Con l’integrazione di Gemini 2.0, Google sta esplorando un approccio alla ricerca basato sull’IA generativa (per ora solo internamente)
📌 TAKE AWAYS
- La “Modalità AI” di Google mira a trasformare la ricerca online, sostituendo le tradizionali SERP con una risposta generata dall’intelligenza artificiale.
- La “Modalità AI” è progettata per domande esplorative e complesse, offrendo risposte sintetiche e interattive, organizzate in “card” con possibilità di approfondire, ma con un minor coinvolgimento di pagine web esterne.
- Secondo uno studio di Ahrefs, il 63% dei siti web riceve già traffico dai chatbot IA, con ChatGPT, Perplexity e Gemini come principali generatori di visitatori.
Google sta testando internamente la “Modalità AI” nella Ricerca, sostituendo i classici link blu con risposte generate dall’intelligenza artificiale.
Questo cambiamento potrebbe rivoluzionare l’esperienza di ricerca online e ridurre ulteriormente il traffico organico verso i siti web.
Google sta testando internamente una nuova “Modalità AI” per la Ricerca. Non è una semplice novità cosmetica, ma un tentativo – forse un po’ azzardato, ma sicuramente ambizioso – di reinventare l’esperienza di ricerca online.
Ecco come funziona: digiti la tua domanda su Google, come hai sempre fatto, ma stavolta, accanto ai soliti filtri (Immagini, Notizie, Shopping, ecc.), spunta una nuova, misteriosa opzione: “Modalità AI”.
Ci clicchi sopra, e si apre un mondo nuovo. Niente più pagine di link, ma una schermata ampia, quasi un chatbot, che ti accoglie con una risposta chiara, concisa, generata dall’intelligenza artificiale. Una risposta che, secondo Google, è stata “intelligentemente ricercata per te”, organizzando le informazioni in “facili ripartizioni con link per esplorare i contenuti web”.
Big G sta testando tutto questo tra i suoi dipendenti. Ma tutto lascia pensare che presto ci avremo a che fare anche noi comuni mortali.
Ma perché Google, il re indiscusso della ricerca, sente il bisogno di cambiare le carte in tavola?
Ti rispondo con due semplici vocali: IA.
Mi spiego meglio: ChatGPT e i suoi simili hanno dimostrato che c’è un modo diverso di cercare informazioni online, un modo più interattivo, più “umano”, più immediato. Deep Research ti dice nulla?
Per questo Google non può permettersi di rimanere indietro: il 2025 sarà l’anno della sfida totale tra Big G a OpenAI! E le AI Overviews sono solo una delle armi pensate a Mountain View…
La “Modalità AI” è la risposta di Mountain View alla sfida dell’IA generativa, un tentativo di rimanere al passo con i tempi e, magari, di riconquistare lo scettro dell’innovazione.
Come funziona questa “Modalità AI”?
Entriamo un po’ più nel dettaglio, senza annoiarti con tecnicismi inutili.
La “Modalità AI”, secondo quanto rivelato da un’email interna di Google visionata da 9to5Google, è pensata per quelle ricerche “aperte” ed “esplorative”, quelle domande che la Ricerca tradizionale di Google fatica a soddisfare pienamente. Domande che cercano consigli, confronti, approfondimenti, e che spesso richiedono una serie di domande successive per arrivare al cuore della questione.
Google fa anche degli esempi concreti per far capire ai suoi dipendenti (e ora anche a te) di cosa stiamo parlando:
- “Quante scatole di spaghetti devo comprare per sfamare 6 adulti e 10 bambini, e averne abbastanza per il bis?”
- “Confronta giacche di lana, piumino e sintetiche in termini di isolamento, resistenza all’acqua e durata”
- “Cosa mi serve per iniziare con l’aquascaping?” e, come domanda di follow-up, “Quali sono i negozi nelle vicinanze per comprare le forniture?”
Domande complesse, che vanno oltre la semplice ricerca di un sito web o di un prodotto specifico.
Come puoi vedere si tratta di quesiti che richiedono ragionamento, confronto, sintesi di informazioni provenienti da fonti diverse. E per rispondere a queste domande, Google ha tirato fuori l’artiglieria pesante: una versione “custom” di Gemini 2.0 Flash, il suo modello linguistico più avanzato, capace di “ragionamento avanzato e capacità di pensiero”.
L’interfaccia utente, ancora in fase di sviluppo, si presenta come una via di mezzo tra la Ricerca tradizionale e un chatbot. Dopo aver digitato la tua query e selezionato l’opzione “Modalità AI”, ti ritrovi di fronte a una schermata a schermo intero, più ampia delle attuali “AI Overviews”.
La tua domanda è ben visibile in alto, e la risposta generata dall’IA appare subito sotto. E qui arriva la sorpresa: spariscono i classici 10 link blu, simbolo storico della Ricerca Google. Al loro posto, una “card” sulla destra offre link per “approfondire sul web”.
E in basso, un campo di testo ti invita a “Chiedere un follow-up…”, aprendo la strada a una vera e propria conversazione con l’IA.
Permettimi una domanda, però, se già le AI Overviews stanno minacciando il traffico organico, immagina cosa succederà con questo nuovo modo di far ricerca…
Insomma, la “Modalità AI” sembra voler trasformare la Ricerca Google in un’esperienza più interattiva, più personalizzata, più simile a una chiacchierata con un esperto che a una fredda lista di link. Sarà davvero la fine dei 10 link blu? Forse è presto per dirlo, ma di sicuro qualcosa sta cambiando, e velocemente.
La risposta, per ora, è un “forse quest’anno”. Sundar Pichai, CEO di Google, il 5 febbraio 2025, durante la presentazione dei ricavi dell’ultimo trimestre 2024, ha dichiarato che:
il 2025 sarà uno degli anni più importanti di sempre per l’innovazione nella Ricerca.
Sundar Pichai
Per cui, teniamoci pronti a tutto. La cosa sicura è che le IA stanno cambiando per sempre Google Search e da qui non si scappa.
E il traffico IA? Per il tuo sito è più importante di quello che pensi…
Ma veniamo al punto nodale per te che hai un sito web e vuoi attirare visitatori: tutta questa innovazione porterà più traffico al tuo sito? Oppure sarà una mannaja per i tuoi ricavi?
La risposta, basata su dati concreti, è più complessa di un semplice sì o no. Uno studio recente di Ahrefs, analizzando il traffico di 3.000 siti web, ha svelato alcune verità importanti sul traffico proveniente dalle intelligenze artificiali.
Innanzitutto, un dato sorprendente: il 63% dei siti web riceve già traffico dalle IA.
Sì, hai letto bene. Quasi due siti su tre intercettano visitatori provenienti da chatbot come ChatGPT, Claude, Copilot, Gemini, Perplexity, Jasper e Mistral. Non è fantascienza alla Matrix, ma una realtà misurabile, confermata dai dati raccolti da Xibeijia Guan, data scientist di Ahrefs, tool per analizzare siti web e monitorare il ranking.
Ma attenzione, non tutte le IA sono uguali quando si tratta di generare traffico. Lo studio di Ahrefs rivela che il 98% del traffico IA è generato da soli tre chatbot: ChatGPT, Perplexity e Gemini.
E il re incontrastato è ChatGPT, che da solo genera il 50% di tutto il traffico IA. Perplexity si piazza al secondo posto con circa il 30.7%, mentre Gemini si ferma al 17.6%.
Le altre IA, Claude, Copilot, Mistral e Jasper, si spartiscono le briciole, con meno del 2% del traffico totale complessivo. Quindi, se punti al traffico IA, sai su quali chatbot devi concentrare la tua attenzione: ChatGPT, Perplexity e Gemini, con un occhio di riguardo per il primo della lista.
Ma quanto traffico stiamo parlando in termini assoluti? Ecco il dato che forse ti sorprenderà di più: in media, solo lo 0.17% del traffico di un sito web proviene dai chatbot IA.
Una percentuale ancora molto piccola, quasi trascurabile se consideriamo il traffico web totale. Eppure, non sottovalutare questo dato. Perché, come spesso accade, le medie possono ingannare.
Lo studio di Ahrefs svela una sorpresa: i siti web più piccoli, quelli con meno di 999 visitatori mensili, ottengono in realtà la percentuale più alta di traffico IA rispetto al loro traffico totale (0.56% di visitatori). Ciò significa che, in proporzione, l’IA può essere più rilevante per le piccole realtà online che per i grandi colossi del web. Se hai un piccolo sito, quindi, l’IA non è certo da sottovalutare, non credi?
Il rapporto amore-odio tra Big G e l’IA generativa
Devi sapere che Big G ha una relazione abbastanza complicata con l’intelligenza artificiale generativa.
Ti faccio un esempio, Google il 3 febbraio 2025, ha pubblicato le linee guida generali per la qualità della ricerca. E indovina quante volte parla di IA generativa? 14 volte! Ma la cosa curiosa è che non ne parla proprio in toni entusiastici come ci aspetteremmo… Lo ha scovato l’esperto in comunicazione digitale Adomas Šulcas, pubblicando la notizia in un post su LinkedIn.
Sembra quasi che a Mountain View stiano giocando a fare Dr. Jekyll e Mr. Hyde: da un lato ti vendono l’IA come il futuro scintillante della ricerca, dall’altro puntano i riflettori sul lato oscuro della forza generativa.
Big G, nello specifico, mette in guardia dall’abuso di contenuti creati in serie con l’intelligenza artificiale, dal “paraphrasing” spinto e da tutto ciò che puzza di “bassa qualità” e “poco valore aggiunto” per l’utente.
Insomma, l’IA può essere uno strumento utile, riconosce Google, ma occhio a non farsi prendere la mano, perché se la usi per “fare il furbo” e inondare il web di contenuti spazzatura, la pagherai cara: la tua qualità del sito, in questi casi, verrà valutata come “Lowest”, cioè “la più bassa possibile”.
Non vorrai mica finire nella lista nera di Google proprio ora che stai cercando di capire come sfruttare l’IA per il tuo business, vero? Forse, dietro la facciata innovativa della “Modalità AI”, si nasconde una certa preoccupazione per un web sempre più inondato di contenuti generati dalle macchine.
Per questo è vitale che tu capisca come usare l’IA a tuo vantaggio, grazie all’aiuto di un consulente SEO che ti fornisca dritte adeguate, senza cadere nelle “trappole” che Google (e non solo) ti prepara.
Ma quali sono le chiavi per far prosperare il tuo business ai tempi dell’IA? E come cambia il marketing digitale? È quello che proverò a dirti nei prossimi paragrafi.
L’IA è il futuro, ma senza fiducia non si va da nessuna parte
Hai presente Karina Nguyen, geniale membro del team di OpenAI?
Ebbene, ospite del podcast di Lenny Rachitsky, ci svela un segreto (neanche tanto segreto, a dire il vero): mentre Google ti incanta con la “Modalità AI” che risponde a tutte le tue domande, la vera partita si gioca sulla fiducia.
Sì, hai capito bene, fiducia. Secondo Karina Nguyen, non basta avere modelli sempre più potenti, bisogna anche che la gente si fidi di questi modelli, soprattutto quando inizieranno a fare cose “serie” per noi, tipo gestire la nostra salute o la nostra educazione.
E per costruire questa fiducia, non servono algoritmi infallibili (che non esistono), ma servono empatia, intelligenza emotiva, trasparenza, capacità di ascolto. Doti umane, insomma, quelle che – udite, udite – diventeranno sempre più preziose nel mondo del lavoro, proprio perché l’IA, per ora, fatica a imitarle.
Non so se l’hai notato, ma ogni volta che le menti dietro le IA rilasciano un’intervista, si appellano sempre a valori umanistici. E non è retorica, fidati: è un’esigenza sempre più sentita.
Quindi, mentre Google si affanna a creare l’IA “perfetta”, forse dovremmo iniziare a chiederci non solo quanto sarà intelligente l’IA del futuro, ma quanto ci fideremo di lei. E soprattutto, quali saranno le competenze che ci renderanno insostituibili, in un mondo in cui le macchine ragionano (quasi) come noi. La risposta, come ti dicevo qui, forse, è più umana che tecnologica.
Il blogging che piace all’IA
Se pensavi che bastasse ottimizzare il tuo sito per la “Modalità AI” di Google, preparati a un altro colpo di scena. Perché mentre Big G gioca a fare il chatbot intelligente, gli utenti, quelli veri, sembrano aver già cambiato le loro abitudini di ricerca.
Hai presente quando cerchi un consiglio su Google e ti ritrovi sommerso da pagine SEO-friendly, zeppe di parole chiave ma vuote di sostanza? Ecco, sembra che la gente si sia stufata.
Google stesso se n’è accorto, tanto da promuovere sempre più spesso post di Reddit nei risultati di ricerca. Perché? Perché la gente vuole risposte vere, approfondimenti specifici, esperienze reali, non la solita minestra riscaldata ottimizzata per i motori di ricerca.
E ChatGPT, in questo scenario, sembra aver fatto bingo: risposte dirette, pro e contro messi nero su bianco, mentre Google si limita a un “rich snippet” informativo, spesso evasivo come un politico in campagna elettorale.
Insomma, la ricerca sta cambiando pelle: addio alle parole chiave a raffica, benvenuta l’era delle risposte conversazionali. E tu, devi farti trovare pronto. Perché se pensavi di cavartela con i soliti articoli “ottimizzati” per Google, forse è il momento di cambiare strategia.
Parola d’ordine: conversazione. Sì, devi scrivere come se stessi parlando con un esperto del settore, anticipando le domande, approfondendo gli argomenti, andando dritto al punto, senza paura di essere troppo specifico o di puntare a quelle “parole chiave a coda lunga” che, fino a ieri, snobbavi perché “tanto hanno un volume di ricerca bassissimo”.
Sbagliato! Sono proprio quelle “long tail keyword” a basso volume la chiave del nuovo blogging. Google stesso lo ammette: il 15% delle ricerche sono “nuove” ogni giorno, e il 91,8% delle query sono “a coda lunga”.
E indovina un po’? Anche se rappresentano solo una piccola fetta del volume di ricerca totale, sono proprio le “long tail” a portare la metà delle entrate pubblicitarie a Google! Quindi, se vuoi sopravvivere (e prosperare) in questa nuova era della ricerca, devi cambiare mentalità: il blogging non è più solo scrivere, ma conversare, approfondire, essere specifico, mirare alle “code lunghe”.
Devi diventare quell’esperto illuminante con cui chiunque vorrebbe fare una chiacchierata per capire davvero qualcosa, come ti scrivevo già qui. Difficile? Forse. Ma se vuoi che il tuo sito web non diventi un reperto archeologico dell’era pre-IA, non hai scelta.
Google non è l’unico pianeta del sistema solare (e forse è meglio così)
E allora, che fare? La risposta, forse la più importante di tutte, è una sola: diversifica, diversifica, diversifica!
Perché se hai capito una cosa da questo lungo viaggio nell’era dell’IA è che Google, per quanto potente, non è l’unico pianeta del sistema solare digitale. Anzi, forse è meglio iniziare a guardare anche altrove, tra motori di ricerca alternativi, soprattutto se sei una startup o una piccola-media impresa.
Perché diciamocelo chiaramente: a Mountain View sembrano avere una predilezione smodata per i “domini forti”.
E poi, c’è un altro problema, non da poco: i click sui link di Google sono in caduta libera. Colpa di ChatGPT, che sta diventando per molti la nuova homepage del web, e colpa degli “snippet” generati dall’IA di Google stessa, che spesso ti danno la risposta che cerchi senza bisogno di cliccare su nessun link.
Un disastro per chi vive di traffico organico da Google. E non illuderti che l’IA possa salvarti scrivendo contenuti SEO “perfetti”: l’intelligenza artificiale, per ora, se non usata con criterio, sa solo sfornare “pensiero consensuale” e “scrittura stereotipata”, roba che non ti farà scalare le classifiche e non coinvolgerà nessuno.
Quindi, dove andare a pescare traffico organico nel 2025? La risposta è semplice, ma richiede un cambio di mentalità radicale: devi uscire dalla gabbia dorata di Google e andare a cercare i tuoi potenziali clienti dove si trovano davvero.
“Top of funnel”? Social organico! YouTube, TikTok, Instagram, LinkedIn, X: scegli i canali dove il tuo pubblico di riferimento passa il tempo, e offri contenuti che li catturino davvero, ricordandoti che la gente segue le persone, non i marchi.
“Mid funnel”? Costruisci fiducia! Sposta i tuoi follower nel tuo database, coccolali con contenuti di valore altissimo (newsletter, podcast, report di settore, strumenti gratuiti), diventa per loro un consulente di fiducia, non un venditore aggressivo.
“Bottom of funnel”? Converti! Trasforma il tuo pubblico coinvolto in lead e poi in clienti paganti. E se fai “cold outreach”, scalda i tuoi potenziali clienti inviando i tuoi contenuti migliori prima di provare a vendere qualcosa.
Insomma, il futuro del traffico organico non è più (solo) in Google, ma in una strategia multicanale, focalizzata sulle persone, sulla conversazione, sulla fiducia, e soprattutto, sulla diversificazione. Perché oggi puntare tutto su un solo cavallo, potrebbe rivelarsi la mossa più rischiosa di tutte. Se vuoi sapere come fare, contatta la mia agenzia, insieme vedremo come rilanciare il tuo business.
Google testa la “Modalità AI”: Domande & Risposte
Cos’è la Modalità AI di Google?
La Modalità AI è una nuova funzione di Google Search che fornisce risposte generate dall’intelligenza artificiale invece dei classici risultati con link blu. È pensata per migliorare la ricerca di informazioni complesse ed esplorative.
Come funziona la Modalità AI nella Ricerca Google?
Quando un utente attiva la Modalità AI, Google genera una risposta sintetizzata basata su fonti web, senza mostrare la classica lista di link. In alcuni casi, offre una card con suggerimenti per approfondire i contenuti online.
Quali sono le implicazioni della Modalità AI per il traffico organico?
La Modalità AI potrebbe ridurre il traffico verso i siti web, poiché gli utenti otterranno le risposte direttamente da Google. Questo potrebbe avere un impatto significativo sulle strategie SEO e sulla visibilità online.
Sarà un bel casino per i blogger, eh? 😅
Ma che figata! 🤖 Da una parte mi piace l’idea di avere risposte più rapide, dall’altra mi fa un po’ paura il fatto che i link blu possano sparire. Come la vedete, sarà la fine dei blog? 🥲