Sergey Brin, co-fondatore di Google, torna stabilmente nella società!

Sergey Brin, co-fondatore di Google, è tornato alla casa madre per guidare lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, su richiesta del CEO Sundar Pichai, per affrontare la concorrenza di OpenAI. Intanto OpenAI lancia Strawberry, l'IA che auto-apprende...

Brin si occuperà di IA per contrastare OpenAI: ora il gioco si fa davvero serio

Sergey Brin, co-fondatore di Google insieme a Larry Page nel 1998, è ufficialmente tornato in scena in un momento delicato per l’azienda.

Brin lasciò la gestione operativa nel 2015, quando Google divenne Alphabet, ma non è che si ritirò come San Francesco, spogliandosi di ogni suo bene per dedicarsi alla carità.

No, Brin non ha mai perso il controllo della situazione, mantenendo, di fatto, oltre il 50% delle azioni e un’influenza strategica significativa.

Ma da settembre 2024, su richiesta del CEO di Alphabet Sundar Pichai, Brin è tornato attivamente in azienda, per seguire i progetti legati all’intelligenza artificiale, riprendendo a lavorare “praticamente ogni giorno“, come ha dichiarato.

Questo ti fa capire la situazione difficile che stanno vivendo a Mountain View: tra la condanne per monopolio di agosto 2024, la multa della Corte di Giustizia Europea del 10 settembre 2024 e, cosa più importante, l’agguerrita concorrenza di Open AI, specie dopo che Apple e Nvidia hanno deciso di finanziare ChatGPT.

Insomma, il momento per Big G non è dei più felici, se si è dovuto perfino scomodare il fondatore…

Ma perché Brin ha deciso di tornare? E, soprattutto, perché proprio ora? Per rispondere, è necessario capire meglio chi è Sergey Brin, la sua storia e il suo contributo alla creazione di Google.

Larry Page con Sergey Brin fonte Wired

Sergey Brin: il nerd di Stanford che ha cambiato il mondo

Sergey Brin è nato a Mosca nel 1973, in una famiglia di intellettuali di origine ebraica.

La sua infanzia è stata segnata dalla discriminazione imposta dal regime sovietico, che limitava fortemente l’accesso degli ebrei all’istruzione superiore. Per questo motivo, quando Brin aveva sei anni, la sua famiglia emigrò negli Stati Uniti, in cerca di un futuro migliore.

Fu proprio in America che il giovane Sergey iniziò a mostrare le sue doti da prodigio: brillante in matematica e informatica, si laureò con lode all’Università del Maryland nel 1993, e poco dopo si iscrisse a Stanford per un dottorato in informatica.

È a Stanford che Brin incontrò Larry Page. I due dottorandi condividevano una passione per i motori di ricerca ed entrambi sognavano di creare un sistema capace di ordinare tutte le informazioni presenti sul web.

Da quell’incontro nacque un’idea rivoluzionaria: PageRank, l’algoritmo che avrebbe gettato le basi per Google. Un sistema che non solo indicizzava le pagine web, ma le ordinava per rilevanza, cambiando radicalmente il modo in cui avremmo cercato informazioni online.

Come puoi vedere, il giovane Sergey aveva già le idee chiare.

Pensa che nel 1996, due anni prima di fondare Google, come riporta Repubblica, nascose ironicamente le sue ambizioni all’interno del codice sorgente della pagina web che conteneva il suo curriculum.

La sua dichiarazione, scritta in linguaggio di programmazione, recitava:

“Un ufficio spazioso, un buon stipendio e poco lavoro. Viaggi di lavoro costosi e frequenti verso luoghi esotici sarebbero un valore aggiunto”.

Google: dal garage a Wall Street, il passo fu breve

Il progetto di Brin e Page, nato quasi per gioco nei dormitori di Stanford, riscosse subito un successo incredibile.

Google, lanciato nel 1998, divenne rapidamente il motore di ricerca prediletto dagli utenti di tutto il mondo grazie alla sua precisione.

Non ci volle molto perché i proprietari delle pagine web si accorgessero che comparire tra i primi risultati di Google significava una visibilità impareggiabile (dopo tanti anni le cose non sono tanto cambiate, che dici?).

Appena qualche anno dopo la fondazione di Google, Brin e Page ebbero l’intuizione di monetizzare ulteriormente il motore di ricerca, introducendo la pubblicità targhettizzata. Prendendo ispirazione dal competitor Overture, i due lanciarono la piattaforma pubblicitaria Google AdWords, l’antenata di Google Ads.

Questa permetteva di associare gli annunci pubblicitari ai termini di ricerca utilizzati dagli utenti, garantendo una precisione senza precedenti. Fu un colpo da maestro: grazie a Google AdWords, la compagnia iniziò a generare enormi guadagni dalla vendita degli spazi pubblicitari, denaro che reinvestì rapidamente in nuovi progetti.

Nel 2004, con il debutto in borsa, Google era già una delle aziende più potenti del mondo. Le azioni furono valutate 85 dollari ciascuna, come si ricorda su RaiNews24, e da quel momento il valore della compagnia crebbe vertiginosamente, portando Brin e Page a diventare due delle persone più ricche e influenti al mondo.

Sergey Brin con i google glasses 2024

Il ritorno di Brin in Google: tra IA e concorrenza sempre più agguerrita

Poi, nel 2015, Google si ristrutturò sotto l’ombrello di una nuova holding, Alphabet, e Brin e Page lasciarono i loro ruoli operativi, con questa loro lettera congiunta sul blog di Google.

Brin si dedicò alla sua vita privata e le sue apparizioni pubbliche divennero sempre più rare.

Ma non farti ingannare, la sua ombra è sempre stata presente in qualsiasi decisione importante della società.

Non mi meraviglierebbe sapere che nella stanza dei bottoni di Mountain View ci sia un poster davanti al CEO Sundar Pichai, con le foto di Brin e Page che recita:

“Warning, we are looking at you, Sundar!”

Insieme a Page, infatti, Brin possiede ancora oltre il 50% delle azioni di Classe B di Alphabet, azioni che conferiscono loro un potere decisionale di gran lunga superiore rispetto a quello degli altri azionisti (oltre che una rendita finanziaria da capogiro).

Secondo Forbes, il patrimonio netto di Sergey Brin è stimato a 123,1 miliardi di dollari che lo rende l’undicesimo uomo più ricco al mondo.

Ma quindi perché Brin si è sentito in dovere di rifarsi vivo?

Sicuramente, oltre le grane processuali, è preoccupato dalla concorrenza di OpenAI…

Lo stesso Brin, il 4 marzo 2024, durante un intervento alla AGI House, associazione di ricercatori di intelligenza artificiale sostenitori dell’AGI (Artificial General Intelligence), ossia un’intelligenza artificiale in grado di comprendere, apprendere e svolgere qualsiasi compito umano in modo autonomo, espresse forti perplessità riguardo agli errori di Gemini.

“Credo che gli errori siano dovuti principalmente a test non approfonditi”, affermò Brin, come riportò CNBC, facendo capire che il progetto IA aveva parecchia strada da fare.

Pichai ci andò giù più pesante definendo gli errori di Gemini “inaccettabili”.

Oggi, la situazione non così migliorata, che ne pensi?

Brin, Pichai, Page con il primo ministro lussemburghese

Conviene a Google investire così tanto sulle IA?

Nonostante le difficoltà di Google, Sergey Brin non ha smarrito il suo ottimismo. La sua convinzione è che, anche se il business model dovrà adattarsi ai cambiamenti imposti dall’intelligenza artificiale, Google saprà trovare la giusta formula per continuare a generare valore.

L’IA, sostiene Brin, potrebbe persino rivoluzionare il modo in cui viene gestita la pubblicità online, personalizzandola in modo ancora più efficace.

Ma la strada non sarà facile. Secondo un recente rapporto di Gartner, società che si occupa di ricerche di mercato, entro il 2026 il traffico sui motori di ricerca tradizionali potrebbe calare del 25% a favore di nuove piattaforme come Perplexity e You.com.

Come ti ho scritto, infatti, Perplexity e Search GPT rischiano di insidiare davvero Google

Questo significherebbe una significativa perdita di utenti per Google, con conseguenze anche per i suoi ricavi pubblicitari, che solo nel 2023 hanno raggiunto 237,86 miliardi di dollari, già messi a repentaglio dall’Antitrust, come ti ho scritto qui.

La capacità di Gemini di competere efficacemente con ChatGPT sarà dunque essenziale per il futuro dell’azienda, specie dopo il lancio di Search GPT, motore di ricerca di OpenAI.

L’intelligenza artificiale ha un grande potenziale per l’umanità, certo, ma al momento sta “bruciando denaro” più che generarlo, il che mette in discussione la sua sostenibilità.

A me sembra che Big G ormai sia in gioco e non possa più tirarsi indietro, più che per difendere la sua reputazione che per calcolo economico

Gli algoritmi infatti richiedono sempre più potenza di calcolo, dati e energia (l’impatto ambientale delle IA è notevole), evidenziando il costo elevato di gestione, anche per questo Open AI ha bisogno del sostegno di Apple, Microsoft e Nvidia che sono accorse in suo aiuto, in funzione anti-Google.

E Big G come sa bene Brin, non è mai stato così pressione, accerchiato dai concorrenti (e dall’Antitrust).

Proprio per questo vuole prendere in mano il capitolo intelligenza artificiale, come ha spiegato bene durante quest’intervista all’All-in Summit, a Los Angeles…

Sergey Brin torna in campo: “L’IA è l’avventura più entusiasmante della mia carriera”

Il 10 settembre 2024, a Los Angeles, durante l’All-In Summit 2024, evento organizzato annualmente dal popolare podacast americano, Sergey Brin, co-fondatore di Google ed ex presidente di Alphabet, ha sorpreso il pubblico con un annuncio importante:

“Sono tornato a lavorare a Google praticamente ogni giorno perché non voglio perdermi tutto questo”.

E con “tutto questo”, intende le novità in ambito intelligenza artificiale.

Durante la conversazione con l’imprenditore David Friedberg, Brin ha descritto il campo dell’intelligenza artificiale come “grande e in rapida evoluzione”, aggiungendo che l’IA ha un “enorme valore per l’umanità”, ma al tempo stesso può rappresentare un pericolo se non gestita correttamente.

Ha sottolineato l’importanza di un approccio responsabile, invitando le aziende a fare attenzione ai dati utilizzati per addestrare i modelli IA e a tenere conto dei limiti della tecnologia. “Dobbiamo essere consapevoli di questi limiti e usarla in modo responsabile”, ha avvertito.

L’annuncio del ritorno di Brin arriva in un momento importante per Google, che sta investendo enormemente nello sviluppo di Gemini, il suo chatbot IA conversazionale, e nell’integrazione dell’intelligenza artificiale nei risultati di ricerca (AI Overviews).

Brin ha espresso la sua frustrazione per il fatto che gli ingegneri di Google non sfruttino abbastanza gli strumenti IA, raccontando di un esperimento personale in cui ha chiesto all’intelligenza artificiale di scrivere codice per risolvere puzzle di Sudoku.

“Gli ingegneri erano sorpresi, perché non usano gli strumenti IA per programmare quanto penso dovrebbero”, ha detto Brin, dimostrando come l’IA possa semplificare processi complessi, come la scrittura di codice.

Brin ha anche condiviso una riflessione più ampia su quanto l’IA abbia rivoluzionato il mondo della programmazione:

“Scrivere codice da zero sembra molto più difficile rispetto a chiedere all’IA di farlo”.

L’aneddoto ha strappato una risata al pubblico, ma ha evidenziato la potenza delle nuove tecnologie, capaci di automatizzare operazioni che fino a poco tempo fa richiedevano giorni o settimane di lavoro manuale.

Nonostante gli inevitabili errori che l’intelligenza artificiale può commettere, Brin è convinto che il potenziale di questa tecnologia sia troppo grande per essere ignorato. Ha dichiarato:

“Credo che ci sia un enorme valore nel mettere questa tecnologia nelle mani di tutti, anche se periodicamente commetterà errori“, suggerendo che i benefici superino i rischi.

Brin infine ha ammesso che ChatGPT, inizialmente, ha colto di sorpresa Google che si è fatta trovare in ritardo, ma che la concorrenza con OpenAI potrà solo far del bene, perché stimolerà innovazione e ricerca.

Bene, allora il nostro Sergey sarà contento di sapere che OpenAI non si sta certo fermando (e i numeri del secondo trimestre 2024, a confronto con quelli di Google, lo confermano)…

Open AI sta per lanciare Strawberry: l’IA che ragiona e “auto-apprende”

Open AI sta lavorando su un nuovo progetto chiamato Strawberry, un’iniziativa che punta a sviluppare un’intelligenza artificiale con capacità di ragionamento simili a quelle umane.

Il progetto, che rappresenta un aggiornamento del controverso Q* (pronunciato “Q star”), sarà lanciato entro due settimane, a quanto sostiene Reuters.

Strawberry permetterà ai prodotti di Open AI di esplorare il web in modo autonomo, pianificando in anticipo attività complesse senza supporto esterno. Questa capacità viene definita “deep research”, ovvero ricerca approfondita.

Per certi versi, Strawberry richiama il progetto Self-taught Reasoner (Star), sviluppato dall’Università di Stanford nel 2022. Secondo Noah Goodman, uno dei creatori di Star, questa tecnica consente ai modelli IA di generare nuovi dati di addestramento autonomamente, migliorando progressivamente le proprie capacità.

Inizialmente noto come Q*, il progetto Strawberry è in grado di risolvere problemi matematici e scientifici al livello di uno studente delle elementari, dimostrando capacità di ragionamento inedite per un’IA. “Vogliamo che i nostri modelli di intelligenza artificiale comprendano il mondo in modo più simile a noi”, ha dichiarato un portavoce di Open AI a Reuters.

Open AI ha presentato anche un nuovo sistema di classificazione per misurare i progressi delle sue IA, articolato su cinque livelli. Attualmente, le IA di Open AI si trovano al primo livello, ma il passaggio al secondo livello – in cui le IA potrebbero risolvere problemi complessi con la stessa efficienza di un umano con un dottorato – sembra vicino.

UPDATE: Il 12 settembre 2024 OpenAI ha lanciato “o1”, un nuovo modello di intelligenza artificiale, precedentemente conosciuto come “Strawberry”. Questo modello rappresenta un’evoluzione significativa, soprattutto per la sua capacità di ragionamento complesso, ottenuta tramite l’apprendimento per rinforzo. OpenAI afferma che o1 “pensa prima di rispondere”, generando catene di pensiero per risolvere problemi complessi.

Sam Altman su X 12 settembre 2024 annuncia o1, il nuovo "strawberry" di openai

La società di Sam Altman ha rilasciato una preview del modello per gli utenti Plus e Team, con l’obiettivo di raccogliere feedback sui casi d’uso più frequenti. Il modello potrebbe in futuro evolvere ulteriormente, permettendo ragionamenti che durano giorni o settimane, con possibili applicazioni in campi avanzati come la scoperta di nuovi farmaci o soluzioni matematiche complesse.

Come sempre, prometto di tenerti aggiornato sugli sviluppi futuri. Come puoi immaginare la battaglia OpenAI-Google riserva sempre belle sorprese…

Il ritorno di Sergey Brin aiuterà Google nella battaglia contro OpenAI?

Il ritorno di Sergey Brin in Google segna un momento decisivo per il colosso di Mountain View, che si trova sotto pressione sia per le sfide legali (ti ricordo che il pericolo smembramento non è tramontato) che per la feroce concorrenza nel settore dell’intelligenza artificiale.

Da quanto emerge, per esempio dal New York Times, non è che Sundar Pichai abbia invocato l’intervento di Brin, ma è quest’ultimo che si è sentito in dovere di scomodarsi e impegnarsi, anche sul piano simbolico, in prima persona.

Vedremo se Pichai si sentirà commissariato o delegittimato dall’interventismo del co-fondatore e se i due riusciranno a convivere senza entrare in conflitto.

Chiaramente, ora Google, con Brin di nuovo al timone, punta a competere con rivali come OpenAI, mentre cerca di migliorare la propria tecnologia IA e gestire i rischi legati a essa. Tuttavia, con progetti come Gemini ancora in fase di perfezionamento e competitor come Strawberry di OpenAI in arrivo, il percorso non sarà semplice.

La presenza di Brin porta una ventata di innovazione e ottimismo, ma la vera sfida sarà vedere se Google riuscirà a mantenere la leadership tecnologica anche sul mercato delle IA, nonostante le Big Tech stiano facendo quadrato per allearsi contro Big G.

Ricordi i desideri del giovane Brin, nascosti nel 1996 nel linguaggio di programmazione? Diceva:

“Un ufficio spazioso, un buon stipendio e poco lavoro”.

Ecco, sull’ufficio e lo stipendio ci siamo, ma sul “poco lavoro”, visti tutti i problemi di Google, ho i miei dubbi.

Vediamo se Brin avrà voglia di rimettersi in gioco seriamente, anche se non credo abbia dimenticato come si fa.

Takeaways

  • Sergey Brin è tornato in Google a settembre 2024 per lavorare sull’intelligenza artificiale, su richiesta del CEO Sundar Pichai, dopo essersi ritirato dalla gestione operativa nel 2015. Il suo ritorno riflette la pressione a cui Google è sottoposta a causa della concorrenza e delle sfide legali.
  • Nonostante il suo ritiro, Brin ha mantenuto oltre il 50% delle azioni di Classe B di Alphabet, garantendosi un forte potere decisionale. Questo ritorno segna un maggiore coinvolgimento attivo nell’affrontare la concorrenza di OpenAI e altri rivali tecnologici.
  • Il ritorno di Brin è motivato soprattutto dalla necessità di contrastare la crescita di OpenAI e il successo di ChatGPT, soprattutto dopo che Apple e Nvidia hanno deciso di supportare la startup rivale.
  • Brin ha espresso il desiderio di non perdersi gli sviluppi dell’IA e di essere coinvolto “praticamente ogni giorno” nei progetti di intelligenza artificiale di Google, inclusi Gemini e AI Overviews, per migliorare le capacità dell’azienda di fronte alla concorrenza.
  • Con l’intelligenza artificiale che rappresenta una minaccia esistenziale per i modelli di business tradizionali di Google, Brin vede l’IA come una tecnologia capace di trasformare non solo i servizi dell’azienda ma anche il settore della pubblicità, in cui Google domina da anni.

FAQ

Perché Sergey Brin è tornato a lavorare in Google?

Sergey Brin è tornato a lavorare stabilmente in Google a partire da settembre 2024, su richiesta del CEO Sundar Pichai, per occuparsi dei progetti legati all’intelligenza artificiale. La sua decisione è stata motivata dalla necessità di contrastare la crescente concorrenza di OpenAI e il successo di ChatGPT.

Qual è stato il contributo di Sergey Brin alla creazione di Google?

Sergey Brin, insieme a Larry Page, ha sviluppato l’algoritmo PageRank, che ha rivoluzionato il modo di ordinare e cercare informazioni sul web. Questo algoritmo è stato la base del motore di ricerca di Google, fondato nel 1998 e divenuto rapidamente leader del settore.

Quali sono le sfide principali per Google nell’intelligenza artificiale?

Google deve affrontare la concorrenza di OpenAI, supportata da Apple e Nvidia, e migliorare i suoi strumenti di IA come Gemini. Sergey Brin ha sottolineato l’importanza di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo responsabile, prestando attenzione ai dati utilizzati per addestrare i modelli.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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