Epic Games ha nuovamente citato in giudizio Google e Samsung, accusandole di collaborare per sopprimere la concorrenza nel mercato delle app tramite la funzione "Auto Blocker" di Samsung, che rende complicato il download di app esterne al Google Play Store.
Se i creatori del videogame "Fortnite" dovessero vincere ancora contro Big G, quali sarebbero le conseguenze nel mondo degli app store per sviluppatori e utenti?
L’esito della contesa potrebbe cambiare il mondo delle app su Android e le regole del Google Play Store (ma stavolta per davvero)
C’è chi dice che in amore e in guerra tutto sia lecito, ma a quanto pare Epic Games ha deciso di estendere questo detto anche alle cause legali.
Sì, perché lo sviluppatore di “Fortnite”, che già nel 2020 aveva dichiarato guerra a Google e Apple, ha deciso di tornare in tribunale. Questa volta, però, non è solo Google nel mirino (come sta accadendo nel processo in Virginia per monopolio), ma anche Samsung.
Ti starai chiedendo: ma perché tutta questa animosità?
E soprattutto: cosa vuole ottenere Epic Games da questi giganti della tecnologia?
Se ho deciso di parlartene è perché questa causa potrebbe davvero cambiare il modo in cui scarichiamo le app sul Google Play Store nei sistemi Android e non solo.
Prenditi un momento, perché la faccenda è tutt’altro che semplice e pone interrogativi davvero affascinanti, quasi “esistenziali”, oserei dire.
Epic Games contro Google: “il Google Play Store ha il monopolio!”
Da una parte abbiamo Epic Games, la celebre azienda di videogiochi capitanata da Tim Sweeney, fondatore e CEO, famosa per aver lanciato il fenomeno mondiale Fortnite.
Dall’altra, ci sono Google e Samsung, due colossi tecnologici che non hanno bisogno di presentazioni. Entrambi sono accusati da Epic di essersi accordati per mantenere il controllo monopolistico sui rispettivi app store e, in particolare, di aver messo in atto pratiche per scoraggiare la diffusione di app store di terze parti (tale pratica è detta anti-steering), come riporta Wired.
Il cuore della questione è la funzione Auto Blocker di Samsung, introdotta sui suoi nuovi dispositivi e abilitata di default. Questa funzione impedisce agli utenti di installare applicazioni da fonti non autorizzate, ovvero da app store che non siano quello di Samsung o di Google.
La cosa curiosa? Questa funzione è arrivata proprio un mese prima del lancio dell’Epic Games Store su dispositivi Android e iOS (almeno in Europa). Tempismo sospetto, non trovi?
Per fartela breve, la società di videogiochi accusa Samsung e Google di aver reso praticamente impossibile per gli utenti installare il loro app store.
Secondo i calcoli di Epic, infatti, ci vogliono ben 21 passaggi per riuscire a scaricare un’app da un marketplace di terze parti su un dispositivo Samsung.
In poche parole, un processo talmente lungo e complicato che la maggior parte delle persone preferisce lasciar perdere e scaricare le app dallo store di Google.
“Un blocco per proteggere gli utenti, o per proteggere il monopolio?”
Secondo la società creatrice di “Fortnite”, la funzione Auto Blocker non serve a proteggere gli utenti da malware o altre minacce informatiche, come affermato da Samsung. Al contrario, sarebbe stata progettata esclusivamente per evitare che gli utenti scarichino applicazioni dai concorrenti.
Tim Sweeney ha dichiarato polemicamente:
“Non è stata pensata per proteggere dai malware, è stata creata per evitare la concorrenza”.
Tim Sweeney
Ma non è finita qui, le cose si complicano ulteriormente se pensi che l’Auto Blocker non solo blocca le app store concorrenti, ma mostra anche un pop-up con la scritta “Impossibile installare l’app”.
Il problema? Questo messaggio non fornisce alcuna informazione su come disattivare la funzione o superare il blocco. In pratica, nessuna scelta! “O Google Play Store o nulla”! Almeno questa la tesi di Epic.
Google e Samsung si difendono
Di fronte alle accuse, Samsung e Google non sono rimasti in silenzio.
Samsung, per esempio, ha dichiarato che la funzione Auto Blocker “migliora la sicurezza dei dispositivi degli utenti”, sottolineando che “gli utenti possono disabilitare la funzione in qualsiasi momento“.
Secondo il portavoce di Samsung, Chris Langlois, “la compagnia promuove la concorrenza sul mercato e rispetta la scelta dei consumatori”.
Insomma, come vedi, sembra che Samsung non abbia alcuna intenzione di cedere, e la causa sarà probabilmente combattuta fino all’ultimo round.
Anche Google non si è fatta attendere, bollando le accuse di Epic come “prive di fondamento”.
La portavoce di Google, Danielle Cohen, ha ribadito che: “i produttori di dispositivi Android sono liberi di adottare le proprie misure per proteggere gli utenti”, sostenendo che il focus non è limitare la concorrenza, ma garantire la sicurezza degli utenti.
Il che, ammettiamolo, potrebbe anche sembrare plausibile, se non fosse che Epic ha già dimostrato in passato quanto sia difficile installare app store alternativi su Android.
Epic Games VS Google: il passato che ritorna
Se a sentire questa storia stai avendo una sensazione di déjà-vu, non preoccuparti, è normale!
Epic Games infatti ha già affrontato Google in passato, nell’agosto del 2020 precisamente…
Il processo, che si tenne presso un tribunale di San Francisco, vide Epic utilizzare argomentazioni molto simili a quelle di oggi.
Praticamente la società di videogiochi accusava il colosso di Mountain View di aver violato le leggi antitrust statunitensi, monopolizzando la distribuzione delle applicazioni Android attraverso il Google Play Store e applicando commissioni fino al 30% su ogni transazione in-app.
Un esempio eclatante è rappresentato dai pagamenti per i famosi V-bucks, la valuta virtuale utilizzata in Fortnite.
Epic tentò di aggirare queste commissioni, creando un proprio sistema di pagamento diretto all’interno dell’app. Google non la prese bene e reagì rapidamente eliminando Fortnite dal suo store, scatenando così un acceso contenzioso legale.
La battaglia legale sollevò interrogativi su come funzioni davvero l’ecosistema Android.
A differenza di Apple, dove l’App Store è l’unica piattaforma disponibile per scaricare le applicazioni, su Android esistono tecnicamente diverse alternative a Google Play.
Tuttavia, Epic sostiene che questa pluralità sia solo apparente.
Secondo l’azienda di Sweeney, Big G complicherebbe in modo deliberato il processo per accedere ad app store alternativi:
“Google rende estremamente difficile per chi sviluppa applicazioni sopravvivere senza usare i suoi servizi”.
Tim Sweeney
Google ha un vero monopolio su Android?
La questione centrale della disputa era dunque se Google avesse davvero un monopolio su Android, nonostante la presenza di alternative sul mercato (almeno in teoria).
Epic cercava di dimostrare che, nonostante esistano altri app store, Google ha creato un sistema che costringe gli sviluppatori a fare affidamento sul Play Store per garantire il corretto funzionamento delle app e, soprattutto, per gestire i pagamenti in-app. In altre parole, per Epic, la concorrenza esistente era solo di facciata.
Se Epic fosse riuscita a dimostrare che Google controllava di fatto l’intero ecosistema Android, avrebbe ottenuto un’importante vittoria per tutti gli sviluppatori di app, costretti a subire le condizioni imposte dal colosso.
Tuttavia, i dirigenti di Mountain View hanno sempre sostenuto che la concorrenza esiste e che chiunque può optare per un altro smartphone, come un iPhone, se non è d’accordo con le regole del Play Store. Questa difesa puntava a spostare il dibattito su una scala più ampia, sottolineando che Android non è l’unico sistema operativo disponibile sul mercato.
Gli esperti di antitrust all’epoca si divisero sull’esito del processo.
Alcuni ritenevano che Google potesse prevalere se il caso fosse stato analizzato in un contesto più ampio, considerando la competizione tra iOS e Android.
Mentre altri, invece, credevano che se il tribunale si fosse concentrato esclusivamente su Android, Epic avrebbe avuto maggiori possibilità di vittoria.
Ma come finì il primo processo Epic Games VS Google?
Il verdetto del processo tra Epic Games e Google segnò una vittoria significativa per Epic, con la giuria federale di San Francisco che deliberò a favore del produttore di Fortnite su tutti i capi d’accusa.
Dopo oltre un mese di testimonianze, la giuria, infatti, riconobbe Google colpevole di esercitare un monopolio illegale nella distribuzione delle app tramite il Google Play Store.
Tim Sweeney, CEO di Epic, commentò il risultato su X, dichiarando:
“Vittoria su Google! Dopo quattro settimane di testimonianze dettagliate, la giuria californiana ha riconosciuto l’esistenza del monopolio di Google Play su tutti i capi d’accusa.”
Epic pubblicò una dichiarazione sul proprio sito in cui affermava:
“Il verdetto di oggi dimostra che le pratiche di Google legate agli app store sono illegali. Hanno abusato del loro monopolio per estorcere commissioni esorbitanti, soffocare la concorrenza e ridurre l’innovazione.”
Tim Sweeney
Dall’altra parte, Google annunciò immediatamente che avrebbe fatto appello.
Wilson White, vicepresidente per gli affari governativi e la politica pubblica di Google, dichiarò:
“Continueremo a difendere con forza il nostro modello di business Android e rimaniamo profondamente impegnati nei confronti dei nostri utenti, partner e dell’ecosistema Android più ampio.”
Wilson White
Durante il processo, Gary Bornstein, legale di Epic, accusò Google di aver “sistematicamente bloccato” gli app store alternativi, affermando che la compagnia era disposta a pagare miliardi di dollari per soffocare i concorrenti.
Dall’altro lato, Jonathan Kravis, avvocato di Google, difese la compagnia sostenendo che “Google non voleva perdere 60 milioni di utenti Android a favore di Apple” e che la riduzione delle tariffe mostrava un comportamento competitivo, non monopolistico.
La giuria, composta da nove membri, deliberò all’unanimità a favore di Epic su tutti gli 11 capi d’accusa, dichiarando che Google aveva agito in modo anticoncorrenziale e impedito lo sviluppo di app store alternativi. Questo verdetto rappresentò una sconfitta clamorosa per Google, che gestiva uno degli app store più grandi al mondo.
Ma a quanto pare, per la società di videogiochi la situazione oggi non è così cambiata se ha deciso di intentare un’altra causa a Big G.
Sì, perché, vedendola oggi, al di là degli entusiasmi iniziali, la vittoria passata appare un po’ come una vittoria di Pirro.
Peccato che secondo Epic Games, Google avrebbe trovato un nuovo modo per violare le leggi Antitrust…
Quali potrebbero essere le ripercussioni di un’altra vittoria di Epic Games?
Forte del precedente processo che l’ha vista vittoriosa, l’azienda di Sweeney, ora potrebbe davvero sferrare un duro colpo a Big G. Infatti, estendendo la sua causa anche a Samsung, vuole mettere in discussione il concetto stesso di concorrenza tra colossi dell’high-tech.
Ma cosa vorrebbe Epic da Big G?
Epic ha chiesto a Google diverse misure, tra cui:
- consentire ai negozi di app di terze parti di accedere al catalogo del Play Store per sei anni;
- permettere a consumatori e sviluppatori di scegliere metodi di pagamento alternativi senza commissioni;
- autorizzare il download delle app al di fuori del Play Store;
- istituire un comitato di controllo che verifichi ogni anno il rispetto delle disposizioni.
Intanto una buona notizia per Epic: dal 16 agosto 2024 l’app di Fortnite è tornata disponibile per smartphone.
Vedremo come proseguirà la questione, ma è certo che se Google dovesse perdere ancora, il panorama delle app su Android e il modo stesso in cui funziona il Google Play Store potrebbe cambiare radicalmente.
Per essere chiari, se Epic dovesse vincere, potrebbe aprire la strada a una maggiore concorrenza nei marketplace delle app su Android, offrendo nuove opportunità non solo per Epic Games, ma per tutti gli sviluppatori di app.
Ma non è tutto oro quel che luccica: Google e Samsung hanno miliardi in gioco, e non si faranno mettere all’angolo facilmente.
L’intervista di Sundar Pichai, CEO di Big G, a Bloomberg TV, a questo proposito è stata chiara: Google risponderà alle sentenze colpo su colpo.
D’altra parte, un’eventuale vittoria di Google e Samsung potrebbe consolidare ulteriormente la loro posizione di forza, riducendo la già limitata competizione sugli app store Android.
Inoltre, la sentenza potrebbe influenzare le decisioni legali future in Europa, dove regolamenti come il Digital Markets Act stanno già cercando di limitare pratiche monopolistiche simili.
La sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha condannato Google a pagare 2,4 miliardi di euro, per monopolio sulla pubblicità online, in questo senso è indicativa.
Cosa potrebbe succedere nel mondo degli app store?
È difficile prevedere come si concluderà questa battaglia legale.
Quello che è certo, però, è che questa causa potrebbe ridefinire il futuro della distribuzione delle app su Android. Epic, nel frattempo, continua a presentarsi come il paladino della concorrenza, sostenendo che la sua battaglia non riguarda solo i propri interessi, ma quelli di tutti gli sviluppatori di app.
Ora, ho un’età tale per non credere negli eroi senza macchia e senza paura (come si sarebbe detto nel Novecento), per cui naturalmente so bene che Epic fa i suoi interessi, non quelli della comunità degli sviluppatori di tutto il mondo.
Però è altrettanto ovvio che una sua vittoria, per forza di cose, amplierebbe il mercato per gli sviluppatori di app e per gli utenti che utilizzano il Google Play Store.
Per adesso, non resta che aspettare gli sviluppi del processo.
Comunque, una cosa è chiara: Big G quest’anno più che mai, è davvero circondato, assediato da cause per monopolio (vedi la condanna del 5 agosto) e sentenze antitrust sulla pubblicità che ne stanno sempre più minando autorevolezza e reputazione. Anche per queste ragioni Sergey Brin è tornato in azienda…
Ma adesso vorrei porti una questione che mi interessa molto, vorrei che ci pensassi:
faresti quei famosi 21 passaggi per installare un app store alternativo sul tuo smartphone?
O preferiresti lasciare che Google e Samsung (e altri big) decidano per te?
Per me la questione è dirimente: a quanta comodità e rapidità siamo disposti a rinunciare per valori come la concorrenza e il libero mercato?
Takeaways
- Epic Games ha nuovamente citato in giudizio Google e Samsung, accusandole di pratiche monopolistiche che ostacolano la concorrenza tra app store su dispositivi Android, con particolare attenzione alla funzione Auto Blocker di Samsung.
- Secondo Epic, il sistema di Samsung rende il processo di installazione di app store alternativi talmente complicato (21 passaggi), che la maggior parte degli utenti rinuncia, favorendo così il Google Play Store.
- Nonostante la possibilità tecnica di installare app store alternativi su Android, Epic sostiene che Google mantenga un controllo monopolistico di fatto, complicando intenzionalmente la vita agli sviluppatori che vogliono evitare il Play Store.
- Entrambe le aziende negano le accuse. Samsung sostiene che l’Auto Blocker sia una misura di sicurezza, mentre Google afferma che i produttori di dispositivi Android sono liberi di adottare misure per proteggere i propri utenti.
- Se Epic dovesse vincere la causa, ciò potrebbe ridefinire le regole del mercato delle app su Android, aprendo la strada a una maggiore concorrenza e rendendo più facile per gli sviluppatori distribuire app fuori dal controllo di Google e Samsung.
FAQ
Perché Epic Games ha fatto causa a Google e Samsung?
Epic Games ha citato in giudizio Google e Samsung accusandole di pratiche monopolistiche e di rendere estremamente complicato per gli utenti installare app store alternativi, grazie alla funzione Auto Blocker di Samsung.
Cosa sostiene Epic Games riguardo alla funzione Auto Blocker?
Secondo Epic Games, la funzione Auto Blocker di Samsung non è stata progettata per proteggere dagli attacchi malware, ma per impedire agli utenti di scaricare app da store alternativi, proteggendo così il monopolio di Google Play.
Quali sono le richieste di Epic Games a Google?
Epic Games ha chiesto a Google diverse misure, tra cui l’accesso degli store di terze parti al catalogo del Play Store, la possibilità di utilizzare metodi di pagamento alternativi senza commissioni e il download di app al di fuori del Play Store.