Tra ricerche navigazionali e risposte dirette nelle SERP, diventa sempre più difficile emergere per le piccole imprese (ma non tutto è perduto)
📌 TAKE AWAYS
- Il 15% delle ricerche globali è monopolizzato da soli 148 termini, la maggior parte dei quali navigazionali, come YouTube e Amazon.
- Solo il 3,6% delle ricerche appartiene al cosiddetto “long tail”, cioè le query di nicchia.
- Occorre diversificare. Affidarsi esclusivamente a motori di ricerca tradizionali è rischioso, specie in epoca di SearchGPT e AI Overviews.
Google domina la ricerca online, ma il panorama sta cambiando, come mostrano bene i dati della ricerca di SparkToro.
Normative, nuovi competitor e il calo del "long tail" riducono le opportunità per i piccoli brand.
Per emergere, servono strategie innovative, diversificazione e contenuti che conquistino davvero il pubblico.
Se ti dicessi che il 15% delle ricerche su Google deriva da soli 148 termini, penseresti che stia esagerando. Invece è un dato ufficiale, emerso da un’analisi di 332 milioni di query condotta da SparkToro su dati forniti da Datos, società legata a Semrush, piattaforma che offre strumenti per ottenere informazioni strategiche per il marketing digitale.
È un’informazione che lascia sbalorditi, ma è anche un campanello d’allarme per chi, come te, si affida a Google per raggiungere i clienti.
Oggi il motore di ricerca più potente del mondo sembra funzionare come un gigantesco telecomando digitale. Non serve più solo a rispondere a domande, ma è diventato una scorciatoia universale per accedere ai grandi brand. E se il tuo business non è tra quei colossi? Beh, il terreno si fa scivoloso (se non sai come muoverti).
Quanto è difficile emergere su Google?
Come sai fin troppo bene, Google non è più soltanto un luogo per trovare risposte, ma un passaggio obbligato per entrare nel web.
Lo dimostra il fatto che il 33% delle ricerche è navigazionale: digitare “YouTube” o “Amazon” è diventato il modo più comune per accedere a quei siti. È più comodo per l’utente, certo, ma anche un segno di come le persone usino Google sempre meno per esplorare e sempre più per arrivare a destinazioni che già conoscono.
Praticamente è come avere un portale per il teletrasporto che ti può portare ovunque nel mondo, nel tempo e nello spazio, e tu dove vai? Sempre al parchetto sotto l’ufficio e a casa di tua madre. Un po’ limitante, non credi?
A questa tendenza si aggiunge un dato ancora più preoccupante per i piccoli imprenditori: il cosiddetto “long tail”, cioè l’insieme delle ricerche di nicchia, rappresenta solo il 3,6% della domanda totale.
Ciò significa che, anche se il tuo sito è ottimizzato per decine di parole chiave specifiche, il traffico generato potrebbe non essere sufficiente a sostenere la tua attività.
E poi c’è il dato che lascia più stupefatti: 148 termini riescono a coprire il 15% delle ricerche globali. Parliamo di parole come YouTube, Facebook, Gmail, Pornhub (non poteva mancare), Google Translate, Google Docs, ChatGPT e poche altre.
Insomma, pochi giganti attirano la maggior parte dei click, mentre il resto dei siti combatte per una visibilità sempre più ridotta. Ma i dati interessanti non finiscono mica qui…
Le ricerche informazionali (forse il bicchiere è mezzo pieno)
Un altro aspetto critico è che il 51% delle ricerche su Google è di tipo informazionale. Gli utenti cercano risposte a domande generiche, come “che tempo fa oggi” o “come fare il pesto genovese”.
In teoria, questo dovrebbe offrire opportunità ai siti che forniscono contenuti utili e originali. Ma qui arriva il problema: Google sta diventando il concorrente principale di tutti (pure il tuo).
Su questo premo spesso, me ne rendo conto, ma vorrei che ti fosse chiaro: con funzionalità come gli zero-click searches, le risposte vengono fornite direttamente nella pagina dei risultati, senza che l’utente debba visitare un altro sito. (Non è un caso che Big G stia sperimentando le AI Overviews su People Also Ask, per testare cosa ne pensano gli utenti).
E ricorda che oggi oltre il 60% delle ricerche globali si risolve proprio così, senza che porti alla visita di un sito web. Praticamente hai un biglietto aereo che ti porterebbe in un altro Paese ma decidi di rimanere in aeroporto a vedere i poster delle località più esotiche e affascinanti!
Ciò è particolarmente evidente nei settori dominati da grandi volumi di ricerca informazionale, come viaggi, ricette e curiosità generali.
Ora pensa a cosa succederà con l’approdo di AI Overviews anche in Europa (ti sto preparando da mesi a questo, poi non dire che non ti ho avvisato).
Te lo chiedo brutalmente: se Google offre già le risposte, chi ha bisogno di visitare il tuo sito?
Se gestisci un business online la questione non è più rinviabile, a meno che tu non gestisca un’attività enorme tipo Amazon e Youtube. In questo caso: complimenti, puoi smettere di leggere anche ora.
La dittatura dei grandi brand: esiste uno spiraglio per i piccoli?
Il 44% delle ricerche su Google riguarda direttamente i brand: un dato che parla chiaro. Nomi già affermati si prendono la fetta più grande del traffico grazie alla loro notorietà, semplicemente perché per gli utenti è più comodo così.
Ma c’è un altro problema, ancora più significativo: le ricerche generiche, quelle che in passato rappresentavano una porta d’ingresso per i piccoli imprenditori, stanno perdendo rilevanza.
Il peso del “long tail” – quelle query di nicchia che permettevano di raggiungere specifici segmenti di pubblico – si è ridotto al punto da diventare quasi trascurabile. La competizione ora si gioca su un numero sempre più limitato di parole chiave ad alto volume, un’arena dove solo i grandi brand, con risorse enormi e una presenza consolidata, possono dominare.
Per i piccoli e medi imprenditori, questo vuol dire rivedere radicalmente le strategie: non basta più posizionarsi bene su parole chiave di nicchia, bisogna trovare modi creativi per emergere in un habitat in cui svettano giganti. E utilizzare strumenti apparentemente miracolosi ma truffaldini, saltare e arrampicarsi (col rischio di cadere e farsi male), non serve a nulla…
Google non è più un alleato: così può essere un avversario
Oltre al dominio indiscusso dei grandi marchi, come ti ho già accennato, anche Google è diventato un concorrente diretto per chi cerca di farsi strada online.
Le funzionalità basate sull’intelligenza artificiale, come le AI Overviews, trasformano la pagina dei risultati in un muro di risposte immediate (come ti ho scritto anche qui).
Non è più solo una questione di posizionarsi meglio dei tuoi rivali: ora devi batterti anche contro Google stesso, che offre risposte pronte, spesso senza che l’utente abbia bisogno di visitare altri siti.
Immagina la scena: un utente cerca “miglior smartphone 2024”. Prima ancora di scorrere la pagina, Google gli presenta un elenco curato direttamente nella sezione di risposta. E tu, con il tuo sito di recensioni costruito con fatica? Rimani nell’ombra, senza nemmeno una chance di attrarre quel click.
Per un piccolo imprenditore, questo significa non solo una drastica riduzione del traffico, ma anche la perdita di opportunità preziose per vendere i propri prodotti, mostrare il proprio valore o costruire relazioni con i clienti.
Questa nuova dinamica rende fondamentale adottare strategie più raffinate: lavorare su contenuti che non solo informino, ma che siano irresistibili per gli utenti, e sfruttare piattaforme alternative per raggiungere chi Google sta trattenendo sulla sua pagina. Perché oggi, più che mai, la sopravvivenza online e la visibilità (anche su AI Overviews) è una questione di adattamento e creatività.
Cosa puoi fare per non essere schiacciato: diversificare è la parola magica
Te lo devo dire: restare fermi ad aspettare che Big G cambi le regole del gioco è come sperare che l’idraulico arrivi a sistemare la perdita in bagno senza che tu lo chiami (spoiler: ricordarsi di chiudere bene il rubinetto aiuterebbe!).
Bisogna agire, e farlo subito. Affidarsi esclusivamente ai motori di ricerca tradizionali per il traffico del tuo sito ignorando SearchGPT o AI Overviews, non è più una strategia sostenibile. La chiave è diversificare.
Devi essere presente ovunque il tuo pubblico spende tempo e attenzione: su YouTube con video che catturano, sul tuo blog con contenuti e podcast avvincenti, su testate autorevoli, su TikTok con contenuti immediati e freschi, o su LinkedIn con messaggi che consolidano la tua autorevolezza.
Ma non basta esserci: devi essere memorabile. In un mondo di contenuti usa e getta, chi racconta storie autentiche vince. Non limitarti a scrivere articoli ottimizzati per le parole chiave, crea invece storie che rimangano. Un video che emoziona, un contenuto audio che intriga, una serie di post che lasciano il segno possono trasformare il tuo pubblico in una comunità.
E infine, sfrutta i dati. Scava nelle statistiche, osserva come gli utenti interagiscono, anticipa le loro domande, punta sulle digital PR. Ogni click, ogni ricerca è un indizio prezioso per perfezionare la tua strategia. Rispondere ai bisogni dei tuoi utenti con precisione e originalità è la vera chiave per emergere in un mercato così affollato. Mi rendo conto che tu non abbia tempo per fare tutto questo, (e non abbia neanche le conoscenze specialistiche per farlo), a questo servono i consulenti SEO!
I dati di cui abbiamo parlato non sono solo numeri interessanti per gli appassionati di SEO: sono il riflesso di un cambiamento profondo nel mondo della ricerca online.
Per questo motivo la tua azienda non può più fare a meno di una strategia SEO degna di questo nome: i dati strutturati, una link building realizzata con criterio, il data poisoning per emergere nei LLM e contenuti di valore sono fondamentali oggi più che mai.
La visibilità del tuo business non è un’opzione: è vitale. Serve una strategia solida, capace di adattarsi a un panorama che cambia rapidamente. Non aspettare che sia troppo tardi. Contattami oggi stesso: insieme costruiremo il posizionamento che meriti.
Google e i suoi 148 termini secondo la ricerca di SparkToro: Domande & Risposte
Perché il 15% delle ricerche su Google deriva da soli 148 termini?
Questi termini sono quasi esclusivamente legati ai grandi brand come YouTube, Facebook e Amazon, che dominano il traffico navigazionale su Google. Gli utenti cercano direttamente i marchi più noti, limitando le opportunità per i piccoli siti.
Come influiscono le ricerche informazionali sul traffico dei siti web?
Il 51% delle ricerche su Google è informazionale, ma con funzionalità come gli zero-click searches e le AI Overviews, Google fornisce le risposte direttamente nella SERP. Questo riduce il traffico verso i siti web, penalizzando i piccoli imprenditori.
Cosa possono fare le piccole imprese per emergere su Google?
Le piccole imprese devono diversificare le loro strategie, puntando su dati strutturati, link building efficace e presenza su piattaforme alternative come YouTube, TikTok e LinkedIn per aumentare la visibilità e attrarre nuovi clienti.