Come sta andando il processo contro Google (e cosa rischia Big G)?

Negli Stati Uniti, Google affronta un processo storico per presunte violazioni antitrust, simile a quello contro Microsoft nel 1998. Il Dipartimento di Giustizia e 38 stati sostengono che Google, dominando il 90% delle ricerche online, limita l'innovazione e la concorrenza. Un punto critico riguarda i 20 miliardi di dollari pagati annualmente ad Apple per mantenere Google come motore di ricerca predefinito su iPhone e Safari, influenzando la scelta dei consumatori. Il verdetto potrebbe portare a sanzioni significative e persino allo smembramento di Google stessa, con ripercussioni ampie sul settore digitale.

Un tribunale statunitense dovrà decidere se Google ha violato le leggi sulla concorrenza. Ma cosa rischia il colosso di Mountain View?

Giovedì 9 Maggio 2024 il Dipartimento di Giustizia americano ha concluso la sua arringa in cui accusa Google di pratiche anticoncorrenziali.

Era dal 1998, anno in cui Microsoft fu condannata per pratiche monopolistiche, che un gigante della tecnologia non doveva affrontare un processo di tale portata.

Amit Metha, il magistrato del Distretto di Columbia (Washington), sarà chiamato a pronunciarsi su un caso che si preannuncia storico, qualunque sarà il suo esito.

Si tratta di un processo dagli esiti imprevedibili, con oltre centocinquanta testimoni e con ben cinque milioni di pagine di documenti!

Ma cosa si imputa a Google?

Secondo il Dipartimento di Giustizia e altri 38 stati, la società di Sundar Pichai deterrebbe una posizione dominante che falsa il mercato e penalizzerebbe in modo illecito i concorrenti.

Il governo sostiene che il 90% delle ricerche viene effettuato tramite Google, motivo per cui tale società non avrebbe nessun interesse a innovare, speculando dunque sulla sua posizione dominante.

Classifica motori di ricerca più usati, con Google in testa, secondo il Dipartimento di Giustizia USA nel 2023

Ma Big G è davvero in concorrenza con Apple?

L’accusa inoltre insiste su un dato davvero evocativo:

Google paga 20 miliardi di dollari l’anno a Apple affinché il suo motore di ricerca sia quello predefinito negli iPhone e nel browser Safari, limitando perciò la libertà di scelta dei consumatori.

Secondo la difesa, però, Apple, preferirebbe Google semplicemente perché è il migliore sul mercato.

A questo proposito il giudice ha fatto un’osservazione centrata:

se Google è il migliore perché paga Apple?

A quanto risulta dal processo, questa sarebbe una pratica consueta del colosso di Mountain View. Sì, perché anche Mozilla riceve questo tipo di “offerta”, si stima infatti che l’83% delle sue entrate derivi proprio da ciò che Google “generosamente” riserva loro.

Grafico di Statcounter fino al 2022-2023 dei motori di ricerca Google, Firefox e Internet Explorer

La difesa del colosso di Mountain View è sempre la stessa: “ogni utente può cambiare motore di ricerca quando vuole, bastano pochi click“.

Peccato che durante il processo sia emerso come, non solo i pochi click necessari in realtà comprendano ben dieci passaggi, ma il fatto che Google sia preimpostato nella maggior parte dei casi influenzi e scoraggi chiunque a cambiarlo.

Google e Apple, sarebbero in teoria, acerrimi concorrenti, ma visto cosa sta accadendo, pare sia così solo fino a un certo punto.

In aula, John Giannandrea, leader della sezione AI di Apple, ed ex di Google (Insomma, un cambio di casacca da fare invidia ai politici Italiani!), ha testimoniato come in passato Apple pensò seriamente di acquistare Bing da Microsoft ma non realizzò l’operazione proprio per non indispettire Google e non stracciare il contratto miliardario che la lega a esso.

Non proprio un esempio di libero mercato e libera concorrenza, quindi.

Poi il colpo di scena: Microsoft sembra pronta ad approfittare del processo contro Google…

Ma poteva forse Microsoft restare a guardare lo spettacolo senza far niente?

Il concorrente principale di Google, ovvero Microsoft, è ovviamente spettatore molto interessato, e sembra che aspetti il cadavere del nemico sulla proverbiale sponda del fiume.

Ha dichiarato però, con piglio polemico, di aver stanziato inutilmente più di 100 miliardi di dollari per migliorare Bing, il suo motore di ricerca.

Ma Satya Nadella, a.d. di Microsoft, durante il processo, ha candidamente ammesso che “Bing è peggio di Google“, perché non dispone della miriade di dati degli utenti imprescindibili per migliorare il motore di ricerca, nonostante l’ottimismo un po’ di facciata, manifestato i mesi scorsi:

Lo stesso Satya Nadella di Microsoft, oltre che definire “oligopolistico” l’accordo miliardario con Apple, ha messo in guardia le istituzioni sul pericolo che lo stesso problema si verifichi con l’intelligenza artificiale, rilevando come Google, grazie alla mole di dati di cui dispone, può istruire facilmente gli algoritmi e gli LLM (Large Language Model).

Ma quali implicazioni per noi Europei?

Se questa è la situazione negli USA, anche l’Europa non sta a guardare.

Infatti nell’Unione Europea da Marzo 2024 è in vigore il Digital Markets Act che regola il settore digitale per vigilare su una sana e libera concorrenza.

A riprova di ciò, l’agenzia di stampa Reuters riporta come Aloha Browser (piccolo motore di ricerca indipendente) abbia registrato un incremento del 250% in UE dall’approvazione del Digital Markets Act. Ciò dimostrerebbe come l’utente medio, se trova un’ampia selezione di browser, può scegliere liberamente anche siti indipendenti (come Vivaldi ed Ecosia, per esempio), al posto di quelli più noti.

Quali potrebbero essere gli esiti del processo in caso di sconfitta?

Secondo Bloomberg, in caso di sconfitta, Google rischierebbe grosse sanzioni per aver violato le leggi antitrust.

Successivamente potrebbe andare incontro a uno smembramento, trovandosi costretta a vendere Android o addirittura a condividere con i concorrenti gli esiti delle sue ricerche e l’incredibile mole dei dati che ha accumulato in questi anni (credici).

I Big Data, come sappiamo, sono davvero preziosi in questo campo, permettono infatti di profilare i consumatori e orientare ogni pratica commerciale, tra le tante cose.

Tweet di Luc su Twitter dell'11 maggio 2024 su apple, AI e Gemini

E ora le considerazioni finali (rigorosamente di parte)

La parola Google deriva da googol, espressione matematica coniata da Edward Krasner del 1938, comparsa nel suo libro “Matematica e immaginazione“, e significa 1 alla centesima. Con quest’espressione si intende la relazione tra l’uno, quindi l’utente, e il cento, ovvero l’infinita possibilità di conoscenza.

Così Google inizialmente, in modo anche romantico, si proponeva di consegnare il sapere infinito nelle mani di un solo utente, rendere perciò la conoscenza alla portata di tutti.

Peccato che oggi la faccenda appaia capovolta, e sembra che si voglia imporre Google (l’uno) a un infinito numero di utenti, con buona pace della libera concorrenza!

Takeaways

  • Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha accusato Google di pratiche anticoncorrenziali, portando alla prima grande sfida legale per un gigante della tecnologia dal caso Microsoft nel 1998.
  • Google è accusato di mantenere una posizione dominante nel mercato delle ricerche online, con il 90% delle ricerche che avvengono tramite la sua piattaforma, limitando così l’innovazione e la concorrenza nel settore.
  • Un punto cruciale dell’accusa riguarda il pagamento di 20 miliardi di dollari l’anno ad Apple per essere il motore di ricerca predefinito su iPhone e Safari, minando così la libertà di scelta dei consumatori.
  • Nonostante Google e Apple siano teoricamente concorrenti, emerge che hanno stretto accordi miliardari che favoriscono entrambe le parti, minando la reale concorrenza nel settore.
  • Il processo contro Google potrebbe portare a sanzioni pesanti e persino allo smembramento dell’azienda, con il rischio di dover cedere Android o condividere i suoi dati con i concorrenti, evidenziando le implicazioni significative per il futuro della concorrenza nel settore digitale.

FAQ

Come sta andando il processo contro Google?

Il processo contro Google riguarda presunte pratiche anticoncorrenziali accusate dal Dipartimento di Giustizia statunitense e altri 38 stati. Google è accusato di mantenere una posizione dominante nel mercato delle ricerche online, con il 90% delle ricerche che avvengono tramite la sua piattaforma, limitando così l’innovazione e la concorrenza nel settore.

Cosa rischia Big G?

In caso di sconfitta nel processo, Google rischierebbe grosse sanzioni per aver violato le leggi antitrust. Potrebbe essere costretto a uno smembramento, vendere Android o condividere con i concorrenti gli esiti delle sue ricerche e la mole dei dati accumulati nel tempo.

Google è davvero in concorrenza con Apple?

Sì, Google è in concorrenza con Apple, tuttavia emergono accordi miliardari tra le due aziende che sollevano dubbi sulla reale concorrenza nel settore. Ad esempio, Google paga 20 miliardi di dollari l’anno ad Apple per essere il motore di ricerca predefinito su iPhone e Safari, limitando così la libertà di scelta dei consumatori.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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