Ci siamo.
Hai iniziato a scrivere i testi per il tuo sito e vorresti vedere le tue pagine posizionate meglio nei risultati di ricerca.
Bene.
Siediti bene e lucidati le pupille, perché oggi sono qui per parlarti di SEO copywriting, l’arte di ottimizzare i contenuti per renderli visibili ai motori di ricerca.
Insieme vedremo come la maggior parte delle nozioni che hai sul SEO copy siano enormi, fragorose ca**ate.
Faremo piazza pulita dalle fandonie che ti hanno raccontato centinaia di cosiddetti esperti SEO e impareremo a concentrarci su quello che conta davvero per il posizionamento.
Grazie alle chicche molto pratiche che ti mostrerò in questo articolo, potrai:
- Migliorare la leggibilità dei tuoi contenuti;
- Ottenere globalmente un miglioramento dell’esperienza utente;
- Incrementare il numero di click dai motori di ricerca anche se non sei al primo posto in SERP;
- Fare esperimenti e capire esattamente come reagisce Google già nel giro di qualche giorno.
Interessante, no?
Allora entriamo nel vivo.
DEFINIZIONE DI SEO COPYWRITING
Nell’ambito del content marketing, SEO copywriting è il nome che viene dato a una serie di pratiche utili a massimizzare la visibilità dei contenuti sui risultati di ricerca.
Sono certo che di alcune di queste attività hai già sentito parlare. E scommetto che tutte ruotavano attorno al concetto di keyword… sbaglio?
Bene, lascia che ti dica una cosa.
Le keyword sono sopravvalutate.
Anzi, ti dirò di più: l’uso scorretto delle keyword è una delle grandi piaghe della scrittura SEO.
Per colpa di questa bufala, una grossissima parte dei testi sul web sembra scritta da bambini deficienti.
Prima di approfondire le buone pratiche di SEO copywriting, cerchiamo allora di capire cosa c’è che non va in tutto quello che ti hanno raccontato finora.
MITI E DANNI DEL SEO COPYWRITING
C’era una volta la bella scrittura. Quella fatta bene, interessante, corretta.
Poi è arrivato il web, poi è arrivato Google. E con i motori di ricerca sono arrivate le favolette sul SEO copywriting.
No, diciamola meglio. Nell’anno del Signore 1999, Google era un software giovane, nuovo e con forti limitazioni. Effettivamente non “capiva” molto dei contenuti online – sempre ammesso che un sistema algoritmico possa capire qualcosa.
Volendo farsi notare dal nuovo motore di ricerca, le persone hanno iniziato a scrivere “per piacere all’algoritmo di Google”.
Fermiamoci un attimo ad analizzare questo concetto, perché è importante.
Tentare di piacere a Google vuol dire cercare l’approvazione di una macchina. Google non è un’entità intelligente, Google non capisce le cose. Al massimo, Google analizza le tue pagine con sofisticati sistemi di calcolo che però, alla fine dei conti, rimangono pur sempre delle equazioni.
Ci siamo fin qui, no?
Ecco allora che scrivere per Google è l’equivalente di scrivere per un frullatore, per un frigorifero o per una lavatrice.
Tu non devi scrivere per Google. Tu devi scrivere per le persone.
Oggi ci ritroviamo in una situazione paradossale. Da un lato abbiamo sedicenti consulenti SEO che ti dicono dove, come e quante volte mettere le keyword, come se le parole chiave fossero medicine da assumere due volte al giorno dopo i pasti.
Dall’altra parte c’è Google… che attraverso il Knowledge Graph ragiona sempre più in modo semantico, che si sforza di comprendere il linguaggio naturale (il modo in cui parlano normalmente le persone) e che dà sempre più valore all’esperienza dell’utente.
In pratica Google si concentra sugli utenti, mentre il SEO copywriting è rimasto fermo alle parole chiave.
Capisci l’assurdità della situazione?
Scommetto di si.
Vediamo allora come risolvere questo inghippo e come iniziare a scrivere davvero per gli utenti, tenendo sempre d’occhio la visibilità organica.
SEO COPYWRITING IN PRATICA: LE PAROLE CHIAVE
“METTERE LE PAROLE CHIAVE”: IL GRANDE MITO
Molto spesso capita che i clienti, al primo incontro, giungano da me con la strana convinzione che per raggiungere il primo posto nei risultati di ricerca occorra – testualmente – “inserire le parole chiave”.
L’ho detto già prima e ora lo ribadisco una volta per tutte: questa è un’enorme cavolata.
Le parole chiave non si “mettono”. Google non sta lì ad aspettare che tu inserisca le parole chiave per portarti magicamente al primo posto, ok?
Google piazza nei posti più alti delle SERP i contenuti che (a suo avviso) rispondono meglio alle esigenze degli utenti quando compiono una determinata ricerca.
I criteri con cui il motore di ricerca fa questa valutazione sono parecchi, di cui le parole chiave (o meglio ancora, le query) sono solo una piccolissima parte.
In questo articolo cercherò di spiegartene alcuni e di darti consigli terra a terra su come creare contenuti per piacere agli utenti, prima ancora che a Google.
Se invece vuoi fare una full immersion e imparare un metodo a prova di bomba per rendere più visibili i tuoi contenuti agli occhi di Google, dai un’occhiata al mio corso di Scrittura Visibile! Dentro non ci troverai trucchetti o magie varie che non funzionano mai, ma solo strumenti, tecniche e segreti del mestiere per creare contenuti che si posizionano davvero sul motore di ricerca.
Se ti va di sbirciare trovi tutto qui: https://scritturavisibile.it/
SCEGLIERE QUERY E PAROLE CHIAVE
Quando discutiamo di parole chiave e SEO copywriting stiamo parlando delle query (le domande degli utenti al motore di ricerca) per le quali intendi guadagnare visibilità con i tuoi contenuti.
Ciò che devi fare tu, quindi, è organizzarti per poter identificare le query/keyword più vantaggiose.
Sull’analisi delle keyword sono state scritte montagne di contenuti ed esistono diverse scuole di pensiero. A mio avviso, un po’ come succede nella vita, a regalare i risultati migliori è una sana via di mezzo.
Quando scrivi articoli tutti i giorni non puoi pensare d’intercettare sempre e solo chiavi ad altissimo traffico. Per questo nel piano editoriale devi dosare gli articoli che nascono per fini di posizionamento SEO e quelli che invece ti serviranno soprattutto per fare branding.
Concentriamoci però sull’aspetto SEO. Le giuste query di partenza le riconosci subito, perché:
- Hanno un volume di concorrenza basso e sviluppano un buon numero di ricerche mensili;
- Sono perfettamente a tema con la tua linea editoriale;
- Rispondono a esigenze, domande o affermazioni precise.
“Ok Roberto, ma cosa vuol dire questa roba in pratica?”.
Adesso lo capiamo.
COME TROVARE LE PAROLE CHIAVE GIUSTE
Se sei agli inizi, puoi facilmente trovare le parole che hanno un maggior numero di ricerche mensili e conoscerne il livello di difficoltà grazie a software specifici come SemRush o SEO Zoom.
Tenendo in considerazione le metriche fornite da questi software puoi capire se ti trovi davanti a uno scenario estremamente difficile o a una strada perfettamente percorribile. In questo modo potrai iniziare a prefiggerti obiettivi raggiungibili e pianificati in base alle specificità del tuo progetto.
Vediamo un esempio.
Come vedi nell’immagine qui sopra, a parità di search intent, la parola chiave “scrittura testi seo oriented” genera un volume di ricerche inferiore a 10/ricerche per mese. La keyword “SEO copywriting” ne genera invece decine e decine.
È chiaro che la seconda parola chiave è più interessante. Sappi però che, probabilmente, sarà anche più concorrenziale, quindi risulterà più difficile posizionarsi su quella specifica SERP.
Se sei all’inizio e non ti puoi permettere di acquistare Semrush o SEO Zoom, ricorda che entrambi ti offrono una prova gratuita che puoi sfruttare per farti un’idea.
In alternativa puoi utilizzare un altro strumento fantastico, offerto dallo stesso Google. Sto parlando della piattaforma Google ADS.
Impostando una campagna da pochi euro al mese, Google ti consente di analizzare i volumi di traffico delle keyword e scoprire cose molto interessanti.
“Bella dritta, Roberto! Ma perché dovrei acquistare un tool a pagamento se posso utilizzare Google ADS per pochi euro?”.
Purtroppo non è così semplice.
Come avrai notato, i volumi di traffico che segna Google ADS sono un po’ diversi da quelli dei tool SEO che ti ho mostrato.
La ragione è semplice: Google ADS ha il dato esatto, i tool no. Ciò che però gli manca è la capacità di dirti la difficoltà di posizionamento per la query che stai analizzando.
È vero infatti che Google ADS ti offre delle metriche relative alla concorrenza, ma lo fa riferendosi appunto al campo degli annunci, quindi non ti dice nulla sulla concorrenza a livello di traffico organico!
In sintesi, se vuoi fare le cose fatte bene compra un software, ma se sei veramente all’inizio Google ADS può essere utile per imparare a orientarti.
COSA FARE DOPO CHE HAI TROVATO LE PAROLE CHIAVE
Diciamo che hai trovato le tue parole chiave e hai fatto un bell’elenco.
Concentriamoci su una di queste che hai scelto perché genera un buon volume di ricerche e ha un livello di concorrenza ragionevole.
E ora?
È arrivato il momento di costruire la colonna portante del tuo contenuto, la scaletta. Ma prima di passare alla ciccia, c’è un’ulteriore analisi da fare: capire bene l’intenzione di ricerca celata dietro una determinata query.
In altre parole, devi sapere cosa vogliono gli utenti che digitano la parola chiave nella barra di ricerca. Per fortuna è Google stesso a sussurrartelo all’orecchio…
INTERPRETARE IL SEARCH INTENT GRAZIE ALLE SERP
Abbiamo capito che Big G, dopo aver fatto triliardi di calcoli algoritmici, fa salire nella SERP il risultato che ritiene essere più interessante per l’utente.
“Ah, certo! Ottimo consiglio. E io come cavolo faccio a sapere cosa vogliono gli utenti?” dirai tu.
Amico mio, inizia a sorridere. La buona notizia è che non devi assolutamente pensarci da solo, non devi fare interviste né tirare a caso. Se sai dove sbirciare, è Google stesso che ti fornisce una fortissima indicazione di ciò che interessa agli utenti… All’interno delle sue SERP!
Vuoi conoscere ciò che interessa all’utente che intendi intercettare e il taglio esatto da dare al contenuto?
Le informazioni più utili stanno proprio lì, sulla pagina dei risultati. Vediamo come si interpretano…
COME INTERPRETARE LE INDICAZIONI FORNITE DALLE SERP
Qualche tempo fa ho scritto un contenuto, Guida SEO: +6700 parole FACILI Step by Step per principianti. Per un lungo periodo Google ha considerato questa la migliore guida SEO presente sul web e l’ha fatta apparire in prima posizione.
Userò questo contenuto come esempio per condurti passo a passo attraverso gli step di analisi della SERP e mostrarti come ottimizzare il tuo contenuto.
Allaccia le cinture, perché qui si vola!
1) SBIRCIA LA SERP PER INDIVIDUARE ELEMENTI CHIAVE
Apri una finestra di navigazione in incognito: in questo modo la ricerca risulta più pulita perché esclude quello che hai già visto e cercato su Google.
Prendi la tua keyword (in questo esempio guida SEO) e digitala nella barra di ricerca Google e premi invio.
Cerca ora di comprendere che SERP hai davanti agli occhi.
Come ben sai, la SERP si presenta in modo differente a seconda della keyword di cui mostra i risultati. In estrema sintesi, però, tutte le query su Google possono rientrare in questi tre modelli:
- Navigazionale: nome di un sito o di una pagina, es. roberto-serra.com
- Transazionale: ricerca mirata a un’azione precisa come acquisto o download, es. ristorante milano, corso seo online
- Informazionale: ricerca di informazioni, es. chi è il SEO con lo sguardo più magnetico d’Italia? o ancora, how to, “come fare questo o quell’altro”?
Soffermiamoci ora sulla SERP che ti viene mostrata per la keyword “Guida SEO”.
Secondo te quale SERP hai davanti?
Dai, su… Più facile di così ☺
Vediamo se hai indovinato. La risposta giusta è che si tratta di una SERP informazionale, perché dai risultati di ricerca emerge che gli utenti vogliono sapere come fare SEO.
Dunque adesso sai cosa vogliono conoscere le persone quando cercano “guida SEO” su Google.
Ma come far sì che il motore di ricerca trovi il tuo contenuto interessante e pertinente per la richiesta degli utenti, al punto di premiarlo con un buon posizionamento?
Avanziamo e scopriamo quali altre informazioni possono dare un vero boost di energia SEO ai tuoi contenuti.
2) FRUGA TRA LE RICERCHE CORRELATE
Piazza la keyword su Google, premi invio e vai sotto, proprio in fondo in fondo. Scorri, scorri, scorri…
Eccoci qui:
Queste che ti trovi davanti sono le ricerche correlate alla tua keyword.
Il motivo per il quale si trovano lì è che Google le ritiene di fondamentale importanza e direttamente correlate a ciò che riguarda l’argomento “guida SEO”.
Ok, ora prendi questo elenco di parole e segnalo su un foglio o su un documento di testo.
- Guida SEO Google
- Guida SEO pdf
- Guida SEO Google pdf
- Guida SEO 2018
- SEO marketing
- SEO significato
- SEO wikipedia
- SEO cos’è
Fatto?
Andiamo avanti.
3) TROVA DIRETTAMENTE IN SERP LE PAROLE PIÙ PERTINENTI PER IL CONTESTO
Torna nella parte alta della SERP e individua quali sono le parole più significative in questa pagina, leggendo i titoli e le descrizioni degli articoli che trovi davanti ai tuoi occhi.
No, per questa operazione non c’è un tool né un automatismo, ti tocca usare lo strumento migliore a tua disposizione: il cervello.
Quali parole presenti nelle anteprime sono ricorrenti e potrebbero migliorare l’aspetto on-page del tuo contenuto?
Quali espressioni potrebbero essere usate per aiutare Google a comprendere ciò di cui stai parlando, ciò che di fatto rappresenta meglio il tema del tuo articolo?
Concentrati in particolare sui risultati che si trovano alle prime posizioni e vai alla ricerca di parole ricorsive – tralasciando, com’è ovvio, gli annunci Google.
Cosa trovi di rilevante oltre alla tua keyword?
Te lo dico subito, in questo casso emergeva:
- per principianti: ricorrente tra i risultati. Attenzione, non c’è solamente “principianti”, questa parola è sempre introdotta dalla preposizione “per”;
- marketing, che si ripete anche nelle ricerche correlate;
- ottimizzazione, anch’essa ricorrente;
- Google, che – come marketing – trovi anche in fondo alla pagina;
- manuale, molto interessante in quanto rappresenta un sinonimo di “guida”.
Segna anche queste paroline e scrivile sotto o di fianco alle ricerche correlate… sempre che in preda all’eccitazione tu non abbia scarabocchiato sopra il monitor!
4) INDIVIDUA I SUGGERIMENTI DI GOOGLE PER LA TUA KEYWORD
Scrivi sulla barra di ricerca di Google la tua parola chiave, sempre da una finestra di navigazione in incognito.
Ecco quali sono i primi suggerimenti correlati alla query guida SEO, che ti arrivano dritti dritti da Google Suggest:
Scrivi anche queste indicazioni nel fidato foglio o documento di testo.
- guida SEO pdf
- guida SEO Google pdf
- guida SEO WordPress
- guida SEO Google 2018
- guida SEO per principianti
Come puoi notare alcuni argomenti si ripetono, altri ci si presentano per la prima volta.
Eh sì, per comprendere l’intento di ricerca del nostro utente stiamo raccogliendo molto materiale. Ma seguimi ancora un attimo, perché non abbiamo finito!
5) METTI IN ORDINE D’IMPORTANZA LE PAROLE CHE HAI ESTRAPOLATO
Prima di svelarti come utilizzare correttamente queste parole ti chiedo di sistemarle in ordine d’importanza, individuando quali sono le più pertinenti per l’argomento trattato.
Nel nostro esempio, qual è secondo te la parola più importante?
Ti svelo un trucco ☺
Le parole più rilevanti sono quelle maggiormente presenti nei diversi “punti” della SERP, quindi tra i titoli e tra le metadescription degli articoli nella prima pagina della SERP, ma anche tra i suggerimenti Google e tra le ricerche correlate.
In questa specifica SERP, ad esempio, i termini che spiccano di più sono sicuramente “per principianti”, “ottimizzazione” e “Google”.
Tutte le altre parole ricorrono poi all’incirca con la stessa frequenza, quindi le inserirei a pari merito nella classifica.
6) ALTRI INDIZI SULL’INTENTO DI RICERCA
Finora abbiamo visto la parte più importante di questo lavoro, cioè quello che Google stesso ci suggerisce riguardo all’intenzione di ricerca degli utenti.
Ci sono però anche altri strumenti che aiutano ad analizzare più a fondo la mente dei nostri lettori. Vediamoli insieme.
IDENTIFICA LE DOMANDE USANDO ANSWER THE PUBLIC
Vai su www.answerthepublic.com e inserisci la tua parola chiave per trovare le domande più frequenti correlate a quella ricerca. Non scordarti di selezionare IT come lingua.
Una volta premuto il grande bottone giallo, ti troverai davanti a una marea di query. In seguito queste frasi potrebbero essere utilissime per stilare l’indice del tuo articolo.
CERCA SU QUORA.COM
Usa l’operatore “site:” e il sito quora.com (in inglese).
Tramite l’operatore “site” puoi chiedere a Google di cercare esclusivamente dentro un sito specifico.
In questo caso, visto che Quora.com nasce proprio per raccogliere le domande e le risposte dei suoi utenti, puoi usarlo per ricavare le domande più comuni e attinenti con il tuo contenuto.
SFRUTTA LE RECENSIONI SU AMAZON
Vai su Amazon e per prima cosa seleziona “Libri”. Ora inserisci nella barra di ricerca la tua parola chiave accompagnata da una coda lunga focalizzata.
Seleziona ora i libri con più feedback.
Analizza la pagina a caccia di spunti e argomenti utili per costruire l’indice, che sarà la colonna portante del SEO copywriting dei tuoi contenuti.
Trovare spunti e relazioni utili è ora molto semplice. In questo caso d’esempio è evidente come ci sia una correlazione tra “lavoro” e “blog”, non trovi?
Analizza ora i feedback dei libri e vai alla ricerca di ciò che interessa ai tuoi utenti.
Come vedi, questa recensione presa a campione non solo ti dice ESATTAMENTE ciò di cui devi parlare (titoli, liste, tabelle etc..) ma, come non bastasse, ti suggerisce che spunti e considerazioni originali saranno di certo apprezzati.
Non male, no? Ci avevi mai pensato?
PS Naturalmente questi sono solo alcuni degli strumenti con cui analizzare l’intento di ricerca… se vuoi scoprirne altri, c’è sempre il corso di Scrittura Visibile!
7) CI SIAMO: SFRUTTA A TUO VANTAGGIO LE PAROLE “CARE” A GOOGLE
Grazie a questa analisi breve ma efficace, hai ora in mano un elenco di parole che puoi sfruttare per incrementare la definizione del contesto e migliorare la pertinenza semantica dei tuoi contenuti.
Quando utilizzi all’interno del testo parole semanticamente pertinenti in ottica SEO, sei sicuro di usare termini che per Google hanno un peso specifico rilevante rispetto al tema del tuo articolo.
A cosa serve tutto questo?
Semplicemente a evitare fraintendimenti, a far capire a Google in che “ambito” si inserisce il tuo articolo.
In questo modo migliori la qualità dei contenuti perché rispondi alle query degli utenti e, allo stesso tempo, incrementi la possibilità che Google possa interpretare e apprezzare i contenuti per poi premiarli in SERP.
Riassumendo:
- Parole pertinenti inserite saggiamente nel contenuto: SI
- Parole chiave ficcate a caso in gran quantità: NO
(Tutto questo ha molto a che fare con il Knowledge Graph e con la strutturazione semantica del database di Google. Per approfondire, ormai lo sai anche tu >>> corso Scrittura Visibile)
Le ricerche fatte finora ci hanno permesso di ascoltare ciò che Google aveva da dirci. Non ci siamo inventati niente: abbiamo dato retta a Google, che a sua volta è influenzato dagli utenti.
OTTIMIZZARE I TITOLI E I METATAG DELL’ARTICOLO
Ora devi prendere le voci del tuo elenco, inserirle all’interno del testo e dargli enfasi. Nello specifico, devi sfruttare le parole semanticamente pertinenti:
- nel corpo del testo (poi vediamo come);
- all’interno degli elementi gerarchicamente più importanti della pagina.
Quali sono gli elementi on-page che, in una scala gerarchica, hanno maggiore importanza?
- H1 è sicuramente più importante di H2;
- H2 è più importante di H3;
- H3 è sicuramente più importante di un paragrafo.
E a livello di corpo del testo?
Beh, in generale quello che c’è scritto in alto è sicuramente più importante di ciò che c’è scritto in basso.
E poi ci sono gli altri punti caldi della pagina: il permalink, il meta title e la meta description. Anche questi dovranno essere ottimizzati usando la keyword principale e le query semanticamente rilevanti che hai individuato.
Ti sembra un sacco di roba?
Resipra, sembra ma non è così complicato.
Vediamo come fare passo dopo passo.
1) INSERISCI LA KEYWORD E LE PAROLE PERTINENTI ALL’INTERNO DELL’H1
Nel tuo h1 dovrai inserire:
- La keyword principale per cui cerchi di posizionarti;
- Alcune delle paroline magiche della tua lista (preferibilmente quelle più alte nella classifica).
Riprendendo l’esempio precedente della guida seo, ecco come potrebbe risultare il Titolo 1:
“Guida SEO per principianti: il manuale per l’ottimizzazione su Google”.
Lavori su WordPress?
Allora, già che ci siamo, vediamo subito come sistemare anche il permalink.
2) OTTIMIZZA IL PERMALINK
Continuiamo con il nostro esempio. Con il titolo inserito nel paragrafo precedente, WordPress genera automaticamente un permalink come questo:
guida-seo-per-principianti-il-manuale-per-lottimizzazione-su-google
Decisamente troppo lungo!
Ricorda, il permalink deve essere il più corto possibile e contenere l’essenziale, in particolare la query per il quale intendi posizionare l’articolo (ma anche le parole pertinenti aiutano ☺).
Gli articoli e le congiunzioni invece sono inutili. Salutali pure!
Proviamo insieme.
In questo caso io metterei come permalink: guida-seo-google-2021.
“Google”, se ricordi, era una delle parole più importanti emerse dalla nostra analisi.
Ma perché ci metto la data? Perché prima, nell’analisi della SERP e delle ricerche correlate, ho notato che molte query indicavano l’anno di pubblicazione.
Tutto chiaro finora?
Bene, allora andiamo a costruire l’indice del tuo articolo.
3) CREA L’INDICE: INSERISCI KEYWORD E PAROLE PERTINENTI NEGLI H2 E NEGLI H3
Riprendi in mano ancora una volta la lista che hai stilato e ordinato in base alla “popolarità” delle varie query.
Questo elenco è tutto quello che ti serve per creare lo scheletro del tuo contenuto.
In pratica le query più importanti diventeranno i tuoi H2, quelle meno importanti i tuoi H3. Usa la gerarchia anche per decidere la posizione dei titoli nella pagina: più una parola è rilevante, più andrà messa in alto.
È chiaro che devi usare anche un po’ di buon senso. Gli H3 sono concettualmente sottotitoli degli H2, quindi non puoi metterli a caso, ci deve essere una certa logica.
Confido però che, da buon copywriter, tu sappia dare coerenza alla struttura ☺
4) OTTIMIZZA IL META TITLE E LA META DESCRIPTION
META TITLE
Cosa deve contenere il meta title?
Senza mai scordarci che essendo un elemento visibile direttamente in SERP ha la capacità d’influenzare il CTR (leggi generare i click delle persone), beh, le stesse cose dell’H1: keyword principale e query più rilevanti.
Se il Titolo 1 è della lunghezza giusta puoi anche lasciarlo così, altrimenti apporta qualche modifica sempre tenendo presente quello che ci siamo appena detti.
Mi raccomando, però, ricordati degli utenti!
Se non ti preoccupi in primis dei tuoi lettori, nessuno di loro cliccherà sul tuo risultato. Il title viene infatti utilizzato da Google per mostrare il titolo sulle SERP. Proprio per questo rappresenta uno dei principali responsabili del CTR (tasso di clic) sui tuoi contenuti!
Cosa significa questo per te? Te lo dimostro con un esempio.
Prendiamo come caso studio uno dei miei articoli, nel quale ti spiego per filo e per segno come indicizzare un sito.
Quali di questi tre risultati cattura maggiormente la tua attenzione?
Eccerto, il terzo!
Morale della favola: nel meta title (così come nell’H1) non pensare solo alle parole chiave, ma usa anche le armi della buona scrittura per catturare l’attenzione degli utenti.
In questo modo aumenterai le tue potenzialità di catturare traffico anche se non raggiungi la prima posizione.
META DESCRIPTION
Anche la Meta Description deve contenere gli stessi elementi, ovviamente sempre all’interno di un contesto semantico sensato.
Se vuoi aumentare le chance di prendere clic in SERP, alla fine della meta description potresti pensare di inserire una call to action, magari preceduta da alcuni simboli che le danno maggiore rilevanza.
Esempio in arrivo qua in basso…
(Ho inserito il termine “manuale” perché faceva parte delle nostre parole pertinenti, rammenti?)
Call to action alternative potrebbero essere ad esempio le sempreverdi “Clicca qui!”, “Leggi tutto!” o “Leggi l’articolo!”.
Ricorda sempre che la meta description rappresenta la tua seconda possibilità per attirare traffico (dopo il meta title).
Anziché sprecare questo spazio con sbrodolate che non legge nessuno, ti conviene sfruttarlo per esprimere un vantaggio diretto: cosa ci guadagna l’utente ad entrare nel tuo sito?
QUANTO DEVONO ESSERE LUNGHI META TITLE E META DESCRIPTION?
Durante l’ottimizzazione di questi due elementi ricorda sempre di non sforare con i caratteri, altrimenti non verranno visualizzati interamente in SERP.
Se lavori con WordPress e utilizzi un plugin SEO, sarà il plugin stesso a indicarti la giusta lunghezza dei meta tag.
In ogni caso, le indicazioni attuali di Big G dicono che:
- Il titolo deve stare sotto i 60 caratteri
- La description sotto i 160 caratteri
Attento però, questi numerini cambiano spesso. Ti suggerisco perciò di regolarti con uno dei mille programmini gratuiti di preview degli snippet (termine tecnico che indica le anteprime delle pagine in SERP) che trovi online o comunque facendo una piccola ricerca per controllare questi non siano variati.
Leggi anche: Titoli e posizionamento SEO: consigli per ottimizzarli (e usarli) al meglio
SEO COPYWRITING IN AZIONE: COME OTTIMIZZARE IL CORPO DEL TESTO
Ok, ora hai in mano:
- Un titolo a prova di bomba;
- Una scaletta SEO-friendly che ti guida nella scrittura.
Direi che è il momento di stendere il tuo contenuto, no?
“Aspetta, Roberto, ma quanto deve essere lungo il mio contenuto? E i singoli paragrafi? E come inserisco nel testo le query rilevanti?”.
Niente panico. Ora ci arriviamo.
QUANTO DEVE ESSERE LUNGO UN TESTO PER FUNZIONARE BENE SUI MOTORI DI RICERCA?
Togliamoci questo dente una volta per tutte…
Sulla questione della lunghezza ci sono tantissimi studi e punti di vista che dicono tutto e il contrario di tutto.
La mia regola personale, in termini assoluti, è questa:
Un testo deve essere lungo quanto basta per soddisfare sinteticamente e con precisione l’intento di ricerca dei tuoi utenti.
Non posso però ignorare alcuni dati.
Diversi case study molto importanti – come questo riportato qui sotto (fonte:quicksprout) – hanno dimostrato che gli articoli di +2000 parole sono in genere più performanti rispetto a quelli più brevi, e molti sono concordi nel dire che Google tende a preferire i contenuti ricchi d’informazioni utili e interessanti.
In ogni caso, sebbene generalmente si pensi alla lunghezza dell’articolo come a uno tra i più importanti fattori di SEO copywriting, devi sapere che questo aspetto rappresenta in realtà solo uno degli elementi presi in considerazione da Google.
Preoccuparsi di scrivere articoli lunghi senza assicurarsi che questi siano consistenti e realmente interessanti per il proprio target è un errore goffo e sciocco.
Cerca quindi di evitare le zuppe, ma non metterti nemmeno a scrivere epigrammi! Una parola in più se d’aiuto è sempre meglio di una in meno.
Consiglio bonus. Nel dubbio, sbircia quanto sono lunghi i testi dei competitor nella SERP che ti interessa… e poi fai i tuoi conti!
(Indovina dove abbiamo parlato a lungo di questo argomento? Esatto, proprio nel corso di Scrittura Visibile!)
3 DRITTE DI SEO COPYWRITING CHE NON C’ENTRANO CON LE PAROLE CHIAVE
Questo è il punto in cui ci dimentichiamo per un momento di keyword, query e tecnicismi e rispolveriamo il concetto base che sta dietro la scrittura online: la comunicazione.
All’inizio di questo articolo ti ho citato la regola suprema del SEO copywriting (e della scrittura web in generale):
Scrivi per gli utenti, non per Google.
Tutta l’analisi dell’intento di ricerca è servita a dirti cosa interessa ai tuoi utenti. Bene, ora è il momento di sporcarti le mani e dargli quelle benedette informazioni.
Segui queste 3 indicazioni, e vedrai che non mancherai di raggiungere l’obiettivo.
1) FORNISCI APPROFONDIMENTI SPECIFICI UTILI AI TUOI LETTORI
A Google non piace che i tuoi utenti escano dalla stessa pagina nella quale sono entrati. Per questo motivo, come ti mostrerò più avanti, devi lavorare per cercare l’interazione e il coinvolgimento dei tuoi utenti, senza se e senza ma.
Google capisce se gli utenti sul tuo sito sono attivi o passivi e capisce anche se entrano ed escono subito dopo aver dato una rapida occhiata.
(Sì, clickbaiter professionisti, parlo proprio di voi).
Per questo motivo, devi usare e ottimizzare il testo per creare stimoli efficaci capaci di coinvolgere i lettori.
Lavora sulla scrittura, sulle informazioni e sulla logica. E poi tieni presenti i suggerimenti di formattazione di cui parleremo tra poco.
2) GUADAGNA ATTENZIONE CONDIVIDENDO VALORE
Tempo di permanenza in pagina.
Questa metrica è una di quelle a cui presto davvero tanta attenzione, e dovresti farlo anche tu.
Il tempo speso dagli utenti sulle tue pagine è infatti incredibilmente indicativo riguardo all’interesse che suscita un contenuto.
Certo, per fare delle considerazioni devi poter disporre di abbastanza dati.
Guarda l’immagine qui sotto…
Il primo articolo registra un tempo di permanenza di oltre 14 minuti. Fantastico, no?
Peccato che il numero di visualizzazioni prese in considerazione si limiti a una singola visita.
Ringraziamo l’eroe che ha speso un quarto d’ora della sua vita a leggere le mie riflessioni e proviamo a scendere più in basso.
L’andamento dell’articolo “frasi pubblicitarie” è molto più indicativo. Questo contenuto colleziona un tempo di permanenza medio di 7:20 con 464 visite, il che mi fa capire varie cose:
- Google apprezza e preferisce la risposta dei miei utenti su quel tema;
- Quell’articolo è stato interpretato correttamente rispetto all’ottimizzazione SEO per la quale ho lavorato;
- Se lavoro su altri articoli a tema posso guadagnare traffico in breve tempo rispetto ad altre tematiche.
Il coinvolgimento dell’utente è un fattore SEO.
Oggi non è più un’intuizione, si tratta di un dato certo.
Punta quindi a contenuti utili e interessanti, non contenuti lunghi e basta!
Hai scritto un mega articolo da 10.000 parole ma i tuoi utenti ci rimangono in media per poco più di 30 secondi? Bello sforzo buttato nel cesso…
Ottimizzazione e informazione vanno di pari passo. Tu puoi fare un articolo tecnicamente perfetto seguendo tutte le indicazioni sul SEO copywriting, ma se poi non riesci a parlare con i tuoi utenti tutto questo non servirà a niente!
Capito mi hai??
3) LA BUONA SCRITTURA PAGA
Non puoi pensare di fare ottimizzare SEO senza possedere le basi della scrittura.
Guarda che questa non è una frase fatta, e nemmeno un modo per rimpiangere i bei tempi andati in cui si scriveva meglio.
Il web ha permesso a tutti di scrivere, ma non tutti scrivono ugualmente bene.
“Vabbè, ma io non faccio lo scrittore di mestiere, faccio il (inserire professione a piacere)”.
Certo, e va benissimo così. Ma se stai tenendo un blog, scrivere bene significa trattenere i lettori sulla pagina più a lungo.
La buona scrittura attira e conquista. La scrittura scialba, invece, fa scappare la gente. E come fai a convertire se gli utenti scappano?
(Oltretutto, come abbiamo appena visto, il tempo di permanenza in pagina è un fattore di posizionamento)
Con questo non voglio dire che solo i letterati e gli accademici possono tenere un blog. Ti suggerisco però di studiare il copywriting, di dedicarci tempo e impegno.
Nel gruppo Facebook di Scrittura Visibile abbiamo fatto una live dedicata agli incipit dei contenuti con Maddalena Mariani (editor e ghostwriter)… E questa non sarà certo l’ultima occasione in cui ci diletteremo a parlare di tecniche di scrittura.
Se vuoi assistere alle prossime dirette, iscriviti al gruppo. Sappi comunque che tutte le live verranno poi salvate e caricate tra i contenuti del corso Scrittura Visibile 😉
LA FORMATTAZIONE DEL TESTO IN OTTICA SEO
Dimensione dei font, interlinea e spaziatura sono una parte importante della qualità del contenuto.
Se ricordi, prima abbiamo detto che l’esperienza utente in pagina è un importantissimo fattore SEO.
Un testo pulito e facile da leggere anche dal punto di vista grafico aumenta a dismisura la possibilità che le persone rimangano più tempo sulla pagina, per la gioia di Google.
Ecco allora qualche suggerimento pratico pratico per aumentare il sex appeal del tuo contenuto.
EVITA I BLOCCHI DI TESTO
I blocchi di testo sono un muro che la maggior parte dei lettori non ha la forza di oltrepassare.
Su internet le persone non leggono come sui libri!
Intanto leggono su uno schermo, spesso quello dello smartphone che non è proprio enorme. E poi leggono di fretta, nei ritagli di tempo, in situazioni di disturbo.
I tuoi contenuti devono essere leggibili per le persone che li fruiscono mentre sono in bagno, mentre fanno la pausa caffè, mentre i bambini starnazzano nella stanza accanto.
Se vuoi evitare che queste persone abbandonino sconfortati le tue pagine, devi rendere estremamente fluida la lettura.
Come?
Gestisci attentamente gli spazi tra i paragrafi ed evita di appesantire le tue pagine con blocchi di testo unico.
Vuoi un esempio? Guarda com’è formattato questo articolo ☺
INTERLINEA E DIMENSIONE DEI FONT
Font troppo piccoli o righe troppo vicine tra loro potrebbero essere la rovina dei tuoi contenuti.
Se non hai idea di come gestire le dimensioni, ti suggerisco un tool molto interessante che, basandosi su un calcolo relativo alla dimensione aurea, ti restituisce dritte e suggerimenti “divini” per migliorare la leggibilità dei tuoi contenuti.
Si tratta di https://pearsonified.com/typography/
Usarlo è veramente molto semplice. Unica pecca, se non parli la lingua, è che è al 100% in inglese.
USA LE LISTE
Quando utilizzi una lista stai mettendo il tuo utente in condizione di:
- Leggere tutta la frase sino alla fine;
- Capire l’ordine sequenziale delle informazioni;
- Sentirsi più leggero, aumentando così le chance che legga tutto.
Come vedi, anche in questo caso, la leggibilità sarebbe stata ben diversa se avessi espresso il medesimo concetto così:
Quando utilizzi una lista stai mettendo il tuo utente in condizione di leggere tutta la frase sino alla fine, capire l’ordine sequenziale delle informazioni e sentirsi più leggero aumentando così le chance che legga tutto.
FORNISCI CONTESTO USANDO I LINK ESTERNI
Sì, hai capito bene. Tante volte abbiamo parlato di link interni ma il punto è che anche i link esterni fanno bene alla tua SEO.
Immagina d’incontrare uno sconosciuto che mentre parla cita persone che conosci e che sai essere grandi professionisti.
Che effetto ti farebbe?
Ecco, con i link esterni non è poi tanto diverso.
Se ad esempio ora metto un link la pagina dedicata alla parola “copywriter” di Wikipedia, sto dicendo a Google che quello di cui parlo ha a che fare con un certo argomento che conosce bene, a differenza del mio contenuto che a oggi è ancora sconosciuto ai suoi occhi.
Insomma, inserire uno o due link verso fonti estremamente autorevoli non può che far bene al tuo copywriting!
Sulla formattazione del contenuto e i suoi vantaggi ci sarebbe ancora tantissimo da dire, te lo assicuro.
Se ti interessa approfondire, sappi che ne ho parlato ampiamente nel corso Scrittura Visibile. 😉
COME EVITARE DI FARE TUTTO IL LAVORO PER NIENTE
Finora ti ho dato un sacco di consigli utili per ottimizzare la scrittura SEO e migliorare così i tuoi contenuti.
Ma anche se i contenuti sono il cuore della SEO, ci sono altri fattori che Big G valuta per dare un punteggio alle pagine.
Ecco quindi alcune indicazioni molto basic per evitare di fare un sacco di lavoro che però non verrà mai valorizzato.
ASSICURATI DI SCRIVERE SU PAGINE VELOCI
Creare contenuti e saperli ottimizzare non può prescindere dal lavorare su pagine capaci di soddisfare i principali requisiti di qualità che Google ci impone – quelli che lui chiama Core Web Vitals.
Leggi anche: Cosa sono i Core Web Vitals e perché dovresti occupartene subito
Tra questi parametri uno dei più importanti è sicuramente il tempo di caricamento.
Per questo motivo, prima di lanciarti nella mischia, ti suggerisco di verificare che le pagine sulle quali intendi lavorare siano abbastanza veloci, ok?
Se non sai come fare e vuoi risolvere questa esigenza in poco tempo, puoi leggere l’articolo che ho scritto appositamente su Goole AMP.
USA LE IMMAGINI IN MODO CORRETTO
Nei tuoi articoli sarebbe sempre bene inserire un’immagine in evidenza e una o più immagini descrittive all’interno del testo. Il perché è presto detto:
Google è in grado di leggere le immagini e riconosce ciò che contengono.
E se nell’immagine è presente un testo, Big G legge quello che c’è scritto sopra, per cui anche le scritte devono essere assolutamente pertinenti con il contenuto.
Se vuoi approfondire l’argomento qui ti mostro come capire cosa capisce Google delle tue immagini usando un tool gratuito chiamato Google Vision
Ma la pertinenza delle immagini con il contenuto è utile anche – leggi soprattutto – ai tuoi lettori.
Ti faccio un esempio.
Vuoi inserire un’immagine sotto un paragrafo in cui si parla di Franco che si è spaccato la schiena alzandosi dal letto con una postura non corretta.
Ora, senza pensarci troppo, quale secondo te tra queste due immagini è la più adatta?
Immagine 1
Immagine 2
La sentenza è inappellabile.
La pertinenza dell’immagine è infatti direttamente proporzionale al numero d’informazioni presenti.
Nell’esempio sopra, la seconda fotografia contiene una marea di informazioni addizionali rispetto alla prima. Ad esempio scopri che Franco è un signore sopra i 60, che è probabilmente inverno e che lui indossa un pessimo pigiama a quadretti dai colori improbabili.
Quindi sì, un’immagine dice più di mille parole… ma deve essere l’immagine giusta!
Lato SEO, quando inserisci le immagini ricorda di non tralasciare il Tag ALT.
Lì, in maniera furba, puoi piazzarci la keyword che ti interessa, ben cosciente che questo è un campo che nessuno – a parte Google – vede.
Un aiutino che non fa miracoli, ma che comunque non guasta!
Oltre al tag alt (o alt text), assicurati anche d’includere la parola chiave nel nome dell’immagine separando le parole col trattino alto (es: scrittura-seo.jpg).
Google “vede” benissimo questo tipo di operazioni e, se usi immagini nuove e originali, lo apprezza molto.
A proposito d’immagini, non posso che consigliarti di prestare molta attenzione anche al formato. La pesantezza dei visual è infatti una delle cause più comuni di rallentamento delle pagine.
Per saperne di più, butta un occhio su questo articolo: Ottimizzazione SEO delle Immagini | +25 Dritte immediate
RICORDA: SEO COPYWRITING È (ANCHE) ANALISI E MIGLIORAMENTO DEI CONTENUTI
Rivedere gli articoli, raffinarli ed espanderli è doveroso. Per questo devi saper analizzare la risposta ai tuoi articoli, migliorando quando serve.
I dati base li trovi su Google Analytics, che è gratuito e abbastanza semplice da usare (quanto meno nella vecchia versione).
Di cosa devi tenere traccia?
Almeno tre metriche:
- Contenuti con più visualizzazioni;
- Contenuti con un tempo di permanenza più alto;
- Contenuti con il bounce rate più basso.
Coinvolgere i tuoi lettori significa saperli tenere sulla pagina abbastanza a lungo. Ecco perché il tempo di permanenza sulla pagina è un importante indicatore di qualità al quale devi fare attenzione.
IN CONCLUSIONE
Spero che con questo articolo tu abbia capito quello che per me è più importante:
Il SEO copywriting è molto più che parole chiave!
Gli elementi da prendere in considerazione sono tanti: il contesto in cui ti muovi (SERP e concorrenza), il search intent delle query, l’esperienza dell’utente sulla pagina, la pertinenza semantica dei contenuti, la formattazione, l’ottimizzazione a posteriori con il tracciamento…
Per uno che non si occupa di SEO, lo so, tutto questo può suonare arabo.
Ti assicuro però che con la giusta prospettiva chiunque può mirare a un buon posizionamento.
Per cui, se…
- Hai un blog su cui scrivi un sacco ma non riesci a farlo decollare;
- sei un copywriter o un consulente che vuole migliorare le sue capacità di posizionamento (e farsi pagare di più);
- vuoi iniziare un progetto editoriale web con il piede giusto;
… ti consiglio davvero di dare una possibilità al corso di Scrittura Visibile, pensato appunto per le persone come te.
Dato che non sono uno che vende fumo (non è proprio il mio stile) lascio la parola ai tuoi colleghi che l’hanno già frequentato:
Come dici, non sei ancora convinto?
Allora ti suggerisco due azioni che puoi fare a costo zero o quasi:
- Iscriverti al Gruppo Facebook di Scrittura Visibile, dove parliamo di SEO copywriting e dove ogni settimana tengo una live gratuita su questi temi;
- Comprare su Amazon il libro “Scrittura Visibile: caso studio Claudio Delaini (casini inclusi)” in cui spiego come ho applicato il metodo per valorizzare agli occhi di Google il blog di un cliente che produceva tanti contenuti ma che non riusciva a posizionarsi.
Ti aspetto su Scrittura Visibile!