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Il paradosso del fare blogging nel 2025: Ma perché scrivere quando c’è l’IA?

I motivi per i quali, secondo me, nell’era dell’AI che sforna contenuti, la vera perla sta nel trasformare la tua esperienza in oro colato per chi ti legge.

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📌 TAKE AWAYS

  • L’AI sforna contenuti a manetta, ma la tua esperienza vissuta è il vero tesoro: non inseguire la quantità, ma punta dritto al cuore delle persone con storie vere e lezioni imparate sul campo.
  • L’EEAT non è una parolaccia SEO, ma la chiave per farti scegliere: dimostra che sai il fatto tuo con l’esperienza, l’expertise e l’autorevolezza che solo tu puoi avere.
  • Non chiedere quante visite, ma quante persone hanno fatto tesoro di quello che hai scritto: il vero successo del blog nel 2025 si misura in impatto reale, non in numeri che lasciano il tempo che trovano.

“Ma perché, dimmelo te, dovrei ancora mettermi qui a scrivere se c’è ChatGPT che lo fa in un secondo?”

Questa è la domanda bomba che mi ha sganciato un cliente l’altro giorno.

E diciamocelo, è una domanda che ronza nella testa di tanti, me compreso a volte.

E sai cosa gli ho risposto, schietto come sempre?

I tuoi competitor stanno già usando ChatGPT & Co. per vomitare contenuti a raffica. E sai che c’è? La vera notizia è che no, non funziona.

Riguardo il futuro del content marketing, ti ho già parlato dell’algoritmo dell’attenzione e stando sempre nell’argomento qui c’è un altro gran bel casino da sbrogliare, una specie di paradosso che ci sta facendo grattare la testa a tutti: l’abbondanza di contenuti.

Hai presente quando vai al supermercato e c’è talmente tanta roba che alla fine ti blocchi e non compri niente? Ecco, online sta succedendo la stessa cosa. L’IA ha aperto le cateratte dei contenuti, ma più ce ne sono, meno valgono, esattamente come le figurine dei calciatori che avevo quando ero bambino.

Ma c’è un trucco, un dettaglio che fa tutta la differenza e che in pochi hanno capito: mentre tutti pompano fuori articoli a raffica, quelli che stanno davvero spaccando sono quelli che ne fanno meno, ma pieni zeppi di quella roba che l’AI non può comprare: l’esperienza vera, quella vissuta sulla propria pelle.

Ed è qui che torna in ballo una sigla che forse hai già sentito: EEAT.

Non è l’ennesima sigla da consulente SEO NERD, tranquillo. È la versione moderna di quello che la gente cerca da sempre: la prova che tu, di quello che parli, ne sai a pacchi.

Perché l’IA può anche scimmiottare l’esperto, ma non può raccontarti di quella volta che hai fatto un casino colossale e come ne sei uscito. Non può spiegare quella soluzione geniale che ti è venuta in mente alle due di notte mentre fissavi il soffitto ne tantomeno dar vita a dei feedback autentici che possano avvalorare il fatto che tu, a differenza degli altri, magari non solo ne “sai” ma ne “fai”… anche 😉

E a proposito dei feedback…

Qui che si apre un altro capitolo fondamentale, che a mio avviso va chiarito.

Perché, diciamocelo senza troppi giri, in questo marasma di contenuti generati dall’intelligenza artificiale, i feedback dei tuoi clienti, le loro testimonianze, i loro “grazie”, diventano la prova del nove che tu non sei solo uno che “sa”, ma uno che “fa”.

Ti torna?

Allora permettimi di darti un consiglio: raccoglili con cura, esponili con orgoglio, perché sono il sigillo di garanzia della tua competenza, la dimostrazione che, alla faccia delle IA, dietro i tuoi contenuti ci sono persone vere che hanno tratto beneficio dalla tua esperienza, dal tuo “expertize” fatto di sudore della fronte, risultati concreti e problemi risolti.

E visto che ci siamo ti lancio anche uno spoiler, ne sono così convinto che negli ultimi mesi stiamo recuperando proprio i feedback dei nostri clienti, con lo scopo di raccontare le loro storie, mostrandole nero su bianco.

Te ne anticipo qualcuno e ti chiedo: questo l’IA l’avrebbe potuto fare?

Ti rendi conto di quanto ci sarebbe da scrivere per raccontare storie di questo tipo? Si potrebbe scrivere un libro da ciascuna storia e sono certo che parlerebbe al pubblico target meglio di qualunque altro contenuto!

Per rendertela ancora più chiara, in un mondo che urla “io so!”, i feedback sono il tuo megafono che sussurra “io ho fatto, e posso farlo anche per te”.

Si tratta, finalmente di guardare ai contenuti per ciò che sono, un dialogo tra te ed il tuo pubblico.

Quei maledetti “contenuti scritti per Google” di cui sento parlare da anni finalmente sono finiti!

Cambia la prospettiva, amico mio. Invece di chiederti “cosa devo scrivere oggi?”, prova a pensare: “cosa mi è successo IERI che potrebbe illuminare la giornata a qualcun altro?”.

È qui che l’IA può darti una mano, non come il protagonista, ma come la spalla che ti fa brillare.

La tua esperienza deve stare al centro e se ti stai domandando come fare eccoci al dunque.

Pensa alla tua settimana:

  • Quella chiamata fiume con un cliente che non ne voleva sapere.
  • La strategia che hai dovuto buttare all’aria e rifare da zero.
  • L’errore che ti ha fatto perdere tempo e sonno.
  • La piccola vittoria che ti ha dato la carica per andare avanti.

Ogni singolo momento è un tesoro di contenuti che l’IA non può toccare, perché sono tuoi, veri, autentici.

E non lo dico tanto per dire. Guarda questi numeri, tanto per capirci:

  • Le storie vere, i “case study”, acchiappano il 48% di attenzione in più rispetto ai discorsi generici.
  • Se in un articolo ci metti dentro esempi pratici, la gente ci sta sopra il doppio del tempo.
  • E se racconti le tue batoste e come le hai superate, hai il 64% di probabilità in più di convincere qualcuno a fare quello che gli proponi.
meme su Il paradosso del fare blogging nel 2205: Ma perché scrivere quando c'è l'IA?

E sai come si fa a trasformare ‘sta esperienza in qualcosa che funziona davvero?

Io ho il mio metodo.

Ogni sera, prima di spegnere la luce, mi prendo un quarto d’ora per ripensare alla giornata. Prendo appunti, butto giù le cose che mi hanno fatto incavolare, quelle che mi hanno fatto sorridere, le soluzioni che ho trovato. È come fare un inventario delle mie avventure quotidiane, e da lì tiro fuori le idee per i miei “pezzi”.

Tanto banale quanto efficace.

Un altro trucco è questo: quando racconto qualcosa, parto sempre da cosa pensavo prima, poi spiego cosa è successo nel mezzo, e alla fine tiro le somme di cosa ho imparato. Funziona alla grande per far capire agli altri il percorso, non solo l’arrivo. Sono queste storie che fanno diventare un blog una miniera d’oro, non un mucchio di parole messe lì a caso.

E non scordiamoci che il futuro è nella sintesi.

Nel 2025, non vince chi spara più contenuti, ma chi sa distillare la propria esperienza in lezioni che gli altri possono usare subito.

L’AI diventerà sempre più brava a scrivere, ma non potrà mai rubarti:

  • Le tue intuizioni, quelle che ti vengono così, all’improvviso.
  • Le tue storie, quelle che ti fanno essere unico.
  • Le tue lezioni, quelle che hai pagato cara.
  • Le tue soluzioni, quelle che hai tirato fuori dal cilindro quando sembrava impossibile.

E sai qual è il nuovo metro di giudizio per un blog che funziona da Dio? Non quante visite fai al mese ma “Quante persone hanno preso quello che hai scritto e ci hanno fatto qualcosa di buono?”. Nel 2025, guarderemo ancora di più se la gente legge davvero fino alla fine, se torna a leggere i tuoi articoli, se lascia commenti che fanno venire voglia di rispondere.

E se magari qualcuno ti cita nei suoi testi, se ti prende come esempio, allora hai fatto bingo.

Quindi, mentre gli altri si scannano a chi produce più roba con l’AI, tu hai una scelta:

  • Farti trascinare dalla corrente e diventare uno dei tanti.
  • Oppure tirare fuori le unghie e far vedere che la tua esperienza vale oro.

Non è più “devo continuare a scrivere?”, ma “come faccio a raccontare quello che ho vissuto in modo che gli altri ne traggano un vantaggio?”.

Il blogging nel 2025 è vivo e vegeto solo per quelli che hanno il coraggio di mettere in piazza non solo quello che sanno, ma quello che hanno imparato sbattendoci la testa.

E credimi, il potere di tutto questo in un momento storico nel quale internazionalizzare i propri contenuti non è mai stato così semplice, è un’occasione che non possiamo lasciare ai nostri competitors!

Se vuoi capire come trasformare le tue avventure in contenuti che acchiappano, prenota una chiacchierata con me. Vediamo insieme come costruire un blog che parla la tua lingua e che, soprattutto, lascia il segno.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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