John Mueller di Google mette in guardia utenti e SEO: esagerare con l’ottimizzazione mette a rischio la visibilità online, compromettendo ranking e conversioni
📌 TAKE AWAYS
- Il 9 dicembre 2024 John Mueller di Google ha sottolineato come l’eccessiva ottimizzazione, come il ripetere keyword in modo ossessivo o l’uso di link innaturali, possa trasformare il tuo contenuto in SEO-spam
- Dal keyword stuffing ai meta tag eccessivi, passando per contenuti duplicati e backlink di bassa qualità, tutte queste tecniche sono ormai riconosciute da Google come manipolazioni dannose.
- Concentrarsi su un equilibrio tra ottimizzazione e valore reale per i lettori è la chiave per una crescita stabile e duratura del tuo business online.
L’eccessiva ottimizzazione SEO rischia di trasformarsi in spam, penalizzando visibilità e ricavi, sostengono a Mountain View.
Big G premia qualità ed equilibrio: meglio evitare scorciatoie e puntare su contenuti autentici e utili per gli utenti.
Ma cosa intende Google per over-optimization?
Ti faccio una confessione, ma rimanga tra noi: una volta ho provato a “migliorare” la ricetta di lasagne di mia nonna (lesa maestà!) aggiungendo spezie (pepe e cumino), formaggi (brie e un cheddar super raro e costoso).
Risultato? È venuto fuori un piatto assurdo (non nel senso buono), con mille sapori che facevano wrestling tra loro, più adatto a un programma TV di cucina con giudici alieni che a un pranzo domenicale (e mia nonna mi ha quasi tolto il saluto).
Perché ti racconto questo aneddoto? Perché lo stesso succede con la SEO: quando cerchi di ottimizzare il tuo sito all’estremo, rischi di ottenere l’effetto opposto.
Ma a quel punto a prendersela non è la nonna, ma Big G.
A sottolinearlo di recente è stato John Mueller, coordinatore del team per le relazioni di Google Search, che ha spiegato come la troppa ottimizzazione possa trasformarsi in vero e proprio SEO-spam.
Per questo ti chiedo: tu che vuoi rendere il tuo business più visibile, vuoi davvero ritrovarti con una pagina che ai motori di ricerca non piace?
Nel corso dell’articolo ti spiegherò che intende Mueller con over-optimization e quali possono essere i rischi per il tuo sito. Ma prima, analizziamo per bene le sue parole…
Cosa ha detto esattamente John Mueller e perché dovresti drizzare le antenne
Il 9 dicembre 2024 John Mueller, figura di spicco nel mondo della SEO e Senior Search Analyst di Google, ha acceso i riflettori su un tema controverso: l’eccessiva ottimizzazione.
Il luogo della discussione? Bluesky, il Twitter (ora X) degli anti Elon Musk, piattaforma in cui Mueller ha risposto a una domanda posta da Martin McGarry, SEO esperto di motori di ricerca.
La domanda era chiara: Big G vede di buon occhio la over optimization? La risposta di Mueller lo è stata ancora di più: quando si esagera, si rischia di trasformare l’ottimizzazione in vero e proprio SEO-spam.
E qui arriva il punto fondamentale della storia: per quale motivo?
Perché spingersi oltre il limite non migliora il posizionamento, anzi, lo peggiora. Come ti ho scritto più volte, l’algoritmo di Google è progettato per garantire contenuti utili e di qualità agli utenti.
Per cui, quando si cerca di forzare il sistema, ad esempio, ripetendo la stessa keyword decine o centinaia di volte in una pagina, si passa da una strategia legittima a una manipolazione sospetta. E Google, come ben sai, non tollera lo spam in Search (nonostante qualche caduta di stile..). È la sua kryptonite!
Le conseguenze? Penalizzazioni che impattano direttamente sulla visibilità del tuo sito e, quindi, sul fatturato.
Bada bene: non si tratta di un avvertimento generico. La posizione di Mueller sottolinea un punto chiave: non basta ottimizzare, bisogna farlo con equilibrio. Altrimenti, il rischio è di veder sfumare tutto il lavoro fatto per scalare la SERP.
Se mi concedi l’ultima similitudine (oggi, sono in vena, ma giuro che è l’ultima), è come quando da adolescenti ci piaceva un ragazzo o una ragazza e facevamo di tutto per attirare la sua attenzione, ottenendo però il risultato opposto. Più ci impegnavamo a dire la cosa giusta, a vestirci in un certo modo, perfino a esser super gentili, più venivamo ignorati!
Ecco, chi decide di strafare perde fascino! Per cui, meglio essere un po’ più misteriosi, anche con Big G…
Ma ora, al di là di metafore più o meno riuscite, ti spiego meglio.
Perché l’over-optimization è un problema reale, non un mito da SEO paranoici
Pensaci un attimo: se i motori di ricerca indicizzano miliardi di pagine ogni giorno, devono distinguere contenuti utili da quelli che forzano troppo la mano. Nel 2024, secondo Statista, Google ha processato oltre 8,5 miliardi di ricerche al giorno, circa 5,9 milioni al minuto. Parliamo di un flusso enorme di informazioni, in cui la qualità dei contenuti e la loro rilevanza per gli utenti sono parametri vitali.
L’over-optimization distorce questo equilibrio, imponendo ai crawler contenuti innaturali, pieni di keyword ripetute, link e meta tag rimpinzati di parole chiave: praticamente come trovarsi a un “all you can eat” (o dovrei dire EEAT) di dubbio gusto!
Ma se gestisci un business online devi capire che l’esperienza dell’utente (sì, l’utente in carne e ossa, non il bot di Google) è la vera chiave per scalare la SERP. Quando i tuoi contenuti appaiono gonfiati, forzati, innaturali, chi legge resta deluso, abbandona in fretta la pagina e non ci torna. Di riflesso, i segnali inviati a Google sono negativi: un tasso di abbandono elevato, poco coinvolgimento e nessuna condivisione. Risultato: il ranking crolla, le vendite pure.
Quali sono le pratiche da evitare e quali dati abbiamo a sostegno
Partiamo dai dati perché i numeri fanno sempre impressione: il keyword stuffing, ad esempio, è riconosciuto da Google come pratica penalizzante dal 2011, con l’aggiornamento Panda. In quell’anno, diversi siti hanno perso fino al 50% del traffico organico dopo essere stati colpiti.
Nel 2012 è arrivato Penguin, che ha preso di mira i link innaturali e penalizzato centinaia di migliaia di domini in tutto il mondo con cali di traffico anche oltre l’80%. Ti bastano questi dati?
Nel 2018, con il Medic Update, migliaia di siti nel settore salute e benessere hanno perso fino al 60% della visibilità per contenuti non ritenuti affidabili. Tutto questo dimostra una cosa: quando Google avverte che qualcosa non va, non lo fa per scherzare.
Ma ora scommetto che ti stai chiedendo: quali sono le pratiche di over-optimization più comuni che portano alle penalizzazioni? Eccole!
- Keyword stuffing, ripetere la stessa parola chiave decine di volte, fino a rendere il testo illeggibile (te ne avevo scritto già qui). Esempio: una guida su “scarpe da trekking economiche” con la frase “scarpe da trekking economiche” ogni due righe. Ti sembra normale? No, nemmeno a Google;
- link innaturali e anchor text tutti identici, ottenere montagne di backlink irrilevanti o da siti sospetti, oppure usare sempre la stessa parola chiave come testo del link. Nel 2012, siti che compravano pacchetti di link spam sono sprofondati nella SERP, perdendo oltre il 90% di traffico organico in pochi mesi;
- contenuti duplicati o superflui, moltiplicare le pagine con contenuti quasi identici per presidiare ogni variante di keyword. Risultato: una marea di testo ripetitivo che non aiuta nessuno. Anche questa tattica ha portato a penalizzazioni, ad esempio nel periodo successivo a Panda, quando i contenuti sottili e duplicati sono stati presi di mira;
- meta tag eccessivamente ottimizzati, titoli troppo forzati, meta description infarcite di keyword, markup dati strutturati usati in modo artificiale. I meta tag dovrebbero guidare l’utente e Google verso la comprensione del contenuto, non essere un campo di battaglia di parole chiave.
Conseguenze reali: cali di traffico, penalità manuali e crollo delle entrate
Ti starai chiedendo: ma davvero l’over-optimization può costare caro al mio business? Sì, e non poco. Immagina di avere un e-commerce che genera 100.000 visite al mese da Google. Da questa visibilità ricavi vendite per decine di migliaia di euro. Un bel giorno, a Mountain View decidono di aggiornare gli algoritmi o applicare una penalità manuale al tuo sito per comportamenti over-optimized.
In poche settimane ti ritrovi con 10.000 visite invece che 100.000. Le vendite crollano. Il magazzino resta pieno. I costi fissi continuano a correre. Ti sembra uno scenario da prendere alla leggera?
Inoltre, la cattiva reputazione online non è facile da cancellare. Anche se correggi gli errori e chiedi a Google di rivalutare il tuo sito, riprendere quota può richiedere mesi. Nel frattempo, quanti clienti potresti perdere?
Come Google individua lo spam: un algoritmo sempre più intelligente
Non pensare di poter ingannare facilmente Google. Le tecnologie di machine learning si sono evolute. Già nel 2023, Google ha dichiarato di rilevare miliardi di pagine spam ogni giorno. Il sistema di sicurezza e di anti-spam, come SpamBrain, è in grado di individuare pattern sospetti (te le avevo parlato qui). Non si tratta di controlli superficiali: Google analizza testo, link, comportamenti degli utenti, tempi di permanenza, segnali sociali e molto altro.
Lo scenario attuale vede Big G sempre più centrato sull’E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness). Se i tuoi contenuti appaiono manipolati e innaturali, come potrebbero dimostrare esperienza, autorevolezza e affidabilità? Non basta ripetere una keyword per convincere il motore di ricerca della tua competenza. Devi dimostrare di saper affrontare l’argomento in modo approfondito, con dati, statistiche, case study reali, opinioni di esperti.
Pensa al lettore: se trovi su una pagina web informazioni datate, ripetitive, non utili, non ti senti forse truffato?
La differenza tra ottimizzazione sana e spam: un equilibrio delicato
Esiste un equilibrio: ottimizzare è consigliabile, anzi necessario. Se non curi la SEO, rischi di risultare invisibile in un mare di concorrenza. Secondo i dati di Higher Visibility, agenzia di marketing digitale, più del 53% del traffico di un sito medio proviene dal traffico organico. Ignorare la SEO dunque significa rinunciare a oltre metà delle potenziali visite. Ma attenzione, spingere la SEO oltre il limite significa rischiare una penalizzazione che potrebbe ridurre drasticamente quel 53%.
Che fare, allora?
L’obiettivo è trovare il punto giusto, ottimizzare senza esagerare. Significa inserire keyword con moderazione, creare contenuti a prova di lettore, ottenere link autentici da siti autorevoli e strutturare le pagine con coerenza. Sono attività che richiedono tempo, impegno e magari un investimento in professionisti SEO. Ma rispetto a cercare scorciatoie, questa è una scelta molto più lungimirante.
Nel mondo della recitazione, per esempio, si parla di over-acting. Un attore che vuole mostrare quanto è bravo esagera, “gigioneggia”, recitando in modo troppo carico. E sai cosa ottiene così? Risulta poco naturale, troppo teatrale, a tratti ridicolo! Ecco, il parallelo mi sembra calzante. Lo so, dovevo smetterla con le metafore, ma questa non potevo non dirtela!
Riconsidera la tua strategia: meglio investire sul valore, non su trucchetti “magici”
Se negli ultimi tempi hai notato flessioni di traffico, chiediti se stai spingendo troppo in qualche direzione. La tua pagina prodotto ripete dieci volte la stessa parola chiave nei primi due paragrafi? Hai chiesto a un’agenzia di “pompare” i backlink comprando link da siti sospetti? Hai creato 50 pagine quasi identiche nella speranza di catturare tutte le sfumature di una keyword?
È il momento di tornare sui tuoi passi e mettere a posto ciò che non va. Potresti dover riscrivere i testi, rimuovere link tossici, ridurre la densità di keyword, oppure unificare più pagine simili in un’unica pagina di qualità. Ci vuole pazienza, ma i risultati saranno più solidi nel lungo periodo.
Anche perché ricorda che l’algoritmo di Google nel 2024 non è più quello ingenuo di vent’anni fa: è progettato per capire le reali intenzioni dei contenuti.
Prendi spunto da chi è già ripartito
Esistono storie di imprenditori digitali che, dopo aver subito penalizzazioni per over-optimization, hanno intrapreso una strada diversa: hanno ripulito i profili di link, migliorato i contenuti, assunto copywriter specializzati, consultato esperti per riorganizzare l’architettura del sito. Dopo alcuni mesi, i loro siti non sono soltanto tornati a posizionarsi bene sui motori di ricerca, ma hanno anche acquisito maggiore stabilità nel ranking, aumentando il tempo di permanenza degli utenti e il tasso di conversione.
Le statistiche mostrano che siti con contenuti ben curati, strutturati e le giuste parole chiave di conversione tendono ad avere una visibilità più stabile nel tempo. E stabilità significa anche poter pianificare investimenti, crescite, lancio di nuovi prodotti senza temere di svegliarsi un mattino e trovarsi in fondo ai risultati.
Conclusione? No, meglio un invito all’azione
Non chiamerò questo paragrafo “conclusione”. Preferisco pensarlo come un invito a riflettere su quello che hai appena letto. Il rischio di cadere nell’over-optimization e trasformare i tuoi sforzi in spam è reale, documentato e potenzialmente molto dannoso per il tuo business. Ma adesso hai gli strumenti per evitare questa trappola.
Rileggi i tuoi contenuti, usa un occhio critico. Chiediti se stai offrendo valore o solo riempiendo pagine di keyword. Interroga i tuoi dati di traffico, le metriche di engagement. Se decidi di apportare cambiamenti, falli con convinzione, puntando sulla qualità, sull’utilità per l’utente, sulla trasparenza e sull’autorevolezza. In questo modo, eviti di scivolare nel circolo vizioso dello spam e costruisci una base solida per la crescita del tuo business online. Perché, in fondo, non c’è niente di più importante di conquistare la fiducia dei tuoi lettori, clienti e potenziali partner.
Se vuoi agire per il bene del tuo business, e trovare le parole chiave davvero profittevoli, non ti resta che contattarmi, vedremo insieme come fare SEO di qualità non inutile spam.
E te lo prometto: non ti farò assaggiare mai le mie lasagne “ultra-rivisitate”!
John Mueller di Google mette in guardia sulla over-optimization: Domande & Risposte
Cosa ha detto John Mueller sull’over-optimization?
John Mueller ha affermato che l’eccessiva ottimizzazione può trasformarsi in SEO-spam, come quando si ripete una parola chiave centinaia di volte in una pagina, rendendo il contenuto sospetto per gli algoritmi di Google.
Perché l’over-optimization è un problema?
L’over-optimization forza il sistema e genera contenuti innaturali, penalizzati dagli algoritmi di Google. Questo può portare a cali di visibilità e traffico, con impatti negativi sul fatturato.
Quali sono le pratiche da evitare per non incorrere nell’over-optimization?
Le pratiche da evitare includono il keyword stuffing, l’uso di link innaturali, contenuti duplicati o superflui e meta tag eccessivamente ottimizzati. Queste tattiche possono portare a penalizzazioni.