La rivoluzione silenziosa delle AI Overviews (numeri alla mano)

Le panoramiche IA di Google compaiono nel 74% delle ricerche orientate alla risoluzione di problemi, con un impatto diretto sulle SERP tradizionali

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📌 TAKE AWAYS

  • Le AI Overviews stanno ridefinendo il traffico organico, con un impatto diretto sulle SERP. Nel 74% delle ricerche orientate alla risoluzione di problemi, Google fornisce risposte AI, riducendo i click sui risultati tradizionali e modificando le dinamiche di visibilità per i siti web.
  • Le AI Overviews dominano sulle query legate alle domande specifiche, mentre hanno un impatto minore sulle ricerche navigazionali e di topic research.
  • I brand devono adattarsi a un paradigma ibrido, in cui il posizionamento non dipende più solo dai link e dalle parole chiave, ma anche dalla capacità di essere riconosciuti come fonti affidabili dagli agenti IA.
Le AI Overviews di Google, secondo Authoritas, compaiono nel 74% delle ricerche orientate alla risoluzione di problemi, riducendo i click sui risultati organici.
Per restare visibili, è vitale ottimizzare i contenuti per intenti di ricerca specifici e migliorare la strategia SEO.

Immagina la scena: sei al bar, ordini un caffè e chiedi al barista “Qual è la capitale del Canada?”. Lui, invece di dirti “Ottawa” e farti pagare il caffè, ti piazza davanti un tablet con un riassunto della pagina “Canada” di Wikipedia, mappe interattive, grafici sulla popolazione e un confronto con le altre capitali del Nord America (magari estrapolato da una fonte neanche troppo autorevole).

Risultato? Tu sei sommerso da informazioni (probabilmente qualcuna tratta da siti non affidabili, per giunta), quando in realtà avevi chiesto una cosa semplicissima. E intanto il tuo caffè si è pure raffreddato.

Ecco, benvenuto nel mondo delle AI Overviews di Google, le risposte generate dall’intelligenza artificiale che stanno cambiando – forse per sempre – il modo in cui le persone cercano informazioni online e, di conseguenza, il tuo lavoro. Big G punta forte su di loro, per cui non puoi continuare a far finta di nulla.

Se pensavi che il 2024 fosse l’anno dell’IA generativa, preparati, perché il 2025 potrebbe essere quello in cui la tua strategia di marketing digitale verrà stravolta. E non esagero.

Secondo un recente studio condotto da Dave Cousin, SEO con grande esperienza, e Authoritas, una piattaforma di analisi SEO di primo piano, le AI Overviews compaiono nel 74% delle ricerche degli utenti quando cercano soluzioni a problemi specifici.

Hai capito bene: quasi tre ricerche su quattro per trovare risposte concrete passano attraverso un filtro “bot-generato” prima di arrivare ai cari, vecchi link blu.

Ma cosa significa tutto questo per te, che magari hai sudato sette camicie per posizionare il tuo sito web tra i primi risultati di Google? Dobbiamo davvero iniziare a scrivere per i bot invece che per le persone? La SEO tradizionale è morta e sepolta?

Calma, non farti prendere dal panico. Analizziamo insieme i dati, cerchiamo di capire cosa sta succedendo e, soprattutto, come puoi adattarti a tutto ciò.

Studio AI Overviews, fonte Authoritas 27 gennaio 2025
Authoritas

Quanto sono diffuse le AI Overviews e perché devi tenerne conto

Lo studio di Dave Cousin e Authoritas, condotto su 10.000 parole chiave in 7 settori industriali diversi negli Stati Uniti nel dicembre 2024 e pubblicato il 27 gennaio 2025, ci offre un quadro preciso della situazione. E i numeri sono piuttosto eloquenti.

Innanzitutto, sfatiamo un mito: le AI Overviews non sono ancora ovunque. “Solo” il 30% delle ricerche totali attivano queste risposte generate dall’IA. Potrebbe sembrare poco, ma considera che stiamo parlando di miliardi di ricerche al giorno. E soprattutto, quel 30% è in costante crescita.

Un altro dato interessante: le AI Overviews non sono più frequenti per le parole chiave con volumi di ricerca elevati. Anzi, lo studio rivela che compaiono più spesso per termini con volumi di ricerca medi (tra 501 e 2.400 ricerche mensili). Questo significa che, se ti concentri solo sulle keyword “big money” con volumi stratosferici, potresti sottovalutare un intero universo di opportunità SEO legate alle AI Overviews.

Ma veniamo al dato più rilevante: quel 74% di cui parlavamo all’inizio. Le AI Overviews dominano le ricerche orientate alla risoluzione di problemi e le domande specifiche. In pratica, quando un utente cerca attivamente una risposta concreta, una soluzione pratica o un’informazione precisa, Google gli serve – sempre più spesso – una “pappa pronta” generata dall’IA.

Ed è qui che la questione si fa seria. Perché se i tuoi potenziali clienti ottengono risposte esaustive direttamente dalle AI Overviews, senza cliccare sui link organici, che fine farà il tuo traffico web? La questione è assai complessa, come ti spiegavo qui.

E, soprattutto, come potrai intercettare quella domanda latente, trasformarla in interesse e, infine, in conversione?

AI Overviews dati Dave Cousin 6 gennaio 2025
Dave Cousin
AI Overviews dati domain Dave Cousin 6 gennaio 2025
Dave Cousin

Settori e intenti di ricerca: dove le AI Overviews spadroneggiano (e dove puoi ancora dire la tua)

Non tutte le ciambelle riescono col buco, e nemmeno tutte le ricerche scatenano le AI Overviews allo stesso modo. Lo studio di Dave Cousin evidenzia differenze significative tra settori industriali e intenti di ricerca.

Ad esempio, il settore delle Telecomunicazioni è quello con la più alta percentuale di parole chiave che attivano AI Overviews (56%), seguito dai Servizi alle Imprese (41%). All’estremo opposto troviamo il settore Beauty/Cosmetics, con un misero 14%. Perché queste differenze?

La risposta è semplice: la complessità. Prodotti e servizi come quelli delle telecomunicazioni o dei servizi aziendali spesso richiedono ricerche più approfondite, comparazioni, analisi. Gli utenti hanno bisogno di informazioni dettagliate per prendere decisioni informate, e le AI Overviews sembrano fatte apposta per questo.

Ma non disperare, se vendi cosmetici o abbigliamento. Anche in settori apparentemente “semplici” come la moda o la bellezza, ci sono nicchie e intenti di ricerca che possono innescare le AI Overviews. Pensa, ad esempio, alla ricerca di “miglior crema antirughe per pelli mature” o “come abbinare un vestito blu elettrico”. Domande specifiche, problemi da risolvere, terreno fertile per le risposte generate dall’IA.

E veniamo agli intenti di ricerca, un concetto fondamentale per capire come muoverti in questo nuovo scenario. Le AI Overviews amano gli intenti di ricerca “Problem Solving” e “Specific Question”, con percentuali di comparsa del 74% e 69% rispettivamente.

Niente AI Overviews, invece, per le query navigazionali (quelle in cui l’utente sa già dove vuole andare, tipo “sito ufficiale Amazon”). E pochissime anche per le ricerche di “Topic Research”, troppo generiche e ampie per essere sintetizzate in una risposta AI.

Quindi, cosa significa tutto questo per la tua strategia SEO? Semplice: devi concentrarti sugli intenti di ricerca “Problem Solving” e “Specific Question”. Devi creare contenuti che rispondano in modo esaustivo e preciso alle domande dei tuoi utenti, che offrano soluzioni pratiche ai loro problemi (come emerge molto bene anche in questa analisi di SE Ranking).

Non basta più essere “informativi” o “generici”, devi essere “risolutivi” e “specifici”. E devi farlo in modo tale che Google (e i suoi bot) capiscano che il tuo contenuto è la risposta migliore a quella precisa domanda.

Lily Ray su LinkedIn 31 gennaio 2025

Brand o Non-Brand? Chi vince e chi perde nella guerra delle AI Overviews

Un altro aspetto fondamentale da considerare è la differenza tra ricerche brand e non-brand.

E qui, la sorpresa: le AI Overviews sono più frequenti per le keyword non-brand (33.3%) rispetto a quelle brand (19.6%). Perché?

La logica è sempre la stessa: l’intento di ricerca. Le ricerche brand sono spesso più vicine alla conversione, l’utente sa già chi sei e cosa fai, magari sta cercando il tuo sito per acquistare o per contattarti. Le AI Overviews, in questo caso, potrebbero rallentare il processo di acquisto, offrendo alternative o informazioni aggiuntive che l’utente non ha richiesto.

Al contrario, le ricerche non-brand sono spesso esplorative, l’utente sta cercando informazioni generiche, soluzioni a problemi, comparazioni tra prodotti o servizi. E qui, le AI Overviews entrano in gioco a gamba tesa, offrendo risposte immediate e sintetiche, pescando informazioni da diverse fonti (tra cui, speriamo, anche il tuo sito).

dati fonte Ahrefs 30 gennaio 2025
Ahrefs

Ma attenzione, non è tutto bianco o nero. Anche per le ricerche brand, le AI Overviews possono essere rilevanti, soprattutto per gli intenti di ricerca informazionali.

Pensa alle domande post-acquisto, ai problemi di assistenza, alle recensioni. Il 69.8% delle keyword brand informazionali attivano AI Overviews. E questa, è un’opportunità da non sottovalutare. Perché ti permette di influenzare direttamente ciò che Google “dice” del tuo brand nelle SERP, soprattutto per le domande e i problemi che i tuoi clienti potrebbero avere dopo l’acquisto.

Una strategia ben orchestrata in questo senso può aumentare la soddisfazione del cliente, migliorare la fidelizzazione e, in ultima analisi, incrementare le tue vendite (non mi pare poco, no?).

L’impatto sulle SERP tradizionali: addio al traffico organico?

Ma ora veniamo al tasto dolente: l’impatto delle AI Overviews sui risultati di ricerca organici tradizionali. E qui, le notizie non sono buone. Anzi, sono potenzialmente devastanti. Perché quando un’AI Overview compare nella SERP, spinge inesorabilmente i risultati organici più in basso, spesso sotto la “fold”, ovvero la parte di pagina visibile senza scrollare.

Lo studio di Authoritas e Dave Cousin è impietoso: con l’AI Overview espansa (ovvero, quando l’utente clicca su “Mostra altro”), la discesa media dei risultati organici è di 220 pixel su desktop, l’equivalente di circa due risultati organici. Questo significa che, in molti casi, solo il primo risultato organico rimane visibile senza scrollare. Su mobile, la situazione è ancora peggiore: anche il valore del 25° percentile di discesa è sufficiente a far sparire entrambi i risultati organici inizialmente visibili dallo schermo.

Tradotto in parole povere: se prima lottavi per la prima pagina di Google, ora devi lottare per essere visibile nonostante le AI Overviews.

Perché se la risposta generata dall’IA soddisfa l’utente, quanti cliccheranno ancora sui tuoi link organici? Quanti utenti si prenderanno la briga di scrollare la pagina per cercare altri risultati?

La risposta, temo, è “pochi”. E questo si traduce in un potenziale calo di traffico organico, soprattutto per le keyword più “colpite” dalle AI Overviews.

30 gennaio 2025 Michael Glavac su LinkedIn

Il futuro è dei bot?

E qui arriviamo all’aspetto più paradossale (e forse inquietante) di tutta questa storia. Per anni Google ci ha ripetuto come un mantra: “Crea contenuti per gli utenti, non per i bot”. E ora? Sembra che il futuro del marketing digitale potrebbe essere proprio quello di ottimizzare per i bot. Ironia della sorte, non trovi?

Con l’avvento di ChatGPT (e ora di ChatGPT o3), degli assistenti di ricerca basati sull’IA e dei futuri agenti autonomi, i bot stanno diventando i nuovi gatekeeper dell’informazione online. Sono loro a decidere cosa mostrare agli utenti, quali fonti premiare, quali contenuti valorizzare. E noi, marketer digitali, dobbiamo adattarci a questo nuovo paradigma.

Perché, diciamocelo chiaramente, questi bot sono ancora “ingenui”. Hanno una sofisticazione limitata nel modo in cui richiedono, elaborano e memorizzano i contenuti. Non hanno processi decisionali complessi o meccanismi di filtraggio raffinati. Ma hanno un potere enorme: influenzare ciò che gli esseri umani vedono e di cui si fidano.

E questo apre un nuovo, sconfinato campo di opportunità (e di zone grigie). Perché se dobbiamo ottimizzare per i bot, quali sono le regole del gioco? Google ha sorvegliato il web per decenni, ma non esistono politiche anti-spam specifiche per aziende come OpenAI o Anthropic, i creatori di ChatGPT.

I marketer inizieranno a sperimentare tecniche di “cloaking” o altri metodi per ottimizzare i contenuti specificamente per i bot? Scommetto di sì. Perché, come si dice, “il mercato chiama”.

Il post di Michael King, esperto di marketing digitale, fondatore di iPullRank, è eloquente a proposito:

Michael King su LinkedIn 3 febbraio 2025

E allora, preparati. Perché la SEO del futuro non sarà più solo ottimizzazione per Google, ma ottimizzazione per gli agenti IA.

Dovremo imparare a parlare la lingua dei bot, a capire i loro algoritmi, a intercettare le loro preferenze. Dovremo diventare “bot whisperer”, sussurratori di bot, capaci di convincere queste intelligenze artificiali che il nostro contenuto è il migliore, il più rilevante, il più utile.

Ma quindi come cambia la creazione dei contenuti nell’epoca di AI Overviews? Per esempio, è vero, come dice John Mueller di Google, che i link, non sono poi così importanti?

fonte Ahrefs 30 gennaio 2025
Ahrefs

I link, con AI Overviews, sono utili, o no?

Fermo lì! Aspetta un attimo prima di buttare alle ortiche la tua strategia di link building. Google dice che i link contano meno. Certo, come no. E Babbo Natale consegna i regali con il monopattino elettrico.

La verità, rivelata da uno studio mastodontico di Ahrefs su un milione di SERP (non chiacchiere da bar, ma dati, numeri, statistiche!) è che i link sono ancora dannatamente vitali!

Anzi, per alcune ricerche, sono più importanti che mai. Pensa alle keyword ad alto volume, quelle che fanno tremare i server e sognare fatturati stellari: lì, per scalare le vette competitive, i link sono ossigeno puro.

fonte Ahrefs 30 gennaio 2025
Ahrefs

E che dire delle ricerche locali? In un mare magnum di siti web fotocopia, un profilo di backlink solido è il faro che guida i clienti verso la tua attività, la bussola che indica la strada giusta

E per i contenuti informazionali, quelli che costruiscono autorevolezza e fiducia? I link sono la patente di credibilità, il sigillo di garanzia che dice a Google (e agli utenti): “Ehi, questo sito sa di cosa parla!”.

fonte Ahrefs 30 gennaio 2025
Ahrefs

Perciò non farti ingannare: i link non sono dinosauri in estinzione, ma architravi della tua strategia digitale. Ignorarli nell’epoca delle AI Overviews? Sarebbe come presentarsi a una partita di rugby col tutù, o in tenuta da rugby, infangato e sudato a un saggio di danza, fai tu. Una brutta figura che non puoi permetterti.

Aleyda Solis su LinkedIn 31 gennaio 2025

E i titoli? Valgono ancora le vecchie regole?

Allora, la questione qui si fa più complessa. Hai presente la vecchia regola dei 60 caratteri per i titoli efficaci in ottica SEO?

Ecco, a questo proposito, ha attirato la mia attenzione un approfondimento di Sterlingsky, rinomata piattaforma che si occupa di SEO.

Secondo Joy Hawkins, nell’era delle AI Overviews, se vuoi scalare Google, devi fare sul serio con i title tag.

La nuova frontiera, dimostrata dai dati, è il title tag extralungo, anche oltre i 200 caratteri!

Non è un errore di battitura, hai letto bene: duecento. Perché funziona?

SterlingSky 27 gennaio 2025

Perché Google, anche se mostra solo una parte del titolo nei risultati di ricerca, analizza l’intero contenuto del tag. Più parole chiave pertinenti (e ben scelte, non keyword stuffing!) inserisci, maggiore è la probabilità di intercettare un ventaglio amplissimo di query di ricerca.

E questo è essenziale per le AI Overviews: più sfumature di intenti di ricerca copri, più Google ti percepisce come fonte autorevole e completa sull’argomento.

A quanto scrive la Hawkins di Sterlingsky, il CTR è importante, ma non farti ossessionare, concentrati sulla prima parte del title tag, quella visibile: deve essere irresistibile.

Il resto del title tag, la parte “nascosta”, lavora silenziosamente dietro le quinte, ampliando il tuo spettro semantico e potenziando la tua visibilità complessiva. Quindi, la ricetta è semplice: title tag lunghi, ma non a caso. Lunghi e strategici, ricchi di keyword pertinenti e correlate, capaci di intercettare ogni possibile sfumatura di ricerca. Se vuoi dominare le SERP delle AI Overviews, per la Hawkins questa è una delle chiavi, e a giudicare dai numeri, l’ipotesi mi pare convincente.

AI Overviews: la gara a cui non puoi più sottrarti

Insomma, il quadro è chiaro: le AI Overviews sono qui per restare, stanno crescendo rapidamente e stanno cambiando le regole del gioco del marketing digitale. Non possiamo ignorarle, non possiamo far finta di niente. Dobbiamo adattarci, evolvere, reinventarci.

La SEO tradizionale non è morta, ma si sta trasformando. Non basta più ottimizzare per le keyword, dobbiamo ottimizzare per gli intenti di ricerca, soprattutto quelli “Problem Solving” e “Specific Question”. Dobbiamo creare contenuti esaustivi, precisi, risolutivi, capaci di rispondere in modo completo alle domande degli utenti (e dei bot). Dobbiamo imparare a parlare la lingua delle AI, a capire i loro algoritmi, a intercettare le loro preferenze.

Ma bada bene: il fattore umano non verrà mai soppiantato dalle IA. La relazione con i lettori e i tuoi clienti resteranno una prerogativa del tutto personale, non c’è IA che tenga. Se non sei autorevole e non crei un rapporto sincero, trasparente e genuino con il tuo pubblico, le intelligenze artificiali non ti serviranno a niente, come ti ho già detto qui.

Sarà un’epoca difficile per chi crea contenuti originali? Forse sì, forse no. Dipende da come reagiremo a questa sfida. Se ci faremo trovare impreparati, se ci limiteremo a lamentarci del “traffico perso”, allora sì, sarà dura. Ma se sapremo cogliere le opportunità, se sapremo adattare le nostre strategie, se impareremo a ottimizzare per i bot (senza dimenticare gli utenti), con strategie di data poisoning etico, come lo chiamo io, allora potremmo uscirne vincenti.

La scelta è tua. Ma il tempo stringe. Se vuoi capire come cambiare il tuo approccio ed essere sempre più visibile (anche su AI Overviews), contatta qui la mia agenzia.


La rivoluzione silenziosa delle AI Overviews: Domande & Risposte

Cosa sono le AI Overviews di Google?

Le AI Overviews di Google sono risposte generate dall’intelligenza artificiale che sintetizzano informazioni da più fonti online per fornire agli utenti una risposta diretta alle loro domande senza la necessità di cliccare sui link organici nei risultati di ricerca.

Qual è l’impatto delle AI Overviews sul traffico organico?

Le AI Overviews possono ridurre il traffico organico ai siti web, poiché forniscono risposte direttamente nella SERP di Google, diminuendo la necessità per gli utenti di cliccare sui risultati tradizionali. Questo impatta in particolare le ricerche orientate alla risoluzione di problemi.

Come possono adattarsi i siti web alle AI Overviews?

I siti web possono adattarsi alle AI Overviews ottimizzando i contenuti per intenti di ricerca specifici, fornendo risposte chiare e complete, migliorando l’autorevolezza del brand e utilizzando strategie di visibilità per mantenere il traffico organico.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

1 commento su “La rivoluzione silenziosa delle AI Overviews (numeri alla mano)”

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