischio? | ALTISSIMO. Black/Grey Hat. Penalizzazioni. | ALTO. Sempre manipolazione è. | ALTISSIMO. Bot sono bot, anche se mascherati. |
In conclusione: NavBoost, manipolazione e il futuro (etico) della SEO
NavBoost ci ricorda una cosa fondamentale: i motori di ricerca voogliono utenti felici. Punto. Manipolare segnali come il CTR con trucchetti è una strategia miope, rischiosa e destinata a fallire. Il futuro (ma anche il presente!) della SEO è focalizzato sulla qualità reale, sull’esperienza utente e sulla comprensione profonda dell’intento di ricerca. Lavora su questo. Crea valore vero. È l’unico modo per costruire una presenza online solida, che porti traffico di qualità e faccia crescere il tuo business in modo sostenibile.
Lascia perdere le scorciatoie magiche.
Rimboccati le maniche e fai le cose per bene. I risultati arriveranno e, soprattutto, dureranno. Clicca qui per parlarci del tuo progetto oggi stesso!