Ecco come i motori di ricerca basati sull’Intelligenza Artificiale selezionano le informazioni e come puoi adattare la tua strategia SEO per essere tra le fonti scelte, cavalcando l’onda del futuro della visibilità online
L'articolo esplora il cambiamento della ricerca online verso le IA e come le aziende devono adattare la SEO per essere visibili nelle risposte AI. Spiega come funzionano le IA, l'importanza della SEO tradizionale, l'ottimizzazione dei contenuti per le IA, la reputazione online e l'integrazione dell'ottimizzazione AI nella SEO. I lettori impareranno a navigare questo nuovo scenario per garantire la visibilità futura.
📌 TAKE AWAYS
- La SEO rimane fondamentale: E-E-A-T, qualità dei contenuti e una solida base tecnica sono essenziali per la visibilità sia nei motori di ricerca sia nelle risposte AI.
- Ottimizza i contenuti: Struttura chiara, dati strutturati (Schema.org), FAQ e autorevolezza off-page aumentano le probabilità di essere citati dalle IA.
- Costruisci la reputazione online: Menzioni positive, presenza su Wikidata e partecipazione autentica su piattaforme chiave rafforzano l’autorevolezza del brand per le IA.
La nuova frontiera della visibilità: farsi trovare dalle risposte delle intelligenze artificiali
Ammettiamolo, il modo in cui cerchiamo (e troviamo) informazioni online sta cambiando a una velocità pazzesca. Se fino a ieri il campo di battaglia era la cara vecchia pagina dei risultati di Google, oggi si è aperta una nuova frontiera, quella presidiata dalle Intelligenze Artificiali (IA) conversazionali. Sto parlando di strumenti come ChatGPT, Gemini di Google, Claude, Perplexity… nomi che ormai senti nominare ovunque.
Questi sistemi non si limitano più a darti una lista di link; spesso ti forniscono una risposta diretta, bella e pronta, sintetizzando informazioni da varie fonti. Comodo per l’utente, certo, ma per le aziende?
Beh, qui la faccenda si complica.
Pensa al traffico che arriva al tuo sito dai motori di ricerca tradizionali. Ecco, diverse analisi prevedono che una fetta significativa di quel traffico potrebbe ridursi, proprio perché le persone otterranno la risposta direttamente dall’IA. Si parla addirittura di uno spostamento fino al 50% entro il 2026-2028.
Capisci che non è una cosa da prendere sottogamba. Diventa fondamentale, quasi vitale, capire come far sì che le informazioni sulla tua azienda, i tuoi prodotti o servizi vengano non solo lette, ma anche capite e citate correttamente da queste IA.
È qui che entra in gioco un nuovo tipo di ottimizzazione.
Chiamala Generative Engine Optimization (GEO), LLM Optimization (LLMO), AI Optimization (AIO)… la sigla è ancora ballerina, ma il succo non cambia: devi lavorare affinché i tuoi contenuti e la tua presenza online siano “digeribili” e apprezzati da questi nuovi cervelloni digitali.
Sia chiaro, questo non significa buttare a mare tutto quello che sai sulla SEO tradizionale. Anzi, come vedremo, la SEO diventa la base su cui costruire, un’evoluzione necessaria.
Ma come diavolo fanno queste IA a “pescare” le informazioni giuste e a costruire le loro risposte?
Capirlo è il primo, fondamentale passo per giocare d’anticipo e non ritrovarsi tagliati fuori…
Come “ragionano” le IA: capire il meccanismo per ottimizzare
Per capire come rendere visibile la tua azienda agli occhi (o meglio, agli algoritmi) di un LLM, dobbiamo dare una sbirciatina sotto il cofano, senza però perderci in tecnicismi da ingegneri. Immagina questi LLM come studenti incredibilmente studiosi che hanno letto una quantità spropositata di testi: pagine web, libri, articoli, di tutto. Hanno imparato le regole della lingua, come le parole si legano tra loro, e hanno assorbito una marea di fatti.
La loro abilità principale?
Prevedere la parola successiva più probabile in una frase, data quella che la precede. È così che generano testi che sembrano scritti da un umano.
C’è un però, e non da poco.
Un LLM “base” conosce solo quello che ha letto durante il suo addestramento.
E quei dati hanno una data di scadenza, un “cutoff date”.
Se l’addestramento si è fermato, mettiamo, a inizio 2023, l’IA non saprà nulla di ciò che è successo dopo.
Non può darti notizie in tempo reale o parlarti dell’ultimo prodotto che hai lanciato la settimana scorsa.
Le sue fonti primarie sono spesso archivi web giganteschi come Common Crawl, enciclopedie come Wikipedia, libri e articoli scientifici.
Qui entra in gioco il “trucco” per renderli più aggiornati e utili: il Retrieval-Augmented Generation (RAG).
È una parola un po’ complessa, ma l’idea è semplice, quando fai una domanda a un’IA moderna potenziata con RAG, ecco cosa succede (in soldoni):
- L’IA analizza la tua domanda per capire cosa vuoi sapere davvero.
- Invece di rispondere solo con quello che “ricorda” dal suo addestramento, va a cercare informazioni fresche e pertinenti all’esterno. Fa una sorta di ricerca su database specifici, siti web o persino sull’intero web indicizzato, un po’ come farebbe un motore di ricerca. Questa ricerca è spesso “semantica”, cioè cerca il significato dietro le parole, non solo le keyword esatte.
- Prende i pezzi di informazione più rilevanti che ha trovato e li “aggiunge” alla domanda originale, come se si preparasse degli appunti aggiornati.
- Alla fine, genera la risposta usando sia la sua conoscenza pregressa sia le informazioni fresche appena recuperate, spesso indicando anche da dove le ha prese (le famose citazioni).
Capisci perché questo è fondamentale?
Significa che la tua visibilità non dipende solo dall’essere “famoso” abbastanza da finire nei dati di addestramento iniziali (cosa comunque utile a lungo termine, magari con una solida presenza su Wikipedia), ma anche dall’avere contenuti attuali, chiari e accessibili che i sistemi RAG possano trovare e usare adesso
E cosa influenza la scelta delle fonti? Non è casuale.
Contano la pertinenza (quanto il contenuto risponde alla domanda), l’autorevolezza e l’affidabilità della fonte (qui entra in gioco la reputazione), la coerenza delle informazioni trovate su più fonti, la freschezza dei dati, e la chiarezza con cui il contenuto è scritto e strutturato.
Un testo ben organizzato è più facile da “leggere” per l’IA.
Questo ci porta dritti al punto successivo: se l’autorevolezza, la qualità e la struttura contano così tanto… non ti ricorda qualcosa?
Esatto, ci riporta alle fondamenta della nostra cara, vecchia SEO.
Emanuele Locatelli
Dopo anni ed anni abbiamo finalmente trovato l’agenzia SEO giusta. Lavoriamo con Roberto Serra del 2018.
Le solide basi SEO: perché contano ancora (tanto!) nell’era dell’IA
Se pensavi che con l’arrivo degli LLM la SEO fosse destinata al pensionamento, beh, ripensaci.
Molti dei principi che hai imparato e applicato per anni non solo restano validi, ma diventano forse ancora più cruciali. Vediamo perché.
Ricordi l’acronimo E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness – Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità)? Google lo usa per valutare la qualità dei contenuti, e indovina un po’?
Anche gli LLM sembrano apprezzarlo parecchio. Le IA generative, nel loro sforzo di dare risposte utili e credibili, tendono a fidarsi di più di contenuti che dimostrano chiaramente queste qualità.
Parliamo di contenuti approfonditi, accurati, scritti bene, che fanno capire che dietro c’è qualcuno che sa il fatto suo.
E non basta esserlo, devi anche farlo vedere: biografie degli autori, fonti citate, dati originali, dimostrazioni di esperienza diretta… tutto aiuta.
Ma c’è una correlazione tra essere ben posizionati su Google e Bing e finire nelle risposte delle IA? Sembrerebbe di sì.
Diverse analisi, come uno studio di Seer Interactive, hanno trovato un legame positivo: chi ranka bene nelle prime posizioni ha più probabilità di essere menzionato o usato come fonte dagli LLM.
Addirittura, secondo analisi citate da JS Interactive e Analyzify, una buona parte delle fonti usate dalle IA proviene proprio dai primi risultati organici.
Anche l’autorità generale del dominio (la famosa Domain Authority o DA) sembra avere un peso: uno studio di Ziff Davis, analizzato da Moz, ha notato che gli LLM tendono a preferire siti con DA alta.
Attenzione però, e qui lo dico forte e chiaro: correlazione non significa causalità.
Non è che un buon ranking causi direttamente una menzione dall’IA.
È molto più probabile che i fattori che portano a un buon ranking – qualità dei contenuti, autorevolezza, buona struttura tecnica, fiducia – siano gli stessi fattori che rendono un sito una fonte interessante per l’addestramento degli LLM o per i sistemi RAG.
Insomma, fare bene la SEO “classica” spesso significa già avere le carte in regola per piacere anche alle IA.
Questo non vuol dire che solo i “grandi” avranno spazio, ma sottolinea l’importanza di concentrarsi sui fondamentali: qualità, E-E-A-T, e una base tecnica impeccabile.
Sì, perché se l’IA non riesce nemmeno ad accedere e leggere il tuo sito, è come parlare a un muro.
Assicurati che i crawler delle IA (come GPTBot di OpenAI o Google-Extended) non siano bloccati dal tuo file robots.txt.
Una struttura del sito chiara, codice pulito, sitemap aggiornate, buona velocità di caricamento, compatibilità mobile e sicurezza (HTTPS è d’obbligo) sono tutti elementi che facilitano il lavoro sia ai crawler tradizionali che a quelli delle IA.
E i backlink? Qui le evidenze sembrano un po’ contrastanti.
Lo studio di Seer ha trovato un impatto debole, ma molte altre fonti e la logica stessa suggeriscono che link da fonti autorevoli e pertinenti restano un segnale importante di credibilità e fiducia, qualità apprezzate dagli LLM.
L’ipotesi più sensata è che conti la qualità e la rilevanza del link, non la quantità.
Ma avere delle buone fondamenta SEO, per quanto essenziale, potrebbe non bastare.
Devi anche presentare le tue informazioni in un modo che sia particolarmente “appetibile” per questi nuovi sistemi.
E questo ci porta a parlare di contenuti…
Lavinia Furlani
Presidente gruppo editoriale Wine Meridian
L’agenzia di Roberto Serra ci ha permesso di raddoppiare il traffico verso il nostro sito in appena 12 mesi
Il contenuto giusto: cosa “piace” agli algoritmi IA (e come strutturarlo)
Ok, abbiamo capito che le basi SEO sono fondamentali.
Ma come possiamo creare contenuti che non solo siano di qualità, ma che abbiano anche maggiori probabilità di essere “scelti” e utilizzati dalle IA per generare le loro risposte?
Dobbiamo iniziare a pensare come loro, o almeno, capire cosa facilita il loro lavoro.
Sembra che alcuni formati di contenuto siano particolarmente graditi.
Le FAQ (Frequently Asked Questions) e le sezioni Domande&Risposte sono gettonatissime, come suggerito da più parti.
Il motivo è semplice: rispondono direttamente a domande specifiche in modo strutturato.
L’ideale è usare un linguaggio naturale per le domande e fornire risposte concise, magari un paio di frasi.
Pensa a queste come a “pillole” di informazione pronte all’uso per l’IA.
Anche le guide approfondite che coprono un argomento in modo completo sono molto apprezzate.
Creare dei “cluster” di contenuti, dove un argomento principale viene sviscerato in vari articoli collegati tra loro, aiuta a dimostrare la tua autorità su quel tema, cosa che piace sia a Google che agli LLM. Gli elenchi puntati o numerati, le tabelle comparative e le specifiche tecniche ben organizzate sono altri formati vincenti perché rendono le informazioni facili da estrarre e confrontare.
Un altro elemento che sembra fare la differenza è l’inclusione di dati originali, statistiche e ricerche proprietarie.
Se pubblichi risultati unici e verificabili, magari frutto di tue analisi o sondaggi, stai offrendo qualcosa che l’IA non trova ovunque.
Questo aumenta il valore e la credibilità del tuo contenuto, e alcune analisi, come quelle riportate da *Analyzify*, suggeriscono che possa aumentare significativamente la visibilità (parlano di un 30-40% in più). Anche citare esperti riconosciuti o fornire guide passo-passo (“how-to”) aiuta, perché aggiunge autorevolezza e struttura.
Indipendentemente dal formato, la struttura interna è chiave.
Titoli e sottotitoli chiari (H1-H6) funzionano come cartelli stradali per l’IA, aiutandola a capire di cosa parla ogni sezione.
Paragrafi brevi, linguaggio semplice e naturale, senza infarcire il testo di keyword a caso (il famoso “keyword stuffing”), facilitano la lettura sia agli umani che alle macchine.
C’è poi un altro strumento tecnico che può dare una grossa mano: i dati strutturati, in particolare usando il vocabolario di Schema.org.
So che può sembrare un argomento ostico, ma l’idea di base è semplice: si tratta di aggiungere delle “etichette” nascoste nel codice della tua pagina per spiegare esplicitamente alle macchine cosa sono le varie informazioni presenti.
Ad esempio, puoi dire “questo è il nome del prodotto”, “questo è il prezzo”, “questa è una domanda frequente e questa è la sua risposta”.
Perché è utile?
Anche se c’è ancora dibattito su quanto *tutti* gli LLM leggano *tutti* i tipi di Schema, i benefici sono evidenti. Innanzitutto, aiuta i motori di ricerca tradizionali come Google e Bing a capire meglio i tuoi contenuti e ad abilitare i “rich results” (quelli con stelline, prezzi, ecc.), il che già indirettamente aiuta, vista la correlazione tra ranking e visibilità LLM.
Inoltre, i dati strutturati sono fondamentali per costruire i Knowledge Graph (come quello di Google), che sono delle enormi basi di conoscenza su fatti e relazioni tra entità (persone, luoghi, aziende…) che gli LLM usano per verificare informazioni e rispondere a domande complesse.
Microsoft, ad esempio, ha dichiarato esplicitamente che Schema li aiuta a capire i contenuti.
Usare Schema per definire chiaramente la tua organizzazione, i tuoi prodotti, le FAQ, le guide “how-to” è un modo per fornire dati puliti e non ambigui alle IA, rendendo più probabile che le tue informazioni vengano usate correttamente.
Insomma, curare i contenuti e la loro struttura è fondamentale.
Ma il tuo sito non vive in isolamento.
Quello che succede e si dice di te là fuori, conta eccome…
Oltre il tuo sito web: l’importanza della tua reputazione online
Pensare che basti avere un sito perfetto con contenuti impeccabili per conquistare la visibilità nelle risposte delle IA sarebbe un errore. Gli LLM, come abbiamo visto, imparano e si aggiornano attingendo da un ecosistema digitale molto più ampio. Ecco perché la tua reputazione e presenza “off-page”, cioè al di fuori del tuo sito, giocano un ruolo determinante.
Il modo in cui si parla del tuo brand sul web invia segnali fortissimi agli LLM sulla tua rilevanza e autorevolezza. Menzioni positive e consistenti del tuo marchio su siti web credibili e importanti nel tuo settore sono oro colato.
Le IA imparano dall’intero web e tendono a dare più peso a chi viene citato spesso e bene. Uno studio di Seer Interactive ha persino trovato una correlazione tra quanto un brand è cercato su Google (volume di ricerca mensile) e quanto viene menzionato dalle IA, suggerendo che la notorietà generale possa avere un suo peso.
Ovviamente, non tutte le menzioni sono uguali.
Quelle che provengono da fonti di alta autorità – testate giornalistiche note, blog di settore influenti, pubblicazioni accademiche – hanno un valore speciale, perché è probabile che queste fonti siano considerate più affidabili dagli algoritmi. Qui entra in gioco la cara vecchia Digital PR, che diventa una tattica chiave non solo per la visibilità tradizionale, ma anche per quella nell’era AI. E un dettaglio importantissimo: assicurati che le informazioni chiave sulla tua azienda (nome, indirizzo, telefono – il cosiddetto NAP – ma anche descrizioni di prodotti/servizi) siano coerenti ovunque tu venga menzionato.
Le incoerenze confondono le IA e diluiscono la tua autorevolezza.
C’è poi il concetto di “entità”.
Per le IA, la tua azienda non è solo un nome, è un’entità – una “cosa” del mondo reale con le sue proprietà e relazioni.
Gli LLM usano sempre più i Knowledge Graph (grafi della conoscenza), come quello di Google o il progetto aperto Wikidata, per capire queste entità e le loro connessioni.
Essere presenti e ben rappresentati in questi grafi è fondamentale.
Come puoi influenzare questa rappresentazione?
- Se hai un Google Knowledge Panel (quel box informativo che appare a destra nei risultati di ricerca), assicurati che sia completo e accurato.
Google lo popola prendendo informazioni dal tuo sito (specialmente se usi Schema!), da Wikidata, Wikipedia e altre fonti. - Cura la tua presenza su Wikidata. Avere una voce dettagliata e collegata ad altre entità rilevanti (settore, fondatori, prodotti) su questa piattaforma aperta è crucialissimo, perché è una fonte primaria per molte IA.
- Usa Schema Markup sul tuo sito (tipi come
Organization
,Person
,Product
) per definire esplicitamente la tua entità e le sue caratteristiche.
Oltre a queste fonti strutturate, ci sono piattaforme che, per la loro natura, sono miniere d’oro per l’addestramento e il recupero di informazioni contestuali da parte degli LLM.
- Wikipedia: È considerata una fonte di altissima autorità per la sua struttura e copertura.
Esserci è importante, ma attenzione: richiede notorietà dimostrabile da fonti terze e contributi assolutamente neutrali e verificati.
Non è un posto per farsi pubblicità, ma essere presenti correttamente è un asset strategico enorme. - Siti Q&A come Reddit e Quora: Contengono un’infinità di conversazioni reali, domande, risposte, opinioni. Le IA imparano molto da qui. Siamo tornati a quando popolare i forum era sinonimo di esperienza! Partecipare in modo autentico, fornendo valore e rispondendo a domande nel tuo campo di competenza, può influenzare positivamente come il tuo brand e i tuoi argomenti vengono percepiti e discussi.
- Hub di settore e blog autorevoli: Essere menzionati o pubblicare qui rafforza la tua autorità percepita.
- Community tecniche (GitHub, Stack Overflow): Se ti rivolgi a sviluppatori, sono piattaforme essenziali.
- Siti di recensioni: Il sentiment generale verso il tuo brand conta. Gestire attivamente le recensioni è importante.
Tutto questo lavoro sulla reputazione online, sulla presenza nei knowledge graph e sulle piattaforme chiave, si affianca e potenzia il lavoro fatto sul sito.
È un approccio olistico.
Ma alla fine della fiera, tutto questo sforzo porta a risultati concreti?
Sebbene sia un campo nuovo, iniziamo ad avere qualche indicazione…
Mettere tutto insieme: SEO e ottimizzazione ai, un unico grande obiettivo
Abbiamo fatto un bel viaggio, eh? Abbiamo visto come le IA stanno cambiando il gioco della ricerca, come funzionano “sotto il cofano”, perché le solide basi SEO sono più importanti che mai, come creare contenuti “appetibili” per gli algoritmi e quanto conti la tua reputazione online.
Forse ti starai chiedendo: “Ok Roberto, tutto molto interessante, ma funziona davvero? Ci sono prove concrete che ottimizzare per gli LLM porti risultati?”.
È una domanda legittima, dato che siamo in un territorio ancora in parte inesplorato.
La risposta breve è: sì, iniziamo a vedere segnali incoraggianti, anche se dobbiamo essere onesti e dire che molte evidenze arrivano da casi studio specifici o da analisi correlazionali.
Ad esempio, ricerche come quella citata da *Moz* mostrano che siti con alta autorità (spesso frutto di buon lavoro SEO e PR) tendono ad essere favoriti. Esperimenti più diretti, come quello chiamato *LLM Rank Optimizer*, hanno addirittura dimostrato che è tecnicamente possibile influenzare le raccomandazioni di un LLM manipolando strategicamente il testo. Ci sono anche casi di aziende che, lavorando su aspetti come la presenza su Wikipedia o l’uso di formati specifici come le FAQ, hanno riportato miglioramenti nella loro visibilità all’interno delle risposte AI e un impatto positivo sul business.
Quindi, l’ottimizzazione per LLM non è fantascienza. Ma il punto cruciale che voglio sottolineare è questo: non devi vederla come qualcosa di separato o alternativo alla SEO tradizionale. Anzi, è la sua naturale evoluzione.
Le due discipline lavorano in sinergia:
- Le fondamenta sono le stesse: contenuti di qualità basati su E-E-A-T, esperienza utente eccellente, base tecnica solida.
- Strumenti come Schema Markup portano benefici a entrambi: migliorano i rich results nella SEO classica e aiutano le IA a capire il contesto.
- Lavorare sull’autorità tematica con i topic cluster piace sia ai motori di ricerca tradizionali che agli LLM.
- L’autorità off-page costruita con menzioni di qualità e presenza su piattaforme rilevanti serve a entrambi gli scopi.
Certo, ci sono delle differenze nel focus (link vs. citazioni dirette, keyword vs. semantica profonda, metriche tradizionali vs. nuove metriche ancora in definizione), ma l’approccio più intelligente è integrare le tattiche specifiche per LLM all’interno della tua strategia SEO complessiva.
Significa adattare i processi che già usi:
- Quando crei contenuti, pensa anche ai formati preferiti dalle IA (FAQ, liste, sintesi) e includi dati unici.
- Nei tuoi audit tecnici, controlla l’accessibilità per i crawler AI e l’implementazione di Schema.
- Amplia la tua strategia off-page per includere la costruzione dell’entità su Wikidata, la gestione della reputazione e la presenza strategica su piattaforme chiave.
Il bello è che, se sei un imprenditore o un marketer che ha già investito nella SEO, parti avvantaggiato.
Hai già le competenze di base.
Si tratta di aggiungere questi nuovi livelli di ottimizzazione, con un occhio sempre attento alla qualità, alla struttura, all’autorevolezza e alla presenza nell’ecosistema informativo più ampio.
Il futuro della ricerca è senza dubbio sempre più legato all’intelligenza artificiale.
Capirlo, adattarsi e integrare queste nuove strategie nel tuo lavoro quotidiano è la chiave per garantire che la tua azienda rimanga visibile, rilevante e pronta a cogliere le opportunità di domani.
È una sfida, certo, ma anche un’occasione entusiasmante per chi è pronto a mettersi in gioco.
Dunque, rimbocchiamoci le maniche.
Il futuro è adesso.
#avantitutta!
Domande frequenti su: Ottimizzazione SEO per le Intelligenze Artificiali
Come sta cambiando la ricerca online con l’avvento dell’IA?
La ricerca online sta passando dalla visualizzazione di liste di link alla fornitura di risposte dirette generate da IA come ChatGPT o Gemini. Questi sistemi aggregano informazioni da varie fonti, potendo ridurre il traffico diretto ai siti. Essere visibile e citato dalle risposte IA è fondamentale per mantenere la propria presenza online.
Da dove prendono le informazioni le IA conversazionali?
Le IA si basano su enormi quantità di dati usati per il loro addestramento, ma spesso hanno un limite di data. Sistemi moderni usano il Retrieval-Augmented Generation (RAG) per cercare attivamente informazioni esterne e attuali da database o siti web. Queste fonti esterne, insieme alla conoscenza pregressa, formano la risposta.
Perché la SEO tradizionale conta ancora nell’era dell’IA?
La SEO tradizionale è ancora importante perché le IA apprezzano i contenuti con forte E-E-A-T (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità). Una buona base tecnica SEO facilita l’accesso dei crawler AI al sito. Inoltre, chi ranka bene nei risultati organici ha maggiore probabilità di essere usato come fonte dagli LLM.