OpenAI fa retromarcia: addio a o3, arriva GPT-5

Il lancio di DeepSeek e la competizione sempre più agguerrita spingono OpenAI a puntare su un unico modello IA, più potente, con un’offerta gratuita per attirare nuovi utenti

Premi play e ascolta l’articolo in pillole

📌 TAKE AWAYS

  • OpenAI ha deciso di unificare il proprio modello di intelligenza artificiale, eliminando il previsto lancio di o3 e puntando su GPT-5. Questa scelta mira a ridurre la complessità, migliorare l’accessibilità e favorire l’adozione di massa, offrendo una versione gratuita per attrarre nuovi utenti.
  • L’inaspettata ascesa di DeepSeek, un’IA cinese open source, ha messo in crisi il modello di business di OpenAI.
  • La concorrenza ha dimostrato che lo sviluppo dell’IA non è più esclusiva della Silicon Valley e ha spinto OpenAI a riconsiderare la propria strategia, accelerando il rilascio di nuove funzionalità.
OpenAI abbandona il modello o3 e annuncia GPT-5, un'unica IA più potente.
La decisione è una risposta alla concorrenza di DeepSeek e alla necessità di semplificare l'offerta.
Ma cosa comporta per te e per il tuo lavoro?

Ammettilo, anche tu hai la sensazione che ChatGPT si sia un po’ adagiata sugli allori.

Dopo averci promesso mari e monti con l’IA generativa, OpenAI si è come impantanata. A parte qualche timida novità, tipo Deep Research integrato in ChatGPT, l’innovazione sembra aver perso smalto.

Anche perché, diciamocelo, chi al giorno d’oggi non ha Deep Research? Ce l’ha Perplexity, ce l’ha Google

Ma ecco la sorpresa! Sam Altman, CEO di OpenAI, si è scosso dal torpore e con un post su X del 12 febbraio 2025 ha spiazzato molti commentatori e osservatori:

OpenAI cancella il lancio del modello o3, dato per imminente, e annuncia l’arrivo – tra “qualche mese” – di GPT-5!

Ma non finisce qui: GPT-5, nella sua versione base, sarà gratuito. Gratuito? Ebbene sì, hai letto bene.

Dietro questa mossa sicuramente c’è la minaccia di DeepSeek, l’IA cinese che ha mostrato come ormai OpenAI non abbia la ricetta segreta in fatto di IA, la faida tra Altman e Musk, oltre che una competizione sempre più serrata.

Insomma, nel settore digitale non puoi mai abbassare la guardia. Si è costretti a innovare di continuo per stare sul mercato: nessuna posizione è acquisita per nascita o diritto divino. Occorre meritarsela giorno dopo giorno. E tu, che gestisci un business online, lo sai fin troppo bene.

Continua a leggere, allora, perché questa novità annunciata da Altman ti riguarda da molto vicino…

Da o3 a GPT-5: OpenAI semplifica (ma è una scelta obbligata?)

Partiamo dai fatti, nudi e crudi. Solo poche settimane fa, Kevin Weil, alto dirigente di OpenAI, confermava che o3 era in rampa di lancio, con un debutto previsto tra febbraio e marzo 2024. E invece? Falso allarme. Scherzavamo.

Sam Altman, il CEO di OpenAI, ha annunciato via X che o3 è cancellato, non vedrà mai la luce come modello a sé stante. Al suo posto, ecco GPT-5, un modello “unificato” che, come una matrioska tecnologica, ingloberà diverse innovazioni, o3 compreso. In soldoni, OpenAI ha deciso di fare pulizia, di semplificare la sua offerta, rinunciando a modelli separati per concentrarsi su un’unica piattaforma: ChatGPT.

Sam Altman annuncia GPT 5 su X febbraio 2025

Tradotto per noi comuni mortali: OpenAI ha capito che troppa complessità non paga. Avere un catalogo infinito di modelli, con nomi incomprensibili e funzioni sparse qua e là, crea confusione e frena l’adozione di massa.

E GPT-5, nelle intenzioni di OpenAI, dovrebbe essere proprio questo: un’intelligenza artificiale “universale”, capace di integrare in un unico posto tutto ciò che serve: voce, canvas, ricerca web, Deep Research e chi più ne ha più ne metta.

Ma c’è una svolta ancora più grossa. Altman ha annunciato che GPT-5 sarà disponibile in tre versioni, con livelli di intelligenza crescenti: una versione “Free” gratuita con intelligenza base, una versione “Plus” a pagamento con intelligenza avanzata e una versione “Pro” ancora più potente per chi sottoscrive ChatGPT Pro (l’abbonamento da 200 dollari al mese che, spoiler, pare non stia andando benissimo a OpenAI).

Sam Altman su X 6 gennaio 2025

Allora perché OpenAI, vista la situazione finanziaria non certo rosea, decide di regalare la sua tecnologia di punta? Siamo alla follia? Forse no, la mossa è più che giustificata come vedremo tra poco.

DeepSeek e l’onda anomala dell’open source

La risposta, neanche troppo velata, ce la dà sempre Altman: “È davvero stimolante avere un nuovo concorrente! Accelereremo alcune release”.

Tradotto: “Ma da dove sono sbucati questi? Che scocciatura, ora ci tocca svegliarci!

Il concorrente in questione ha un nome che suona esotico e arriva da lontano: DeepSeek, un’azienda cinese che ha fatto tremare la Silicon Valley con il suo modello R1.

R1 non è solo un modello super performante, capace di rivaleggiare con i migliori modelli di OpenAI, ma è soprattutto – e qui sta la vera rivoluzione – open source. Esatto, hai capito bene.

Mentre OpenAI ha sempre blindato la sua tecnologia, chiudendosi a riccio in un approccio proprietario, DeepSeek ha scelto di spalancare le porte dell’open source, mettendo a disposizione di tutti il suo modello.

E il botto si è sentito eccome. Come ha ammesso lo stesso Altman all’AI Summit di Parigi organizzato dal The Times, DeepSeek ha eroso il vantaggio tecnologico di OpenAI. E non solo: ha messo in discussione il dogma del “closed source” che ha dominato finora il mondo dell’IA.

Anche Microsoft e Google, i due giganti tech che inseguono OpenAI, hanno dovuto fare i conti con DeepSeek. E la loro risposta è stata identica: anche loro hanno iniziato a rilasciare modelli e integrazioni gratuite. Perché, in fondo, il modello R1 di DeepSeek è stato addestrato con soli 6 milioni di dollari e 2.000 chip Nvidia H800, mettendo in discussione le spese faraoniche per l’infrastruttura IA sbandierate dai colossi americani.

In pratica, DeepSeek ha costretto OpenAI a rivedere completamente i piani. Non solo accelerando il lancio di GPT-5, ma anche – e soprattutto – ripensando il suo modello di business e la sua ossessione per il segreto industriale.

OpenAI è stata dalla parte sbagliata della storia sull’open source”, ha confessato Altman durante una sessione AMA su Reddit.

Ma cosa significa tutto questo per te, che magari hai basato la tua strategia digitale sui modelli di OpenAI? Significa che i modelli IA diventano sempre più potenti e – soprattutto – sempre più accessibili. E questo apre scenari inediti, opportunità impensabili fino a poco tempo fa, ma anche nuove sfide da affrontare con prontezza e strategia.

OpenAI prende appunti da DeepSeek (e impara dai suoi errori)

Un altro aspetto essenziale della sfida lanciata da DeepSeek riguarda la trasparenza. Il modello R1 di DeepSeek, a differenza dei modelli OpenAI, mostra apertamente la sua “catena di pensiero”, il processo logico che lo guida verso una determinata risposta (come spiegato bene sulla rivista del MIT, nota università del Massachusetts).

I modelli di OpenAI, invece, sono delle vere “scatole nere”. Nascondono il loro funzionamento interno, forse per timore di essere copiati o superati dalla concorrenza. Ma questa opacità non convince gli utenti più smaliziati, che vogliono capire come ragiona l’IA e se possono fidarsi ciecamente delle sue risposte.

Anche su questo fronte, OpenAI sembra aver capito la lezione. E infatti si sta muovendo per rendere più visibile il processo di ragionamento dei suoi modelli. Non aspettarti una trasparenza totale, chiariamoci. OpenAI non ha intenzione di regalare i segreti della sua tecnologia, né di facilitare la concorrenza nella raccolta di dati di addestramento, come ha sottolineato Weil.

E tu, cosa puoi aspettarti da questa maggiore trasparenza? Forse modelli IA più affidabili, più facili da “testare” e integrare nei tuoi sistemi. Forse anche una maggiore comprensione di come funzionano questi strumenti, che ti permetterà di sfruttarli al massimo per far crescere il tuo business online.

Ma i dossier sul tavolo di Sam Altman non sono mica finiti qui, c’è anche il capitolo Musk…

Musk contro Altman: la soap opera continua

E poi c’è l’immancabile capitolo “gossip”, che in questo caso assume i toni di una vera e propria guerra social tra due ex amici e co-fondatori di OpenAI: Elon Musk e Sam Altman. Musk, che ha abbandonato OpenAI nel 2018, ha accusato Altman di essere un “truffatore colossale”, in un crescendo di insulti via X. Il motivo del contendere? La svolta “profit” di OpenAI, che secondo Musk ha tradito la missione originaria “non-profit” dell’azienda.

Musk si è spinto fino a offrire 97,4 miliardi di dollari per riacquistare la società no-profit che controlla OpenAI, un’offerta rispedita al mittente da Altman con una risposta al vetriolo:

No grazie, ma se vuoi compriamo Twitter per 9,74 miliardi di dollari.

Sam Altman

Una frecciatina sarcastica al valore di Twitter (ora X) crollato da quando Musk l’ha comprata per 44 miliardi di dollari.

Al di là delle provocazioni social, la faida Musk-Altman riflette una tensione profonda nel mondo dell’IA: da un lato, la corsa al profitto e alla commercializzazione delle tecnologie IA; dall’altro, la crescente preoccupazione per l’etica, la sicurezza e l’impatto sociale di queste tecnologie

E in mezzo, ci siamo noi, imprenditori e utenti, che dobbiamo orientarci, cercando di cogliere le opportunità senza farci travolgere dai rischi.

Attenzione a fidarsi troppo: l’IA ci rende più stupidi?

E a proposito di rischi, non possiamo ignorare le crescenti preoccupazioni sugli effetti collaterali dell’IA sulla nostra mente. Un recente studio della Carnegie Mellon University e Microsoft ha lanciato un allarme inquietante: affidarsi troppo all’IA potrebbe atrofizzare le nostre capacità di pensiero critico.

“Se usate male, le tecnologie possono portare al deterioramento delle facoltà cognitive che dovrebbero essere preservate”, hanno scritto i ricercatori. In parole povere, più deleghiamo compiti all’IA, meno alleniamo il nostro cervello a pensare in modo autonomo e critico. Un po’ come un muscolo che si indebolisce se non lo usiamo.

Studio della Carnegie Mellon University e Microsoft 2025
Studio della Carnegie Mellon University e Microsoft

E non è tutto. Un’inchiesta della BBC ha dimostrato che i chatbot IA, compresi ChatGPT, Copilot e Gemini, spesso non sono in grado di riassumere correttamente le notizie.

Le risposte dei chatbot contenevano “gravi imprecisioni” e distorsioni dei fatti. In alcuni casi, i chatbot si sono inventati di sana pianta notizie o hanno attribuito dichiarazioni false a personaggi pubblici. Un problema enorme, soprattutto in un’epoca in cui la disinformazione e le fake news sono già un problema serissimo.

Deborah Turness, CEO di BBC News and Current Affairs, ha lanciato un appello:

Viviamo in tempi difficili, quanto tempo passerà prima che un titolo distorto dall’ IA causi danni concreti nel mondo reale?

Deborah Turness

Una domanda che fa riflettere, e che ci ricorda che l’IA è uno strumento potente, ma non infallibile, e che richiede un utilizzo attento e consapevole.

Chi si fida dell’IA? Soprattutto giovani uomini (e tu, da che parte stai?)

E per chiudere il cerchio, uno studio della Rutgers University di febbraio 2025, ci fornisce una mappa interessante di chi si fida dell’IA e chi no.

Sorpresa: la fiducia nell’IA è più alta tra i giovani (soprattutto tra i 25 e i 44 anni), gli uomini, le persone con un livello di istruzione elevato e chi vive in città.

Ricerca Rutgers University febbraio 2025 di Katherine Ognyanova e
Vivek Singh
Ricerca Rutgers University febbraio 2025

Le donne e chi abita in zone rurali, invece, sono più scettici. In generale, la maggior parte delle persone preferisce ancora i contenuti creati da esseri umani rispetto a quelli generati dall’IA, soprattutto quando si parla di giornalismo.

Solo il 48% si fida delle notizie generate dall’IA, contro il 62% che si fida dei giornalisti “in carne e ossa”.

Ricerca Rutgers University febbraio 2025 di Katherine Ognyanova e
Vivek Singh
Ricerca Rutgers University febbraio 2025

Cosa significa tutto questo per la tua attività? Significa che devi tenere d’occhio queste tendenze demografiche quando usi l’IA per il marketing e la comunicazione. Se il tuo target di riferimento è composto da giovani uomini urbani e istruiti, l’IA potrebbe essere un alleato prezioso per raggiungere i tuoi obiettivi.

Ricerca Rutgers University febbraio 2025 di Katherine Ognyanova e
Vivek Singh
Ricerca Rutgers University febbraio 2025

Ma se ti rivolgi a un pubblico più ampio e variegato, devi usare l’IA con cautela e trasparenza, senza dare per scontato che tutti si fidino ciecamente di questa tecnologia. Anzi, forse è proprio il contrario: in un mondo così “artificiale”, il tocco umano, l’autenticità e la credibilità diventano valori ancora più importanti per conquistare la fiducia dei tuoi clienti.

l’IA è un gioco di squadra (e tu devi giocare la tua partita)

In conclusione, la decisione di OpenAI di cancellare o3 e puntare tutto su GPT-5 gratuito è un segnale inequivocabile: il mondo dell’IA è in subbuglio, la competizione è feroce e le strategie cambiano alla velocità della luce.

Non c’è più un unico leader indiscusso, ma una leadership diffusa, con diverse aziende che si sfidano a colpi di innovazione e open source. E questo, in fin dei conti, è un’ottima notizia. Perché la competizione spinge l’innovazione, rende le tecnologie più accessibili e – si spera – più utili per tutti noi.

Per te questo significa che devi tenere le antenne dritte, aggiornarti costantemente sulle novità, come gli agenti IA nel marketing digitale, sperimentare nuovi strumenti e strategie, ma sempre con uno sguardo critico e consapevole dei rischi.

Se vuoi che il tuo brand sia visibile anche sui nuovi motori di ricerca IA, hai bisogno di una strategia SEO degna di questo nome.

Sì, perché, come ti ho scritto qui, i tuoi clienti del futuro si affideranno sempre più all’IA per cercare informazioni, prodotti e servizi, per cui devi assicurarti che il tuo brand sia “compreso” e “raccomandato” da queste intelligenze artificiali. Questo significa iniziare fin da ora a ottimizzare i tuoi contenuti in ottica IA, a rendere il tuo sito web una fonte autorevole e facilmente accessibile per i modelli linguistici. Non aspettare che i tuoi concorrenti ti sorpassino. Il momento di agire è adesso: contatta la mia agenzia.


OpenAI annuncia ChatGPT 5: Domande & Risposte

Perché OpenAI ha cancellato il modello o3?

OpenAI ha deciso di non rilasciare il modello o3 per semplificare la propria offerta e concentrare tutte le innovazioni su GPT-5. Questa scelta è anche una risposta alla crescente concorrenza di modelli open source come DeepSeek, che hanno messo in discussione il dominio di OpenAI nel settore dell’IA.

GPT-5 sarà disponibile gratuitamente?

Sì, OpenAI ha annunciato che GPT-5 sarà disponibile in tre versioni: una gratuita con funzionalità di base, una versione “Plus” a pagamento con maggiore potenza di calcolo e una versione “Pro” ancora più avanzata per gli utenti premium.

Qual è l’impatto di DeepSeek sulla strategia di OpenAI?

DeepSeek, con il suo modello R1 open source, ha accelerato il cambiamento della strategia di OpenAI. La sua innovazione ha dimostrato che il vantaggio competitivo di OpenAI non è più indiscusso, spingendola a rivedere il proprio modello di business e ad anticipare il rilascio di GPT-5 con un’offerta più accessibile.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

6 commenti su “OpenAI fa retromarcia: addio a o3, arriva GPT-5”

  1. Sarà interessante vedere se GPT-5 risolverà davvero i problemi di affidabilità. Speriamo non sia solo un bel nome! 🤷‍♂️

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi i migliori aggiornamenti di settore